21 dicembre 2016

DIZIONARIO DELLA MODA: A




ABA
Mantello di lana grezza o pelo di cammello, con aperture per la testa e per le braccia o aperto davanti. Costume tradizionale dei Beduini.

ABACA (CANAPA DI MANILA)  
Dallo spagnolo abacá, derivato a sua volta da una voce indigena dell'isola di Luzon, appartenente all'arcipelago delle Filippine. Fibra tessile tratta dalle foglie di piante dette "musaceae" (Musa Textilis, Musa Paradisiaca, ecc.) delle Filippine, dove è tuttora coltivata. Le fibre sono estratte dal fusto formato dai piccioli delle foglie, larghe ed oblunghe, avvolte l'una sull'altra e lunghe dai 3 ai 7 m; hanno notevoli caratteristiche di resistenza e leggerezza e si ritirano poco all'umidità. Le parti più fini, che si ricavano dalle foglie interne, vengono utilizzate per la produzione di tessuti e tele  leggere e molto resistenti; le più grossolane vengono utilizzate, grezza, per cappelli, cesti, stuoie, cordami da marina ed anche refe per reti da pesca, in quanto resiste molto bene all'acqua marina.

ABAYA | ABAYAK
Indumento nero lungo fino a terra, in cotone, rayon o seta indossato in pubblico dalle donne dell'Arabia settentrionale, che lo appoggiiano sul capo o sulle spalle tenendolo chiuso con la mano. Sotto l'baya le donne delle comunità urbane coprono il volto con un velo nero, le donne delle tribù beduine con una sorta di maschera decorata.

ABAYEH
Semplice mantello unisex del Mediterraneo orientale, usato come cappa, cappotto, coprispalle o, se portato sul capo, come grande velo.

ABBIGLIAMENTO  
Dal francese habillementIndica l'insieme di indumenti, degli accessori e degli artifici (acconciature, tinture) destinato a coprirsi ed abbellire il corpo umano. Ma può essere anche l'atto di vestirsi, o, in genere, tutto ciò che serve a vestirsi.
ABBIGLIAMENTO INFANTILE - Si intende il prodotto destinato al consumatore da 0 a 14 anni. A sua volta il settore può essere suddiviso in 3 segmenti: "baby" diretta ai bambini di ambo i sessi da 0 a 2 anni; "bambini" per bambini di ambo i sessi da 3 a 10 anni; "teen-agers" (o giovanissimi) con distinzione dei due sessi e con misure e tipologie differenziate.
ABBIGLIAMENTO DONNA - Si intende il prodotto destinato alla donna superiore ai 14 anni; comprende: capispalla lunghi (cappotti, soprabiti, impermeabili, spolverini, mantelli, giacconi, ecc.), coordinati (tailleur gonna, tailleur pantalone, tailleur abito, ecc.), abiti interi (da giorno, da sera e da cerimonia).

ABBIGLIAMENTO MASCHILE - Si intende il prodotto destinato all'uomo superiore ai 14 anni; comprende: capispalla lunghi (cappotti, soprabiti, impermeabili, spolverini, mantelli, giacconi, ecc.), coordinati (giacca + pantalone), abiti interi (da giorno, da sera e da cerimonia).

ABBIGLIAMENTO UNISEX - Indumenti indossati indifferentemente da uomini o donne, come i jeans e T-shirt.

ABBIGLIAMENTO CASUAL - Modo di vestire informale, pratico e disinvolto (jeans, maglieria, ecc.). Di gusto sportivo ma non destinato alla pratica dello sport.

ABBIGLIAMENTO ETNICO - Abbigliamento tradizionale di gruppi etnici adottato dalla moda occidentale, quali il poncho,  il caffettano o i pantaloni orientali.

ABBIGLIAMENTO INTIMO - Comprende la biancheria intima o personale da donna, uomo e bambini (camicie da notte e i pigiami, vestaglie, maglieria intima, le mutande o gli slip, ecc.) e la corsetteria femminile (reggiseni, body, sottovesti, ecc.).
ABBIGLIAMENTO MARE - Insieme di capi da indossare al mare nelle stagioni calde: costumi da bagno, accappatoi, prendisole, shorts, bermuda, pantaloni, magliette, gonne, ecc. 

ABBIGLIAMENTO PELLE - È sia per donne, uomini e bambini, e non conosce stagioni se non per il fatto che i capi sono più leggeri. Rientra in questo segmento anche capi di "finta pelle", dal prezzo contenuto pur mantenendo l'aspetto esteriore della vera pelle.

ABBIGLIAMENTO SPORTIVO - Comprende il prodotto finalizzato ad accompagnare in modo più o meno tecnico le discipline sportive (tute sportive, scarpe da ginnastica, ecc.). Il poliestere è la fibra più utilizata, ed ha un forte impatto a livello ecologico. Il trend in questo settore è quello di utilizzare materiali riciclati, che garantiscono le stesse performance di quelli vergini.

Francese: Habillement sportif - Inglese: Activewear | Sportswear - Tedesco: Sportbekleidung - Spagnolo: Ropa deportiva
ABBIGLIAMENTO VINTAGE - Indumenti ed accessori di epoche precedenti in riferimento al XX secolo, indossati o collezionati.
Altri segmenti specializzati dell'abbigliamento sono: la camiceria "classica" (sia maschile che femminile), abiti da lavoro, divise ed uniformi, abiti da sposa, abiti ecclesiastici (liturgico), pellicceria, ecc.

ABBIGLIAMENTO LITURGICO
I paramenti sacerdotali sono una variazione del costume laico della tarda romanità. Dal IX secolo non hanno più subito variazioni importanti. L'abbigliamento liturgico del rito latino comprende 18 capi: omerale, amitto, camice, cingolo, subcinctorium, manipolo, stola, tonacella, dalmatica, pianeta, cotta, piviale, guanti pontificali, calze e scarpe pontificali, mitria, pallio e razionale. Secondo lo scopo della celebrazione, i giorni e le ricorrenze dell'anno ecclesiastico, sono prescritti particolari colori: bianco, rosso, verde, violetto o nero.   


Gli accessori dell'abbigliamento comprendono: calzetteria, modisteria, borse e borsette, cinture, cravatte, sciarpe e foulard, guanti, ombrelli, bottoni e cerniere, ecc.

ABBINATO 
Participio passato di abbinare. Due o più fili semplici che vengono uniti e impiegati in tessitura, ritorto o meno fra loro (binato).

ABBINATURA (di due tessuti)  
Dal latino bini, «a due a due»Operazione per abbinare due tessuti ed ottenere un articolo con le due facce esteticamente contrastanti. Il tessuto più pesante viene fatto passare per la abbicatura su una macchina a stampare che porta un cilindro stampatore inciso a punti. Come pasta da stampa si usa una emulsione di resina che sia capace di costituire un incollante perfetto. Immediatamente dopo la stampa il primo tessuto viene fatto aderire al tessuto cui si vuole abbinare e pressato con esso tra due cilindri. Segue l'asciugamento. Questo incollaggio per punti ha lo scopo di conservare all'abbinato una mano morbida, sufficientemente cascante, che non potrebbe realizzarsi se non molto difficilmente con un incollaggio realizzato per spalmatura.

ABBINARE  
Mettere insieme: tessuti e guarnizioni di colori diversi; righe, quadri e stampe in uno stesso capo; le tacche di confezione per montare il capo.
ABBINDOLARE  
Da bindolo. 1. Mettere la matassa sul bindolo (aspo) per dipanarla, per fare il gomitolo. 2. Avvolgersi (detto di un filo).

Francese: Tromper - Inglese: (to) Deceive - Tedesco: Überlisten - Spagnolo: Enganar

ABBOTTONATURA  
1. Atto dell'abbottonare, abbottonarsi. 2. Il complesso degli elementi che servono ad abbottonare un abito, un cappotto o un altro elemento: bottoni, asole ed eventualmente anche guarnizioni, come gli alamari in alcune giubbe militari da parata. Esiste una differenza tra l'abbottonatura degli abiti maschili e di quelli femminili; i primi hanno i bottoni sulla destra e le asole sulla sinistra, i secondi, al contrario, i bottoni a sinistra e le asole a destra.

La tipologia di abbottonatura viene solitamente indicata con la dicitura aXb, dove a e b indicano rispettivamente il numero di bottoni complessivo e il numero di bottoni allacciati.

ABBOTTONATURA A DOPPIO PETTO
Tipo di chiusura con due file di bottoni, indicata soprattutto per i capispalla dove i davanti si sovrappongono.

Le tipologie più comuni nella giacca doppiopetto sono:
  • Sei per uno: composto da 6 bottoni di cui è attivo solo un bottone, quello più in basso.
  • Sei per due: sei bottoni, di cui solo due possono essere allacciati. Questo è il tipo più tradizionale di giacca doppiopetto.
  • Quattro per uno: chiamato anche Kent, dal nome del Duca di Kent che lo rese popolare, è composto da quattro bottoni, di cui solo uno è funzionante.
  • Quattro per due: in cui puoi allacciare entrambi i bottoni o solo quelli in alto o in basso.
  • Due per uno: allacciatura poco usuale, composta da due bottoni di cui solo uno può essere allacciato.
È consigliabile tenere sempre abbottonato il contro bottone interno e nascosto, così da mantenere la linea di fondo della giacca.

ABBOTTONATURA A MONOPETTO
Tipo abbottonatura con una sola fila di bottoni.

ABBOTTONATURA INGLESE (ABBOTTONATURA NASCOSTA)  
Chiusura di un capo d'abbigliamento o di una sua parte tramite bottoni e asole che vengono nascosti sotto una striscia di tessuto sovrapposta. Si usa per camicie, specialmente quelle da sera, per camicette, giacche e cappotti.

ABBOTTONATURA SULLA SPALLA
Chiusura con bottoni applicati sulla spalla, riferito specialmente a maglie o a bluse.

ABHO
Tunica in cotone ricamata, indossata sui pantaloni dalle donne islamiche del Kutch nello stato indiano del Gujarat.

ABITINO
1a. Vestito femminile aderente e corto. 1b. Vestito da bambina.
 
ABITO
Dal latino habitus, "aspetto, comportamento, contegno". 1. Termine generico che indica un capo d'abbigliamento che copra gran parte del corpo. Sinonimo di vestito.
Inglese: Dress.

2.
Nome usato frequentemente per la formazione di sintagmi lessicali tipo abito camicia, abito polo, ecc.

ABITO BUSTIER
Abito senza spalline con corpetto autoreggente.

ABITO A CAMICIA
Abito femminile dal corpino tagliato a camicia, di solito dritto, con colletto omonimo, abbottonatura verticale sul davanti che scende dal colletto fino all'orlo o solo parzialmente, quasi sempre con maniche lunghe e polsini, abbastanza largo e perciò comodo, con tasche o meno, di varia lunghezza, da portare preferibilmente di giorno.

ABITO A CANOTTIERA
Abito femminile leggero, con ampia scollatura sul davanti che sul dietro, senza maniche, ma con spalline sottili, busto attilato, petto e vita ben evidenziati, gonna di taglio semplice, stretta o larga di media lunghezza, da portare in estate per svariate occasioni.

ABITO A CLESSIDRA
È un abito femminile dalla vita stretta, le spalle larghe e la gonna svasata, ampia al fondo.

ABITO ÈTUI
È il classico semplice tubino in un unico pezzo, con scollatura rotonda o a barchetta, lungo fino al ginocchio, aderente, diritto. Con una scollatura più ampia può essere utilizzato come abito da cocktail.

ABITO A FOURREAU
Abito che avvolge il corpo, molto aderente, con scollatura che lascia le spalle completamente scoperte; può essere corto o lungo.

ABITO A GILET
Abito che nel corpetto prende le forme del gilet: abbottonato sul davanti, scollo a V, senza maniche.

ABITO IMPERO (o EMPIRE)
Abito femminile a tunica con vita alta sotto il seno, che può essere fine o più alto a fascia, arricchito a volte da un nastro o una cintura dello stesso tessuto, mentre il resto dell'abito scende diritto o leggermente svasato verso terra senza segnare la vita. Le maniche sono corte a palloncino oppure lunghe e aderenti, con solo la parte alta a palloncino; il décolleté è molto spinto.

ABITO MONOSPALLA
Abito femminile con una sola spallina.
 
ABITO A SACCO
Il nome deriva dalla caratteristica forma diritta degli abiti, che ricorda appunto un sacco. Abito con scollatura di solito a barchetta di linea diritta, che scende diritto dalle spalle verso il basso appoggiandosi ai fianchi senza segnare la vita, non tagliato in vita, orlo al ginocchio, può avere maniche lunghe o corte.

ABITO A SOTTOVESTE
Abito femminile confezionato con stoffa leggera dalla linea molto audace, con corpino aderente che sottolinea il seno, trattenuto da spalline molto sottili, ampia scollatura sia davanti che dietro, senza maniche, vita tagliata o meno ma ben accentuata, senza cintura, né tasche, di lunghezza media o corto.
Inglese: Slip dress.

ABITO PRÉ-MAMAN
Abito femminile largo e comodo, dalla linea studiata appositamente per le donne incinta. Esistono due tipi base: il primo con poco sopra il petto un carré il quale, tramite arricciature o pieghe raccoglie l'ampiezza della stoffa sottostante che, sciolta, si allarga verso il basso; nell'altro, più sofisticato, la larghezza della stoffa viene riunita da una fascia cucita in orizzontale attorno al corpo appena sotto il ventre, per poi lasciarla ricadere sofficemente sui fianchi. In ambedue i casi la lunghezza del vestito è media, le maniche sono corte o lunghe, la stoffa è adeguata alla stagione e all'uso come del resto i particolari tipo colletto, taglio delle maniche, tasche, abbottonatura.

ABITO A PALLONCINO
Abito con corpetto aderente e gonna ampia, arricciata in vita e stretta al ginocchio con effetto gonfio.

ABITO PRINCESSE
Termine francese, principessa. Lo lanciò il grande stilista parigino di origini inglesi Charles Frédéric Worth nel 1863, che lo creò per l'imperatrice Eugenia e la principessa Alessandra del Galles. Abito femminile tagliato dritto in un solo pezzo, senza cucitura in vita, con cuciture verticali che modellano le forme evitando le punte aguzze delle pince del seno, che permettono creando profonde pieghe di raggiungere all'orlo, una larghezza anche molto ampia. Le cuciture curvano dal giromanica  sopra il seno e scendono lungo il capo su entrambi i lati del centro davanti.

ABITO SENZA SPALLINE
Abito femminile senza spalle, che si regge con elastico o reggiseno incorporato, scollatura lineare, a cuore, a balconcino, ecc.
Inglese: Strapless dress.  

ABITO PULLOVER (raramente ABITO PULL)
Abito femminile fatto a maglia o cucito con stoffa a maglia assomigliante a un maglione troppo lungo e magari troppo largo; cade dritto sul corpo avvolgendolo morbidamente; di solito con maniche lunghe, corto o appena sopra il ginocchio; privo di vita segnata, arricciature, pieghe o simili; può variare la forma del colletto o della scollatura, dettagli tipo il punto maglia, inserti di lustrini o ricami e il taglio delle maniche (a raglan, a pipistrello, ecc.).

ABITO A TUBINO
Abito femminile di linea semplice e diritta, senza maniche o corte, leggermente aderente, scollatura ovale o orizzontale appena accennata, lunghezza al ginocchio, senza cintura, solitamente nero. Inglese: Sheatsh dress.

ABITO A TULIPANO
Abito femminile. Il busto, con raffinati drappeggi e arricciature e una scollatura profonda, raffigura il fiore del tulipano, mentre la vita stretta accentuata da una cintura e la gonna aderente modellata da tagli laterali rappresentono lo stelo. La lunghezza dei capi varia, con la tendenza al corto più che al lungo. 

ABITO A TUNICA
Abito femminile a taglio diritto, senza pinces, non aderente, a volte un po' svasato in fondo, con o senza maniche. Detto anche abito diritto.
Inglese: Tunic dress.

ABRASIMETRO  
Da abradere + metro. Apparecchio usato in laboratorio per controllare la resistenza all'usura (sfregamento). Può avvenire tessuto su tessuto o carta abrasiva su tessuto.

ABRASIONE (processo di)  
Dal latino tardo abrasio-onis, derivante da abradĕre «raschiar via». Processo di lavaggio che dà a un capo un aspetto usato e vissuto. È un processo industriale o artigianale fatto con tecniche ben precise, generalmente con il lavaggio in particolari macchine. L'abrasione può essere fatta sia con pietra pomice o con altri strumenti.

ABRASIONE (resistenza alla)  
Dal latino tardo abrasio-onis, derivante da abradĕre «raschiar via». Significa resistenza all'usura superficiale, provocata dallo sfregamento e dal logorio, che vengono misurati in laboratorio, con gli appositi abrasi metri. Fino ad oggi le prove di resistenza all'abrasione si limitavano a testare l'azione meccanica di abrasione e, di conseguenza, non avevano un riscontro diretto con la reale usura nel tempo di un prodotto. La difficoltà è sempre stata infatti la complessa riproducibilità del processo di abrasione provocato dal contatto tattile. Le caratteristiche superficiali della mano possono essere riassunte nell'azione elastica, nella forma curva delle dita, nel comportamento proprio della pelle, nel movimento effettuato durante il contatto con una superficie e per finire nell'azione chimica (come ad esempio: sudore, grasso, olio, detergenti, creme e tutti gli agenti chimici che possono venire a contatto con le mani).

ACCAPPATOIO  
Il nome deriva da cappa. 1. Capo unisex in tessuto di spugna, in ciniglia o in cotone a nido d'ape, tutti materiali che hanno la proprietà di avere un facile assorbimento dell'acqua e di asciugare perfettamente la pelle. Dal taglio semplice e confortevole, può essere lungo alla caviglia o corto al ginocchio o alla coscia; è aperto sul davanti, con i due lembi di stoffa che si sovrappongono e sono chiuse da una cintura a fiocco legata in vita. Ha tasche applicate, con o senza cappuccio o collo a scialle. Si indossa generalmente dopo il bagno, anche al mare.

Francese: Sortie de bain - Inglese: Bath-robe | Bath-wrap - Tedesco: Bademantel - Spagnolo: Salida de baño

2. Mantello di mussola bianca, che una volta, le donne indossavano per acconciarsi i cappelli.

ACCECARE (un punto)  
Far passare l'ago nello stesso buco per disfare il punto già eseguito in precedenza.

ACCESSORI  
Articoli indossati a completamento del look, che assolvono ad una funzione utile e decorativa. Si intendono i guanti, borse e cinture, cravatte e foulard, cappelli (modisteria), calze e collant, scarpe, ecc. In genere questi accessori sono accostati in modo armonico all'abbigliamento che si indossa, rispettando l'abbinamento dei colori e lo stile dell'insieme.

ACCESSORIO (tessile)  
Dal latino medioevale accessorius, a sua volta dal verbo accedere, "entrare a far parte". Elemento complementare che serve per ornamento o altro quali nastro,  passamaneria,  pizzo, applicazione (applicazioni). Inglese: Ouitfit.
 
ACCOLLATO
Aggettivo deverbale di accollare con il suffisso -ato. 1. Qualsiasi indumento aderente al collo. 2. Scarpa con tomaia aderente al collo del piede.

ACCONCIATURA
Ornamento della pettinatura e maniera di acconciare i capelli femminili.

ACCOPPIATO (DOPPIATO
Participio passato di accoppiare. Dicasi di due differenti tessuti che vengono usati uniti (mediante cucitura o incollatura) per formare il diritto e rovescio di un capo rovesciabile o meno. "' un falso "double-face".

ACCOPPIATURA (di fili)  
Sinonimo del più appropriato termine binatura.

ACCORCIAMENTO  
Da accorciare. 1. Capacità di un filato, di un tessuto di modificare la sua lunghezza in senso negativo per effetto di fattori fisico-meccanici o chimici. Quello dovuto alla torsione è tanto maggiore quanto più numerosi sono i capi che compongono un ritorto. Nei tessuti si riferisce all'accorciamento che si verifica nell'ordito a causa dell'intreccio con le trame. 2. In sartoria, la riduzione della lunghezza di un capo o di una sua parte: l'accorciamento della manica, della gonna, del dorso, ecc.

ACCORCIATO  
Termine usato per un indumento che è stato accorciato o tagliato per ridurne la lunghezza.

ACCORDELLAMENTO
Procedura di sfioccamento del pelo nella lavorazione del cappello di feltro, consistente nello sfioccare il pelo in velli leggerissimi, mediante un apparecchio detto arco o arsone, oggi sostituito da macchine soffiatrici.

ACETATO (ACETICELLULOSA)  
Fibra tessile artificiale ottenuta dalla cellulosa trattata con acido acetico e anidride acetica, che prende il nome di raion all'acetato. È presente in commercio come filamento continuo; di aspetto serico (filato brillante, opaco o tinto in pasta). La fibra rammollisce a 200°C ca. con punte di fusione a 250°C. Brucia lentamente, fondendo, con formazione di palline nere. Si tinge con coloranti dispersi o plastosolubili. Nell'abbigliamento è impiegato soprattutto in mista con viscosa e con altre fibre naturali e sintetiche. Caratteristiche: morbida e delicata, aspetto serico, colori vivi e brillanti, buone doti di traspirabilità, igroscopicità e comfort. La fibra non è attaccata dalle tarme; è resistente alle muffe; ha una eccellente resistenza ai batteri. Ha una limitata resistenza all'abrasione e perde di resistenza per effetto della luce solare. Impieghi: abbigliamento femminile (abiti, camicette, lingerie), velluti, fodere, maglieria esterna estiva, costumi da bagno, cravatte, nastri, rasi, passamanerie e broccati per l'arredamento.

Francese: Acétate - Inglese: Acetate  - Tedesco: Azetat - Acetato

ACHKAN
Soprabito indiano maschile di stile cittadino, attillato e chiuso da una fila di bottoni che si ferma in vita.

ACIDARIO
Berretto conico tipico del doge di Venezia.

ACRILICO  
Da acrile. Fibra tessile sintetica  costituita per l'85% da acrilonitrile, monomeri derivati dall'acido acrilico. È disponibile in fiocco, tow, top per filatura. Viene prodotta in numerosi tipi speciali con caratteristiche innovative: microfibre più sottili del cashmere, per una maglieria morbida e calda; fiocchi "flame retardant", destinate ad utilizzi tecnici nell'ambito della sicurezza; fibre che nascono già tinte dal produttore, per risparmiare sui processi di tintura, assicurando nel contempo un maggior rispetto dell'ambiente ed una solidità a prova dei più severi utilizzi "outdoor", ecc. Può essere impiegata in puro o con fibre naturali o "man made". Tra i marchi commerciali più diffusi: l'Orlon, l'Acrilan, il Leacril, il Dralon
Il processo produttivo prevede una fase di polimerizzazione, seguita dalla filatura chimica che, data la particolare natura dell'acrilonitrile, non può essere effettuata per fusione ma solo per soluzione. La filatura può avvenire a secco, come nella prima produzione di DuPont e di Bayer, oppure a umido, sistema, quest'ultimo, che nel tempo si è affermato come il più diffuso, rappresentando oggi circa l'85% della capacità installata nel mondo. Alla filatura fa seguito una serie di trattamenti il cui scopo è quello di impartire alla fibra le necessarie caratteristiche fisico-meccaniche, quali tenacità, modulo, fissaggio (nel caso della fibra stabilizzata), retraibilità (nel caso della fibra high-bulk), cretto, mano: proprietà che sono progettate in funzione della tecnologia di trasformazione, e degli usi finali cui la fibra è destinata. Notevole importanza nel processo di filatura chimica della fibra acrilica ha assunto la tintura, che può vantaggiosamente essere effettuata direttamente nella fase di produzione. Si possono impiegare due tecnologie: in filatura, inserendo coloranti o pigmenti nella soluzione del polimero, prima di alimentarlo alle filiere; oppure in linea, aggiungendo speciali coloranti prima dell'essiccamento, quando la fibra è ancora allo stato di gel, per cui la penetrazione del colore è possibile in modo efficace. La fibra acrilica "producer dyed" si è affermata per una serie di vantaggi non indifferenti, quali l'ottima riproducibilità dei colori tra i diversi bagni di tintura, l'elevatissima solidità e durata delle tinte, l'assoluta costanza di caratteristiche, i vantaggi di costo in rapporto alla tintura in filo, e infine il rispetto dell'ambiente, perché i coloranti inesausti non sono scaricati con l'acqua di tintura ma recuperati e smaltiti nell'ambito del ciclo produttivo 8rese di processo vicine al 99%). È indubbio, comunque, che la tintura "normale" (quella eseguita invece sul materiale greggio allo stato di fiocco, top, filato, tessuto, maglia) è il procedimento di più vasta applicazione in mercato, e ciò per varie ragioni. Intanto la facilità di tingere la fibra acrilica con coloranti cationici porta a risultati eccellenti in fatto di solidità, intensità e vivacità dei colori: il processo tintoriale è inoltre da tempo divenuto rapido e sicuro, con ottimo grado di esaurimento e facilità di riproduzione, nonché mezzo congruo di "quick-response". Nessun problema anche nell'ampio ventaglio di applicazioni in mischia con fibre diverse (naturali o chimiche), e questo pure per quanto attiene alle fasi di lavorazione lungo la filiera tessile, segnatamente in filatura e tessitura. Caratteristiche: Si producono manufatti con mano particolarmente lanosa e calda. Ha un'ottima resistenza alla luce solare ed agli agenti atmosferici; inattaccabilità da muffe, microorganismi, tarme, insetti di qualsiasi genere. Ha un ottimo comfort, coibenza, traspirabilità; facilità di lavaggio, senza infeltrimento, con rapidità di asciugatura. È irrestringibile ed ha buona resistenza allo stropicciamento. Impieghi: Tessuti per abbigliamento per drapperia e laneria leggera e pesante, maglieria esterna ed intima, calzetteria, ecc.; normalmente in mista, e quella più utilizzata è con lana nel rapporto 55/45. Pellicce per interno o per esterno, impiegando fibra acrilica pura o in mista al 100% nei titoli 3,3 - 5,6 - 8,9 dtex. Tappeti, per la resilienza e la facilità di manutenzione; tessuti e velluti per arredamento (aspetto brillante, lunga durata, resistenza allo sporco, facile pulitura), dove l'effetto è realizzato con filati lanieri o cotonieri prodotti con fibra acrilica lucida al 100% nei titoli 3,3 - 5,6 dtex; tende per esterno (ottima resistenza alla luce solare, alle muffe ed agli agenti atmosferici).

Francese: Acrylique - Inglese: Acrylic - Tedesco: Acryl | Acrylsaür - Spagnolo: Acrilico
 
ACROMATICI (colore)
Sono i colori privi di una tinta (tono cromatico), ossia il nero, il grigio e il bianco.
 
ACTION-COAT
Locuzione inglese; da action, «azione» + coat, «cappotto», connessa con l'aspetto e l'uso sportivo del capo. Cappotto da uomo, corto e sportivo, pratico e molto funzionale, chiuso da una lampo, con o senza cintura, molte tasche, di stoffa pesante, a volte impermeabile.

ACTION-MAN-SWEATER (pullover)
Pesante pullover color verde militare, derivato dall'esercito britannico, dotato dei caratteristici inserti in camoscio sulle spalle e sui gomiti.

ACTIVEWEAR  
Termine inglese; da active, "attivo" + wear, "indossare". Abbigliamento tecnico usato per svolgere attività sportive, oggi con sempre più connotazioni fashion.
 
ADDENSANTI
Prodotti chimici di varia natura in grado di formare soluzioni colloidali (
stato di aggregazione nel quale una sostanza è dispersa in un'altra) di elevata viscosità. Prodotti usati nella lavorazione tessile per apprettare i manufatti.
 
ADDENSANTI (da stampa)
Costituiscono i componenti fondamentali delle paste da stampa, cui conferiscono la viscosità necessaria per il trattamento del colorante nei limiti del disegno sino al momento del suo fissaggio. La scelta dell'addensante è vincolata ai seguenti fattori: tipo di macchina da stampa impiegata; proprietà del substrato tessile; gruppo tintoriale di appartenenza del colorante; tipo di impianto per l'eliminazione dell'addensante stesso e del colorante non fissato dopo la stampa. Dopo il fissaggio del colorante, l'addensante deve essere eliminato dal tessuto con il lavaggio, e l'efficacia di questo trattamento è ovviamente subordinata al requisito di una sufficiente solubilità.

ADERENTE  
Participio presente di aderire. Detto di abito stretto, fasciante.
 
AD LIB
Dall'espressione latina ad libitum,
«a piacere». Moda caratterizzata da abiti morbidi ed ampi, realizzati con tessuti stampati dai colori vivaci e fluorescenti. Considerata una corrente di moda neo-hippy, nacque a Ibiza (isole Baleari) tra il 1970 e il 1980.

ADVERTISING  
Termine inglese. Significa pubblicità. È un termine strettamente legato al settore della moda dato che le prestazioni delle modelle e dei modelli vengono utilizzate per pubblicizzare un prodotto, che sia la nuova collezione di uno stilista o un prodotto specifico. È spesso associato al termine  campaign: "advertising campaign" è la campagna pubblicitaria.   

AEROGRAFATO  
Decoro ottenuto a spruzzo di colore proveniente da macchina ad aria compressa, mediante mascherinatura.

AERTEX  
Tessuto di cotone leggero con struttura a nido d'ape. Nato per camicie e biancheria intima  oggi è utilizzato per lo sportswear estivo.

AESTHETIC DRESS  
Termine inglese. Stile ispirato da capi di vestiario del passato (Abbigliamento artistico) o orientale, come i kimono; comporta l'uso di tinture naturali per i tessuti o di disegni tradizionali o ispirati alla natura (Stampe liberty, Disegno cachemire).

AFFALDATORE  
Macchina per srotolare il tessuto e disporlo in falde. Questo processo viene effettuato per preparare il tessuto a quelle lavorazioni che in alimentazione necessitano del tessuto affaldato. Gli elementi principali di un affaldatore sono rappresentati dalla vasca di accumulo del tessuto (scivolo), da un cilindro di passaggio, da un freno (per regolare la tensione del tessuto), dai cilindri centratori e di trascinamento e dall'affaldatore. Questa macchina può essere utilizzata per tutti i tipi di tessuto.

AFFALDATURA  
L'operazione che si compie su un tessuto con l'affaldatore per piegarlo in modo regolare, all'uscita di un processo, di solito su un bancale, con una falda sopra l'altra.

AFFINITÀ TINTORIA  
Capacità di un tessuto di trattenere il colore.

AFFORDABLE
Voce inglese; significa “a prezzo accessibile”. Indica, quindi, la moda economicamente accessibile un po’ a tutti.
 
AGAL
Penisola Arabica. Parte essenziale del copricapo tipico del popolo saudita: è un doppio anello di cordone o cordoncino di colore nero a forma circolare che trattiene intorno alla testa il telo (ghutra). L'agal, indossato dai dignitari d'alto rango è composto spesso da più cordoni rivestiti di fili d'oro. Anche nella dizione 'agal, iqal o igaal.  


AGAVE (SISAL)
Àgave deriva dal latino agave, a sua volta dal greco ἀγαυός "agamai" «splendido, meraviglioso». Sisal è dato dal nome della omonima città, nella penisola dello  Yucatán in Messico dal cui porto grandi quantità di questa fibra venivano imbarcate per le più svariate destinazioni. Fibra tessile molto resistente che si ricava dalle foglie dell'agave sisalana (pianta grassa). È impiegata per cordami, stuoie, cappelli di paglia.

AGED-LOOK (al singolare: USED-LOOK)
Locuzione inglese; da aged, «vecchio» + look, «aspetto». Insieme di tessuti che, trattati con certe operazioni di finissaggio (ad eseempio il jeans stone washed), assumono l'aspetto di "già usati". 

AGGHINDARE
Da a- + il termine francese guinder, issare. Vestire con particolare ricercatezza, con eleganza leziosa.

A GIORNO 
È detto in questo modo perché lascia passare la luce. 1. Termine generico per indicare i tessuti traforati per effetti di tessitura o di ricamo. È usato come motivo di decorazione od orlo a giorno per la biancheria o come motivo ornamentale per abiti e camicette femminili; il ricamo si esegue sfilando dal tessuto alcuni fili dell’ordito e con l’ago e il filo di cucitura si uniscono due o più fili della trama ottenendo tanti mazzetti che creano alla fine una linea traforata. 2. Nel linguaggio sartoriale questo tipo di orlo si può indicare usando il termine francese: à jour.

AGNELLINA  
Nome generico di tessuti (oggi soprattutto in fibre sintetiche) imitanti il pelo di agnellino, usati per foderare interni di capi, baveri, guarnizioni.

AGO  (plurale: AGHI)
Dal latino acus.  1. Sottile asticciola di acciaio temperato usata per lavori di cucito; ha una punta acuta a un capo e l'altra smussata e forata detta cruna in cui si inserisce il filato. Gli aghi vengono misurati con il sistema metrico decimale (70-110) e con il sistema Singer (11-18). Esistono diverse punte a seconda del materiale da cucire: a punta aguzza o arrotondata (a palla), a punta tagliente per la pelle; da cucito, da ricamo, da rammendo, ecc. 

2. Ago da maglia o da calza - 2a.  Dom. Sottile cilindro di metallo o di materia plastica o talvolta di legno, usato per lavori a maglia; ferro da calza. 2b. Ind. Strumento munito di uncino che consente la formazione della maglia. In commercio esistono differenti tipi di aghi adatti alla relativa tipologia di macchina (aghi con talloni alti e bassi, con linguetta e uncino, aghi per legaccio).   

Ind. maglia - È l'elemento essenziale per la formazione della maglia. Le sue parti essenziali sono:
  • un uncino per prendere e trattenere il filo da immagliare;
  • un sistema per chiudere e aprire l'uncino, in modo che questo possa alternativamente prendere un nuovo filo e abbandonare quello vecchio;
  • un sistema per consentire all'ago di ricevere i movimenti necessari per la formazione della maglia.
Esistono tre principali tipi di ago:
  1. a linguetta - Il sistema per aprire e chiudere l'uncino è costituito da una levetta a «linguetta» imperniata a una certa distanza dall'uncino. Il filo, premendo sulla linguetta, ne provoca la rotazione e conseguentemente l'apertura e la chiusura dell'uncino. Viene comandato attraverso un tallone. Non richiede sistemi complicati di azionamento ed è il più usato, perché consente di raggiungere elevate velocità di produzione, anche se non dà una maglia perfettamente regolare. Un tipo speciale di ago a linguetta è quello a doppio uncino. Richiede un elemento supplementare per il suo azionamento.
  2. a becco - L'uncino, piuttosto lungo, per garantire la giusta flessibilità, viene chiuso per la pressione di un elemento esterno. L'apertura è automatica, per elasticità. Viene comandato fissandolo ad una piastra. Richiede sistemi complessi per l'azionamento, quindi non è adatto alle alte velocità di produzione, ma dà una eccellente qualità di maglia.
  3. a slitta o a linguetta scorrevole - L'apertura e la chiusura del becco avvengono per mezzo di una linguetta scorrevole nello stelo dell'ago. La linguetta è azionata distintamente dall'ago; il filo non è sollecitato e la corsa necessaria per la formazione della maglia è molto bassa; quindi si possono raggiungere elevate velocità ed elevate concentrazioni di punti di formazione maglia. 
3. Gioco d'aghi - fornitura completa di aghi da maglia (di solito cinque) per eseguire lavori tubolari.

4. Ago torto - Piccolo ferro uncinato ad una estremità, usato per lavori femminili in filato di lana o cotone, affini a quelli eseguiti con gli aghi da maglia.
Gli aghi per cucire a mano hanno la cruna dalla parte opposta della punta mentre in quelli per macchine da cucire punta e cruna sono entrambe dalla stessa parte. In questi esistono anche due incavi laterali in corrispondenza della cruna, che terminano dove lo stelo è più grosso.

Ind. tess. - Si usano aghi a becco, aghi rotondi, senza cruna, con la punta ripiegata sul gambo, munito di apposita scanalatura, in cui entra la punta dell'ago quando è chiuso (caratterizza i telai per maglieria); ago a linguetta, ago a una o due teste, schiacciato ai lati, applicato alle macchine per maglieria. La fabbricazione degli aghi (trafilati o stampati) inizia con la tempra e il rivestimento dell'acciaio (dapprima tenero per poter essere lavorato) per conferirgli l'indispensabile elasticità. All'uscita dei forni di tempra, prima di essere nichelati o cromati, ghi aghi vengono messi in tamburi rotanti, i buratti che contengono sabbia finissima, in cui gli aghi vengono tenuti anche ventiquattro ore consecutive e perdono così tutte le rugorosità e squame. In Italia esistono importanti fabbriche specializzate in aghi per cucire a mano, mentre la produzione di quelli per uso industriale è più limitata.

Parti di un ago per macchina:
  • calcio - È la parte superiore del codolo ed è di norma arrotondata o smussata per facilitare l'introduzione nel morsetto.
  • codolo - È la parte che viene bloccata dal morsetto porta ago o da una vite della barra d'ago. È la parte di maggior diametro, ed è di norma cilindrica, ad eccezione di alcuni aghi ove si hanno uno o due piani per dare automaticamente la posizione dell'ago o per permettere il montaggio di due o più aghi molto vicini fra loro.
  • spalla - È la parte tronco-conica che sta tra il codolo e lo stelo. La spalla, oltre a raccordare due parti di diametro diverso, serve a dare maggiore robustezza all'ago.
  • stelo - È la parte compresa tra la spalla e la cruna. È soggetta più di ogni altra parte allo sfregamento contro il tessuto e quindi subisce i maggiori effetti di riscaldamento.
  • scanalatura - È un canale ricavato lungo lo stelo e prolungantesi oltre la cruna. Ha la funzione di alloggiare il filo dell'ago ed evitare lo sfregamento contro il tessuto durante la fase di penetrazione. La parte dell'ago ove si trova la scanalatura lunga è detta parte frontale ed è quella in cui si effettua l'infilatura.
  • cruna - È il foro attraverso cui scorre il filato e che congiunge le due scanalature. La grandezza della cruna è proporzionale al diametro dello stelo: il filato deve passare facilmente attraverso la cruna senza però essere troppo libero per non influenzare la buona formazione del cappio.
  • scalfo - È uno scarico praticato dalla parte opposta della scanalatura lunga immediatamente sopra la cruna. La funzione dello scalfo è permettere il passaggio della punta del crochet molto vicino all'ago, in modo da poter garantire con maggiore sicurezza la presa del cappio, senza provocare spuntature del crochet o rotture degli aghi.
  • punta - È la parte di ago compresa tra la cruna e l'estremità inferiore dell'ago o punta in senso stretto. La punta ha, nella maggioranza dei casi, una forma conica con il vertice appuntito o più o meno arrotondato in modo da spostare i fili delle maglie o trame del tessuto e permettere la penetrazione dell'ago senza danneggiare il tessuto stesso.
AGORAIO 
Da agora, antico plurale di ago. 1. Minuscolo astuccio, cilindrico o ovoidale, per custodire gli aghi. 2. Chi fabbrica o vende aghi (in disuso).
         
AGRAFÉ  
Voce francese. In italiano sta per agganciato.

AGRIMANI
Dal francese agréments, letteralmente ornamenti. Indica una sottocategoria di passamaneria. È molto usata nell'arredamento, ma ha un impiego frequente anche nell'abbigliamento femminile (ad esempio nell'interno di pellicce).

AGUGLIATI  
Da aghi. Su un supporto non tessile (non tessuti) di schiuma poliuretanica è possibile mediante particolari macchine inserire delle fibre tessili, generalmente di viscosa. L'inserimento si ottiene mediante aghi e può essere effettuato su uno o su ambedue i lati della schiuma. Questi supporti così preparati possono essere impiegati in forma non termoadesiva come copri plastron, rinforzo spalline, rinforzo rollino, ed in forma adesiva sempre come copri plastron o anche per rinforzare piccole e grandi superfici di tessuti medio, medio pesanti dove daranno una mano gonfia ma morbida. Sono comunque poco usati per infustamento di grande superficie, e solo in confezioni di non alta qualità.

AGUGLIATURA  
Processo di rifinizione dei tessuti non tessuti con cui, mediante movimento verticale degli aghi, si conferisce compattezza al materasso di fibre ottenuto all'uscita della carda, per sovrapposizione di più strati di velo. Si ottiene quindi un tessuto non tessuto dotato di una certa consistenza dovuta alla penetrazione di una parte delle fibre trascinate verticalmente dal moto degli aghi. Successivamente per aumentare la resistenza del prodotto possono essere eseguite le lavorazioni di resinatura o di termofissaggio.

AIGRETTE
Penne d'airone che nell'800 guarnirono acconciature e cappelli e sui turbanti  dei maragià e dei califfi nonché, sempre nel XIX secolo, sulla feluca dei generali.
 
AIRCOAT
Dall'inglese air, aria e coat, cappotto. Tessuto in cotone, usato principalmente per soprabiti, con il diritto coperto da una sostanza sintetica che imita la pelle. È lavabile, non si straccia, permeabile all'aria e particolarmente resistente.

AIR-FLOW  
Apparecchio per misurare il titolo (finezza) di una fibra (metodo flussometrico), che si basa sulla diversa permeabilità all'aria di un campione di fibre di fiocco di peso e volume costante, attraversato da una corrente di aria costante. Caratteristica comune a tutti i tipi di air-flow è la rapidità di esecuzione: si riescono infatti ad avere i risultati nel giro di pochi minuti.

AI-ZOME  
Tecnica di stampa giapponese, solo in tinte degradanti dal blu scuro al chiaro.

À-LA-PAGE  
Si dice quando si è "all'ultima moda".

ALAMARO  
Dallo spagnolo alamar, e questo a sua volta dall'arabo al-'amàr, "laccio, corda". 1. Tipica allacciatura realizzata in cordoni o con passamaneria che formano un'asola volante in cui entra il suo riscontro, in genere un nodo o ingrossamento che funge da bottone, o dove viene fatto passare una olivetta di corno (o legno), o, meno frequentemente, di metallo o altro materiale ricoperto da filo, per lo più di forma allungata, o di canna di bambù. Si usano soprattutto per giacconi e cappotti e, specialmente, sul noto Montgomery. Utilizzati anche per sottolineare una tendenza militaresca, oppure in sartoria per non tagliare con gli occhielli, tessuti o pellicce. Sono chiamati anche brandeburghi. 2. Sono chiamate così anche le mostrine (distintivo) d'argento dei Carabinieri e dei Granatieri di Sardegna.

Francese: Grenouille - Inglese: Frog | Toggle - Tedesco: Knebelverschluß - Spagnolo: Alamar

ALBA  
Dal latino, la biancaVeste bianca, lunga sino alle caviglie e che copre completamente l'abito comune del sacerdote  usata per la messa dal sacerdote cattolico, adottata anche dai religiosi anglicani (e raramente da quelli luterani). Pare che sia di origine egiziana. È anche chiamato camice.

ALBAGIO  
Dall'arabo al-bazz. 1. Panno di lana a trama rozza, generalmente bianco, usato soprattutto nell'antica marina remica per indumenti dei galeotti, tende delle galee e rivestimenti di imbarcazioni. È simile all'orbace. 2. Per estensione tessuto grossolano.

ALBARCAS
Zoccolo originario della Cantabria (regione sulla costa nord della Spagna). La suola ha tre robusti tasselli / rialzi.

ALBATRO  
Dall’inglese albatross, francese albatros, probabilmente derivato dello spagnolo e portoghese alcatraz, nome di una specie di pellicano, incrociato con il latino albus «bianco». Panno di lana soffice rigenerata o garzata. La superficie villosa assomiglia nella contestura al piumaggio di un albatro (grande uccello oceanico). Solitamente viene tinto in colori chiari in quanto è usato essenzialmente per camice da notte femminili e pigiamini da bambini.

ALCALI
Composti (basi) che reagiscono con gli acidi formando sali; rendono solubili sostanze coloranti insolubili, e sono quindi importanti sia per tinture al tino che per tinture a secco/a freddo. tra i metalli alcalini vi sono sodio, potassio, calcio e magnesio. Gli alcali hanno ph elevato e colorano di azzurro la cartina di tornasole.

ALCANTARA  
Nome spagnolo derivato dall'arabo. Marchio di Alcantara S.p.A. 1. Tessuto, molto fine e costoso, formato da microfibre sottilissime di poliestere e poliuretano (non tessuto). Viene trattato con procedimenti di finissaggio, che lo rendono simile al camoscio (scamosciato) per consistenza e leggerezza. Resistentissimo, non si stropiccia, si può stampare e ricamare. Può essere cucito una sola volta, in quanto se si tolgono i punti rimangono i buchi dell'ago. Impermeabile. È impiegato per la confezione di capi d'abbigliamento, borse ed accessori vari, per i rivestimenti delle automobili e per l'arredamento. 2. Varietà di ovini che prende il nome dalla città omonima, della provincia di Càceras (Spagna).

ALESHU
Stoffa di cotone prodotta dagli Hausa nigeriani e composta da sottili strisce tessute individualmente, quindi tinte con dosi abbondanti di indaco e battute fino ad assumere un aspetto lucente.

ALETTA
Diminutivo di ala. Pezzo di stoffa doppia, di solito di forma rettangolare, lavorato e rifinito, che ricopre la fessura delle tasche. É detta anche
patta. Altre denominazioni: patella, pateletta, battente

ALFA  
Dall'arabo halfa. Fibra tessile ricavata da una pianta erbacea perenne, sempre verde, formante grossi cespugli tondeggianti, che cresce spontanea in alcune regioni che si affacciano sulla parte occidentale del mar Mediterraneo: Africa del nord (dal Marocco alla Libia), ed Europa meridionale (Spagna, Portogallo, Italia). In particolare, l'alfa ricopre ampie zone degli altopiani dell'Algeria.  Appartiene alla famiglia delle Graminacee ed il suo nome scientifico è "Stipa tenacissima". Ha lunghi culmi portanti in cima le inflorescenze. Le foglie parallelinervie sono coriaceee constano di una parte inferiore che avvolge il fusto, sul quale è articolata una lamina lineare, lunga fino ad un metro, dritta durante la vegetazione, arrotolata longitudinalmente (in modo da prendere l'aspetto di giunco) nella stagione secca. Impieghi:  Dopo macerazione e maciullatura le fibre che si ricavano servono a far corde, ceste, reti da tonnare e stuoie. Per intrecciarla, e renderla più resistente, si usa bagnare la fibra; ciò viene ripetuto periodicamente per conservare il manufatto. Viene anche usata, normalmente associata ad un 5-10% di pasta in legno, per produrre cellulosa e pasta da carta.

ALGINATO  
Fibra tessile prodotta con l'acido alginico delle alghe marine.

ALICE BAND  
Fascia per tenere indietro i capelli, in nastro o velluto.

ALLIANTA  
Da "alianto". Tipo di seta prodotta in Cina, ottenuta dal bozzolo di un insetto che vive sopra gli alberi di alianto.

ALLACCIATURA  
Da "allacciare". Chiusura di un qualsiasi capo di abbigliamento tramite lacci, alamari, con cerniere, fibbie, stringhe, ecc. Quando è fatta con bottoni si chiama abbottonatura. Inglese: Lacing fastening

ALLICCIATURA  
Da "allacciare". In tessitura operazione per cui si fanno passare i fili dell'ordito attraverso i licci.

ALLINEAMENTO DEGLI ANGOLI (modellistica)  
Nuova stesura dei pezzi del modello per pareggiare gli angoli in tutti i punti di giunzione, ad esempio all'attaccatura collo-spalla, giromanica e orli.

ALLIS 
Il filato che ha iniziato l'era della viscosa in maglieria. Lanciato da Lineapiù nel 1980.
 
► ALL-OVER  
Ripetizione di uno o più motivi (piccoli o grandi, geometrici o figurativi di una stampa, ricamo o applicazione) sull'intera superficie del tessuto o di un capo d'abbigliamento o accessorio. L'assenza di un orientamento permette di ottimizzare il consumo. 

ALLUCCIOLATO  
Da a + lucciola. Tessuto con fili laminati o lustrini che danno un effetto brillante, tipo lucciola.

ALLUNGAMENTO 
Modifica in lunghezza di un materiale messo sotto carico.
Si distingue tra: 
Allungamento alla rottura; Allungamento elastico; Allungamento residuo.

Allungamento alla rottura esprime l'allungamento % subito dalla fibra o del filato fino al momento della rottura stessa. Ogni volta che un filo viene messo sotto carico  al disotto del carico di rottura il materiale subisce un allungamento che al cessare del carico in parte viene recuperato (Allungamento elastico) e per il resto rimane (Allungamento residuo). Si sottopone il filato a trazione, e si misura con una apposita macchina l'allungamento massimo, dall'inizio all'istante della rottura, prima che si rompa. Si imposta poi la seguente proporzione: la lunghezza iniziale sta a 100 come l'allungamento a rottura sta a X. Si ottiene così l'allungamento percentuale.

Si definisce Allungamento permanente o Deformazione la differenza  fra allungamento totale ed allungamento elastico.

ALONE  
Dal latino halos, ed a sua volta dal greco «cerchio attorno al sole». Traccia sfumata che resta su un tessuto, o altro materiale, intorno ad un punto trattato con uno smacchiatore.

ALPACA (ALPAGA)  
Fibra prodotta dall'omonimo Camelide (gli serve per mangiare ca. un kg di erba al giorno) che all'aspetto ricorda molto una pecora, anche se ha dimensioni maggiori e un collo molto lungo. Appartenente alla famiglia degli Auchenedi (Vicugna pacos). Quando i nomi scientifici furono assegnati ai camelidi sud americani, fra il XVII e il XIX sec., si ritenne l'alpaca un discendente del lama (forse perché ambedue hanno l'abitudine a sputare), ignorando però la forte somiglianza di stazza ed altezza dell'animale e di qualità della lana prodotta con la vigogna. Molte difficoltà di classificazione furono dovute anche al fatto che le quattro specie di camelidi sud americani (lama, alpaca, guanaco e vigogna) si possono incrociare e creare prole fertile. Una classificazione corretta fu possibile solo dopo l'avvento delle nuove tecnologie che grazie alle analisi del dna scoprirono nel 2001 che l'alpaca derivava dalla vigogna.
Esistono due razze di alpaca: l'Huacayo e il Suri. Dal pelo simile al Mohair; è allevato essenzialmente per il pelo: vive in greggi sugli altopiani delle Ande peruviane (tra i 3.500 e 5.000 metri), dove è l'auchenide che vive alle maggiori altitudini (80% della fibra viene ottenuto in Perù nei distretti di Puno, Cuzco, Arequipa, Apurimae, Huancavelica, Bolivia settentrionale e Cile del nord). La popolazione di alpaca in Sud America è di circa 5 milioni, con oltre 4 milioni di capi allevati in Perù. Gli alpaca sono allevati anche in Nuova Zelanda ed Australia (anzi questa lana, grazie ad una serie di programmi genetici, sta diventando migliore di quella prodotta in Perù). Negli ultimi anni l'allevamento degli alpaca si è diffuso anche in Europa, un po' in tutti i paesi, perché è un animale che si adatta bene a climi diversi; in Italia è stata creata l'associazione Italpaca. Gli alpaca vengono tosati una volta all'anno, in primavera. Una alpaca femmina produce ca. 2,5 kg di lana, mentre un alpaca maschio può arrivare a produrre anche 4 kg di lana all'anno. Ha caratteristiche di una fibra cheratinica, quindi molto affine chimicamente alla lana nel suo comportamento fisico-chimico. Fornisce lana di sette colori naturali (bianco, grigio, marrone chiaro, marrone scuro, rossiccio, nero e pezzato). Due sono le qualità: una ordinaria (il pelo esterno) e una morbida il sottopelo più prezioso). La lana di alpaca non contiene lanolina, non infeltrisce e non dà allergie. Il filato che si ricava è piuttosto rustico. La fibra può essere rifinita con finissaggio tradizionale o "a panno", che conservano integralmente ricchezza, brillantezza e morbidezza della fibra, per arrivare a stupende soluzioni "a pelo", in "drop", "velour" o addirittura "tagliate", pensate per caldissimi spolverini e cappotti. È impiegato nell'abbigliamento per abiti, scialli, cappotti, e tessuti per abbigliamento pregiato; tappeti.

Francese: Alpaca | Alpaga - Inglese: Alpaca - Tedesco: Alpaka

ALPACCA (lega)  
Voce dotta internazionale del popolare alpaca. Nome generico delle leghe rame-nichelio-zinco, che sono di origine antichissima (conosciute in Cina con il nome di "rame bianco") che nell'abbigliamento sono usate per fare bottoni.

ALPAGATEX  
Tessuto tropical pettinato leggerissimo.

ALPARGATES
Termine spagnolo. Sandali ecuadoriani con suole in fibra di furcaea (pianta simile alle Agavi) intrecciata o in gomma e fermapiedi in tessuto; si usano anche in Colombia e Spagna. Il termine equivalente in Spagna è  Espadrillas.

ALTA MODA  
Sinonimo italiano del termine francese haute couture; sta ad indicare un prodotto di alta sartoria fatto a personam.

ALTEZZA (di un tessuto)  
Da alto. La distanza, espressa in cm, tra una cimosa e l'altra, ovvero la larghezza del tessuto che, nei tessuto tradizionali, è data dai fili di trama. È importante non tanto l'altezza del tessuto quanto la sua costanza e regolarità. Un tessuto irregolare in altezza comporta vari problemi di consumi maggiori e scarto in sala taglio. 

Francese: Largeur du tissue | Laize - Inglese: Fabric width - Tedesco: Gewebebreite | Warenbreite - Spagnolo: Ancho de tejido

ALTEZZA UTILE (di un tessuto)
Misura utilizzabile di un tessuto, calcolata nel senso della trama, con l'esclusione quindi delle cimose.
 
ALZATACCO
Soletta (che può essere rigida, morbida, in gel plantare) inserita nella calzatura per quadagnare qualche centimetro in altezza, oppure per rimediare a fastidi dolorosi come la tallonite o per assorbire gli shock che dal tallone si riverbano sul ginocchio dopo una giornata trascorsa in piedi o una lunga passeggiata. 

ALZO
Pezzo di cuoio posto tra la tomaia e la forma per dare alla scarpa la misura desiderata.

AMAREZZATO  
Effetto d'ondeggiamento nelle tinte di un tessuto.

AMAZZONE
Abito femminile per l'equitazione, di solito nero, composto da una giacca corta, camicia bianca, gonna lunga (sotto cui possono essere indossati pantaloni) o un paio di pantaloni; sul capo una bombetta o un cilindro; come accessorio obbligatorio stivali di pelle da equitazione. 

AMERICANA
Scollatura o forma del corpino di un indumento femminile accollata che lascia completamente scoperte le spalle; ritagliata verso l'accollatura partendo da sotto le ascelle; il dorso può essere nudo o dalla forma pari a quello del davanti. Il modello fu lanciato e diffuso con successo negli Stati Uniti verso la fine degli anni Quaranta e nei Cinquanta.

AMIDO  
Dal greco àmylon (aleuron), «farina di grano» non macinato. Composto chimico macromolecolare, carboidrato polisaccaride del glucosio, contenuto nelle cellule vegetali; costituisce la principale materia di riserva delle piante. Viene estratto da cereali (grano, riso) e tuberi (patata, manioca) e usato tal quale o trattato col calore o con enzimi, acidi, ossidanti che ne degradano la struttura chimica (amido modificato). Nell' abbigliamento dei secoli prima dell'avvento industria tessile trovava impiego come sostanza apprettante per le sue proprietà collanti (ad esempio, si usava per dare rigidezza a colli e polsini delle camicie; molto usato nel XVI secolo per irrigidire le gorgiere), oggi sostituito dagli appretti (appretto).

AMITTO
Dal latino amictus -us, derivato di amicire «coprire, vestire» 1. Sopravveste portata dai Romani sulla tunica. 2. Indumento liturgico formato da un rettangolo di tela di lino bianco con due nastri per legarlo in vita, che il sacerdote si pone attorno al collo, sotto il camice (nell’uso dei sacerdoti romani), o sopra (nell’uso dei sacerdoti ambrosiani e maroniti) quando si para per celebrare la Messa o per officiare altre funzioni liturgiche; simbolo, secondo il Pontificale romano, della mortificazione del pensiero.
 
AMMANTO
Derivato di ammantare. 1. La veste che s’indossa come insegna d’una dignità sacra (la veste propria della carica e dell'autorità papali). 2. Per estensione, vestimento in genere.

AMMORBIDENTE
1. Ind. Tess.  - Prodotto, sciolto nel bagno di tintura, che rende più morbido il filato e il tessuto. 2. Dom. - Additivo che si aggiunge al detersivo per ammorbidire i tessuti e capi abbigliamento nel bucato domestico, tipicamente durante il ciclo di risciacquo della lavatrice.  

AMPIO
Di qualsiasi capo d'abbigliamento largo, comodo.

AMPLEUR  
Voce francese; propriamente «ampiezza». Dicasi di misure ampie (generalmente riferito per gonne ed abiti), di vestibilità comoda, specie nei soggetti di taglia forte.
 
ANALISI TEMPI E METODI
Insieme di metodologie e sistemi di misurazione, che permettono di ottimizzare il ciclo di lavorazione anche attraverso la sincronizzazione dell'avanzamento dei semilavorati. 

ANDRIENNE  
Abito con pieghe a cannoncino che vanno dalle spalle all'orlo, ricucite lungo la schiena (Robe à la française), composta da una silhouette più piatta con rigonfiamenti solo sui fianchi.

ANDROGINO
Dal greco andrógynos, composto di anḗr andrós ‘uomo’ e gynḗ ‘donna’. Stile dall'immagine ambigua, fra il maschile e femminile.

ANFIBI
Scarponi chiusi sul davanti da stringhe, alti a metà polpaccio, che fasciano la caviglia. In origine di uso militare, è caratterizzato dalla suola a carrarmato, dal materiale impermeabile (di solito cuoio, a volte con rinforzi in acciaio) e dal colore scuro (solitamente nero o marrone. Rende agevole la camminata nel terreno umido/acquoso. Storico è quello del Dr. Martens.

ANGOLO MITRATO  
Angolo di una giunzione realizzato con cucitura diagonale a 45°, molto nitido.

ANGORA (PELO D'ANGORA)  
Da Angora (Ankara) in Turchia. Pelo di coniglio d'Angora, che viene raccolto mediante pettinatura sull'animale. Questa fibra contribuisce per lo 0,10% circa al totale degli impieghi di materiali tessili per abbigliamento, ma essendo applicata esclusivamente in mischia (in genere con basse percentuali) con lana o poliammide, concorre alla creazione di manufatti di maglieria esterna da donna. Il pelo d'angora, oltre che in Europa ed in America Latina, viene prodotto anche in Cina, in percentuale significativa sulla disponibilità mondiale complessiva. A motivare, peraltro, l'attenzione recentemente dedicata a tale materia prima da parte degli specialisti italiani, sta il fatto che la sua lavorazione è di natura particolarmente impegnativa, a partire dalle operazioni di mischia e filatura, per arrivare ai processi di tintura e rifinizione (follatura). Il pelo d'angora si riconosce agevolmente per la sua presenza in tessuti e filati dopo la tintura in quanto (per la particolare composizione chimica) assume una tonalità di intensità inferiore alla fibra di "accompagnamento", con il risultato di conferire all'articolo tessile un caratteristico effetto "ton-sur-ton" che lo contraddistingue in modo inequivocabile. Un'altra proprietà esclusiva è la tendenza (in questo caso per motivi di differente e minore peso specifico) ad accumularsi sulla superficie esterna del filo, lasciando sporgere l'inconfondibile peluria con l'apice più chiaro del colore di fondo del supporto: con un aspetto organolettico tutto proprio, e ricercato per applicazioni speciali (articoli fantasia). Il pelo d'angora trova gradimento per il fatto di conferire ai materiali in questione una mano morbida e dolce veramente inimitabile, e facilmente riconoscibile, mentre concorre alla realizzazione di capi dalla leggerezza insuperabile. Caratteristiche  - per  l'angora di prima qualità si esige un minimo di lunghezza di 6 cm, ed una finezza della fibra compresa tra i 12 ed i 15 micron. Il debole coefficiente di attrito fa si che le fibre tendono a scarsa coesione nel filato, ciò non di meno dato che la fibra è molto fine si riescono ad ottenere filati di titolo alto. Il pelo è costituito da cheratina, con un contenuto nell'amminoacido cistina del 16,2% (contro 11,4-14,1 nella lana); la resistenza alla rottura è di 18 kg/mm2 in acqua, e di 20 a secco (contro 15-20 della lana). L'allungamento alla rottura è del 46% in acqua, e del 33% a secco. La cheratina resiste bene agli acidi e male agli alcali ed agli ossidanti; grazie ai numerosi gruppi reattivi presenta un'affinità particolare per i coloranti. Nel pelo di coniglio d'angora selezionato l'assenza assoluta di pigmentazione (si alleva solo il ceppo albino) e la bianchezza del pelo offrono ogni possibilità di tintura. Il coefficiente di frizione direzionale, maggiore nel verso della punta e minore nel senso della radice, è la causa della feltratura, accentuata dal secretaggio (trattamento della pelle per estrarre il pelo con nitrato di mercurio ed ammoniaca). Con questa operazione la parte superiore dei peli di deforma ed arriccia, mentre la radice resta dura e rettilinea, così che (una volta tagliati) i peli si arruffano e serrano, fornendo feltri apprezzati in cappelleria. Il mantello del coniglio d'angora è composto da tre principali categorie di peli: le giarre, le barbe ed i peli fini (duvet). 

ANGORETTA  
Stoffa di tipo corrente, mista angora.

ANKLE BOOT
Stivaletto che arriva leggermente sotto o sopra la cavilia.

ANKLE STRAP
Scarpa aperta, alta o bassa, con cinturino alla caviglia. 

ANIMALER  
Voce francese. Tessuto stampato o pelliccia sintetica "ecologica" con motivo che riproduca il disegno di alcuni animali. Da non confondersi nel significato con la tendenza stilistica denominata "animal prints" che usa questi tessuti.

ANIMAL PRINTS  
Tendenza stilistica che usa tessuti e maglieria stampati con disegni e colori che riproducono la macchia dei felini o la pelle dei rettili. La moda la utilizza per abiti, pantaloni, bluse, sciarpe e accessori.

ANNODATO
Chiuso con due lembi di tessuto o altro che, legandosi, formano un nodo.

ANORAK   
Dall'eschimese anoré, con cui gli esquimesi chiamano il vento. Giacca a vento con cappuccio e lungo fino al bacino, originariamente in pelle di foca, portata dagli Eschimesi, abitanti in Groenlandia, Canada e nord dell'Alaska. Nel corso del tempo è diventato un popolare capo di abbigliamento sportivo antivento, realizzato in tessuti impermeabili ultratecnologici, di solito in fibra sintetica, con imbottitura di piuma o sintetica. Ha una chiusura a cerniera oppure un'abbottonatura che dai fianchi giunge fino al collo. La sua caratteristica è un'ampia tasca posta sul davanti. Simile alla giacca a vento e al parka. Inglese: Windcheater.

ANNOTAZIONI (modellistica) 
Segni e istruzioni aggiunti a un modello per indicare il drittofilo, il nome del pezzo e la stagione, le caratteristiche interne, i diversi tessuti utilizzati, e così via.

ANTIMACCHIA  
Dal greco anti (contro, azione opposta) + macchia. Trattamento chimico di rifinizione a cui possono venire sottoposti i tessuti per renderli impermeabili ai prodotti a base di acqua e di sostanze grasse. Un tessuto è “antimacchia” (stain repellent) se possiede due proprietà insieme: idrorepellenza e oleorepellenza. Devono sussistere entrambe queste proprietà perché solo così il tessuto non si sporca, né con sostanze acquose (bibite, caffè, vino, sorbetti, acqua di pozzanghere, ecc.) né con sostanze oleose (gelati, insalata, sughi, maionese, olio, panna, latte, ecc.). Ne deriva anche una certa impermeabilizzazione generale. Si ottiene questo risultato applicando sui tessuti particolari resine sintetiche filmanti che isolano la fibra dall'esterno facendo si che lo sporco si depositi sulla superficie della pellicola. Con il lavaggio ad acqua fredda si ha un'infinitesima asportazione della pellicola protettiva che viene via insieme allo sporco: di solito la resina è finalizzata a resistere a circa venti lavaggi.

Francese: Anti-tache - Inglese: Mon-soil  | Stain repellent - Tedesco: Antifleck - Spagnolo: Antimancha

ANTIMODA
Neologismo. Definisce l'abbigliamento da strada della gioventù ribelle nel secondo dopoguerra. 

ANTIPIEGA  
Dal greco ἀντί, ἀντι- anti («contro», azione opposta) + piega. 1. Trattamento chimico di rifinizione a cui possono venire sottoposti i tessuti in fibre cellulosiche (cotone, lino, ecc) e fibre artificiali o misti-lana, e che ha lo scopo di rendere il tessuto meno facile a sgualcirsi durante l'uso (È noto  che i tessuti di lana e di fibre sintetiche possiedono la caratteristica intrinseca di resistere alla piega, viceversa quelli cellulosici, specialmente gli artificiali, tendono a gualcirsi durante il trattamento ad umido). Si tratta di un complesso di operazioni di finissaggio che modifica la struttura interna della fibra, depositando, prevalentemente nelle zone amorfe, una sostanza che può anche reagire con le macromolecole costituenti la fibra e che ne modifica notevolmente le proprietà fisiche, diminuendone la gualcibilità e la facilità di alterarsi nelle dimensioni sotto l'azione di forze esterne. Si impiegano speciali resine ottenute dalla condensazione di aldeide formica con urea e fenoli: i tessuti assorbono la resina durante un trattamento di 5-10 minuti ad una temperatura di 110-120°C. Dopo un semplice lavaggio, che elimina solo la resina aderente alla superficie, si passano alla calandra i tessuti a una temperatura di 120°C per fissare stabilmente la resina assorbita. Nella pratica si scelgono prodotti a basso contenuto di formaldeide o meglio “free-formaldeide”, a causa della sua pericolosità; ciò ha costretto i finitori a scegliere in modo più oculato il prodotto e a operare in condizioni tali da limitarne il rilascio o, meglio, a optare su composti alternativi non pericolosi.  2. Nome della sostanza usata per tale operazione. 

Francese: Infroissable - Inglese: Crease resistan - Tedesco: Knitterfrei - Spagnolo: Antiarrga
 
ANTISTATICI
Prodotto impiegato per eliminare le cariche elettrostatiche. Gli antistatici sono parte integrante di molti avvivaggi (
avvivaggio) e vengono impiegati al fine di evitare inconvenienti di tipo elettrostatico nella lavorazione di fibre e filati. Trovano anche applicazione nel finissaggio finale dei tessuti. Di norma non hanno, o hanno solo in parte, solidità al lavaggio. 

ANTROPOMETRIA  
Dal greco άνθρωπος, uomo, e μέτρον, misura. È la scienza che si occupa di misurare il corpo umano nella sua totalità o nelle sue componenti, a fini statistici e a supporto dell'antropologia, ad esempio nella ricostruzione della storia delle popolazioni. essa ha applicazioni cliniche, nell'ergonomia, nel disegno industriale e nella moda.

AO DAI
Veste femminile vietnamita lunga e attilata, con profondi spacchi sui fianchi, indossata su ampi pantaloni a pigiama.

APERTURA  
1. Fa parte delle operazioni relative alla lavorazione delle fibre in fiocco. Per la fabbricazione dei pettinati l'apertura si effettua utilizzando appositi macchinari, il più comune dei quali è detto lupo apritore o cardalupo. La fibra viene pulita e districata eliminando così i nodi, le impurezze e la peluria più corta. È l'inizio del processo di parallelizzazione che termina con la pettinatura, lo stiro e la preparazione alla filatura. Per il cotone si usa una macchina detta apritoio. 2. Nell'abbigliamento è l'apertura sullo scollo di un indumento per poterlo infilare e sfilare facilmente. L'apertura è spesso abbottonata, anche se possono essere utilizzate altri tipi di allacciature, come i bottoni a pressione.   

APLOMB | À PLOMB 
Voce francese che significa, letteralmente, «a piombo» nel senso di "cadere a piombo". Nel campo dell'abbigliamento si dice di un abito che cade in modo perfetto e, in più, è armonioso in tutti i dettagli e i colori.

APPAREL  
Voce inglese. Abbigliamento. Termine usato negli Stati Uniti per definire il settore.

APPENDIABITO
Oggetto realizzato in materiale plastico, metallo o legno, utilizzato per sostenere i capi di vestiario quando vengono appesi.

APPIATTIRE  
Tecnica sartoriale per eliminare le cuciture delle riprese mediante stiratura o tagli.

APPIOMBO (mettere in)  
Impostazione del modello (capo) in perfetto dritto filo o in perfetto traverso, o in perfetto sbieco, per ottenere abiti senza difetti, che corrisponde a una linea perpendicolare a quella della terra.

APPLICAZIONI  
1. Decorazioni ricamate o applicate su un tessuto. Il ricamo ad applicazione si ottiene ritagliando pezzetti  di stoffe, anche di diverse tipologie tecniche e decorative, cucite secondo un progetto grafico su un supporto tessile qualunque. Solitamente per collegare le varie "toppe" e impedire sfilacciature si preferisce il punto cordonetto. 2. Per estensione, guarnizioni e/o ornamenti su un capo di vestiario e di biancheria. Si usa anche al singolare: applicazione.

APPLIQUE  [aplìk]
Termine francese; deverbale di appliquer «applicare». Tecnica ornamentale in cui forme di tessuto ritagliate sono applicate tramite cucitura su un pezzo più grande di tessuto o su un capo di vestiario per formare un disegno.

APPRETTATO  
Si dice il tessuto sottoposto ad appretto.

APPRETTATURA  
Da apprettare. Ind. tess. - Operazione di finissaggio tessile, detta anche semplicemente appretto,  consistente nell'applicazione di una sostanza chimica sui tessuti, allo scopo di conferire loro consistenza, lucidità, a volte impermeabilità ed anche per renderli antisettici. Si esegue facendo passare il tessuto in una vaschetta di impregnazione contenente la soluzione dell'appretto ed utilizzando una macchina detta apprettatrice costituita da più organi (detti foulard) munita all'uscita di una coppia di cilindri spremitoi, a pressione variabile e collegati a una rameuse.

APPRETTO  
Dal francese apprêt, da apprêtēr, «preparare»1. Genericamente si indica, con questo nome, l'emulsione o preparato che si applica ai filati, tessuti, cuoio e pelle per conferire o esaltare le caratteristiche richieste dal mercato. 2. Ind. tess. - Rientra nelle operazioni di finissaggio e si intende la sostanza chimica che viene applicata al tessuto, appena scaricato dal telaio, per conferirgli proprietà quali la consistenza, la resistenza, lucentezza, impermeabilità, ecc. Lo si applica anche alla tela di qualità non fine (tessuta a poche battute o con fibra poco pregiata) per renderla omogenea al tatto e sostenuta. 3. Ind. cuoio - Si usa una soluzione contenente albumina, gomme e coloranti, che si applica mediante spazzola o mediante polverizzazione sui pellami prima di lustrarli con la macchina levigatrice. 4. Econ domestica - È una operazione meccanica o chimica che si esegue su alcuni tessuti, prima dell'uso, per facilitarne la stiratura e conferire lucentezza e rigidità, oltre che un aspetto di nuovo; si spruzza sui tessuti l'amido, o l'acqua di riso o appretti sintetici. L'appretto si usa anche per fissare i punti sul rovescio di un tessuto ricamato o di dare al ricamo un aspetto migliore, rendendolo più consistente e più netto: si distingue l'appretto ad amido per i ricami bianchi; a vapore per i ricami leggeri; alla gomma per i ricami di lana, di seta, di lustrino (paillette) o di perle; alla colla di varie specie per le tappezzerie e gli ornamenti da chiesa. Le sostanze per gli appretti possono essere naturali (amidi, fecole, arginati e mucillagini, colle di pesce o di ossa, albumina e caseina, ecc., opportunamente addizionate di antisettici), artificiali (eteri della cellulosa, ecc.), sintetici (alcol polivinilico, resine acriliche, ecc.). Spesso tali sostanze scompaiono con l'uso e la lavatura. In italiano è più corretto il termine apparecchiatura.

APRICUCITURE  
Pratico utensile per disfare velocemente le cuciture e aprire le asole.

APPUNTATA  
Da appuntare. Cucitura eseguita alla svelta, provvisoria.

ARABESCO
Derivato di arabo. 1a. Ornamento minuzioso a motivi geometrici o floreali stilizzati e strettamente ripetuti. 1b. Per estensione, tessuto con disegni di stile arabo.
Inglese: Arabesque

À RAMAGE  
Locuzione francese. Stoffa arabescata con motivi che imitano i rami.

À RAYURES  
Locuzione francese. Tessuti rigati o a strisce.

ARAMIDE  
Il nome deriva da ARomatic polyAMIDes. Fibra sintetica di natura poliammidica, a catena lunga, nella quale almeno 85% dei legami ammidici sono attaccati direttamente a due anelli aromatici. Questo comporta significative differenze nella proprietà di questa fibra rispetto al nylon: la diversità sta nella diversa percentuale dei legami fra gli elementi costitutivi, carbonio, ossigeno, azoto e idrogeno e dei gruppi ammidici direttamente attaccati a due anelli aromatici. le fibre arammidiche sono realizzate in forme diverse, che si differenziano per la percentuale dei legami e la modalità di sintesi chimica. Caratteristiche: Sono molto robuste e hanno una notevole resistenza alla fiamma. Impieghi: Vengono usate per taluni prodotti di consumo e soprattutto per scopi industriali. Sono prodotte con due marchi di fabbrica Nomex e Kevlar. 

ARAN  
Il nome deriva dalle omonime isole irlandesi, situate all'imbocco della baia di Galway. 1. Classico maglione dei pescatori d'Irlanda. In lana grezza, color écru, con trecce, punti in rilievo e losanghe, usato anche per cardigan e giacche. I suoi disegni (se ne contano una dozzina) simboleggiano il tree if life, l'albero della vita”. ovvero il senso di appartenenza alla famiglia. 2. Per estensione, schema di lavorazione a maglia, che combina trecce, punti decorativi in rilievo e torciglioni, utilizzando filati naturali. È chiamata anche maglia irlandese.   

ARAZZO  
Dal nome della città di Arras, situata nel nord della Francia, che fu uno dei principali centri di produzione. Tessuto con ornamenti e figure, la cui trama ricopre interamente l'ordito (viene completamente dissimulato dalla trama che crea una superficie priva di rovescio, se si escludono i fili allentati), realizzato su telaio a mano. In genere, però, con la denominazione di arazzo si intende una tessitura semplice, ad armatura tela o diagonale, realizzata su telai a licci, in cui gli effetti decorativi sono ottenuti con alternanza di trame di diversi materiali e colori. Tale tecnica è nota anche come "tessitura scandinava". 
Nella tradizione europea l'arazzo può essere eseguito sia su telaio verticale (ad alto liccio) o su telaio orizzontale (a basso liccio). Il telaio verticale è provvisto di due cilindri orizzontali che trattengono i fili dell'ordito, chiusi dalle maglie (licci) fissate alle due travi del telaio. A una di queste si attaccano i fili pari e all'altra i fili dispari. L'arazziere spinge in avanti le barre con moto alterno facendo passare i fili della trama tra i fili dell'ordito; l'arazziere sta dietro il telaio, avendo davanti quello che sarà il rovescio dell'arazzo e dietro a sé il cartone con il disegno, in modo che per controllare il lavoro deve spostarsi sul davanti, oppure servirsi di uno specchio. Nel telaio orizzontale i cilindri tendono i fili dell'ordito in senso orizzontale. I fili pari e dispari si agganciano ad aste le quali sono a loro volta collegate a pedali che, azionati, consentono di separare uno dall'altro i fili dell'ordito. Il cartone è posto sotto l'ordito e l'arazziere deve spostare i fili per controllare il disegno: il cartone è riprodotto in senso inverso, l'esecuzione avviene quindi in controparte. La lavorazione a basso liccio è più spedita (ma non diversa nei risultati) perché i licci vengono spostati con un pedale e non a mano come nell'alto liccio. Qualunque telaio usi, l'arazziere dovrà sempre lavorare sul rovescio del tessuto. Il tessuto d'arazzo acquista una consistenza diversa in ordine al materiale scelto per l'ordito, al numero di fili di ordito per centimetro (da 4 a 12 e più), alla tensione degli stessi. Molti arazzi presentono caratteristici difetti di lavorazione, come l'ondulazione del tessuto, l'eccessiva rigidezza o un'esecuzione troppo rada, che lascia in vista i fili dell'ordito. Una singolarità tipica dell'arazzo è lo stacco, l'apertura che rimane quando nel tessuto sono accostate direttamente e verticalmente due zone di colore diverso. Gli stacchi, frequenti negli arazzi antichi, sono limitati per non indebolire il tessuto. Per tale ragione di solito le figure vengono disposte perpendicolarmente alla catena, e si ricorre al tratteggio d'arazzo o hachure, già noto nel medioevo e, più recentemente (arazzi francesi contemporanei), ai fili commisti che danno una tipica punteggiatura. Una tecnica particolare, introdotta nell'arte arazziera fin dal medioevo, è il battage, con l'intento di evitare il fondo monocromo ravvivandolo con striature colorate. Si ottiene con una serie di tratteggi a lunghe strisce, avvicinate o sovrapposte di colori multipli. Oggi gli arazzi vengono lavorati su telai jacquard e presentano un rovescio. Impieghi: L'arazzo è  solitamente impiegato per decorare pareti, realizzare tendaggi, o rivestimenti mobili ed elementi di arredo

ARCOLAIO
Da arco, probabilmente tramite l'antico plurale arcora. Attrezzo domestico, di piccole dimensioni, generalmente di legno, fornito di una ruota azionata da un pedale che permette la rotazione del rocchetto su cui si avvolge il filo e alle alette che provvedono a distribuirlo regolarmente sul rocchetto stesso. Utilizzato per ridurre le matasse di filo in gomitoli o bobine, per la tessitura o il lavoro a maglia. Prende, anche se meno usati, il nome di bindolo o filarelloguindolo.

ARDIGLIONE  
Dal francese antico hardillon, che ha dato luogo al moderno ardillon. Piccolo puntale acuminato metallico per la chiusura della fibbia,  che va inserito nei fori della cintura o cinturino orologio. Inglese: Tngue.

ARGENTINA  
Maglione accollato a girocollo, diritto e quasi rettangolare, con maniche lunghe dall'attaccatura ampia a raglan, realizzato in vari filati sia in lana che cotone.

ARGYLE 
Dal nome della contea scozzese di Argill. 1. Effetto di disegni a rombi multicolore sovrapposta realizzabile in maglieria su macchine circolari a ruote disegnatrici che si sviluppa su una grande area di disegno, superiore a quella di base. Il disegno è una rielaborazione (riveduta ma non aggiornata) di quel tartan che identificava gli Argyle in Scozia.  2. Per estensione, il termine indica nella moda qualsiasi disegno a rombi ottenuto con intarsio o jacquard su qualunque tipo di macchina o telaio. Si trova spesso in calze, maglioni, sciarpe.

ARISAID  
Tradizionale mantello femminile di tessuto scozzese a quadri, indossato dalle donne delle Highlands e delle isole scozzesi; è fermato da una spilla e da una cintura.

ARMACOLLO  
1. Nella moda indica il modo di portare una borsa o qualsiasi altro oggetto munito di un lungo manico in cuoio o stoffa che poggiando su una spalla si chiude sotto il braccio opposto, attraversando obliquamente petto e schiena. È sinonimo di tracolla. 2. In antico indicava la gorgiera. 

ARMATURA (tessuto)  
Unità minima d'intreccio dei fili d'ordito e di trama, o anche il modo nel quale si alterna il movimento dei licci che dà l'effetto d'intreccio e di disegno nel tessuto. Le armature si distinguono in semplici: tela (per tessuti ad effetto piano), saia (per tessuti ad effetto diagonale), raso (per tessuti ad effetto generalmente disseminato) e complesse (lampasso, broccatello, velluto). Mentre l'armatura tela è unica nel suo genere, la saia ed il raso possono avere vario rapporto  (esempio: spina da 3 - raso da 5, ecc.). La rappresentazione dell'armatura è chiamata messincarta.

Francese: Armure - Inglese: Fabric weave - Tedesco: Bindung eines gewebes - Spagnolo: Ligamento de un tejido
 
ARMONIA CROMATICA
È la profonda corrispondenza tra gli elementi e le parti di un insieme di colori. Una composizione di tinte armoniche appaga la necessità di equilibrio dell'occhio.

ARRICCIATURA  
Tessuto arricciato su una doppia linea di cucitura(una serie di punti) per ridurre la larghezza o per creare un effetto di maggior ampiezza. Si ottiene ciò cucendo file parallele di piccole pieghe, spesso usando un elastico per poter allargare la cucitura. Inglese: Curling

ARRICCIATURA CON PUNTO SMOCK  
Tecnica di ricamo decorativo usata per modellare attraverso una serie di punti paralleli arricciati uniformemente per formare delle pieghe, cucite in alto per formare del pattern (disegno ornamentale del tessuto). È usato soprattutto come motivo ornamentale nell'abbigliamento infantile.  

ARROTOLATURA  
Operazione di confezionamento del tessuto finito in pezza sia in tutta altezza (aperto) che in barchetta (doppio). Vi sono macchine apposite che possono eseguire entrambe le operazioni e sono appunto le "doppiatrici", "misuratrici", "arrotolatrici" e "stampatrici" su cimose (tipo monforts). Il gruppo misuratore è composto da un cilindro di metallo ricoperto da uno strato granuloso di gomma, adatto per fare aderenza con il tessuto ed evitare lo slittamento sul cilindro porta tessuto.

ART DÉCO  
Deve il suo nome all'Exposition Internationale des Arts Décoratifs. Stile artistico nato a Parigi attorno al 1920 che durò fino ai tardi anni '40, che influenzò molti settori dell'arte e del disegno, compresa la moda; era caratterizzato da forme affusolate, ispirate dal modellato aerodinamico e da disegni geometrici quali i "raggi di sole".
 
ASCIUGATOIO
Da asciugare. Complesso di incastellature in legno o metallo, intercalato da sbarre sulle quali viene steso a falde un tessuto da asciugare dopo la tintura, o le tele dei plastron dopo che sono state bagnate per renderle irrestringibili. L'asciugatoio può essere all'aperto  o in camera chiusa a giro forzato d'aria calda: in quest'ultimo caso, e solo per  determinate stoffe la cui tinta si basa su coloranti speciali, esiste un umidificatore che condiziona l'asciugatura in modo molto lento sebbene a temperatura media. Per le matasse di filato, l'asciugatura a camera chiusa si chiama essiccatoio.   

ASCOT
  (cravatta)
Nome della cittadina inglese che dal 1771 è sede delle famose corse di cavalli, e in particolare del Gran premio reale. Cravatta larga che nell'Ottocento era parte integrante di abiti formali. È la cravatta più elegante da accoppiare al tight. Viene annodata attorno al collo con un doppio nodo, fermato con una spilla. Un modello simile, ma ancora più largo, è il plastron.

ASIMMETRICO 
Quando un capo è asimmetrico le due metà che lo compongono sono diseguali.

ASOLA 
Dal latino ansula, «manico a forma di anello». Orlatura di filo praticata attorno ad una apertura (piccolo taglio) su un tessuto per renderla finita e resistente, al fine di far passare il bottone. L'asola è fatta con la macchina da cucire e solo raramente nei capi di alta sartoria può essere rifinita a mano, profilata, ecc. Le asole usate per la chiusura di camicie, camicette, pantaloni, gonne, ecc. possono essere diritte o arrotondate. L'asola diritta viene fatta quando i margini della chiusura si sovrappongono, mentre quella rotonda quando i due margini combaciano. Da non confondersi con l'occhiello che è più grosso e che è usato nelle maniche, revers (in genere quello sinistro) di giacche.

Francese: Boutonniére - Inglese: Button hole - Tedesco: Knopfloch - Spagnolo: Ojal

ASOLA BORDATA  
È un asola rifinita con una strisciolina di tessuto.

ASOLA VOLANTE  
Piccolo cappio in tessuto, in filo o cordoncino che sporge dall'allacciatura in cui inserire un bottone tondo per allacciare un indumento.

ASOLATRICE  
Derivato da asola. Macchina che esegue, come la macchina occhiellatrice,  un punto a zig-zag. Questo punto è però un punto annodato ed è anch'esso speciale, in quanto lo zig-zag, sia superiore che inferiore, è formato dal filo della spolina, mentre il filo dell'ago viene teso e rimane all'interno del filo della spolina, svolgendo le funzioni del cordoncino dell'occhiello. Inglese: Buttonhole machine

ASPATOIO  
Da aspo. Ind. tess. - Macchina tessile, detta anche aspa o aspatrice, necessaria per l'operazione di aspatura, cioè per la confezione del filato in matasse. È costituita da un'incastellatura che porta i supporti degli alberi che danno il movimento a due aspi  esagonali. Il filato passa dalle spole agli aspi attraverso i guidafili disposti su una barra che è animata da movimento rettilineo alternato impressole dall'albero motore, per mezzo di due ruote coniche e di un eccentrico.

ASPATÙRA  
Da aspo. Ind. tess. - Operazione mediante il quale il filato viene avvolto sugli aspi per farne delle matasse che poi saranno mercerizzate oppure tinte. L'aspatura è necessaria per la tintura del filato oppure per facilitare la spedizione alle ditte trasformatrici (maglifici o tessiture). Viene compiuta sull'aspatoio secondo due metodi, a filzuoli e incrociata, definiti dal tipo di movimento orizzontale della barra dei guidafili dell'aspatoio. Nell'aspatura a filzuoli il filato è avvolto sull'aspo parallelamente, suddividendo la matassa in diversi filzuoli; tale suddivisione è ottenuta con lo spostamento repentino della barra dei guidafili in modo da lasciare tra un filzuolo e il successivo un certo intervallo. Nell'aspatura incrociata la barra ha un movimento alternato di ampiezza uguale allo spazio occupato dalla matassa in modo che il filato è avvolto attorno all'aspo con i fili incrociati gli uni sugli altri. 

Francese: Devidage - Inglese: Reeling - Tedesco: Haspeln - Spagnolo: Aspeado

ASPI  
Dal germanico haspa, «arcolaio». Ind. tess. - Organi rotanti formati da un asta imperniata alla base da cui si dipartano a raggiera dei supporti sul quale si avvolgono i filati che debbono poi subire il processo di tintura o che, già tinti in tops, debbono essere venduti in matasse.

ASPO  
Lav. domestico - Bastoncello di legno o di canna comune di circa tre palmi di lunghezza, attraversato, presso ciascuna estremità da un piolo retti uno con l'altro: su questi pioli s'innaspa il filo riducendolo in matasse dette "ligature", cioè insieme di fili legati fra di loro da un laccetto con nodo scorsoio. Con l'arcolaio si disfa la matassa.
 
ASSE DA STIRO
Asse di legno imbottito a forma di semi-elisse, che serve per stirare gli abiti. In commercio esistono vari modelli di assi da stiro e con varie soluzioni tecniche. Vi sono modelli trasformabili e incassati in mobiletti; retrattili e incernierati dentro armadi; modelli con sistemi aspiranti e riscaldanti, ecc. (usati soprattutto dai produttori abbigliamento). L'asse da stiro può essere corredato di accessori quali lo stiramaniche, stiracalzoni, ecc.
 
ASSORBIMENTO (di una fibra)
Sua capacità di riprendere una grande quantità di liquido, senza apparire bagnata. 

ASTRAKAN (pelliccia)  
L
'appellativo francese gli deriva da Astrakan, antica capitale del Turkestan, nella regione di Bukhara. Pelliccia fornita da agnellini di razza Karakul (Agnellino di Persia).

ASTRAKÀN (tessuto)  
Prende il nome dalla città russa di Astrachan, dove originariamente tale tessuto veniva prodotto. Tessuto grossolano col diritto a ricci molto fitti che imitano dette pellicce; il tessuto può essere battuto a telaio o immagliato su filati di fondo in cotone, ed essere costituito da filato di lana di pecora o di capra d'angora, oppure da fibre acriliche o modacriliche.

ATTACCATURA  
Punto dove una parte di un abito, di una camicia (ecc.) si unisce all'altra (l'attaccatura dei colli, dei polsi.

ATTACHÉ-CASE
Termine franco-inglese. Borsa portadocumenti. Indica la classica valigetta ventiquattrore.   


ATELIER  
Voce francese che significa «laboratorio». 1. Nel campo dell'abbigliamento il termine è usato per indicare un laboratorio di sartoria o lo studio di uno stilista.  Gli atelier parigini sono detti flou (per gli abiti) o tailleur (per completi e cappotti). 2. Può essere anche uno studio fotografico.

ATHLEISURE
Termine inglese; composto dalle parole athletic e leisure. Identifica tutti quei capi solitamente usati per fare sport e che invece vengono indossati anche in situazioni quotidiane o addirittura formali, come ad esempio i leggings e le felpe con il cappuccio.

ATSUHI
Filato di corteccia di olmo prodotto dagli Ainu giapponesi per la tessitura delle loro vesti.

ATTIFER  
Voce francese. Ornarsi, abbigliarsi con ricercatezza.

ATTILATO  
Altro sinonimo in italiano di aderente.
 
ATTIBUTI DEL COLORE
1. Sono le componenti percettive base del colore, ovvero ciò che stimola e struttura la visione umana. 2. Ma sono anche i parametri attraverso cui si descrive un colore. Sono il tono cromatico (o tinta), la saturazione (o croma), la luminosità e permettono di caratterizzare ogni colore tenendo conto anche della luce.

ATTUSI
Vesti in fibra di corteccia di olmoindossate dagli Ainu giapponesi.

► AUMENTO  
In maglieria è il processo attraverso il quale si aggiungono sul rango in lavorazione una o più maglie in modo da poter allargare il lavoro. In base al metodo applicato le maglie del tessuto assumono una diversa inclinazione che in alcuni casi ha solamente una valenza decorativa. (Sagomare). 
  • Aumento intercalato semplice - viene fatto solitamente al centro del rango ed è poco visibile a lavoro finito.
  • Aumento semplice a diritto/rovescio - si aggiungono due maglie per volta a quelle già in lavoro. 
  • Aumento multiplo - si aggiungono, al rango in lavoro, più di due maglie per volta.     
AUSILIARI (prodotti e sostanze)
Sostanze chimiche che, come dice la parola, pur non essendo in modo assoluto indispensabili alle lavorazioni di chimica tessile, agevolano, spesso in modo decisivo, le varie operazioni che si fanno sui tessuti per imbozzimarli, lavarli, candeggiarli, tingerli, stamparli, rifinirli, migliorando la distribuzione, la penetrazione e la solidità dei colori sulle fibre. Una suddivisione pratica può essere così esposta: imbibenti, detergenti, emulsionanti, ugualizzanti, schiumogeni ed antischiuma, antistatici, antislittanti, accelleranti di tintura. L'appartenenza di un ausiliario, per esempio alla classe dei detergenti, non esclude che esso abbia contemporaneamente proprietà imbibenti e presenta contemporaneamente proprietà imbibenti, detergenti, emulsionanti. Gli ausiliari devono venire impiegati secondo lo scopo che si vuole ottenere, scegliendo l'ausiliario che dà il risultato voluto con la minore quantità. La minima quantità necessaria per ottenere un ben determinato scopo, costituisce la resa dell'ausiliario. Questa resa è rappresentata da un numero che, per la natura stessa di ciò che esprime, diminuisce con l'aumentare della validità del prodotto.
 
AUTOCLAVE (di tintura)
Recipiente a chiusura ermetica, in grado di mantenere e tollerare all'interno una pressione notevolmente diversa da quella esterna. N
ell'industria tessile si susano le autoclavi di tintura per tingere tessuti o filati ad alta temperatura. La caratteristica più importante è quella di lavorare in un sistema chiuso, il quale è sottoposto ad una pressione statica uguale o superiore alla tensione di vapore dell'acqua corrispondente alla temperatura alla quale si sta tingendo. Il fatto che esistono fibre sintetiche che richiedono temperatura di tintura dell'ordine di 130°C (per esempio il poliestere) fa sì che questi apparecchi debbono essere progettati per poter operare fino ad una temperatura di 140°C.    

AUTOREGGENTE  
Calza molto sexy che evita l'uso della giarrettiera. Si ferma a metà coscia e vi aderisce grazie al silicone o altre sostanze chimiche applicato all'interno di un bordo piuttosto alto (5 cm circa), molto spesso decorato con pizzo o ricamo.

AVANT-GARDE  
Locuzione francese. Moda o concetto in anticipo sui tempi.

AVVIO  
In maglieria realizzazione di un certo numero di anelli, come indicato dal progetto, che costituisce la prima riga di maglie del lavoro.
  • Nodo di avvio - è il punto di partenza (viene conteggiato come prima maglia nel lavoro fatto ai ferri).
  • Avvio ad asola semplice - consente di ottenere un bordo elastico (specifico per lavori fatti ai ferri).
  • Avvio a sinistra - adatto per chi è mancino.
  • Avvio per maglia tubolare - permette di ottenere un bordo molto preciso. È ideale per le lavorazioni a coste. 
AVVITATO
Si dice di un capo d'abbigliamento che aderisce in vita, soprattutto attribuito alla giacca femminile.
 
AVVIVAGGIO (AVVIVARE)
Dal francese avivage, derivato di aviver
«avvivare». Trattamento a cui vengono sottoposte le fibre chimiche artificiali (filo e fiocco) con soluzioni di sapone, emulsioni e prodotti sintetici speciali al fine di ottenere la necessaria scorrevolezza per le lavorazioni di preparazioni successive nonchè un migliore aspetto (morbidezza e mano) del tessuto finito.   

AVVOLGENTE
Indica un qualsiasi capo di abbigliamento che avvolge e abbraccia il corpo.

AWARENESS
Voce inglese, che vuol dire consapevolezza. Questa parola racchiude tutte le istanze (ecologia e sostenibilità) di rinnovamento che vanno verso la sostenibilità ambientale e il rispetto umano e identifica un nuovo filone di ricerca all'interno della moda, nato con la proliferazione di marchi che hanno una forte attenzione verso l'origine delle materie prime e i processi produttivi.

AZZIMATO
Chi si veste con estrema cura, ed eccessiva ricercatezza tanto da apparire ridicolo. Chi è azzimato è più che ricercato, nel curare perlopiù il proprio aspetto o il proprio abbigliamento. Sinonimi o quasi sinonimi dell’aggettivo sono agghindato e lisciato, per il quale è frequente l’abbinamento ad azzimato proprio perché si percepisce la non piena corrispondenza fra il significato dell’uno e quello dell’altro.

AZZURRAGGIO
1. Trattamento che si effettua in tintoria per decolorare le fibre con azzurranti ottici o candeggianti ottici tramite un processo dicompensazione ottica di natura fisica, che si esplica attraverso l'emissione di luce azzurra, complementare del colore originale giallino o grigiastro che si deve eliminare (smascherare) del tessuto greggio; queste ultime sono sostanze normalmente in polvere, coloranti di origine organica. 2. Nel lavoro domestico operazione che si effettua durante la risciacquatura dei tessuti candidi di cotone e di lino, per ravvivarne il candore; vengono utilizzati a tale scopo prodotti coloranti azzurri detti fugaci (è cioè che svaniscono) sia in compresse che in soluzione liquida o in polvere. 



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