23 giugno 2015

DIZIONARIO DELLA MODA: S



S
Questa lettera nell'abbigliamento, è l'abbreviazione di "Small", che è la taglia più piccola dei capi casual e sportivi femminili e maschili, corrispondente alle taglie 38/40.

SABBIATURA 
1. Procedimento di abrasione meccanica dei tessuti con carta vetrata su rulli per rimuovere l'immediata superficie e rendere il materiale più morbido al tatto, al drappeggio e nei colori. 2a. L'alternativa alla tecnica della sabbiatura può essere quella della spazzolatura automatica: in questo caso l'intervento è affidato a spazzole abrasive, montate su braccia robotizzate (leader mondiale è Kawasaki) che effettuano l'intervento solo sulle parti dell'indumento (a sua volta "montato" su speciali manichini di plastica gonfiabili, per poter intervenire meglio) che si vogliono invecchiare. 2b. Simile alla spazzolatura è la molatura: un procedimento (mutuato dall'industria del legno) in cui l'abrasione viene praticata da una mola ricoperta di fine carta vetrata, invece che da una spazzola rotante.

SABBIATURA (del Denim)
1a. Si tratta di una tecnica, molto controversa (vedi campagne contro di "GreenMe") di sbiancamento del denim, che viene effettuata con una pompa che "spara" a pressioni che vanno dai 4 a 8 bar (un bar equivale poco meno alla pressione di un'atmosfera, cioè 0,986 atm) una sabbia composta al 98% da biossido di silicio, che esercita una fortissima abrasione sul tessuto "invecchiandolo" in pochi istanti nei punti prescelti. L'utilizzo della polvere del biossido di silicio ha conseguenze gravi per la salute, in quanto questa sostanza può essere facilmente inalata  e portare alla comparsa della silicosi, un malattia polmonare che può essere mortale. La sabbiatura avviene generalmente all'interno di box che evitano la dispersione del pulviscolo di silicio, ma spesso è effettuata anche in ambienti aperti, pur se in presenza di cappe aspiranti e da parte di operai dotati di mascherine. Il rischio di contrarre la silicosi è in effetti alto, e se in Italia la vigilanza sanitaria è spesso molto attiva, lo stesso non si può dire riguardo alla sabbiatura compiuta - in subappalto - all'estero. 1b. Questa tecnica di sbiancamento del denim può, con una recente metodologia, essere sostituita impiegando, una tecnologia basata sull'impiego del laser che non richiede il ricorso a polvere di silicio e che è stata definita ecologica per via del minore impiego di acqua.

SABLÉ  
Termine francese. Tessuto ottenuto su qualsiasi armatura a rapporto ampliato o nell'ordito o nella trama o in entrambi (più armature sovrapposte), che gli conferisce un aspetto granuloso ma uniforme, cioè privo di tendenze a rigature orizzontali, verticali, diagonali, derivante dai rasi su fondo ampliato, con effetti contrastanti, quasi sabbiati, puntinati sul fondo che lo rendano brillante. Si usa in camiceria (specialmente lino), anche per lanerie e biancheria da casa.

Altri termini francesi: Brillanté e Granité. I
n italiano: Sabbiato.

SABOT
Termine francese; propriamente "zoccolo". Zoccolo di legno con tomaia molto accollata, generalmente in cuoio, che lascia completamente scoperto il tallone. Simile agli zoccoli usati in Olanda (klompen), ma senza la punta rialzata.

SACQUE
1. Profonde pieghe che, negli abiti del Settecento, cadevano sulla schiena dalla scollatura alle caviglie (la si trova negli abiti stile watteau); questo tipo di piega fu di nuovo popolare per breve tempo nel secolo successivo. 2. Giacca corta, ampia e senza maniche, che all'inizio dell'Ottocento veniva indossata con una sottoveste o uno slip e fungeva da négligé.

SACCU
Voce sarda, dal latino saccus, sacco.
Mantello fatto in tessuto orbace fatto con due lunghi teli cuciti insieme, usato dai pastori della Sardegna anche come coperta.

SAFARI (stile)
È uno stile d'abbigliamento sia femminile che maschile di tipo sportivo, formato da capi caratterizzato da giacche con tasche applicate (sahariana) e cintura in vita, camicie, pantaloni lunghi o bermuda, di colore sabbia o kaki, confezionato con stoffe di fibre naturali, soprattutto cotone o lino. Anche definito stile coloniale.

SAGGING
Termine inglese, letteralmente "tirar giù, abbassare". Indica il modo di portare i pantaloni   (baggy, bermuda, pantaloni a vita bassa, jeans) sotto la linea della cintura ma generalmente senza cintura o in maniera allentata, di conseguenza mostrando la biancheria intima che si sta indossando. È una moda maschile, tipica dello stile skater o hip hop. Il sagging  è per gli uomini quello che il bumster (pantaloni portati sulla linea delle natiche) è per le donne.

SAGLIA
Nome generico dei tessuti di drapperia ad armatura saia, pettinati di peso medio e leggero; nel linguaggio commerciale si chiamano spesso le saglie con il nome del disegno (grisaglia,  principe di Galles, millerighe, ecc.). Altre denominazioni sono: SaliaSpinaSpiga.

SAGLIA FRANCESE
Tessuto di qualità fine a 3 licci, con mano elastica e scattante: l'ordito può essere unico o ritorto, mentre la trama è in filato unico pettinato di lana. È usato per abbigliamento femminile.

SAGOMA
Il modello base da cui si ricavano tutti gli altri. È detta anche base.

SAGOMATO
Capo che segue il profilo del corpo.

SAHARIANA  
Da sahariano, adattamento del francese saharienne, dal nome del deserto africano Sahara. 1. Ampia giacca monopetto o a camicia, lunga fino ai fianchi, con quattro tasche applicate e stretta in vita da una cintura (la sahariana originale aveva la cintura senza fibbia, ma oggi, per questioni di praticità, si usa di più la coulisse), e talora con spalline esterne, colletto. Realizzata in tela di cotone pesante o in lino. Indossata tradizionalmente durante le battute di caccia nella savana africana. 2. Storica giacca di foggia simile, di cotone nero, adottata come parte della divisa di formazioni paramilitari fasciste.

SAIA (armatura)
Dal francese antico saie, risalente al latino saga, plurale di sagum, "sago". Armatura fondamentale, molto impiegata nei tessuti di lana, specialmente in drapperia. E' caratterizzata da i punti di legatura disposti in diagonale del quadrato formante il rapporto, da un diritto e da un rovescio; il tessuto si presenta in tal modo costituito da sottili coste inclinate di 45°. Altre denominazioni sono: levantina, saglia, diagonale, sargia, spiga, batavia. Meno usata SergiaLe saie possono essere con rapporto da tre o più (cioè con tre fili e tre trame o più), prende un nome determinato in relazione al tipo di rapporto utilizzato: ad esempio, la saia da tre è detta spina (o Raso di Lione), quella da quattro levantina, quella a più di quattro fili è detta Virginia; la batavia è una armatura saia senza rovescio. Se le diagonali sono formate da gruppi di fili anziché da un solo filo, la saia viene denominata Spinone, ma in questo caso è necessario che il numero dei fili che formano l'effetto sia inferiore alla metà del numero dei fili di rapporto. Se si dispongono due armature saia in direzione opposta, a brevi intervalli, si ottengono effetti denominati spinati, spigati, spina di pesce, scaglie, ecc. Di solito le armature saia a un solo filo d'effetto sono utilizzate per tessuti leggeri in seta, raion, cotone, lino e fibre artificiali e sintetiche (foderami, abbigliamento); quelle a più fili d'effetto per tessuti di un certo peso, destinati alla confezione di giacche sportive, soprabiti, tailleur, ecc. Dall'armatura saia derivano infiniti disegni e intrecci fra cui tutti i classici dell'abbigliamento maschile. 

Francese: Serge - Inglese: Twill

SAIO  
Variante di sago con influsso dal francese antico saie, "tessuto di lana". Tonaca di panno grossolano e ruvido, costituita da due rettangoli di stoffa cuciti in moda da lasciare due fori per introdurvi le braccia e un'apertura centrale per la testa. Ha una linea dritta, liscia, lunga fino alla caviglia, con maniche lunghe svasate. Viene fermata alla vita da una cintura in corda. È ancora in uso, con una particolare valenza penitenziale, nell'abbigliamento di alcuni ordini monastici.

SALE E PEPE (disegno)  
Il nome deriva dal suo aspetto grigio e bianco, che ricorda proprio quello del sale e del pepe rovesciati su una superficie. Disegno del tessuto con un motivo costituito da piccoli punti, generalmente di colore grigio e bianco. Per la sua realizzazione si usano filati di colori contrastanti solo nell'ordito o nell'ordito e nella trama, in rapporto 1:1 o 2:2; in armatura a saia o crepe. La sua applicazione tipica è sui tessuti di lana realizzati con filati pettinati.

SALOPETTE 
Voce francese da salopèt, di provenienza norvegese, che significa "tuta". Pantaloni lunghi che continuano in una pettorina sostenuta da bretelle, che s'incrociano sulla schiena per agganciarsi sul dietro dei calzoni. Indumento unisex, originariamente da lavoro, utilizzato (anche nell'abbigliamento per l'infanzia e pre-maman) dalle versioni sportive in denim o altri tessuti o imbottite per lo sci, a quelle decisamente più eleganti.

SANDALO 
Dal latino sandalum
, a sua volta dal greco σάνδαλον (sàndalon). Calzatura sia femminile che maschile, di solito a tacco basso e aperta, è composta in genere da una suola di legno, di sughero o di cuoio e di una parte superiore legata al piede o alla caviglia da strisce di cuoio, chiamate guigge, o di stoffa disposti in vario modo.

SANFORIZZAZIONE (SANFORISAGGIO)
Prende il nome dall'inventore del procedimento l'americano Sanford Lockwood Cluett.  Procedimento di finissaggio, chiamato anche Trattamento Sanfor, praticato quasi esclusivamente sui tessuti di cotone di pregio per fissarli nelle sue dimensioni ed evitarne il restringimento durante l'uso. I tessuti dopo la sanforizzazione non dovrebbero dare ritiri superiori al + 1%. Il procedimento consiste di una serie di operazioni, quali il lavaggio, la pressatura, l'asciugatura, il trattamento con sostanze chimiche adeguate. È applicato soprattutto nei tessuti camiceria uomo. Il tessuto dopo il trattamento di sanforizzazione  è detto sanforizzato.

SANGALLO  
Originario di Sangallo, città capoluogo e cantone della Svizzera. Varietà di tessuto a pizzo, lavorato con piccoli trafori a cordoncino che gli conferiscono l'aspetto di un ricamo, che può essere in cotone, lino, rayon. Usato per abiti da sera femminili, camicette, guarnizioni.

SARI
Dall'indiano sāri, importato nelle lingue europee attraverso l'inglese. Costume nazionale dell'India drappeggiato intorno al corpo. Telo di tessuto alto circa un metro e lungo dai quattro metri e mezzo ai sei, in seta o cotone molto colorati, che costituisce il principale abbigliamento della donna indiana. Indossato con una corta blusa e una sottogonna nella quale è inserito all'altezza della vita, forma una sorta di gonna drappeggiata in vita, mentre il lembo rimanente è drappeggiato su una spalla.

SARONG  
Termine derivato, attraverso l'inglese, dal malese sārung, forse dal sanscrito, sāranga, variegato. Tipica veste di Malesia e Indonesia, consistente in un telo di stoffa variopinta, lungo tra i quattro metri e mezzo e i sei, che giunge sino alle caviglie e lascia scoperte braccia e spalle, che gli uomini portano annodato in vita e le donne sotto le ascelle. Il sarong acquista un valore particolare per l'impiego di stoffe pregiate, a disegni policromi, ottenuti con l'antica tecnica del batk. In genere di cotone o seta stampato. In occidente, ogni tanto ritorna nella moda, a partire dagli anni '40, come capo da spiaggia.

SARTO | SARTA 
Dal latino tardo sartor, "rammendatore", e questo da sartur, participio passato del verbo sarcīre, "rammendare". La parola
«sarto» acquista già nell'Età dei Comuni il significato ancor oggi attuale di «quegli che taglia i vestimenti e gli cuce». In epoca augustea, invece, «sartus» era soltanto il participio passato di sarcire» che voleva dire: rappezzare, riassettare, riparare, restaurare e sartor era appunto il rammendatore. Anche il fatto che il termine sutor (cucitore) sia attribuito esclusivamente a calzolaio e ciabattino, fa capire quanto fosse inusuale cucire professionalmente gli abiti. Chi taglia e confeziona  abiti, dall'esecuzione artigianale. Il settore di attività dei sarti è denominato  sartoria.

Francese: Tailleur - Inglese: Tailor - Tedesco: Schneider - Spagnolo: Sastre | Modisto

SARTORIA
Da sartore. 1a. Laboratorio, bottega in cui si confezionano abiti: sartoria da uomo, da donna. 1b. Per estensione il settore di attività dei sarti. In taluni casi è sinonimo di atelier.

Francese: Atelier de tailleur - Inglese: Tailorshop - Tedesco: Schneiderwerkstatt - Spagnolo: Sastrería

Sartoria ecclesiastica - Laboratorio dove si fanno abiti e paramenti (casule, dalmatiche, stole, ecc.) ecclesiastici, che riguarda la chiesa e il clero.

Sartoria teatrale - Laboratorio in cui si confezionano costumi di scena per la produzione teatrale, cinematografica o televisiva.

SARTORIALE  
Da sartoria. 1a. Indica, in contrapposizione al vestito confezionato in serie, il taglio di un capo confezionato su misura e la sua lavorazione completamente a mano. 1b. Per estensione, oggi si tende anche nei capi confezionati in serie a definire come sartoriale quelle rifiniture di un abito che sono fatte a mano.

SATIN [saten]  
Voce francese; da Zayton, nome con cui la città è citata da Marco Polo nel suo Milione, e che oggi è denominata Quanzhou, da cui veniva anticamente importato. 1. Tessuto ad armatura raso, caratterizzato da forti riduzioni e fabbricato con filati di titolo molto alti e pregiati, soprattutto seta; il più diffuso è il satin de Chine, armatura raso da cinque, costituito da 120 fili di organzino cotto e 58-60 trame in seta raddolcita. 2. Il termine è usato in Italia ad indicare i tipi meno pregiati di raso.

SASHIKO 
Tradizionale imbottitura giapponese per abiti pesanti. Rigido e costoso, utilizzato per uniformi e capi per arti marziali.

SATINATO 
Tessuto che ha subito la satinatura, ovvero la calandratura, e che risulta perciò lucido (si dice impropriamente anche rasato).

SATINELLA
Tessuto, armatura raso da otto, con ordito in cotone mercerizzato e trama in lana (misto lana) o, per qualità inferiori, con fili d'ordito in cotone ritorto e con fili di trama in cotone semplice. È impiegato per foderare costumi, mantelli, soprabiti, ecc.

SBAVATURA  
Da sbavare. Traccia di colore che esce dalla linea di contorno.

SBIANCA  
Da sbiancare. Serie di trattamenti, con prodotti chimici appropriati scelti secondo la natura della fibra da trattare, effettuati sulle fibre tessili sia sui tessuti, per renderli più bianchi e prepararli a un eventuale candeggio.

SBIECO 
Taglio o posizionamento obliquo (diagonale), che può essere a vari gradi (generalmente 45°, ottenendo il massimo della cedibilità), di stoffa. È usato per impostare il taglio di un modello, ottenendo in tal modo una cedibilità maggiore del tessuto, permettendo agli indumenti il cui tessuto è tagliato in sbieco di cadere in modo morbido e sciolto. Con strisce di stoffa tagliata in sbieco si possono rifinire margini arrotondati, come le scollature e gli scalfi delle maniche. I quadri e le righe tagliate in sbieco creano effetti molto interessanti. È il contrario di drittofilo.
 
SBOZZIMATURA
Preparazione del tessuto alla tintura, avente lo scopo di togliere completamente i prodotti collanti, normalmente utilizzati in fase di orditura.


SBUFFO 
Tipico rigonfiamento di varia ampiezza in maniche, vestiti e pantaloni femminili.

SCALARE
Ridurre al minimo i margini delle cuciture, procedendo a scalare.

SCALDAMUSCOLI
Lunghe calze in lana che si estendono dalle caviglie fino al polpaccio e sono prive della sezione del piede. Sono indossate tradizionalmente dalle ballerine di danza classica per mantenere il calore del corpo prima, durante e dopo gli esercizi di riscaldamento. Divenuti di moda negli anni sessanta, venivano portati sopra i pantaloni e infilati dentro gli stivali o sotto gonne lunghe.

SCALFO
Termine sartoriale usato per indicare la parte ascellare del giro manica di un corpino, di una camicia, di un abito o di un soprabito. La linea di taglio predisposta per l'inserimento della manica viene sinuosamente incavata dal lato che rimarrà interno e arrotondata dall'altra parte.

SCALZAFILI
Grosso ago appuntito, leggermente ricurvo in punta, utilizzato per estrarre le trame o i fili da un campione di tessuto.

SCAMICIATO
Abito femminile senza maniche, di linea dritta o appena svasata, dalla scollatura profonda, arrotondata o quadrata o a punta. S'indossa su una camicia, su una maglietta in inverno, senza niente in estate.

SCAMOSCIATO
1. Tipo di pellame di origine bovina o ovina, conciato al cromo, che solitamente è ottenuto utilizzando lo strato inferiore della pelle, ovvero la crosta, la quale viene levigata e smerigliata al fine di ottenere una superficie morbida, simile al tatto alla pelle di camoscio.
La pelle scamosciata può essere ottenuta anche da un pellame fiore, ma in ogni caso il lato principale sarà sempre quello della "carne". Questa tipologia di pelle è considerata meno pregiata, ed è generalmente più economica, rispetto ad altre tipologie di pellame (Nabuk), in quanto utilizza lo strato di minor valore della pelle. Molto usato nella confezione di guanti e abbigliamento in generale. In inglese si dice "suede". 2. Per estensione, impropriamente, si usa il termine scamosciato per definire quei tessuti anche e soprattutto sintetici, che al tatto ne richiamano la mano.

SCAMPIONATURA
Ind. tess. - Complesso delle analisi cui viene sottoposto un campione di tessuto al fine di conoscerne tutte le caratteristiche necessarie per riprodurlo. Queste sono, in  genere: natura, titoli, riduzioni e torsioni (torsione) dei filati di catena e di trama; armatura, imborsi (imborso), disposizioni di colore, apparecchiatura e peso per metro lineare del tessuto finito. Nota l'apparecchiatura, si potranno stabilire titoli e riduzioni dei filati prima della finitura e - fissate le dimensioni della pezza finita - anche quelli della catena  e della trama al telaio; quindi verrà stabilita la rimettitura ed infine il divisore. La rilevazione delle trame si esegue sfilando, per mezzo dello scalzafili, trama per trama, o filo per filo, e ripetendo l'operazione fino a che si è esaurito il rapporto d'armatura (ciò consente anche la messincarta dell'armatura).

SCAMPOLO  
Dal provenzale escapolParte più o meno piccola di un tessuto che non avendo un metraggio regolabile avanza da una pezza; è generalmente venduto a prezzo scontato, quasi sempre in occasione delle speciali vendite stagionali che eliminano le rimanenze.

SCAPIN
Pantofola tipica della Valsesia (valle alpina della provincia di Vercelli, Italia), confezionata interamente a mano con ritagli di tessuto riciclato e corde di canapa. Ha la tomaia con la punta quadrata, affinata da un fiocco piatto, eredità di un modello più antico che presentava due lembi laterali per meglio adattarla al piede. Un tempo nero o marrone, oggi viene prodotta in vari colori, spesso con ricami e nastri, al passo con la moda.

SCAPOLARE
1. In origine, sopravveste indossata dai monaci benedettini durante il lavoro per proteggere le vesti ordinarie. 2. Attualmente,
lunga striscia di stoffa rettangolare, pendente sul petto e sulle spalle propria degli ordini monastici e di alcune nuove congregazioni. Lo scapolare, ridotto a due piccoli rettangoli di stoffa di lana riuniti da nastri, è usato pure dai terziari francescani e dai membri di alcune confraternite.
 
SCAPPE  Voce tedesca; dal francese chape, "cappa". 1. Filato prodotto con i cascami di migliori qualità ottenuti dalla trattura della seta. 2. Filato cucirino 100% poliestere a fibra lunga, ottenuto con il sistema di filatura ad anello, con una brillantezza simile a quella della seta.

SCARDASSARE  
Da scardasso. Cardare la lana con lo scardasso. È un altra denominazione di garzatura.

SCARDASSO  
Voce dell'Italia settentrionale; da s+cardo, per indicare il "cardo dei lanaioli" (dipsacus fullonum), la pianta i cui capolini uncinati, seccati, venivano usati per pettinare la lana. 1. Ciascuna delle punte metalliche disposte in gran numero sui cilindri rotanti di carde e battitoi, che nella garzatrice hanno lo scopo di effettuare una parziale apertura dei filati che compongono il tessuto, con relativa estrazione e sollevamento delle fibre componenti i filati stessi, rendendo pelosa la superficie del tessuto. 2. Arnese a denti uncinati in ferro per sciogliere e pettinare la lana o un'altra fibra tessile, eliminando le scorie e trasformare le fibre in un velo continuo.

SCARPA 
Dal germanico skarpa, "sacca di pelle". Calzatura che copre e protegge il piede, formata da una parte superiore (tomaia) e da una inferiore, a contatto con il terreno (suola e tacco). La tomaia, a sua volta, si suddivide in punta, mascherina, gambetti e calcagno. La mascherina, in particolare, è la parte centrale della tomaia e si trova tra la punta e i gambetti, ossia le sedi di lacci ed occhielli. Fra la tomaia e la suola si trovano, nelle lavorazioni migliori, il sottopiede e il guardolo: il primo è una soletta di cuoio, morbida ma robusta, collocata nel bordo e unita con due cuciture sia alla parte superiore sia a quella inferiore della scarpa.

SCARPA ANTINFORTUNISTICA
Scarpa per riparare il piede in determinate situazioni di lavoro. È regolamentata da una normativa europea. Generalmente ha una protezione sul puntale, contro urti o cadute di oggetti.

SCARPA DA BASKET
Scarpa sportiva che in passato era sempre alta fino alla caviglia (ora vi è chi ritiene che la caviglia deve essere libera di muoversi e non deve essere chiusa in quanto la scarpa alta funziona solo a livello recettoriale), per proteggere il piede e prevenire distorsioni, molto frequenti nella pallacanestro. Quello che conta di più sono le caratteristiche della scarpa (la suola, la tomaia, l'intersuola, l'appoggio). A livello professionistico la scelta deve ricadere in base a che tipo di giocatore sono (robusto o snello e flessuoso, oppure molto magro, leggero, di poca forza fisica). È logico che su un campetto di cemento avrò comunque bisogno di una scarpa robusta mentre se gioco su un parquet la scarpa deve essere più dinamica.  Come tutte le altre calzature, anche le scarpe da basket hanno una propria calzata: non è detto che il numero più adatto sia lo stesso delle scarpe che si usano per la vita di tutti i giorni. La suola delle scarpe che si scelgono per giocare a pallacanestro deve essere flessibile ma non troppo: una certa rigidità, infatti, è richiesta per assicurare una migliore spinta al momento del salto, e al tempo stesso offre una ammortizzazione ottimale durante la ricaduta; in più, garantisce benefici concreti nella corsa.  

SCARPA DA CALCIO
Scarpa sportiva caratterizzata dalla caviglia scoperta e dai tacchetti sotto la suola (possono essere in alluminio o in gomma o combinati fra loro) per una migliore aderenza. La parte esterna, detta tomaia, può essere in vari materiali:  quelle elaborate in tessuto hanno proprietà che in molti casi sono migliori di quelle elaborate in pelle. La struttura (chassis) della scarpa ultimamente sta cambiando molto velocemente e in modo continuo. Prima la struttura della scarpa era sempre la stessa, tomaia in pelle, talloniera interna, suola abbastanza rigida e ovviamente i lacci sulla parte del collo del piede. Ora sta cambiando tutto, talloniere esterne scarpe in tessuto e molto leggere, suole leggere e più morbide e infine scarpe senza lacci e infine scarpe alte con una specie di “calzino” che arriva qusi fino al tallone.

SCARPA DA TREKKING  
Ha lo scopo di proteggere il piede dalle sollecitazioni del camminare su terreni differenti ed accidentati. La varietà dei percorsi mette a dura prova i piedi, le caviglie e le dita del piede sia nella zona anteriore-superiore, in coincidenza con le unghie, che nella posizione inferiore di appoggio dove si concentra l'attrito durante la discesa. Oltre a ciò, la suola delle scarpe per ragioni di sicurezza deve essere ben scolpita e provvista di scanalature nella sua struttura gommosa, deve cioè ancorare il piede al terreno evitando di scivolare. La tomaia deve essere imbottita a livello caviglia e della linguetta, rigida senza comprimere eccessivamente il piede, costruita in materiali traspiranti e possibilmente idrorepellenti in modo da disperdere l'eccessivo calore del piede ed il sudore, lasciandolo però asciutto in condizioni estreme, come la pioggia.

SCARPETTA
Diminutivo di scarpa. 1a. Scarpa da bambino. 1b. Scarpa femminile piccola ed elegante (scarpette da sera; scarpette di vernice, di raso, di strass). 2. Scarpa bassa, fatta con materiale leggero e flessibile, generalmente tela o gomma, in modo da rendere agile il passo o la corsa (scarpette da ballo, scarpetta da ginnastica o tennis).       

SCARPETTA DA BALLO
Calzatura piatta, rinforzata per supportare il piede nella danza sulle punte, in alcune versioni è dotata di un laccio che può essere tirato per creare pieghe intorno all'area delle dita. Spesso vi sono cuciti dei nastri da incrociare intorno alla caviglia. Dette anche "ballerine", senza nastri e punta rinforzata queste calzature sono usate come pantofole da camera.

SCARPONCINO
Piccolo scarpone da bambino o, anche, scarpa alta da passeggio di pelle fine e morbida.

SCARPONE
Accrescitivo di scarpa. Grossa scarpa con tomaia alta e suola spessa e robusta di cuoio, o gomma o materiale plastico, con rilievi per una buona presa su qualsiasi tipo di terreno: scarponi da caccia; scarponi da montagna o trekking, derivati dalle robuste scarpe usate dai cacciatori, di tessuto impermeabile, cuoio o (per l’alpinismo d’alta quota) di materiale plastico, forniti in questo caso ciascuno di una scarpetta interna estraibile, di pelle morbida e imbottita internamente, sia per calzarli più rapidamente sia per riparo dal freddo; scarponi da soldato, detti anche anfibi, adatti per la marcia; scarponi da sci, costruiti generalmente in materiale plastico, con o senza scarpetta interna, suola piatta nel caso dello sci da pista o di gomma scolpita (per eventuali tratti a piedi) per lo sci-alpinismo, chiusura mediante ganci e conformati in modo da adattarsi agli attacchi degli sci mediante apposite sporgenze.

SCARSELLA
Probabilmente derivazione scherzosa di scarso, quasi a dire «quella che è sempre scarsa di denaro». 1a. Nell'abbigliamento medioevale (1300-1400), la scarsella era una piccola borsa, allacciata alla cintura e talvolta al collo, solitamente di cuoio, ma anche di stoffa, dove veniva riposto il denaro. Per questa ragione è chiamata anche elemosiniera o elemosiniere (aumônière in Francia). Era un accessorio indispensabile, sia per uomo che per donna, poiché le vesti medioevali non avevano tasche (introdotte solo nel XVI secolo). 1b. Il termine fu usato anche in seguito (1800), ma con valore scherzoso, per indicare borsa o borsetta (raramente la tasca di piccole dimensioni). 1c. La parola è ancora in uso in Veneto (Italia) per indicare tasca, saccoccia, o portafoglio, con riferimento al denaro. In Trentino (Italia) è chiamata scarsela la tasca più grande mentre la tasca più piccola dove si mettono le monetine è detta scarselin.

SCHEDA PRODOTTO
Una volta ricevuti gli schizzi dall'ufficio stile, l'uomo prodotto ne fa una copia da allegare alla scheda prodotto da distribuire ai modellisti per la realizzazione dei cartamodelli. La scheda prodotto è una scheda anagrafica del capo che dovrà essere successivamente realizzato. Contiene il codice definitivo  che accompagnerà il capo fino a un punto vendita e al quale saranno collegate nel sistema informatico aziendale tutte le parti costitutive che serviranno alla sua realizzazione. La scheda prodotto contiene quindi non solo i riferimenti e la quantità del tessuto utilizzato ma anche tutti gli accessori: dal bottone alla cerniera, dalla fodera ai colori delle cuciture, fino ad elencare con i rispettivi consumi tutti i componenti del capo. Per molte aziende i codici possono essere alfa-numerici e parlanti (esempio: i numeri che iniziano con 100 sono pantaloni, 200 camicie, 300 magliette, e così via) e possono contenere la stagione e la linea di riferimento. Ad ogni codice è legata la composizione del tessuto e l'etichetta di manutenzione che verrà ripresa dai dati immessi al momento dell'acquisto del tessuto. Etichette taglia, cartellini, gruccia, busta e tutto ciò che fa parte del capo compresi gli imballaggi per la sua spedizione. La scheda viene compilata dall'ufficio prodotto e consegnata ai modellisti per la realizzazione dei cartamodelli. Sul retro della scheda viene pinzata una copia dello schizzo originale dello stilista. Nei riquadri in alto viene spillato un pezzo del tessuto con cui deve essere realizzato il prototipo, eventuale fodera e così via. Il codice modello è un codice, generalmente, alfanumerico. Viene indicato il codice tessuto, colore, altezza, composizione, la taglia da realizzare che generalmente è quella di campionario, il numero dei capi, il prezzo unitario del tessuto. Il consumo verrà indicato dai modellisti, così come le altri componenti che entreranno in quel campo. Gli uffici prodotto, oltre all'utilizzo del computer di cui oggigiorno non si può fare a meno, realizzano dei grandi tabelloni cartacei in cui compaiono tutti gli schizzi della collezione ridotti di formato (15 x 10 cm). Per avere un totale controllo  delle diverse fasi di realizzazione di una collezione, l'occhio umano e una speciale codifica a bollini colorati fa sì che nulla venga dimenticato: schizzo in fase di sviluppo del cartamodello, capo in fase di realizzazione, prima prova da effettuare, prova effettuata, lancio, e così via.

SCHEDA TESSUTO
Dopo la scelta dei materiali che coinvolge soprattutto lo stilista ma anche l'uomo prodotto e l'ufficio acquisti dell'azienda si preparano le schede tessuto per gli ordini dei materiali che serviranno per la realizzazione della collezione, per la vendita e per i capi sfilata. Quando si parla di ordinare i tessuti bisogna considerare i tempi di realizzazione, ecco perché i tessuti vengono scelti prima di tutto all'inizio di una collezione. Per la consegna di filati, tessuti a navetta, tessuti a maglia, stampe esclusive occorrono circa da un minimo di 15 giorni lavorati a 30 giorni lavorati, a seconda delle difficoltà di realizzazione. I tessuti  di solito  vengono prodotti  in varie versioni di colore, chiamate "varianti colore". Generalmente gli stilisti richiedono colori in esclusiva, realizzati appositamente per loro su colori detti "a campione", viene generalmente utilizzata la codifica del Pantone tessile per la sfumatura di colore da realizzare o campioni di stoffe da archivi. Distinzione fondamentale quando si devono scegliere dei tessuti è quella fra tinti in filo e tinti in pezza. I tinti in pezza possono essere facilmente tinti "a campione" utilizzando i riferimenti colore del cliente, Pantone o altro. I colori dei tinti in filo devono essere selezionati e composti dalla cartella colori del fornitore. Lo stesso vale per i tessuti jacquard.
I campioni di tessuto sono le "pezze campione". Il rapporto di collaborazione fra un ufficio acquisti e il referente commerciale all'interno dell'azienda fornitrice è molto stretto.

Una buona scheda tessuto deve contenere questi dati:
  • Linea - Viene indicata la linea di abbigliamento a cui il tessuto si riferisce
  • Stagione - È la stagione di riferimento in cui la merce sarà nei negozi
  • Articolo - È un codice di riferimento per quel tessuto che fornisce l'azienda
  • Tipo - Viene spillato un pezzo di tessuto
  • Fornitore - È il fornitore del tessuto
  • Art. Fornitore - È il riferimento del fornitore per quel determinato tessuto
  • P.zze - Sta per "pezze", viene indicato il numero minimo di metri o pezze (che può variare a seconda del tessuto) che il fornitore richiede in produzione per non pagare supplementi al prezzo di listino
  • Prezzo - Si intende il prezzo al metro lineare
  • H - Si indica l'altezza del tessuto, espressa in centimetri
  • Peso - Viene espresso in grammi al metro lineare (mtl) oppure al metro quadro (mtq)
  • Composizione - La composizione merceologica viene sempre indicata dal fornitore di tessuto in una scheda tecnica che comprende anche i simboli di manutenzione. Tali informazioni saranno quelle riportate sui capi realizzati che andranno in vendita nei negozi
  • Rappresentante - Si indica l'agente che vende nella propria zona di produzione, se c'è.
  • Colore Forn. - Vengono indicati e pinzati le diverse varianti colore di quel tessuto con il numero del fornitore
  • Colore Ns. - numero di riferimento dell'azienda     
SCIALLATO  
Da scialle. A forma di scialle, che gira intorno alla nuca e cade sul petto. Sciallati si dicono, ad esempio, i revers dello smoking che formano una curvatura ampia e regolare, senza punte o rientranze.

SCIALLE  
Dal francese châle, a sua volta dal persiano shālIndumento femminile di forma quadrata, rettangolare, triangolare o a ruota, di stoffa indossato per ornare o proteggere il collo e le spalle, e talvolta anche la testa, oppure legato ad una borsetta (meglio se con morsetto), in fantasie stampate (generalmente fiori, accessori da equitazione e cachemire, con tutti i suoi accostamenti). Fa parte spesso del costume regionale.

SCIANCRATO
Capo d'abbigliamento stretto in vita. L'operazione si chiama sciancratura.

SCIANCRATURA  
Dal francese échancrure che significa, letteralmente, "scavatura". Termine di gergo sartoriale che indica un profilo (in genere di giacca o abito) con accentuazione del punto vita. Si ottiene modellando la base con pince o scarto dal fianco.

SCIARPA  
Dal francese écharpe, e questo dal franco skerpa, "bandoliera". 1. Lembo di tessuto stretto e lungo che si avvolge intorno al collo per ornamento o per proteggersi dal freddo, specialmente di lana o seta. 2. Fascia colorata che viene portata, diagonalmente, dalla spalla al fianco, in costumi popolari o come simbolo di cariche o gradi (esempio: quello che ne fanno i militari, la sciarpa tricolore del sindaco, ecc.).

SCIFFLLI
Tipo di ricamo caratterizzato da un motivo floreale su un supporto a rete, così chiamato dal nome della macchina con cui viene realizzato.


SCIVOLATO 
Definisce abiti o capospalla dalla linea aderente, cascante, senza particolari guarnizioni o interruzioni.

SCOCCAMENTO 
Da s+còcca. In tessitura, nel rapporto d'armatura, numero dei punti che intercorrono (detto anche spostamento) tra una legatura e l'altra, contati orizzontalmente per l'ordito, verticalmente per la trama.

SCOLLATO
Participio passato di scollare.
1. Dicesi di abito o camicia, specialmente femminile, che lascia scoperto in modo vistoso il collo, le spalle o il petto. Detta anche scollatura o scollo, può avere forme molto diverse.
  • Scollatura a barchetta - Scollo poco profondo, di forma simile a quella dello scafo di una barca, che va da una spalla all'altra per vestiti e camicie.
  • Scollatura a cuore - Impiegata su abiti e bluse, è una foggia ottenuta attraverso l'accostamento di due curve semicircolari, che ricordano la forma di un cuore.
  • Scollatura all'americana - Ottenuta allacciando dietro al collo il o i pannelli anteriori di un abito o di una blusa, in moda da lasciare scoperte le spalle e la schiena; questo tipo di scollo è usato particolarmente negli abita da sera o nei capi per la spiaggia.
  • Scollatura alla gretchen - Profonda e di forma rotonda, sul cui bordo si arriccia il tessuto, questa foggia è basata sul modello delle bluse in stile contadino, ed è un elemento ricorrente tanto per bluse quanto per gli abiti.
  • Scollatura rotonda - Profondo scollo a forma di U.  
L'apertura dell'abito femminile è sempre stata un aspetto tra i più significativi della moda, in quanto elemento di fascinazione e di attrazione sessuale, in contrasto con l'uso, generale fino al Novecento, della gonna lunga. Il Rinascimento italiano le prevedeva abbastanza generose, di solito quadrate. La moda spagnola del Cinquecento non la permetteva, perché immorale e poco dignitosa. Nel Seicento era permessa alle donne francesi e nel Settecento divenne abbondante e maliziosa. La moda impero la prevedeva quadrata, decorata da ruches di pizzo. Nell'Ottocento borghese e moralista era prevista per gli abiti da sera, molto abbondante, a barca, cioè da una spalla all'altra.       
2. Si può dire anche di una scarpa dalla linea classica, che lascia scoperto il colle del piede (décolleté).

SCORRIMENTO 
Modifica nel tessuto sottoposto a sforzo prolungato.

SCOUBIDOU
Termine volgare per definire intrecci, di varie tipologie di filati.

SCOZZESE
Tessuto pettinato o cardato, di peso medio, a quadri formati da ordito e trama di colori diversi e vivaci, su armatura saia, di origine scozzese ed attualmente diffuso e fabbricato ovunque, prevalentemente in lana (tartan).

Francese: Ecossais - Inglese: Plaid.

SCUCITO  
Participio passato di scucire. Abito o parte di indumento qualsiasi che presenta, in alcuni punti, una cucitura disfatta o con lembi disgiunti.

SEAMLESS  
Termine inglese, che letteralmente vuol dire "senza giunzioni". Si riferisce a capi senza cucitura (soprattutto di biancheria intima, calzetteria, capi sportivi, maglieria, ecc.), dove l'assenza di cucitura permette al tessuto di seguire la forma del corpo. Questi capi sono realizzati con macchine speciali circolari automatizzate, sia orizzontali che verticali, in grado di realizzare punti maglia differenti, coste, rete, jacquard, piqué. rigati, pizzi, preformature, supporti nascosti, tasche, colli, cappucci, ecc.
Forse dal persiano shar o shakkar che secondo le radici Hindi, Urdu e Persiano si può tradurre con il significato di "latte e zucchero, probabilmente con riferimento al contesto o al colore della stoffa che generalmente è bianca con tonalità diverse. Il termine inglese è una parola composta da seer (misura indiana) e sucker (ventosa). Tessuto, ad armatura tela, leggero in cotone, lino, seta o raion realizzato da un misto, in ordito, di fili tesi e di fili più allentati in moda da formare rigature e arricciamenti. Il peso di questa stoffa varia tra i 150 e 250 g/mq. Il vero Seersucher si forma con tensioni differenziate nell’ordito (tessitura), ma gli stessi effetti si possono ottenere con il finissaggio chimico, o per termo-compressione. Attualmente negli Stati Uniti è fabbricata con il 75% di filato poliestere per ottenere meglio l'effetto dell'ondulazione. Il tessuto seersucker ha il vantaggio di non rimanere appiccicato alla pelle, facilitando la traspirazione, la dissipazione del calore e il passaggio dell'aria; inoltre non necessita di stiratura. Stoffa adatta per capi estivi; camicie, giacche, abiti da uomo e donna,  bermuda e costumi da bagno, abbigliamento sportivo in genere. In italiano: gaffrato.

SEGNATAGLIE
Oggetto a forma di sezione di tubo di plastica (in genere di mm 3) che viene attaccato alla gruccia degli abiti per indicarne la taglia (con prevalenza dei numeri pari). I colori più usati sono il rosa, il giallo, il verde, l'arancione, l'azzurro.

SERICO  
Dal latino sericus, derivato di Seres, greco Séres, popolo dell'antichità famoso per l'industria della seta. 1. Relativo alla seta: industria, produzione serica. 2. Per estensione, simile alla seta, liscio e lucente come la seta.

SET
Indica un completo di coordinati di maglieria, intimo, ecc.

SETA
Dal latino setă, variante rustica di  saeta, "setola, crine". Il nome pare derivare dal mongolo sirgh. Fibra tessile prodotta dalle secrezioni ghiandolari della larva di un lepidottero prima di iniziare la sua metamorfosi a crisalide e poi ad insetto perfetto e cioè farfalla; questo insetto ha molti nomi di origine: scientificamente è chiamato Bombix mori (per il fatto che si nutre esclusivamente di gelso), mentre comunemente è chiamato baco da seta o filugello (dal latino "follicellus", sacchetto , alludendo alla sua abitudine a produrre bozzoli). Il baco secerne due bave di materia fibrosa che, con l'aria e tramite la sericina, si solidificano fra loro costituendo in forma di bozzoli dei filamenti continui lunghi fino a 800 m Il filo di seta viene ricavato direttamente per mezzo della trattura, dal bozzolo del baco da seta. Le bave, di 2-3 den. di titolo, sono riunite in un certo numero a formare il filo. La parte del bozzolo non utilizzabile come filo forma i "cascami di seta"; con essi si producono i filati schappe; i cascami della vaporazione in filatura schiappe sono chiamati bourette. Le bave di seta sono accoppiate e legate dalla sericina, mentre il costituente principale è la fibroina, nella percentuale del 70-80%. La presenza della sericina conferisce alla seta greggia rigidità e opacità. Con la "sgommatura", cioè con una bollitura in acqua e sapone, si elimina del tutto o quasi la sericina, così la seta diventa morbida e brillante e acquista il caratteristico "craquant", una sensazione di scricchiolio allorché la si stringe nella mano. La presenza di residui di sericina o l'aggiunta di sostanze caricanti (seta caricata) aumenta la voluminosità e il potere coprente del filo di seta. Può essere: seta greggia o seta tratta, costituita dai filamenti continui che si ottengono dipanando i bozzoli; seta schappe o fioretto, detta anche terzanella, costituita dai cascami proveniente dai bozzoli avariati (faloppa) e da altri scarti; seta cruda, il cui filato non è stato ancora sottoposto alla sgommatura, e quindi è più grezzo e ruvido; seta addolcita o seta semicotta se sottoposta a trattamento più energico, in acqua bollente, per togliere tutta la gomma o sericina; seta caricata, il cui filato è stato sottoposto a trattamento in un bagno di sali per renderla più consistente e pesante. I paesi maggiori produttori di seta greggia sono con il 70% Cina, che rappresenta in assoluto il maggior produttore. E' seguita al 2° posto con una quota del 19%  da India e da altri paesi, per lo più asiatici, che producono seta quasi esclusivamente per il mercato interno. Solo il Brasile è in grado di immettere sul mercato internazionale una parte cospicua della sua produzione, che pur se in quantità relativamente ridotta, è di alta qualità grazie all'elevato e affidabile standard qualitativo dell'industria serica brasiliana. L'Italia da discreto produttore di materia prima è diventata leader (distretto di Como) specializzandosi nei tessuti in seta di qualità e gusto elevatissimo (disegno del tessuto, incisione, stampa e finissaggi). La seta è una fibra pregiata e molto costosa. Può essere lavorata, senza difficoltà, sulle macchine e sui telai da maglieria. Caratteristiche: termoisolante (ma nei tessuti a trama molto fitta, risulta assai impermeabile all'umidità e quindi al sudore: per questo si preferisce usarla tessuta come tela, crepe, organza, georgette, o sotto forma di maglina), leggera, brillante, flessibile elastica (un filo di 100 cm si tende fino a 116 cm prima di rompersi). Si sporca poco e può essere lavata in acqua appena tiepida, tuttavia la sua struttura e quella dei tessuti che se ne producono impongono spesso il lavaggio a secco. Non si possono usare candeggianti. La nobilitazione fa si che il filato non si presenti più solo lucido, ma che vi siano finissaggi a "mano pesca", di "seta cotta", "seta lavata", "seta invecchiata" e "seta gommata". Impieghi: in tutto l'abbigliamento esterno, donna e uomo, camiceria, cravatte e foulard, nell'abbigliamento intimo, nel corredo casa.

Francese: Soie - Inglese: Silk - Tedesco: Seide - Spagnolo: Seda - Portoghese: Seda

SETTE-OTTAVI  
Da sette+ottavo. Nel linguaggio della moda, tipo di soprabito o giaccone che lascia scoperta una parte del sottostante vestito.

SFILACCIATO 
1. Di tessuto, di un indumento o parte di esso visibilmente logorato e dal quale sporgono tratti di filo, specialmente ai margini. 2. Fibra tessile ricavata dalla sfilacciatura degli stracci (in senso figurato).

SFILACCIATURE
I bordi tagliati dei tessuti a telaio tendono a sfilacciarsi; si deve perciò cucirli o fermarli per evitare che il capo si rovini.

SFILATA 
Da sfilare, da fila. Nella terminologia della moda è la sfilata attraverso cui avviene la presentazione dei modelli di una Casa di moda o sartoria; essa è al tempo stesso uno strumento di comunicazione in quanto, suo tramite, mercato ed addetti ai lavori  (licenziatari, buyers e i media) vengono informati su una collezione, ma anche di promozione visto che viene data la possibilità ai compratori di convincersi per i loro acquisti. L'ambiente, la coreografia, la scenografia, la musica, il casting, la regia, la presentazione, l'organizzazione, le modelle e i modelli, i capi presentati sono tutti aspetti che supportano in maniera determinante questo veicolo comunicazionale-promozionale; è appunto sfilata dopo sfilata che stilisti ed imprese costruiscono la loro immagine presso il pubblico e si conquistano spazi nel mercato della moda. Tradizionalmente le sfilate di moda avvengono due volte all'anno, in quanto la loro funzione principale è aprire, con circa sei mesi di anticipo, il nuovo ciclo stagionale: le collezioni per l'autunno/inverno si presentano a gennaio/febbraio, le collezioni per la primavera/estate si presentano a settembre/ottobre prima l'uomo e poi l donna; con questi tempi di presentazione delle collezioni i clienti avranno la possibilità di ordinarle, le imprese di produrle e consegnarle ai punti vendita, i consumatori d' acquistare. Le sfilate normalmente vengono fatte in punti vendita, in alberghi, in appositi spazi durante le fiere o in occasione di riprese televisive, negli stessi showroom. Si usa anche il corrispondente francese defilé.

SFODERATO  
Participio passato di sfoderare. Indumento privo di fodera, oppure foderato solo a mezzo busto o solo nelle maniche. Un capo sfoderato va rifinito meglio all'interno in quanto tutto è in vista, e quindi ha (contrariamente a quello che il consumatore generico pensa) un costo maggiore. Tipicamente sfoderati sono gli abiti estivi maschili e femminili in genere.

SFONDO PIEGA
Parte interna della piega di una gonna, di una camicetta, di un abito, ecc. Lo sfondo piega può essere tagliato insieme alla parte principale del capo o tagliato in un pannello separato e "rimesso". Nel secondo caso la gonna o l'abito, risultano meno voluminosi ed è possibile combinare tessuti diversi con la stessa pesantezza, o colori contrastanti per lo sfondo della piega. Lo sfondo piega può essere eseguito in più parti dello stesso capo e con diverse misure. La parte dove termina la punta della piega va rifinita con una cucitura rinforzata o con una "mosca".


SFRANGIATURA  
Da sfrangiare. Orlo ornamentale, per biancheria e talvolta per vesti femminili, ottenuto sfilacciando l'estremità del tessuto a guisa di frangia.

SFUMATI PER ARMATURA
Sono tessuti con armature in genere molto grandi, non eseguibili con telai normali, ma solo con i telai jacquard. Sfumare le armature significa degradare i punti di alzata in modo che il chiaro e lo scuro vengono a confondersi insieme armoniosamente. I punti di alzata si possono aggiungere sia in catena che in trama, per ottenere sfumature in senso verticale od orizzontale. Queste ombreggiature vengono usate specialmente negli operati ove con precisione e gradualità di tinte si ottengono figure come fiori, ritratti, paesaggi, ecc. Si possono sfumare sia le diagonali che i rasi, aumentando gradatamente i punti in ogni gruppo di coste prefissato.

SFUMATO  
Participio passato di sfumare. 1. Riferito a colori che passano senza stacco da un tono all'altro (esempio: grigio sfumato). 2. Detto di tessuto stirato con ferro caldissimo. Francese: degradé.

SGAMBATO  
Participio passato di sgambare. 
Slip o costume femminile ritagliato profondamente sulle gambe in modo da lasciare le cosce scoperte, che rimane leggermente più alto dell'inguine.

SGOMITOLARE  
Da s + gomitolo. 1a. Disfare, svolgere un gomitolo traendo il filo. 1b. Anche riflessivo: la matassa si sgomitolò.

SGUALCITURA
1. Trattamento di finissaggio dei tessuti che conferisce alla stoffa un aspetto grinzoso. 2. Cambiamento temporaneo o deformazione nella struttura tessile di un indumento, che si realizza tramite pressione durante l'uso. La capacità di riprendere il suo stato originale  dipende dalla misura della deformazione e dall'elasticità della struttura e dalla composizione dei materiali della stoffa. Può essere rimosso con la stiratura.

SHAL  
Termine persiano. Indica un tessuto di lana fine.

SHANTUNG (SCIANTUNG)
Il nome deriva dalla provincia dello Shandong (Cina del Nord) dove il tessuto inizialmente proveniva. 1a. Tessuto di "seta tussah" (come è conosciuto in India), in armatura tela a superficie lucente, ruvida con striature dovute a un filato irregolare (malfilè); le irregolarità e i nodi e grumi non sono un difetto ma costituiscono la peculiarità di questa. Quello originale, pregiatissimo, era realizzato in puro doppione, ovvero con bave doppie emesse contemporaneamente da due bachi e caratteristiche per la notevole irregolarità dovuta alla presenza di ingrossamenti, fiammature e bottoni. Per la loro realizzazione si utilizza sia il procedimento del tinto in filo che quello del tinto in pezza. La tinta unita valorizza questa struttura. È un tessuto che non si stropiccia, è resistente all'usura ed elastico. È chiamato anche doppione. 1b. Il termine viene oggi esteso a tutti i tessuti in seta e non (cotone misto seta, viscosa o altre fibre sintetiche) che riproducono in vari modi l'aspetto irregolare caratteristico dello shantung (quello di cattiva qualità si riconosce perché ha irregolarità  artificiali create inglobando cascami di seta che facilmente si pelano).

SHEARING 
Procedimento che conferisce una nuova forma ad un tessile termoplastico. quando sono scaldate, le fibre si muovono e assumono una forma diversa e modellata. Fattori critici  sono le dimensioni delle fibre e la loro spaziatura nella costruzione del tessuto.

SHEARLING  
Voce inglese; dal verbo to shear, "tosare", che significa, letteralmente, "pecora tosata una sola volta". 1. Pelle di montone rovesciata e conciata. 2. Giaccone di montone realizzato con tale pelle.

SHETLAND
Nome di isole che si trovano al largo della costa scozzese. 1. Lana fornita dalle pecore dell'omonima isola ed arcipelago della Gran Bretagna, situato a nord della Scozia. Sono lane pregiate, con una mano soffice, ed un aspetto leggermente peloso e piuttosto lucente. 2. Il nome si riferisce anche ai tessuti fabbricati con l'omonima lana, cardati o pettinati, di peso medio, su armatura diagonale o spigata, con superficie caratteristica per i lunghi peli non tinti ed appiattiti. 3. Negli anni sessanta veniva chiamato shetland un tipo di maglione di lana leggermente ruvida e dai colori brillanti.                     

Parola  giapponese(絞り) tratta dal verbo shiboru che significa torcere, strizzare, pressare. Tradizionale tecnica di tintura giapponese. Il tessuto è legato in maniera simmetrica e impunturata, quindi tinto e i punti rimossi creando un effetto increspato ed un disegno formato dalle zone di tessuto tinte e non.

SHORTS [šòots]
Voce inglese; plurale sostantivo dell'aggettivo short, "corto". Termine generico per indicare calzoncini corti e attilati per donna o uomo. Sinonimo di hot pants.

SHOW-ROOM  
Locuzione inglese; da "to show", mostrare, esporre e "room", stanza, sala. 
1. Nell'accezione femminile il termine indica il locale in cui si presentano le collezioni ai compratori e dove si raccolgono gli ordini. 2. Nell'accezione maschile il termine indica la sfilata tecnica, in cui vengono mostrate le "vere" collezioni, cioè i modelli che saranno effettivamente prodotti. È in questo momento che avvengono le decisioni di acquisto dei buyers. Lo show tecnico, o professionale, ha luogo all'interno delle case di rappresentanza (chiamate anche, al femminile, "le show-room") o direttamente sul punto vendita. Quest'ultima soluzione, oltre ad essere organizzata con lo stesso fine basilare dell'altra, cioè la registrazione degli ordini dei clienti-venditori, può servire da presentazione diretta ai clienti finali e raccolta immediata degli acquisti dei consumatori. È praticata soprattutto nel settore della moda pronta e in Paesi, come gli Stati Uniti, dove la distribuzione ha raggiunto un notevole sviluppo in termini di bontà della gestione.

SILCATURA  
Dall'inglese silk, seta. Trattamento di goffratura (operazione di finissaggio) che si adopera per i tessuti di cotone, convenientemente preparati e mercerizzati, onde conferire loro un aspetto serico. Per far ciò si utilizza sui tessuti, a caldo e con un certo grado di umidità, una calandra a due cilindri: il cilindro inferiore della calandra è di carta speciale, quello superiore, in acciaio, presenta finissime rigature (10 - 20 al mm) che imprimano sui fili del tessuto delle righe microscopiche vicinissime, parallele, sagomate in modo da realizzare una serie di superfici cilindriche lisce, secondo le cui generatrici di preferenza si riflette la luce diffusa nell'ambiente dando l'impressione di una lucentezza che la superficie della materia tessile di cui è composto il tessuto, di per sé non ha.    

SILESIA  
Da Silesia, forma latinizzata dell'italiano Slesia, regione dell'Europa centrale. Tessuto di cotone o di raion su armatura saia da tre con effetto diagonale, generalmente apprettato e calandrato. È usato come fodera tasche. È chiamato anche Percalle.

SILFRESH  
Marchio della Novaceta Industria. Filato di acetato di cellulosa in grado di mantenere la freschezza e l'igiene, perché previene lo sviluppo dei batteri, grazie al triclosan, in ingrediente contenuto all'interno della fibra stessa.

SILHOUETTE  
Il nome deriva, con scherzosa allusione, dal Ministro delle finanze Étienne de Silhouette (1709-1767) noto per la sua gestione severa e parsimoniosa della cosa pubblica. 1a. Ritratto di profilo ritagliato in carta nera. 1b. Qualsiasi figura disegnata completamente in nero, e ridotta alla geometria di base, per cui si evidenzia solo il contorno. 2. Per estensione profilo della figura umana, in particolare riferito a quello slanciato, aggraziato di una donna. 3. Immagine fotografica priva di dettaglio, in cui è definito solo il disegno dei contorni, ottenuta per esempio riprendendo il soggetto in controluce.

SIMILPELLE  
Da simile + pelle. Prodotto sintetico simile alla pelle; più noto come  finta pelle.

SIMMETRICO
Quando un capo o, più usualmente, una parte di esso è simmetrico tutti gli elementi della parte destra e della parte sinistra sono uguali.

SINIGHELLA
Tessuto di seta di bassa qualità.

SIROSET  
Termine inglese. Trattamento chimico applicato alla lana in combinazione con la pieghettatura per fissarla in modo permanente. I legami della lana si spezzano e si forma una nuova struttura ("disegno") fissata per pressione.

SITUSSA  
Marchio commerciale della Novaceta Industria. Mischia intima di acetato di cellulosa con poliammide; è pratico, lavabile in lavatrice, ingualcibile, solidissimo.

SKATER
Termine inglese. Abbigliamento giovanile che ha origine nello sport urbano detto skateobording. Scarpe da ginnastica molto alte con tomaia rinforzata nella punta, colorate e larghe, pantaloni di grandi taglie, portati a cavallo basso (sagging), maglietta extra large e vari accessori. 

SKINKEADS  
Termine inglese; ovvero "teste rasate". Movimento giovanile, nato a metà degli anni '70 in Inghilterra, che si caratterizza per un look altamente aggressivo (capelli rasati a zero, bretelle, giubbotti bomber, scarponi anfibi, jeans, ecc.).

SKINNY
Termine inglese. Tipo di pantaloni stretto sulle gambe.

SKIVER  
Termine inglese; da to skive, "tagliare a strisce". Pelle ottenuta dalla spaccatura (in senso orizzontale) delle pelli ovine nel corso della lavorazione per scamosciato all'olio. È costituito dal lato fiore e quindi ha spessore ridotto; conciato con tannini, serve per foderame da portafogli e borsette o per marocchino da cappelli. 

SLAPPOLARE  
Da s + lappola. Eliminare le lappole (pianta erbacea che si attacca facilmente al vello degli animali) della lana per mezzo della slappolatrice.

SLAPPOLATRICE  
Da slappolare. Macchina impiegata, prima della cardatura, per eliminare le lappole (nome di alcune specie di piante i cui frutti presentano uno strato di peli uncinati) che aderiscono alle fibre di lana. È costituita da un grosso tamburo rotante che reca in superficie denti fitti e fini, sul quale vengono disposti i bioccoli di lana da pulire. Di fianco a questo cilindro ruotano quattro piccoli cilindri detti spazzolatori, che affondano la massa di fibre tra i denti del tamburo in modo che le lappole, più grosse, restino in superficie e vengono staccate da due cilindri scanalati. All'estremità del tamburo un cilindro munito di spazzole scarica la massa di fibre pulite.    

SLIM  
Aggettivo inglese. In italiano con il significato, riferito ad una persona, di esile, sottile, snello, smilzo, magro.
 
SLINGBACK
Termine inglese, che vuol dire fionda. Scarpa chiusa davanti e aperta dietro, contraddistinta dal cinturino che fascia la caviglia nella parte posteriore. Chiamata anche Chanel perché nasce da un'idea di Coco Chanel: un mix tra sandalo e décolleté, con un tacco quadrato di 5 centimetri, adatta sia alla sera sia di giorno, creata in gros grain beige con la punta in capretto nera.

SLIP  
Voce inglese, dal verbo to slip, "scivolare, scorrere". Indumento intimo, sia femminile che maschile, che parte da sotto l'ombelico ed è poco scosciato, formato da un doppio triangolo di stoffa riunito lateralmente sui fianchi, che copre bene il posteriore. Per la versione maschile può avere un tassello con un apertura sul davanti a forma di Y rovesciato. In Italia indica un tipo aderente e sgambato di mutande o di costume da bagno. Il corrispondente francese è cache-sex, che significa, letteralmente, "copri-sesso".

Il mini-slip è più ridotto (anche per la versione maschile non ha apertura sul davanti) ed arriva appena ai fianchi. Sono varianti dello slip il jockstrap (maschile) e il jill (femminile).
 
SLIP-ON
Termine inglese; slip vuol dire scivolare. Scarpa bassa senza lacci con inserti elastici per infilarla o rimuoverla facilmente, facendo scivolare il piede.
 
SLIPPER
Pantofola chiusa in punta. Se aperta dietro diventa ciabatta. Se ha la suola sportiva diventa
slip-on.

SMAGLIATURA  
Da smagliare. Strappo che si verifica nella maglia (tessuti o indumenti) dovuta al disfacimento di una o più maglie (boccole), che si sorreggono vicendevolmente, provocando una fenditura verticale ben visibile.

SMERIGLIATURA  
Da smerigliare. Passaggio del tessuto o pelle su cilindri rivestiti di carta smeriglio per conferire il cosiddetto effetto mano pesca. Nelle pelli in particolare consiste in una asportazione di un sottile strato dalle pelli allo scopo di eliminare, prima della rifinitura, i difetti superficiali dal lato fiore, e di uguagliare la fibrosità del lato carne nella lavorazione dei pellami velour. Viene effettuata con le macchine a smerigliare. 

Francese: Depolissage - Inglese: Grinding - Tedesco: Schmirgeln - Spagnolo: Esmerilado

SMERLO
Ricamo su stoffa a merli, ritagliato lungo la smerlatura.

SMOK  
Voce inglese. Punto di ricamo pieghettato che costituisce una variante del nido d'ape, impiegato soprattutto come motivo ornamentale nell'abbigliamento infantile.

SMOKING  
Voce inglese; abbreviazione di smoking jacket, "giacca per fumare", che un tempo gli uomini indossavano per ritirarsi a fumare dopo il pranzo. Abito da sera maschile, generalmente nero ("blu mezzanotte" per gli artisti o le persone che vogliono essere originali) o bianco, nella sua versione estiva, nella quale prevale l'uso del rever a lancia. La giacca in tessuto drap, saglia super 100' s, barathea di mohair, può essere a) a un petto con rever a scialle (questa versione è meno adatta a chi ha problemi di linea), b) a un petto con rever a lancia, c) a doppio petto con rever sciallati o a lancia, ed a quattro bottoni.  Restano rigorosamente neri i pantaloni. Lo smoking è composto da una giacca (la più classica è quella a un petto, mentre quella a doppiopetto appartiene all'eleganza post-moderna) con rever di raso (generalmente di seta traslucida), in gros-grain, in ottoman, in faille, a un solo bottone; il pantalone, senza risvolto, è di linea dritta con una striscia (bordura) di seta lungo le cuciture laterali. Le tasche all'altezza dell'anca sono tagliate a filetto (mai le patelle rimesse, peculiari delle giacche da giorno), e saranno sempre pressoché vuote per non rovinare linee impeccabili. I pantaloni, sul davanti e sul dietro, all'interno della cintura, dovranno avere dei bottoni dove attaccare le bretelle in elastico di raso bianco o nero (il galateo vieta nell'abito di società l'uso della cintura). I bottoni di una giacca da smoking possono essere ricoperti con lo stesso tessuto del revers o, in alternativa, di semplice corozo lucidato (come quelli di una normale giacca elegante). Per ottenere un assetto che assecondi i canoni tradizionali, la giacca si indosserà (e non si deve togliere per nessun motivo) sopra una camicia in battista di lino, brillantina di cotone, seta, con il collo inamidato e le puntine rovesciate. La cravatta sarà a farfalla o a balze, di colore nero, in seta in armatura raso, faille, crêpe. Le calze dovranno essere lunghe, di colore nero, in seta o cotone leggero. Le scarpe saranno in vernice, pelle, modello Oxford lisce, di colore nero. Chiamata dinner-jacket in Inghilterra, tuxedo negli Stati Uniti.

SNAKERS  
Voce gergale americana dal verbo to sneak, "andare raso terra, strisciare". Scarpa sportiva e flessibile, generalmente stringata, con tomaia bassa o alta alla cavigliacon suola in gomma, in camoscio e cotone (per i modelli estivi) e camoscio e pelle o velluto (per i modelli invernali), con una particolare soletta in bambù e cotone. Un tempo venivano considerate scarpe tecniche per lo sport, diventando poi un simbolo di uno stile di vita e vero e proprio costume di moda.

SNAP  
Voce onomatopeica che richiama lo schiocco che questo tipo di bottoni produce quando vengono chiusi o aperti. È sinonimo di bottone a pressione.

SNOB  
Voce inglese di provenienza incerta, che indicava in origine un "uomo di basso rango sociale"; un'ipotesi etimologica vuole che siano stati gli studenti di Cambridge a utilizzare per primi l'abbreviazione latina s.nob (sine nobilitate, ossia "non nobile") usata nei registri pubblici; la parola fu poi ufficializzata con la pubblicazione del Libro degli snob (1848) di William Makepeace Thackeray (1811-1863). Il termine definisce 1a. colui che idolatra e imita incondizionatamente tutto ciò che fanno o indossano le classi più elevate; oppure chi 1b. ostenta modi affettatamente distinti e gusti singolari nel vestire, credendo in tal modo di porsi all'altezza di uno stile di vita aristocratico.

SNERVAMENTO (di una fibra)
È quel punto in cui la curva di carico-allungamento sul diagramma inizia a flettersi. In quel momento la fibra smette di subire la deformazione elastica ed inizia a subire deformazioni permanenti, con possibilità solo parziali di ripresa. È chiamato anche: Punto di flesso.

SODARE  
Da sodo. Rendere compatto, rassodare, in particolare gualcare i panni.

SODATURA
1. Ind. tess. - Il procedimento, che serve a sodare, consiste nel far passare il filato o tessuto attraverso un bagno di soda caustica in soluzione, mentre contemporaneamente esso viene teso in direzione longitudinale grazie a coppie di cilindri rotanti. 2. Nell'industria dei cappelli di feltro è l'operazione intesa a conferire maggiore consistenza finale alle imbastiture, eseguita con apposita macchina (detta slanatrice). 

Francese: Foulage - Inglese: Padder mercerizing - Tedesco: Foulard-Mercerisierung

SOIGNÉ  
Voce francese; dal verbo soigner, "avere cura". Si dice di persona accurata, ricercata, azzimata, raffinata, sofisticata.

SOIRÉE  
Voce francese; da soir che significa letteralmente, "serata". Può indicare 1a. sia una festa che si tiene a tarda sera, di tono elegante e mondano, 1b. sia una serata di spettacolo.

SOLETTA (SUOLETTA)  
Diminutivo di suola. 1a. Rivestimento posto nella parte interna della suola della scarpa, che asicura una camminata più comoda e una migliore postura; di cuoio leggero o di altro materiale. 1b. Sottile suola mobile di sughero, di feltro o di altro materiale che si mette nella scarpa per renderla più conforme al piede e più confortevole, e anche farne realizzare di tipo ortopedico per correggere alcuni difetti di postura. 2. Parte della calza o calzino che corrisponde alla pianta del piede.

SOLINO
Da solo, perché è separabile dalla camicia. 1. Parte del colletto della camicia maschile e femminile costituito da un listello rigido di tessuto interposto tra la parte superiore del collo (vela), nella quale viene cucito il collo effettivo, con la funzione di sostenere il colletto. È detto anche listino. 2. Colletto staccabile delle camicie da uomo, usato per comodità di cambio e di lavaggio fino all'epoca moderna. 3. Bavero ampio  presente nelle divise dei marinai.

SOMBRERO
Voce dallo spagnolo; da sombra, ombra. Cappello a fascia alta e falda molto ampia, portato per molti secoli dagli spagnoli e dai messicani in Sud America. Sebbene raramente sia entrato nella moda, è tuttavia un copricapo estivo popolare nei paesi a clima caldo.

SOPPUNTO
Punto leggero di cucito, usato per fermare dall'interno l'orlo di un risvolto senza attraversare tutto lo spessore della stoffa, in modo che non sia visibile dalla parte esterna. 

SOPRABITO  
Da sopra+abito. Cappotto in tessuto non eccessivamente pesante, ideale per temperature moderate, da indossare sopra il vestito in ambienti esterni. Indumento per entrambi i sessi (un tempo solo maschile) può presentare linea, lunghezza e rifiniture variabili, a seconda delle linee uomo o donna, della moda in corso e dei gusti di chi li indossa.

SOPRAFFILO  
Da sopra-+filo. 
Cucitura a punti lunghi e distanziati, spesso diagonali, effettuata ai bordi del tessuto privo di cimosa per non farlo sfilacciare. Alla stesso scopo della sopraffilatura (operazione) viene usato anche lo zig-zag.

SOPRAGGITTO
1. Cucitura usata per unire due teli dalla parte della cimosa nel modo più invisibile possibile. 2. Un punto praticato sui margini delle cuciture per evitare che il tessuto si sfilacci. Detto anche overlock o serge. Esistono delle apposite macchine industriali per realizzarlo, dette appunto overlock.

SOPRATTACCCO
È la parte del tacco a contatto diretto col suolo, costituita da uno strato rigido applicato al tacco, di solito in poliuretano, che dona maggiore comfort attutendo il rumore della camminata.

SORMONTO
Sovrapposizione di due parti di tessuto.

1. Parte inferiore di un collo di un capospalla (cappotti e giacche), generalmente maschile, ma in taluni casi anche presente in quello femminile. I materiali usati sono feltri (melton) in lana o misti, poliestere, lino, che possono essere accoppiati con tela (termofissaggio o cucitura). 2. Sottocollo in PVC per camicie, che serve per dare consistenza alla parte anteriore di una camicia per una migliore presentazione del prodotto finito. 3. Parte sottostante al colletto di una camicia, generalmente maschile, spesso rinforzata e dotata di bottoni.  È più corretto chiamarlo listino collo.

SOTTOPUNTO 
Punto invisibile

SOTTOVESTE  
Da sotto+veste. Indumento femminile aderente e con spalline, da indossare sotto gli abiti, generalmente in armatura raso, in seta, nylon, cotone, ecc.

Francese: Combinaison - Inglese: Clothers - Tedesco: Unterkleid - Spagnolo: Enaugua

SOUTACHE  
Voce francese. Cordoncino usato per guarnire e rifinire gli orli, oppure per particolari ricami.

SPACCO  
Dal verbo spaccare. Sezione tagliata o aperta longitudinalmente in vestiti, gonne (qui lo spacco può essere dietro - come in origine - o laterale, centrale o a portafoglio), giacche, cappotti maschili e femminili per rendere più agevoli i movimenti (quali la seduta) o per creare un  motivo di moda. Le giacche di norma hanno uno o due spacchi, (esistono giacche senza spacchi, come in alcuni doppiopetto); con spacco basso che è utilizzato in abiti sportivi, o con spacco alto soluzione adatta a chi è dotato di posteriori robusti. La giacca a due spacchi è una soluzione che può essere usata in quasi tutte le situazioni. Rispetto alla giacca con un solo spacco questo tipo presenta maggiore comodità per infilare le mani nelle tasche dei pantaloni. 

SPAGNOLETTA  
Da spagnolo. 1. Nel gergo colloquiale è sinonimo di spoletta. Impropriamente è detto anche rocchetto. 2. Piccolo scialle (sorta di mantiglia) triangolare di pizzo che si posa sul capo facendo ricadere un angolo sulla fronte e i restanti lembi intorno al viso e sulle spalle.

SPALLACCIO  
Da spalla. 1. Spallina di antiche uniformi militari. 2a. Ciascuna delle due cinghie mediante le quali sono fissati alle spalle zaini, giberne (piccola borsa a una o più tasche, destinata a contenere le munizioni) e simili. 2b. Anche la cinghia di cuoio che, portata sulla spalla, sorregge il cinturone della divisa militare.

SPALLINA  
Diminutivo di spalla. 1. Ornamento di metallo o stoffa colorata con varie passamanerie, applicato all'estremità di ogni spalla delle uniformi militari, specialmente degli ufficiali, che spesso ha anche la funzione di distintivo di grado o di corpo. 2. Striscia più o meno larga di tessuto, con o senza guarnizione, posta sulle spalle di alcune uniformi civili o di capi d'abbigliamento di foggia sportiva o militare. 3. Nell'abbigliamento femminile, sottile nastro che funge da bretella.   

Materiale tessile che si può definire un cuscinetto più o meno imbottito da cucire sotto la spalla di diversi capi (elemento preponderante nel capospalla, dove sono quasi sempre presenti) per conferire più volume ed importanza alla struttura. Le spalline sono disponibili in una varietà di materiali e strutture a seconda delle esigenze e di sagome (giro, raglan, kimono, ecc.) e spessori che si adattano ai diversi modelli di abiti maschili, ma anche in quelli femminili, e, in misura minore, in maglie e camicie.
Le più semplici ed economiche sono in schiuma sintetica (l'industria delle spalline le acquista in blocchi  grezzi e con apposite taglierine ne vengono ricavati i semilavorati adatti all'alimentazione delle macchine) che possono essere ricoperte con una leggera interfodera in maglia di poliammide (il problema dell'ingiallimento è uno dei problemi tecnici della spugna); vengono usate in abiti non foderati come camicette, abiti da donna e maglieria. Se l'interno del vestito è particolarmente rifinito, le spalline possono essere ricoperte con lo stesso tessuto dell'abito, sempre mantenendo la sagomatura tridimensionale. Le spalline sia maschili che femminili da capospalla sono quasi esclusivamente realizzate con uno strato esterno di materiale non tessuto (ma possono anche essere utilizzate tele, tele accoppiate, agugliati in poliestere o viscosa) che stringe in mezzo (interno) diversi strati di materiali che più comunemente sono ovatta generalmente di cotone (anche se talora si usano sintetici o misti), che  eventualmente può avere all'interno della spallina anche uno strato di schiuma, abbinato anche, talora, soprattutto in quelle maschile ad uno strato di crine sintetico e peli cammello. L'imbottitura di ovatta ottenuta con specifici macchinari viene spesso sottoposta a una ulteriore lavorazione; agugliatrici radiali con nastro trasportatore compattano l'ovatta e orientano le fibre in direzione tale da ottenere una forma più anatomica specialmente per i giromanica. Vi sono anche spalline termosaldate e soft. Nelle prime il tessuto viene unito all'imbottitura tramite termoadesivi evitando le imbastiture; per le spalline soft viene invece utilizzata ovatta di poliestere termofusibile, e queste sono particolarmente richieste dalle camicerie perché hanno la proprietà di non ingiallire.

SPALMATO
Tessuto, o maglia, o filato a cui è stata applicata su un lato una materia plastica sintetica (ottenuto da materiale rigonfiato e polimerizzato) tale da dargli un aspetto che imiti la pelle o altro materiale.

SPALMATURA 
Processo di rifinitura di un tessuto che si realizza passandolo in un impianto di spalmatura con racle cui segue un canale di gelatinizzazione e dispositivi di raffreddamento; seguono dispositivi per la lisciatura, oppure per la granitura, secondo l'articolo che si vuole ottenere. La spalmatura, usando anche materiale non schiumogeno, può essere anche fatta su apposite calandre spalmando il tessuto, sia su una che ambedue le facce. Il tessuto assume, in queste lavorazioni, sempre più la funzione di semplice supporto, mentre il materiale che viene spalmato sopra assume la funzione principale, dando la superficie brillante, resistente, che porta alla fabbricazione dei più vari articoli in similpelle. Questa lavorazione oggi si serve anche di supporti diversi dal tessuto, sostituendo lo stesso con adatti tipi di feltri formati da fibre vegetali o sintetiche, che vengono indicati con il termine di non tessuti.

SPANDEX 
Nome con cui negli Stati Uniti e Canada sono note le fibre elastam, costituite da poliuretano termoplastico inusuale, che la DuPont INVISTAM vende sotto il nome commerciale di  lycra.

SPARATO 
1. Parte anteriore della camicia da uomo; nell'abbigliamento da sera è spesso inamidata. 2. Apertura anteriore di una veste o di una camicia (Non comune come significato). 

Francese: Coup - Inglese: Shot - Tedesco: Hemdenbrust - Spagnolo: Disparado

SPATTERING  
Termine inglese. Applicazione di minute particelle di polvere metallica sulla superficie di una fibra o di un tessuto base utilizzando il metodo sotto vuoto.

Dal latino speculŭm, specchio. Macchina per la misurazione delle pezze e controllo dei tessuti  (verifica di presenza di chiarelle, barrature o bastonature), dotata di una specula luminosa per facilitare l'analisi dei tessuti. È anche in gergo chiamato, in maniera pittoresca ma efficace, "tribunale", anche se comunemente si chiamano "visitapezze".

SPELAIA  
Da spelare. 1. Cascami di seta. È costituita dai primi filamenti (sono detti anche ragna) che il baco da seta emette e tende disordinatamente da un ramoscello all'altro, per fissare il bozzolo, e viene poi recuperata in parte durante la raccolta dei bozzoli e in parte all'inizio della trattura per la fabbricazione dei filati Shappe (seta). 2. Il punto di una stoffa consumata in cui si vedono i fili di trama.

SPENCER  
Il nome deriva dal secondo conte di Spencer (1785-1834). Giacca da uomo che arriva alla vita, mono o doppio petto. È tuttora un abito da cerimonia per ufficiali delle varie armi e, in alcune occasioni, è usata come abito formale da non militari, d'estate in sostituzione dello smoking bianco. Strutturalmente, lo spencer è un frac privato delle code. È anche chiamato mess jacket.

SPESSIMETRO
Nel campo della moda questo strumento è indicato per una misurazione precisa e veloce di ogni tipo di pelle o cuoio, in quanto ogni parte di questi materiali devono avere uno spessore adatto insieme agli altri materiali di rinforzo (esempio: le fodere ahanno spessore da 4-5 mm mentre la pelle usa generalmente spessori dai 6 ai 10 mm). Si usano quelli con un campo di misura da 0-10 mm (raramente questi strumenti eseguono letture di spessori superiori a 10 mm) con un quadrante con graduazioni di precisione di graduazioni di misurazione di 0,1 mm. È utilizzato anche per altri materiali simili. 

SPEZZATO
Completo maschile con giacca di tessuto e colore diverso da quello dei pantaloni.

SPIGATO 
Altro sinonimo con cui sono chiamati i tessuti a disegno spinato.

SPIGHETTA  
Diminutivo di spiga. 1. Cordoncino di seta, di cotone o di lana tessuto a spiga (diagonale), usato per rifiniture o guarnizioni. 2. Si definisce così, impropriamente anche la fettuccia usata come rinforzo.

SPILLI 
Sottile segmento metallico, rigido, appuntito da un capo e terminante con una capoccia dall'altro. I migliori sono quelli con testa in vetro o plastica e in acciaio.

SPINATO
Disegno base dei tessuti cardati o pettinati, fabbricati su armatura saia invertendo ad intervalli la direzione delle diagonali in modo da imitare le reste dei pesci o le spighe del grano. Gli spinati sono impiegati in laneria e drapperia per soprabiti, cappotti, giacche e pantaloni e gonne nelle varianti del tessuto denim o gabardine. Il termine ha molti sinonimi in italiano: Spigato, Rescato, Spinapesce, ecc.

SPOLA  
Dal longobardo spōla1. Bobina (cannello) posta all'interno della navetta per tessere, sul quale è avvolto il filo di trama. 2. Spesso, nell'uso comune, s'intende l'insieme della navetta e del cannello che, spostandosi avanti e indietro, fa passare i fili della trama tra quelli dell'ordito. 3. Piccolo rocchetto disposto inferiormente nella macchina per cucire, attorno a cui si avvolge uno dei due fili che verranno usati per la cucitura.

SPOLETTA  
Diminutivo di spola. 1. Piccolo cilindro forato di cartone o materia plastica (una volta di legno) a estremità sporgenti, sul quale è avvolto un filato per cucire o per tessere. Nel gergo colloquiale viene chiamata spagnoletta. 2. Il filato stesso così confezionato.

SPOLINATO (tessuti)
Tessuti che presentano piccoli effetti ottenuti, su fondo quasi sempre tela, con trame proprie inserite con spolini mediante telai speciali, detti "telai spolinati". Ogni spolino concorre esclusivamente alla formazione di un motivo, talvolta realizzato con fili d'oro o d'argento, evitando in tal modo grandi slegature. I tessuti spolinati vengono impiegati nell'arredamento, per paramenti sacri, abiti da sera, lamé, ecc.

SPOLINO  
Da spola. Cannello posto entro la navetta o spola, sul quale è avvolto il filo di trama, utilizzato per la fabbricazione dei tessuti spolinati (broccati). È detto anche spoletto.

SPOLVERINO  
Da s- privativo e polvere. 1. Attualmente è un tipico soprabito leggero sfoderato, realizzato con tessuti impermeabili, ma anche con tele normali, indossato nella mezza stagione. 2. Lo si trova a partire dal 1700 nella moda maschile e femminile, anche con il nome di "copripolvere"; solitamente usato in viaggio, era dotato spesso di cappuccio. Per le dame ricche, era confezionato in seta, ma anche in cotone o alpagas.

SPONGING 
Operazione atta a stabilizzare il tessuto fino alla tolleranza dell' 1% di alterazione.

SPORRAN
Termine gaelico; con il significato di sacchetto, borsa. Sacchetto di cuoio o di pelliccia che sono portati su una catena intorno alla vita sulla parte anteriore di un kilt (costume maschile tradizionale della Scozia), con la funzione di proteggere le parti intime (in quanto il kilt è portato tradizionalmente senza biancheria intima) e perché il kilt  non ha tasche questo accessorio serve per trasportare il denaro, le chiavi, ecc. È quasi sempre di colore marrone o nero. I sporran possono essere semplici o  decorati con una parte superiore d’argento od altro metallo o nappe; l’inarcamento della cinghia può essere molto ornato.

SPORT LOOK  
Termine inglese. Usato per definire una moda casual e sportiva, adatta per le attività all'aria aperta.

SPORTSWEAR  
Termine americano composto da sport e da wear, "abbigliamento". Designa una tipologia di capi di vestiario sportivi o per il tempo libero a matrice città a connotazione sportiva, confortevoli; realizzati, comunque, sui modelli base delle attività ginniche. In italiano "abbigliamento sportivo".

SPANGHETTA 
Parte metallica dove si infila il gancio per allacciare le chiusure dei pantaloni. Le spranghette vengono fissate sul tessuto con punti di cucitura attraverso gli appositi fori.

SPRONE  
Dal franco sporoÈ sinonimo in italiano del più usato termine francese carré. Parte del modello di una camicia o di una giacca, o sui fianchi di una gonna (baschina), attorno al quale viene arricciato il tessuto.

SPRUZZATURA
Tecnica per fissare finissime particelle di metallo, quali acciaio, rame o titanio su tessuti sintetici (il tessuto non deve contenere acqua). I metalli sono frantumati in particelle microscopiche sotto vuoto con gas argon ionizzato e quindi fissate sul tessuto. Ciò avviene a livello molecolare, e quindi il finissaggio è permanente. Il tessuto metallico è fluido e la consistenza non è alterata dal sottile rivestimento.

SPUGNA  
Dal latino spongia, a sua volta dal greco spongìa o spongiàTessuto a maglia in trama o in catena, composto da almeno due elementi, di cui il primo forma l'armatura di fondo (maglia rasata, nel tipo comune) e l'altro viene immagliato in modo che una parte di esso sporga dal fondo come asole o "ricci". La spugna classica a maglia ha i ricci solo su una faccia del tessuto, ma esistono tipi con i ricci sulle due facce (soprattutto nella maglia in catena). Il filo di "riccio" è generalmente costituito da cotone, per la sua resistenza e per la capacità di assorbimento di acqua, che può essere aumentata sottoponendo la spugna al procedimento di idrofilizzazione. Il filo di fondo può essere in varie fibre: se si vuole che il tessuto abbia elasticità, il fondo viene realizzato con un filo elasticizzato oppure con una parte di elastam. Cimando i ricci si ottiene un tipo di ciniglia. I tessuti a spugna possono essere in tinta unita, rigati, operati.

STABILITÀ DIMENSIONALE 
Proprietà di una fibra o di un tessuto di mantenere le dimensioni nelle quali sono state portate con procedimenti chimico termici, cioè con resine speciali e successivo trattamento di polimerizzazione, e per il caso di certe fibre chimiche, anche unicamente con il calore.

STAME  
Dal latino stamen1. La parte più fine e resistente della lana. 2. Per estensione, filo specialmente dell'ordito.

STAMPA (tessile)
Da stampare, a sua volta derivato dal franco stampon, «pestare». Operazione praticata sui tessuti e filati per imprimere un disegno o un motivo ornamentale, in uno o più colori, usando coloranti addensanti in forma di pasta da stampa. I metodi di stampa, pur contrassegnati da una grande varietà di tecnologie applicative sono riconducibili ai seguenti:
  • Stampa in applicazione (Stampa diretta) - È il procedimento più comune per applicare un motivo colorato: essa può essere realizzata su un tessuto candido oppure su uno precedentemente tinto su fondo unito, nel qual caso l'operazione assumerà il nome di sovrastampa. Il colorante viene stampato sul tessuto allo stato pastoso, il che gli consente di riprodurre qualsiasi motivo colorato; esso viene sciolto in una limitata quantità d'acqua, cui è stato previamente aggiunto un addensante per conferire la necessaria viscosità alla pasta.
  • Stampa a corrosione - Il tessuto viene dapprima tinto in pezza e poi stampato con un reattivo chimico che distrugga il colore nelle zone designate dal motivo ornamentale. Talvolta viene rimosso il colorante del fondo per sostituirgli un altro colore, anch'esso stampato, ma più spesso si preferisce lasciare la zona allo stato bianco per schiarire il disegno complessivo. Il procedimento consueto per realizzare stampe a corrosione consiste nello stampare il disegno con una pasta contenente l'agente riducente; segue il vaporizzo ed un buon lavaggio per eliminare i sottoprodotti della reazione. Fa parte della tecnologia applicativa di questo gruppo la stampa devoré (letteralmente dal francese "divorato"), che si ottiene per corrosione: vengono usati speciali agenti chimici (paste da stampa) che, per azione combinata della temperatura, sciolgono le fibre che costituiscono il ricamo (il fondo di sostegno del ricamo è costituito da fibre diverse) lasciando in evidenza il fondo di sostegno che segue il disegno predisposto.
  • Stampa per riserva - Le aree del tessuto destinato alla comparsa dei disegni sono riservate stampandole con sostanze chimiche in grado di impedire il fissaggio o lo sviluppo del colore nel corso della successiva tintura.
  • Stampa transfer - Si intende il trasferimento di motivi di disegni da un substrato di carta al tessuto, mediante varie tecniche (stampa thermachrome, stampa Sublistatic, ecc.).     
STAMPATO 
Tessuto i cui disegni, anziché essere realizzati con la tessitura sono stati impressi con stampa a colori. Si dividono in piazzati ossia un disegno ogni tanto, come ad esempio i tessuti a pannello, e "al lover" ossia dove la stampa riempie tutta la superficie del tessuto. Sono disegni stampati il batik, chiné, cloqué,  devoré, floccato. Francese: imprimé

STANDING OUT  
Locuzione inglese. Nel campo dell'abbigliamento e dell'immagine indica qualcosa che è "sopra le righe", ossia ostentato e spettacolare. Esprime il concetto opposto il termine understatement.

STECCHE
Strutture di rinforzo per la corsetteria, una volta fatte di ossi di balena, oggi di metallo rivestito di plastica.

STENDER
Attrezzi usati in confezione per appendere gli abiti. Ne esistono di diverso tipo; tra i più usati il circolare e quello a barra diritta regolabile.

STESURA
La quantità di tessuto "stesa" o "piazzata" per il taglio di un capo/i.

STILE IMPERO (abbigliamento)
Linea di abiti femminili caratterizzata dal corpino molto corto, con un punto vita molto alto arricciato, definito da una cucitura o da un nastro sotto il petto.

STILEMA
Derivato di stile, dal latino stilus ‘stilo’, ma anche ‘scrittura’ e ‘modo personale di scrivere’ - col suffisso -ema di fonema. Elemento minimo di stile e unità minima e distintiva riconoscibile in uno stile - cioè in un modo di scrivere o di declinare in maniera personale qualunque cosa - caratteristica stilistica.
 
STILETTO
Scarpa col tacco sottile, alto o altissimo che, a differenza del tacco a spillo, ha sempre lo stesso diametro.

STIVALE
Calzatura che copre piede, caviglia e polpaccio, che in alcuni modelli arriva anche a rivestire il ginocchio e una parte della coscia. Può avere un tacco più o meno alto, aderire alla gamba o rimanere largo. «Gli stivali hanno permesso agli esseri umani di sopravvivere in ambienti ostili e di sconfiggere i nemici; sono stati a lungo indossati per esprimere autorità, e mantengono un'aura eroica e intimidatoria. Sono stati le calzature degli eserciti in marcia, dei cow-boy solitari, dei dandy egocentrici, degli skinhead xenofabi e dei supereroi dei fumetti, ma sono stati anche adottati dalla moda femminile per accentuare le gambe diventando a loro volta un oggetto del desiderio. Nell'abbigliamento occidentale sono stati per secoli una prerogativa maschile.» (Elizabeth Semmelhack - Scarpe. Storia, stili,modelli, identità - ed. Odoya, 2019, p. 69) Quando è basso è definito stivaletto.

STOFFA   
Dal francese antico estophe, a sua volta dal verbo francone stopfon, "imbottire". Una stoffa è una superficie realizzata a partire da fili i cui sviluppi ubbidiscono a varie tecniche.

Si distinguono:
  • le stoffe a fili curvilinei: maglia rasata, maglia gettata;
  • le stoffe a fili  rettilinei: tessitura, tappezzeria, tappeti, tessuti spugnosi, garze;
  • le stoffe a fili mistilinei: tulle, merletti, trine, pizzi;
  • le stoffe a strutture triassiali: treccia, incroci a "paniere";
  • le stoffe non tessute: feltro, tessuti sintetici, tessuti rivestiti, tessuti inseriti;
  • i geotessili o tessuti tecnici: sono quelli utilizzati per la filtrazione, impermeabilità, drenaggio, stabilizzazione e rinforzo del suolo (solo di questi in questo dizionario non mi occuperò).
Francese: Étoffe - Inglese: Cloth | Fabric - Tedesco: Gewebe | Stoff | Tuch - Spagnolo: Tejido | Tela

STOLA
Drappo lungo, di forma rettangolare, da indossarsi attorno alle spalle e incrociarsi sul petto. Viene usato su lunghi abita da sera.

STONDARE 
Ridurre in modo da ottenere una forma o un profilo rotondeggiante (stondare la scollatura di un abito).

STONE BLEACHED  
Termine inglese, composto dalle parole stone, "pietra" e bleached, "decolorato". 
Trattamento per rendere un effetto di sbiancatura del capo (si usa soprattutto per il tessuto denim). Si introducono nella procedura del primo lavaggio alcuni agenti chimici, quali ipoclorito di sodio, che riducono il colore del tessuto. Con un ulteriore trattamento di rifinitura, prima dell'asciugatura, ogni residuo delle sostanze chimiche adoperate viene eliminato per evitare la degradazione delle fibre.

È suddiviso in:
  • Bleached normale - è quello "base", sopra descritto.
  • Super bleached - i jeans vengono ulteriormente schiariti quasi a renderli bianchi aggiungendo cloro al lavaggio.
  • Tie bleached  - i jeans vengono schiariti a chiazze irregolari. Il risultato viene ottenuto aggiungendo cloro e legando i jeans durante il lavaggio.
Oggi questi effetti si possono ottenere utilizzando enzimi meno inquinanti.

STONE CHIMICO 
Per avere un effetto invecchiato del capo (si usa soprattutto per il tessuto denim), senza però aggiungere pietra pomice, si introducono degli enzimi durante la fase di lavaggio. Questi, reagendo con la cellulosa presente nel cotone, rimuovono la fibra in superficie, dando così al capo un effetto slavato, leggero, morbido. È anche definito Lavaggio enzimatico con bio abrasione. 

STONE WASHED (STONE WASHING)
Locuzione inglese, usata in italiano al maschile, composto dalle parole stone, "pietra" e washed, "lavare" (lavato da pietre), appartenente al linguaggio internazionale dell'abbigliamento. Trattamento che si effettua sul tessuto di cotone in pezza o in capo confezionato per accelerare l'effetto di lavaggio e dare ai capi un risultato originale e invecchiato, stinto, vissuto. Si esegue un energico lavaggio a 55-60°C, in presenza di pietra abrasive che graffiano il tessuto denim (ma non solo). Tra le più comuni, si usano le pietre pomici naturali e sintetiche che durante la fase di lavaggio abradono il tessuto, riducendo anche le tonalità. Si possono utilizzare pietre pomici naturali (pietre di origine vulcanica) o pietre pomici artificiali quali la "leca".
                 
STORY 
Filo conduttore di una collezione che comprende il tessuto, il colore e gli abbinamenti di stile.

STORY BOARD 
Presentazione dell'idea alla base di una collezione con la classificazione.

STRASCICO 
Lunga sezione di stoffa, di solito di forma rettangolare, posta nella parte posteriore di un abito. Ora è impiegato solo per gli abiti femminili da sposa.  

STRASS  
Voce tedesca; dal nome dell'inventore viennese J. Strasser (18° secolo). Cristallo artificiale a base di ossido di piombo (ma per estensione anche perline) o di vetro (anche cristallo di rocca), di solito non colorate, cucite come guarnizione sull'abito al fine di realizzare un disegno decorativo per abiti, camicette, scarpe o borsette da sera. Lo strass originale è di vetro brillante, splendente, ottenuto per fusione di acido silicio, alcali e ossido di piombo (che deve essere superiore al 50%); è dotato di alto potere rifrangente. Dopo molatura e lucidatura viene utilizzato in bigiotteria per imitazione di pietre preziose.

STRETCH  
Termine inglese; usato in italiano come singolare maschile (propriamente: strappo, stiramento). Termine generico per indicare tessuti realizzati con una componente di fibra elasticizzata (esempio: lycra, ecc.). In uno stretch su trama l'elasticità si sviluppa in parallelo alla cimosa, mentre in uno stretch su ordito corre perpendicolarmente alla cimosa. il bi-stretch, o a due dimensioni, è in entrambe le direzioni. Anche tagliare un tessuto in diagonale conferisce stretch, mentre i tessuti a maglia possiedono uno "stretch naturale" derivato dalla struttura. I non-tessuti non hanno stretch se non sono realizzati con filati elastici. 

STRINGA  
Dall'antico tedesco strang, corda, con influsso di stringere. Laccio (cordoncino) o sottile nastro lungo e sottile, di cotone, cuoio o simili, per lo più a sezione circolare, usato per allacciare indumenti o accessori: scarpe e scarponi, busti ortopedici, oppure capi d'abbigliamento, spesso muniti quest'ultimi di puntali per passare più agevolmente attraverso i fori predisposti trasversalmente nell'oggetto da allacciare e stringere (regolabili) in base alle varie esigenze di vestibilità.  

STYLIST 
Esperto che prepara gli articoli di moda per i fotografi o le presentazioni.

SUBBIO 
Dal latino tardo insubŭlum, "pernio del telaio". È un cilindro di acciaio su cui si avvolgono, uno parallelo all'altro, i fili di ordito, necessari alla fabbricazione del tessuto sul telaio tessile. Alle estremità del cilindro due grosse lastre, denominate "flangie" contengono i fili che altrimenti si disperderebbero; la lunghezza dei fili avvolti determina la lunghezza del tessuto che si vuole produrre, mentre la distanza dal primo all'ultimo la larghezza.  Le macchine per tessere odierne, ad alto ritmo produttivo, esauriscono velocemente  il filato, per cui, per ridurre il numero dei cambi, si tende a impiegare subbi di filato imbozzimato di 2000-2500 metri, dipendentemente dal titolo del filato (ovviamente il maggiore metraggio si riferisce ai titoli più fini). Il subbio è posto sulla parte posteriore della macchina per tessere ed è comandato da uno svolgitore e da un sistema che mantiene costante la tensione dell'ordito durante la fabbricazione del tessuto.

SUEDE
Pelle scamosciata. Cuoio scamosciato, ottenuto dalla divisione di pelli grosse, oppure dalla sfioritura di pelli di spessore normale. Utilizzato per calzature, borse, giacche sportive, ecc.
Il termine è usato anche come attributo ( Suede - finissaggio).

SUEDE  (finissaggio)
Voce inglese proveniente dal francese Suède, Svezia. Finissaggio molto soffice, scivoloso, che dà una mano simile allo scamosciato. Si usa in pelletteria ma anche in campo tessile. Il procedimento di concia e di rifinitura è originario della Svezia.

SU MISURA
Capi realizzati in base alle misure esatte e adattato alle caratteristiche specifiche di un singolo cliente.

SUOLA
Dal latino sola, neutro plurale di solum, "suolo", incrociato con solea, "sandalo". Parte inferiore della scarpa a contatto con il suolo, e più precisamente la parte anteriore distinta dal tacco. Qualche volta il nome si usa per indicare suola e tacco insieme. Può essere anche “doppia”, cioè con una suola intermedia, detta “tramezza”. Il suo compito è fornire stabilità, protezione e impermeabilità, e la sua funzione è quella di garantire trazione e aderenza. È tra i componenti più importanti di una scarpa, perché più la suola è rigida e di qualità, più a lungo durerà il paio di scarpe. Può essere realizzata con una varietà di materiali illimitata:  in cuoio (si ricava dalla “groppa” del bovino che raggiunge uno spessore medio di 6 mm), in gomma, in corda, chiodata, in fibra vegetale (come nelle espradrillas), con cuscinetti ad aria, in legno, ecc.

Francese: Semelle - Inglese: Sole - Tedesco: Sohle - Spagnolo: Suela

Si definisce mezza suola una suola di gomma con cui si rinforza una suola consumata.

SUPER S - classificazione finezza filato lana
Il sistema di classificazione Super S è un metodo di classificazione della lana, e definisce la finezza del filato per ogni categoria di tessuto di lana superfine che voglia fregiarsi di una apposita etichettatura sulla scala Super S (il range di finezza va da 80'S a 250'S), e quindi maggiore è il numero  e più leggera e morbida sarà la stoffa (80's corrispondono a più di 40 km di fili a partire da una sola libbra di lana!).

SUPPLY CHAIN 
L'intera serie di processi e lavorazioni che un articolo deve attraversare prima di arrivare al negozio a partire dalla materia prima.

SVASATURA
Ampiezza extra sull'orlo inferiore di un capo.

SVILUPPO TAGLIE 
Metodo per sviluppare le taglie (aumentando o diminuendo le dimensioni del capo) a partire dalla sagoma di base (taglia campione). Nel settore industriale questa operazione è prevalentemente svolta a computer. 




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