Scarsèlla - probabilmente derivazione scherzosa di scarso, quasi a dire «quella che è sempre scarsa di denaro».¹
Nell'abbigliamento medioevale (1300-1400), la scarsella era una piccola borsa, allacciata alla cintura² e talvolta al collo, solitamente di cuoio, ma anche di stoffa³, dove veniva riposto il denaro. Per questa ragione è chiamata anche elemosiniera o elemosiniere (aumônière in Francia). Era un accessorio indispensabile, sia per uomo che per donna, poiché le vesti medioevali non avevano tasche (introdotte solo nel XVI secolo).
Ezechiele (1500 circa)
Pedro Berruguete (Spagna 1450-1504)
olio su tavola, cm 110 x 80
Museo Diocesano - Santa Eulia, Paredes de Nava, Spagna
Il termine fu usato anche in seguito (1800), ma con valore scherzoso, per indicare borsa o borsetta (raramente la tasca di piccole dimensioni).
La parola è ancora in uso in Veneto (Italia) per indicare tasca, saccoccia, o portafoglio, con riferimento al denaro. In Trentino (Italia) è chiamata scarsela la tasca più grande mentre la tasca più piccola dove si mettono le monetine è detta scarselin.
₁ Treccani - Dizionario Enciclopedico Italiano, vol. X - Ed. Istituto Enciclopedia Italiana, 1970, voce: Scarsèlla, p. 906.
₂ La cintura fu un'esigenza tipicamente medioevale che si protrasse nel tempo sino al Seicento, quando si iniziò a confezionare abiti con le tasche. (Lorena Imperio, Vestire nel Medioevo, ed. Penne e Papiri, 2013, p. 80).
₃ Le scarselle potevano essere di diversa foggia secondo la nazione o la città da cui provenivano, ma come tutti gli altri complementi del vestiario seguivano l'indirizzo generale del gusto. Ne abbiamo testimonianza da Leonardo che nella sua invettiva contro le «pazze invenzioni» degli uomini nel campo della moda [Leonardo, Codice Urbinate 1270, Biblioteca Vaticana] ricorda insieme ad altri indumenti le «scarselle» «appontate di lunghe e acute punte» caratteristiche dello stile gotico. (Rosita Levi Pisetzky, Storia del Costume in Italia, volume secondo, ed. Istituto Editoriale Italiano, 1967, p. 378).
Forse la moda delle scarselle era nata, inizialmente con i pellegrini. In seguito, divenne un oggetto di lusso e chi non aveva scarselle in vita era considerato persona da poco. Le borse più semplici erano di cuoio, di tela, di panno, altre più eleganti erano di seta di diversi colori, di velluto o di altri tessuti più preziosi. Talvolta esse erano ricamate o adorne di fregi in metalli preziosi e in pelle. [...] Un tipo particolare di scarselle erano quelle ornate dagli stemmi nobiliari o araldici e Dante, nell'Inferno, le appende al collo degli usurai come simbolo del loro attaccamento al denaro. (Lorena Imperio, Vestire nel Medioevo, ed. Penne e Papiri, 2013, pp. 101-102).
₂ La cintura fu un'esigenza tipicamente medioevale che si protrasse nel tempo sino al Seicento, quando si iniziò a confezionare abiti con le tasche. (Lorena Imperio, Vestire nel Medioevo, ed. Penne e Papiri, 2013, p. 80).
₃ Le scarselle potevano essere di diversa foggia secondo la nazione o la città da cui provenivano, ma come tutti gli altri complementi del vestiario seguivano l'indirizzo generale del gusto. Ne abbiamo testimonianza da Leonardo che nella sua invettiva contro le «pazze invenzioni» degli uomini nel campo della moda [Leonardo, Codice Urbinate 1270, Biblioteca Vaticana] ricorda insieme ad altri indumenti le «scarselle» «appontate di lunghe e acute punte» caratteristiche dello stile gotico. (Rosita Levi Pisetzky, Storia del Costume in Italia, volume secondo, ed. Istituto Editoriale Italiano, 1967, p. 378).
Forse la moda delle scarselle era nata, inizialmente con i pellegrini. In seguito, divenne un oggetto di lusso e chi non aveva scarselle in vita era considerato persona da poco. Le borse più semplici erano di cuoio, di tela, di panno, altre più eleganti erano di seta di diversi colori, di velluto o di altri tessuti più preziosi. Talvolta esse erano ricamate o adorne di fregi in metalli preziosi e in pelle. [...] Un tipo particolare di scarselle erano quelle ornate dagli stemmi nobiliari o araldici e Dante, nell'Inferno, le appende al collo degli usurai come simbolo del loro attaccamento al denaro. (Lorena Imperio, Vestire nel Medioevo, ed. Penne e Papiri, 2013, pp. 101-102).
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