13 gennaio 2025

PIED-DE-POULE | PIED-DE-COQUE

Pied-de-poule [piè de pul] - termine francese, che significa "zampa di gallina", infatti il pattern ricorda vagamente proprio l'impronta della zampa della gallina; termine appartenente al linguaggio internazionale dell'abbigliamento.

1. Disegno bicolore, fondato sul quadrato, con piccoli prolungamenti negli angoli che collegano i quadrati e che richiamano, come dice il termine, l'impronta della zampa di gallina. È un motivo classico, che può essere in versione micro o macro, a seconda delle tendenze moda. La particolarità del suo lato grafico dà un'illusione in 3 dimensioni.

Il modulo pied-de-poule è formato dall’incrocio di strisce verticali e strisce orizzontali, formate da bande diagonali bianche e nere e si ripete uguale per tutta la superficie.

È similare al Pied-de-coque che è una macro versione più esuberante.

2. Tessuto, tinto in filo, che può essere sia di lana cardata che pettinata, ottenuto con un effetto di colore su armatura batavia (saia 2/2) ordendo e tessendo 4 fili chiari e 4 fili scuri (esempio: ins. 1 nero, ins. 2 bianco, ins. 1 nero = ins. 4 al rapporto), in modo da ottenere un disegno quadrettato. Il modulo pied-de-poule (houndstooth) si forma con l'incrocio di strisce verticali e orizzontali formate da bande diagonali e si ripete sempre uguale su tutta la superficie. Siccome le partenze di trama della batavia da 4 sono 4, si potranno scegliere i 4 effetti voluti, tenendo presente che in drapperia è assolutamente necessario che il trattino diagonale (messincarta) che riunisce i quadretti (ottenuti dall'incrocio dei 4 scuri) sia in senso di catena, ossia riunisca un quadretto superiore con uno inferiore; questo perché si vuole sempre un aspetto verticalizzante degli effetti di colore; in laneria invece è preferito il trattino diagonale che riunisce due quadretti orizzontali. In gergo tecnico si dice che il pied-de-poule attacca per catena (drapperia) o per trama (laneria). Il peso può variare molto, generalmente dai 200 ai 450 g/mq a seconda dei titoli impiegati.

All'inizio si usavano solo due colori, il bianco e nero (tradizionalmente realizzato con lana bianca e nera), ora altre tinte in contrasto fra i quali l'avorio con il marrone, il grigio chiaro con il grigio scuro, ecc.
Se stampato può anche avere un'ampia scelta di colori.

l pied-de-poule bicolore si trova anche inserito (se in base armatura batavia) in alcune zone del disegno "Principe di Galles" ed è anche detto “pepita”.



Alexander McQueen (1, 2, 3); Bottega Veneta (4); Anteprima (5);
Comme Des Garçons Mademoiselle (6); Derek Lam (7); Moschino (8); Preen (9). 


Giacca di Andrea Pompilio



Per migliorare l'effetto cromatico del "Pied-de-poule" e per dare maggiore movimento al suo fondo, si usa spesso il "doppio pied-de-poule", ottenuto con la batavia da 6, di dimensioni maggiori del precedente, ma molto simile, costituito da tre colori.

La fibra naturale più usata per questo tipo di tessuto è la lana. Nelle fantasie più piccole lo troviamo come tessuto classico della drapperia maschile, fatto in lana pettinata o cardata o in fresco lana. Si trova sempre più spesso anche in cotone e in fibre sintetiche.

IMPIEGHI - La stoffa viene impiegata spesso nel periodo autunno / inverno sia per abiti maschili che femminili quali giacche e completi. Lo troviamo persino nei berretti, calzetteria e calzature oltre che borse e accessori rigorosamente black&white, di carattere sportivo o country. 

STORIA - Erroneamente si considera questo motivo di origine francese; in realtà l'origine è scozzese, in particolare nelle Lowlands. Questo motivo è stato creato nel 1880 dai pastori scozzesi, è chiamato "houndstooth" in inglese che significa "denti di cane". L’animale, all’origine di questo motivo, si è trasformato in un “pollo” con il passare degli anni. Popolare a partire dalla fine del diciannovesimo secolo, e dalla fine degli anni '40 del '900 questa fantasia optical venne riproposta ed adottata da diversi couturier che, nel tempo, ne hanno fatto un vero e proprio trend. Questo motivo divenne  un motivo di punta della casa di alta moda Dior che verso la fine anni ‘40 viene rapidamente assimilato a diversi stili: su tutti i tipi di vestiti e fu  impiegato nel packaging del suo celebre profumo, Miss Dior. Da lì a poco è esplosa una vera e propria mania e il pied-de-poule ha debuttato persino in passerella. Lo troviamo nelle collezioni di grandissimi nomi come Chanel, Alexander McQueen, Roccobarocco, Aquascutum, Chloé, Ashish, Vivienne Westwood, Cynthia Steffe e Marithé & François Girbaud, a volte reinterpretndolo in chiave più moderna e a declinarlo anche su capi e accessori più sportivi, rendendolo ancora più facile da portare. John Galliano ha trasformato il classico pied-de-poul di Dior in una borsa con frange e manico di finto avorio (1999). In seguito, tutti i principali marchi si approprieranno di questo modello, che diventerà un classico nel mondo della moda. In seguito, tutti i principali marchi si approprieranno di questo modello, che diventerà un classico nel mondo della moda. 


Rames Gaiba
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Leggi anche:
  • PRINCIPE DI GALLES
    Disegno, di tono decisamente sportivo ma elegante, dai caratteristici disegni bicolori a quadri piccoli entro quadri più grandi.

8 gennaio 2025

ARGYLE

Argyle - dal nome della contea scozzese di Argill.

Effetto di disegno a rombi o losanghe, a forma di diamanti¹, a volte con linee diagonali incrociate per aggiungere un senso di tridimensionalità, multicolore, realizzabile in maglieria su macchine circolari a ruote disegnatrici che si sviluppa su una grande area di disegno, superiore a quella di base. Tecniche di lavorazione a maglia avanzate e stampa digitale hanno rivoluzionato il processo di creazione, consentendo ai designer di creare motivi intricati e combinazioni di colori vivaci che un tempo erano inimmaginabili. Questi progressi tecnologici hanno aperto un mondo di possibilità, consentendo una maggiore creatività e innovazione nel design dei argyle.

IMPIEGHI - Si trova spesso in calze (lana o misti lana) o collant (lana o nylon), maglioni, cardigan, sciarpe, borse.


Il marchio Burlington² ha scoperto l'argyle a partire dagli anni Settanta
e lo ha adottato come stile rappresentativo per i suoi calzini.


Maglione a motivo Argyle verde
Ermanno Scervino - collezione Autunno/Inverno 2014-2015


🇬🇧 Voce inglese appartenente al linguaggio internazionale della moda. Indicato anche come argyll.

STORIA - Deriva originariamente dal tartan dei Campbell, uno dei più grandi e famosi della Scozia occidentale, proveniente dalla regione di Argyll: il clan lo usava per i loro plaids e tartan, nonché per i calzini, indossati dagli Highlanders sin dal diciassettesimo secolo, e noti come “tartan hose”. Secondo la ricostruzione storica, o forse una leggenda, gli Highlanders tagliarono alcuni pezzi dei loro tartan per potersi coprire i piedi, e fu così che venne fuori l’argyle. Fin dal XVII secolo, gli Highlander scozzesi indossavano il motivo argyle con grande orgoglio, facendo parte della loro identità culturale. La maglieria argyle divenne famosa in Inghilterra, e successivamente negli Stati Uniti, dopo la prima guerra mondiale: a renderlo popolare e a favorirne la diffusione fu il marchio Pringle of Scotland, nato nel 1815, che produce maglieria di lusso. Fu sotto lo stilista Otto Weisz che il brand adottò la fantasia, resa famosa dalla sua identificazione col Duca di Windsor, il quale comprò calze argyle e altri capi dal marchio, dopo essersene innamorato a prima vista. Il duca li indossava per giocare a golf, e da allora sono rimasti uno dei simboli dell’abbigliamento di questo sport: pure William Payne Stewart (1957-1999), famoso campione di golf americano, era famoso per l’eccentrico modo di vestire durante le partite, che contemplava i calzini argyle. Ha avuto un ritorno di moda dal 2000 in poi. Vivienne Westwood, con il suo stile trasgressivo, lo ha adottato per pantacollant attillati, in contrasto sotto gonne scozzesi a quadri.


 L’artista Sam Smith ha sfilato per Vivienne Westwood ³
alla Parigi Fashion Week in passerella l 'autunno-inverno
foto: © ANSA/AFP - link video, di 24 secondi, su TikTok 


L’argyle, tra le altre cose, è legato allo "stile preppy" (da “preparatory school”) che si che si ispira alle divise dei college inglesi e americani degli anni '50, in particolare quelli della Ivy League, ovvero le più famose e costose università degli USA, ed è lo stile che caratterizza i ragazzi benestanti che frequentano le più prestigiose università: non è però solo lo stile dei giovani studenti, ricchi e per bene, provenienti da famiglie abbienti, ma si tratta di una vera e propria filosofia di vita.

CURIOSITÀ - Per i veri appassionati del motivo argyle c’è creato da Keely McAleer dal 2008 anche il giorno ufficiale in cui viene festeggiato il “National Argyle Day”: l’8 gennaio!

L’argyle è più di un semplice motivo; è un simbolo di storia, cultura e versatilità. Dal suo umile inizio nelle Highlands scozzesi, all’adozione da parte della famiglia reale britannica e alla sua presenza sulle passerelle di moda e nei campi sportivi, il motivo argyle è una testimonianza del fatto che la moda non è solo estetica, ma anche un’espressione della nostra storia e delle nostre aspirazioni.

Diamanti miniera di Argyle
foto: © Rio Tinto (poi, trasformata, in video)
National Argyle Day
8 gennaio


L'argyle è un diamante. Nell'Australia occidentale, la miniera di diamanti di Argyle porta alla luce il minerale e il diamante Argyle. I diamanti sono noti per il loro colore naturale - tonalità di rosa, viola e rosso. Quando questi diamanti si formarono, i minerali inclusi nel carbonio coloravano i diamanti. La miniera era uno dei maggiori produttori al mondo di diamanti e il più grande fornitore di diamanti colorati naturali. Nel novembre 2020 l’estrazione mineraria è cessata ad Argyle, dopo 37 anni di attività e produzione di oltre 865 milioni di carati di diamanti grezzi.
L'azienda è stata fondata in America nel 1926. Nel '90, dopo essere stata trasferita in Germania, fa parte del colosso della calzetteria Kaiser-Roth Corporation che appartiene al gruppo Golden Lady. dal Gruppo Kunert.
Punk e Rinascimento uniti in una collezione di moda. È proprio così che Andreas Kronthaler, direttore creativo di Vivienne Westwood, ha deciso di portare avanti l'eredità punk, provocatoria, trasgressiva, ma anche poetica della maison, invitando a sfilare in passerella nientemeno che il cantante Sam Smith. L'outfit era incentrato sul tartan decostruito: per lui un look iconico di questa collezione, giacca ispirata a una sciarpa, insieme a vertiginosi stivali dal tacco vertiginoso con plateau, calzini argyle, maglione verde da pastore, il marsupio-sospensorio, ispirato agli slip sportivi che servono a protezione (in mano portava un grosso bastone di legno "per tenere a bada il gregge", nella sua prima uscita), tutti in diversi stili di tartan. C'è chi ha fatto notare (DagoSpia) che Sam Smith, "in culo al buon gusto" ha dato le spalle al pubblico mostrando le chiappe. Ma il nome di Vivienne Westwood «è sinonimo di trasgressione e libertà, e anche nella cornice estremamente indulgente della moda - dove lo scandalo è un abusato strumento del mestiere - viene evocato con un certo brivido.» (tratto dai Codici di Matteo Guarnaccia)   Dame Vivienne è morta nel dicembre 2022 e il marito, lo stilista austriaco Kronthaler, ha assunto il pieno controllo creativo del marchio.



Rames Gaiba
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Leggi anche:
  • TARTAN
    Caratteristico disegno a riquadri spezzato da righe di vario colore, e quindi tessuto.
  • FAIR ISLE
    Disegno geometrico, piccolo, multicolore oggi impiegato non solo sui maglioni ma anche calze, berretti, ecc., e come motivo ornamentale che contraddistingue questo arcipelago scozzese.
  • JACQUARD
    Il termine "jacquard" in maglia può essere impiegato quando non ci si trova più in presenza di una tinta unita o di una riga orizzontale. Una rigatura longitudinale, diagonale, una scacchiera e qualsiasi altro motivo semplice o complesso, necessità di una selezione manuale, meccanica o elettronica.

2 dicembre 2024

PANTONE

Pantone ® - marchio registrato della Pantone Inc. (USA), che dal 2007 fa parte del gruppo X-Rite.

Pantone è un neologismo e si compone della parola greca “pan”, che significa molti/attraverso e “tone” che in inglese significa tonalità.

Sistema di identificazione del colore definito da un codice alfanumerico (definito da una sequenza di 6 cifre, dove ogni coppia di numeri ha un preciso significato), che è riconosciuto ed univoco a livello internazionale, una volta disponibile solo su carta ed oggi anche su supporti informatici. L'idea base è che una persona può scegliere un determinato colore dalla guida ed utilizzare il numero corrispondente per comunicarlo ad un altro interlocutore anche esterno. L'utilizzo gratuito non è permesso, ed è per questo che non è presente in alcuni programmi di fotoritocco o in  software a basso costo.

Oggi è possibile con Pantone Studio avere i colori del Pantone anche sul telefono cellulare, per condividerli con i clienti e le reti sociali.



Per il settore tessile-moda Pantone® dispone di sistemi specifici quali Pantone FHI (Fashion Home + Interiors) che conta oltre 3.000 colori studiati e creati in base agli input arrivati proprio dal mercato fashion + home. Esistono due riferimenti Pantone all'interno di FHI: TPG (ex TPX) viene utilizzato per superfici dure come, ad esempio, pelle, superfici in gomma dura, metalli, ceramica, mentre TCX  viene utilizzato per superfici morbide come tessuti e filati e abbigliamento. Pantone supporta sia la tecnologia della stampa digitale su tessuto (con i colori TPX), che sono identici a i colori su cotone (colori TCX). Questo significa che si possono facilmente equiparare questi colori (simili a quelli su carta) a quelli su tessuto.  
















STORIA - La Pantone Inc. fu fondata nel 1962 da Herbert Lawrence. Herbert era un giovane impiegato di una società di stampa, e fu ispirato a creare un sistema standardizzato per i colori quando si rese conto di quanto fosse difficile ottenere risultati efficaci nella stampa a colori. Nata come fornitrice di carte colorate per l'industria cosmetica, già nel 1963 ha prodotto la prima scala colore, leader mondiale negli standard cromatici anche nel settore tessile-moda.

Pantone® - Sito internet (in italiano)


Il Pantone Fashion Color Trend Report per l'Autunno/Inverno 2024/2025
presentato in occasione della New York Fashion Week

Qui vediamo una miscela di toni ricchi e terrosi e un'eleganza pratica
che sottolinea un legame più profondo con la natura e uno stile consapevole.


Nel 2000 Pantone inizia a decretare il “Color of the Year”, un’innovazione che ha reso il colore un riflesso delle tendenze culturali e dell’atmosfera globale e che influenzerà lo spirito del futuro. Pantone analizza un po’ tutto (moda, cinema, arte, serie tv, tendenze grafiche) per un anno e cerca di tradurre tutto in un colore. Certo, non possiamo unificare un colore ritenuto di tendenza per tutti i settori. Le scelte cromatiche non sono neutrali. Non su tutto va bene il colore Pantone dell'anno.

Questo è stato il primo Colore dell'Anno 2020


CURIOSITÀ - Il tricolore italiano (bandiera) è formato dal Verde felce (17-6153 / 18-5642TC), Bianco acceso (11-0601 / 11-4201TC) e Rosso scarlatto (18-1662 / 18-1660TC).

La versione ufficiale della bandiera italiana, utilizzata dal governo e dalle istituzioni, è realizzata in seta. La scelta del tessuto di seta risponde a motivi di rappresentanza e di eleganza: inoltre, la seta è in grado di assorbire i colori in modo uniforme e di garantire una buona resa cromatica.

Le bandiere utilizzate per scopi decorativi o per gli eventi sportivi possono essere realizzate anche in poliestere.



foto: © AICTCAssociazione Italiana di Chimica Tessile e Coloristica




Rames Gaiba
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Leggi anche:
  • COLORI
    Definizione. Proprietà base del colore (tonalità - luminosità - saturazione). Terminologie introduttive ricorrenti nel colore.
  • DIZIONARIO COLORI AD USO DELLA MODA 
    I nomi dei colori e la loro origine.

9 novembre 2024

PROUST E LA MODA


Cosa rimane di tutto quello scintillio? Nulla. Tutto
questo passato è morto dieci volte. Non solo sono
morte la maggior parte delle persone, ma anche il loro
modo di vivere, di vestirsi, di pensare, di sentire e di
parlare. Un'umanità diversa le ha sostituite.

É. de Clermont-Tonnerre, Mémoires




Marcel Proust, con il suggestivo e civettuolo pseudonimo di étoile filante collaborò con la rivista Le Mensuel tra la fine del 1890 e l'inizio dell'anno successivo (la rivista ebbe vita breve e si sviluppò in soli dodici numeri) con due scritti intitolati proprio La mode. Nel primo dei due articoli Proust apre le sue riflessioni con due considerazioni, che meritano di essere ricordate. Innanzi tutto riconosce in modo apodittico «la moda, in tutta la sua tirannia». In secondo luogo, dopo essersi schernito circa le sue capacità di critico di moda («cercheremo di fare del nostro meglio»), stronca la moda della quale si stava per occupare, asserendo che «le modifiche che essa apporta quest'anno sono di minima importanza; i vestiti dell'anno scorso - afferma con il piglio di un grande intenditore - a rigore potrebbero tenere testa a quelli di recente fioritura della corrente stagione». E con tono polemico, ma di grande attualità, conclude esortando ad aprire prima dello spirito, il portafoglio, giacché rispetto alla moda  di quell'anno, quella nuova si caratterizza solo per la presenza di nuances, che - a suo dire - fanno la differenza.  «Dovete vederle - esclama Proust -, esserne colpiti; rinnegare il passato; aprire il vostro spirito, e più ancora il vostro portafoglio».¹


Ritratto di Marcel Proust (1892)
Jacques-Émile Blanche (1861-1942)
olio su tela, 73.5 x 60.5 cm
Musée d'Orsay, Parigi


Jacques-Émile Blanche dipinse questo famosissimo ritratto nel 1892 sulla base di un disegno a matita fatto la primavera precedente, a Trouville. Proust aveva circa vent'anni. Non si separò mai da questo ritratto, che lo seguì in tutti i suoi traslochi, e che tenne fino alla sua morte avvenuta nel 1922.  C'è chi pensa che il fiore all'occhiello sia una camelia, un fiore inodore, perché Proust, che soffriva d'asma, non tollerava i profumi. Giovanni Macchia (noto critico letterario e scrittore), invece, pensa si tratti di una orchidea: "L'orchidea è il fiore delle Recherche. Il Narratore lo osserverà lungamente per seguire il mistero della sua fecondazione. Vorrà sapere che cosa la natura inventava perché il fiore riuscisse a congiungersi con l'oggetto del suo desiderio. L'orchidea era il fiore dell'invertito solitario".



... Ma l'orchidea è anche il fiore-simbolo della passione di Swann per Odette




Marcel Proust (1950)
Richard Lindner (1901-1978
olio su tela, 71.1 x 60.9 cm


Il giovane dandy è rappresentato in posizione frontale, in una posa ieratica (il quadro in origine era, con ogni probabilità, un ritratto in piedi). Il contrasto tra i toni molto scuri dell'abito e dello sfondo e l'incarnato del viso e del collo, impreziosito da un fiore di orchidea bianca all'occhiello, è particolarmente sorprendente. La nitidezza dei contorni, la materia fluida, la delicatezza della pennellata sono a servizio di una autentica interiorità. Il giovane Proust, dai grandi occhi scuri, dalla bocca sensuale è già un po' più di un semplice dandy: l'ovale perfetto del suo viso, il pallore della sua carnagione gli conferiscono un aspetto solenne, addirittura cristico. Il che spiega molto bene il motivo per il quale questo ritratto è ancora oggi la rappresentazione più conosciuta e più corrispondente al vero di colui che, di lì a poco, scriverà Alla Ricerca del tempo perduto.


PROUST CI RACCONTA IL TEMPO PERDUTO NELLE ELEGANZE DEI GUERMANTES E NEGLI ABITI DI FORTUNY 

Il mito dell'eleganza della Belle Epoque si sublima nell'opera di Marcel Proust, interprete raffinato di un mondo frivolo e rarefatto, colto nel momento di uno splendore ormai prossimo al declino.  Il giovane Marcel viene introdotto negli ambienti mondani dell'aristocrazia decadente dal conte Robert de Montesquiou, personaggio ascetico ed esteta decadente, un dandy sprezzante ed altero, presentatogli da Madame Lemaire, nel salotto di quest'ultima.   

L'immagine del giovane Marcel Proust mondano e salottiero, l'orchidea all'occhiello, tramandataci dal celebre ritratto di Jacques-Emile Blanche ha contribuito a lungo a falsare l'immagine vera dello scrittore accreditando quella dello snob e del dilettante. Eppure quell'immagine gli appartiene anch'essa perché quel tempo dell'eleganza e della mondanità non è stato sprecato, ma ha contribuito a costituire il materiale al quale lo scrittore ha attinto per l'opera della maturità A la Recherche du Temps perdu, ["Alla ricerca del tempo perduto"] (1913-1927), saga di sette romanzi ("Dalla parte di Swann", "All'ombra delle fanciulle in fiore", "I Guermantes", "Sodoma e Gamorra", "La Prigioniera", "Albertine scomparsa", "Il Tempo ritrovato"). Proust, oltre alla linea di fondo autobiografica, descrive anche i numerosissimi dandy che popolavano Parigi tra la fine dell'Ottocento e gli anni Venti del Novecento. Ma la sensibilità particolare per l'abbigliamento femminile si manifesta soprattutto proprio in questo viaggio a ritroso in un passato rievocato anche attraverso gli abiti. 

Proust e il conte Montesquiou (a sinistra in primo piano)
in un disegno dell'epoca.


Nei quadri e nei ritratti del romanzo, nei quali regnano la grazia, l'eleganza, la musicalità dell'incedere ed il tratto sopraffino delle belle dame, la coincidenza tra le visioni della realtà vissuta e l'opera fantastica e creativa dello scrittore si pone tanto accurata e precisa da consentirci l'identificazione tra gli avvenimenti umani e la vicenda artistica.

Si svolge quindi sotto i nostri occhi un mondo di gusto e di ricercatezza nel vestire, nel quale la leggerezza e la vaporosità degli abbigliamenti femminili, l'avvicendarsi delle raffinate toilettes nelle varie tonalità dei colori accesi o sfumati, il movimento stesso delle dame hanno rappresentato per il Narratore un centro di documentazione del quale egli ha saputo distribuire armonicamente nel ciclo dell'opera definitiva i giochi cromatici e le preziosità di linee con i riferimenti a momenti autentici dei suoi rapporti sociali.


Gertrude Elizabeth, Lady Colin Campbell (1894)
Giovanni Boldini (1842-1931)
olio su tela, 184.3 x 120.2 cm
National Portrait Gallery, Londra


È il segno che ritroveremo in tutta la sua opera: quello del gusto estetico con il quale esamina e valuta la varia umanità e la sua multiforme attività nel fervore di una moda che dalle raffinatezze della Belle Époque si va poi lentamente esaurendo nel corso di un ventennio. Le osservazioni e le riflessioni sull'eleganza del bel mondo che Proust prima frequentò con assiduità e del quale attinse poi notizie con inesausta indagine dino agli ultimi giorni saranno oggetto della rielaborazione artistica della Recherche.

Al pari di altri scrittori quali Mallarmé e D'Annunzio, Proust, da giovane si compiace nel riportare sul "Figaro" o sul Gaulois" cronache mondane di aristocratici o letterati salotti parigini firmandosi Horatio, Dominique o Tout-Paris. Sotto quest'ultimo pseudonimo scrive un breve articolo il 31 maggio 1894, Une fete littéraire à Versailles, sul ricevimento offerto dal conte Robert de Montesquiou, durante il quale si alternano brani di musica classica suonati dal giovane pianista Léon Delafosse e poemi declamati da Sarah Bernhardt. Nel descrivere l'avvenimento mondano, Proust rivela un puntiglioso scrupolo anche nella descrizione dei particolari degli abiti delle elegantissime signore. Ad esempio, quello dell'abito della contessa Greffulhe. Il vestito della contessa che, come è noto, ha fornito alcuni suoi tratti ai personaggi della principessa e della duchezza de Guermantes, è ancora oggi conservato al Musée de la Mode et du Costume di Parigi.²

Più bello ancora che nella descrizione proustiana, il vestito di seta lilla dalle maniche gonfie a "gigot" è di Worth, uno dei più famosi sarti della seconda metà dell'800, ed è stampato a fiori mauve e gialli, il corpetto fasciato da un velo di mussola.     


Ritratto della principessa Marthe-Lucile Bibesco (1911)
Giovanni Boldini (1842-1911)
olio su tela, 183 x 120 cm


Fiori prediletti dall'elegante contessa Greffulhe e destinati nel romanzo a diventare il leit-motiv dell'eleganza di Odette e l'emblema dell'amore di Swann per lei, le orchidee disposte nei capelli della contessa in "une coiffure d'une grace polynésienne" avevano affascinato Marcel Proust la sera del 1° luglio 1893, quando venne presentato alla dama durante il ricevimento della principessa di Wagram. L'impressione fu così intensa che lo scrittore, seguendo il metodo che gli sarà poi congeniale, si servì del fiore nell'acconciatura di un personaggio femminile di L'Indifférent, novella che presenta intuizioni e motivi utilizzati ed ampliati successivamente in Du coté de chez Swann. Il richiamo al corpetto di tulle punteggiato di orchidee ci riporta al vestito della contessa, descritto in Une fete littéraire à Versailes, al quale fanno corona toilletes altrettanto eleganti di dame famose dell'alta società che sfilano nell'articolo in lenta parata. Tessuti leggeri per una festa di primavera: fruscianti sete e taffetas, impalpabili mussole e crepes de Chine nei colori chiari del rosa, mauve, bianco, grigio perla; freschi cappelli di paglia adorni di fiori o guarniti da una aigrette. Sono queste le toilletes delle dame del bel mondo parigino alle quali Proust pone insistenti domande per penetrare il segreto della compiuta perfezione dell'abbigliamento.


Ritratto di Madame Gladys Deacon (1908)
Giovanni Boldini (1842-1931)
olio su tela


Di un'eleganza sobria che non eguagliava però lo chic raffinato di alcuni amici aristocratici, quali Robert de Montesquiou o Boni de Castellane, lo scrittore avvertiva l'esigenza di chiedere meticolose notizie su particolari degli abiti, impegnando in tali indagini la stessa cura impiegata in ricerche su argomenti di ben altro rilievo. Lucien Daudet, Mme Straus, Maria de Madrazo, Mme de Chevigné, Jeanne de Caillavet sono di volta in volta interpellati per fornire chiarimenti tecnici all'idea che lo scrittore ha in mente. Così a Lucien Daudet chiede di ricordare per lui l'abbigliamento della principessa Matilde. Il vestito e gli scarpini rossi di Mme Straus lo colpiscono al punto da farli calzare ad uno dei suoi personaggi, Oriane de Guermantes, in un celebre episodio della Recherche.


Ritratto di Mrs. Howard-Johnston (1906)
Giovanni Boldini (1842-1931)
olio su tela, 230 x 120 cm


A Jeanne de Caillavet chiede di essere aiutato con "quelques petites explications couturières". Lo scrittore che aveva notato, ad una serata all'Opéra, le toilletes di Mme Greffulhe profondamente diverse nella loro squisita eleganza, molto sobria per l'una, eccentrica per l'altra, desiderava trasporne il contrasto nell'opera. A Mme Greffulhe accenna alla certezza del futuro sfiorire dalla propria bellezza quando i giovani "ramoneurs" non si volgeranno più al suo passaggio. 


La fascia nera (1905)
Giovanni Boldini (1842-1931)


Tutti i principali personaggi femminili della Recherche, Odette de Crécy (divenuta Mme Swann), Oriane Guermantes (duchessa, e in primo luogo principessa di Laumes), Albertine Simonet, incarnano un tipo di eleganza, ma è soprattutto Odette che offre la possibilità di seguire, filtrati attraverso le impressioni del Narratore, gli sviluppi della moda nell'ultimo ventennio dell'Ottocento e nei primi anni del Novecento. 

Nelle riviste femminili dell'epoca - da quelle destinate al pubblico francese come L'Art de la Mode, la Revue de la Mode, La Mode illustrée, La Mode Artistique, a quelle rivolte al pubblico straniero, quali La Mode de la Elegancia Parisiense o Harper's Bazar - i modelli disegnati rispondono perfettamente alla descrizione di Proust: il corpo, stretto alla vita nel bustino a punta, sembra esplodere dalla vita in giù nell'ampiezza delle pieghe adorne di trine, merletti, jais, grappoli di fiori, e raccolte poi all'altezza del ginocchio in enormi nodi di velluto, raso o taffetas secondo il modello dell'abito che si allarga di nuovo sul fondo in mille pieghettature di plissé. Dietro, l'ampia gonna s'innalza sostenuta dal pouf o sellino sul quale convergono le pieghe che, disposte in gonfi drappeggi, compongono una sorta di strascico imponente. 


Ritratto della marchesa Casati con penne di pavone (1911-1913)
Giovanni Boldini (1842-1931)
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma


Vi è un fascino in Odette³ che, inseguita da un luogo all'altro, una sera, viene infine raggiunta da Swann e gli appare adorna di fiori di catleya nei capelli, nel corpetto, nel bouquet. L'accenno di un amico alla dama vestita di una visite o di una polanaise ornata di pelliccia è sufficiente perché Odette si delinei nella mente di Swann, ispirandogli il desiderio di conoscere la parte della vita di lei che ignora, le ore che trascorre lontana da lui. Con un cappello "à la Rembrandt" e "un bouquet de viollettes à son corsage", ella somiglia ad uno di quegli schizzi femminili, di cui si intravede il profilo per metà celato dalla veletta o dalla tesa del cappello, colti nel rapido incedere dal pittore Boldini e da altri disegnatori dell'epoca. Odette non è semplicemente la tipica cocotte, ultima discendente della stirpe delle demi-mondaines nella letteratura borghese dell'Ottocento, ma diviene la figura simbolica dell'evoluzione di un'intera epoca anche attraverso gli abiti, sui quali il Narratore indugia con nostalgica voluttà nella Strada di Swann del 1913 (sezione II, "Un amore di Swann"):

E quando il suo corpo, che era fatto mirabilmente, riusciva difficile scorgerne la continuità (per le mode del tempo e sebbene ella fosse una delle donne a Parigi che si vestivano meglio), tanto il busto, sporgendo sul davanti come un ventre immaginario e finendo bruscamente a punta, mentre di sotto cominciava a gonfiarsi il pallone delle doppie sottane, faceva sembrare la donna composta di pezzi diversi mal infilati gli uni dentro gli altri; tanto le increspature, i falpalà, il corpetto seguivano in piena indipendenza, secondo la fantasia del loro disegno o la consistenza della stoffa, la linea che li portava ai fiocchi, agli sgonfi di trina, alle frange di jais perpendicolari, o li dirigeva lungo la stecca, ma non aderivano affatto all'essere vivo, il quale, a seconda che l'architettura di quelle cianfrusaglie si avvicinava o si scostava troppo dalla sua, vi si trovava insaccato o perduto.

La contessa Beatrice Susanne van Bylant (1901)
Giovanni Boldini (1842-1931)
olio su tela


La prima parte della vita di Odette, che si chiude con l'insperato matrimonio con Swann, è coronata dalla superba passeggiata che ella compie, come un rito quotidiano, all'Allée des Acacias. A piedi, frettolosa, ella appare al Narratore adolescente vestita di "une polonaise de drap, sur la tete un petit toquet agrémenté d'une aile de lophophore, un bouquet de violettes au corsage". La Infine alla contessa Laure de Chevigné lo scrittore domanda, anni e anni dopo, di consentirgli di rivedere i deliziosi cappellini adornati di fiordalisi e di violette che lo avevano affascinato in gioventù. Sono i graziosi cappellini e le minuscole toques preferiti da Odette.


Ragazza con il cappello nero (1890)
Giovanni Boldini (1842-1931) 
disegno, pastello su carta

Paul Poiret 
nel suo atelier

Già nel 1910 il Narratore sarà crudelmente deluso della prima compiuta rivoluzione nell'abbigliamento femminile, di donne che sfoggiano mostruosi cappelli; il sarto (oggi lo chiameremmo stilista) Paul Poiret ha bandito il terribile busto, la silhouette femminile cambia completamente la linea. Snella e slanciata, la figura è vestita di morbide stoffe che cadono in pieghe dritte nello stile del Direttorio o del primo Impero e sono svasate in fondo come il calice rovesciato di un fiore. La "robe fleur", in morbido tessuto, è sovrastata da enormi cappelli adorni di quantità di fiori e di frutta che, nel Narratore, suscitano delusione e biasimo. Gli "chiffons liberty semés de fleurs comme un papier peint" non possono piacergli perché i fiori sono impressi sulla stoffa e non ricamati come su uno dei bellissimi vestiti della contessa Greffulhe, in seta rosa, lillà "semée d'orchidées"; gli enormi cappelli "couverts d'une volière ou d'un portager" non hanno più il fascino dei capellini di Odette ornati di una piuma o di un fiore. Vengono in mente gli immensi cappelli che sovrastano i volti delle signore raffigurate nei dipinti di Boldini. 


Ritratto di Mademoiselle Lantelme (1907) *
Giovanni Boldini (1841-1931)
olio su tela, 227 x 118 cm
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma


È sulle fogge di quegli anni che il Narratore considera con rimpianto  di chi vede la fine di un'epoca, la fine di ciò che ha vissuto ed amato, e che Proust inserì come chiusa del I volume della Recherche, Du coté de chez Swann, pubblicato nel 1913.

L'abbigliamento di Oriane, malgrado l'indicazione di alcuni materiali - satin, piume, paillettes - ha, per il Narratore, una funzione di natura evocativa, diversa da quella dell'abbigliamento di Odette, la cui minuziosa descrizione ci ha fornito punti di riferimento cronologico in modo abbastanza preciso per definire l'epoca. Odette riesce ad interpretare gli ultimi dettami della moda traendone il massimo vantaggio personale e ad adeguare il proprio viso ed il proprio corpo al look di moda; in Oriane al contrario, non c'è apparentemente il gusto di intonare un particolare, lo sforzo di creare uno stile poiché da lei emana naturalmente lo chic che è di là della moda. Per le serate mondane, Oriane sembra prediligere tessuti di satin dai colori violenti, rosso o giallo, con ricami in rilievo di paillettes, ed aigrettes o piume nei capelli. Pronta per recarsi ad un ricevimento ella indossa un abito rosso ed al collo splendono dei rubini, in un'armonia in rosso che sarà perfetta quando, in seguito ad un'osservazione del marito, la duchessa sostituirà le scarpe nere con un paio di "soulier rouges".     


Ritratto di Madame Juillard in rosso (1912)
Giovanni Boldini (1842-1931)
olio su tela, 180 x 94 cm


Il colore rosso degli abiti della duchessa rinvia alla crudeltà implicita nella mondanità (si pensi, ad esempio,  a quando Oriane dimostra questa "crudeltà mondana" di fronte a Swann quando questi le rivela di essere colpito da un male che gli lascia pochi mesi di vita), e non ad una sessualità collegata all'amore del Narratore. Quando, anni dopo, questi ricorderà ad Oriane la sua toilette di quella sera, ne descriverà così l'impressione  ricevuta: "vous aviez l'air d'une espèce de grande fleur de sang, d'un rubis en flammes". Mentre, per quanto concerne Odette e Albertine, il rosa che richiama il colore della pelle segna in Swann e nel Narratore l'insorgere del desiderio, il rosso - colore emblema di Oriane - è privo di connotazioni erotiche. L'amore del Narratore per Oriane non è di natura fisica, ma immaginativa: è il desiderio di appropriarsi non del corpo di Oriane, ma de "l'essence de (sa) vie inconnue" e idealmente del suo mondo.


Miss Bell (1903)
Giovanni Boldini (1842-1931)
olio su tela, 205 x 101 cm
Civica Raccolta Luigi Frugone, Genova (Villa Grimaldi Fassio)

     
Agli antipodi di Odette che ama le vesti flowes, le sete fruscianti, le vaporose vestaglie, e di Oriane, dalla severa eleganza, Albertine e le sue amiche ci appaiono subito in tenuta sportiva, dinamiche e disinvolte. amanti dello sport, assidue frequentatrici di corse e velodromi, al golf o in bicicletta, le immaginiamo vestite di pratici tailleurs o di sweaters, le morbide gonne con camicia di lana che cominciano ad essere proposte alle donne sportive. Adottati dalla sportiva Alexandra di Galles, tailleurs e sweaters, indumenti che fasciano il corpo senza costringerlo, sono destinati a rivoluzionare la moda femminile anteponendo la comodità e la praticità ad una silhouette stilizzata e sagomata del busto. I movimenti del piccolo gruppo di fanciulle che avanza compatto sulla diga di Balbec sono armoniosi ma decisi, elastici e sicuri, e rivelano l' "élégance physique" che conferisce la lunga consuetudine con lo sport. il "polo noir" è il berretto sportivo che rappresenterà per il Narratore - fino a quel momento abituato ai deliziosi cappellini di paglia o di velluto di Odette e di Oriane - il segno distintivo di una nuova femminilità.


La signora in rosa [Ritratto di Olivia de Subercaseaux Concha], 1916
Giovanni Boldini (1842-1931)
olio su tela, 163 x 113 cm
Museo Giovanni Boldini - (Palazzo Massari), Ferrara


L'insolito copricapo si identificherà a tal punto con colei che lo indossa che l'immagine di Albertine ne risulterà poi indissolubilmente legata alla proiezione immaginativa del Narratore. Del pari, al ricevimento di Elstir, l'immagine ricreata con la mente della fanciulla sportiva sullo sfondo del mare non coincidendo con quella della fanciulla reale vestita di seta e dalla splendida chioma ondulata ne impedisce il riconoscimento.


La cantante mondana (1884 circa)
Giovanni Boldini (1842-1931)
olio su tela, 61 x 46 cm


Nell'armonia e nella limpida dosatura delle luci trova meravigliose le donne che sanno scegliere ed indossare un abito, composto nella inimitabile precisione del taglio. La sua sensibilità che vibra nella scoperta di minimi particolari non visti da altri è selettiva anche nella visione dell'abbigliamento ed irradia di bellezza e di entusiasmo il suo mondo. Cita anche i nomi di sarti ai quali vanno le sue preferenze: Callot, Doucet, Cheruit, e, un po' meno, Paquin. Sono, assieme a Worth, Redfern, Creed, i grandi nomi dell'epoca, che vestono dame del gran mondo come Mme Greffulhe, Mme de Chevigné, la Princesse Murat, la contessa Boni de Castellane, ma anche attrici, ballerine, donne del demimonde: Rejane, Sarah Bernhardt, Cléo de Mérode, Liane de Pougy, Laure Hayman.  

La genesi del personaggio di Albertine è lunga e complessa Nel giugno 1914, Proust era impegnato nella correzione delle bozze già stampate di La parte di Guermantes e nulla lasciava presagire che il piano originario dell'opera strutturato in tre parti sarebbe stato sconvolto fino a raddoppiare le proprie dimensioni passando, in otto anni (gli ultimi della vita dello scrittore), da millecinquecento a tremila pagine, da tre a sette volumi. A produrre un simile sconvolgimento fu la guerra che, paralizzando l'attività editoriale (e di conseguenza rinviando indefinitamente la pubblicazione del secondo volume della Ricerca già in bozze) consentì a Proust di ripensare l'intera economia del romanzo a partire dall'invenzione di Albertine, un personaggio che - determinando un nuovo sviluppo di All'ombra delle fanciulle in fiore, di cui esisteva già una prima versione mescolata al Coté Guermantes ma senza la «piccola banda» organizzata intorno alla giovane ciclista «dagli occhi luminosi e ridenti», e di quelle sezioni che diverranno Sodoma e Gomorra, La Prigioniera e La Fuggitiva - ne rimodella totalmente la struttura.¹⁰ 


La divina in blu (1905 circa)
Giovanni Boldini (1842-1931)
acquarello su carta


Si comprende perciò la perplessità positiva, in quanto prive di qualsiasi legame con le mode del momento,  che Proust aveva per gli abiti di Mariano Fortuny, il geniale e versatile artista che aveva scoperto le tecniche delle stoffe antiche e degli elaborati disegni veneziani di secoli anteriori, di cui richiedeva ai suoi interlocutori una descrizione la più piatta, semplice, possibile. Proust nella sua Recherche, a proposito dei gusti di Albertine, sottolinea: «quanto alle toilette, in quel momento le piacevano soprattutto gli abiti di Fortuny»; e ancora «quelle vesti di Fortuny fedelmente antiche ma potentemente originali (che) facevano comparire come uno scenario, ma con maggior forza rievocativa, perché lo scenario restava da immaginare, la Venezia tutta impregnata d'Oriente in cui esse sarebbero state indossate...».  


La seta e il velluto
Mariano Fortuny y Madrazo (1871-1949)


Fortuny, giovane ed ecclettico artista spagnolo che da qualche tempo risiede a Venezia, comincia ad interessarsi di moda. "Inizialmente si occupa soltanto di design tessile, ma poi impegna la propria creatività anche nell'ideazione di abiti. Al 1906 risale l'apertura del laboratorio di stampa su stoffe seriche, taffetas e velluti, che personalmente tinge e poi impressiona mediante un procedimento di sua invenzione, derivato dalla tecnica dei katagami giapponesi. Esperto di scenografia, a conoscenza degli effetti della luce sul tessile, cerca soprattutto la teatralità nelle stoffe, siano esse destinate all'arredo o all'abbigliamento. Quanto ai motivi decorativi non si pone limiti e trae indifferentemente ispirazione dai tessuti copti, persiani, turchi, rinascimentali, da elementi scultorei paleo-cristiani, dai capilettera miniati dei codici medioevali irlandesi, dai merletti, dalla scrittura cufica, dalla cultura indiana, mescolandone e sovrapponendone talvolta i patterns. Il risultato è geniale, anche perché Mariano Fortuny non si limita a stampare, ma perfeziona gli effetti  con magisce scoloriture nei contorni, con ritocchi a pennello qua e là, applicandovi in modi differenziati le polveri dorate e argentate, facendo di ciascuno di quegli esemplari un'opera d'arte.
Verso il 1907 con l'aiuto della moglie Henriette, a cui attribuisce il merito, inventa il delphos, abito d'ispirazione greca, confezionato in sottilissimo raso di seta, di linea lunga e aderente al corpo per la fitta plissettatura manuale. di colori chiari e iridescenti, in seguito rosa, giallo-oro, albicocca, azzurro, verde salvia, grigio, ma anche rosso mattone, nero e bianco, diventerà il simbolo della produzione da lui firmata. I suoi abiti, i suoi mantelli, ispirati per lo più all'oriente, dalla tunica copta, alla abaia araba, al kimono, al sari, secondo la definizione di Proust, «fedelmente antichi, ma potentemente originali», impreziositi da perle vitree e murrine di Murano appositamente create, sono prediletti da attrici come Eleonora Duse e Sarah Bernhardt, danzatrici come Isadora Duncan e Ida Rubinstein, dalle dame più stravaganti e originali dell'alta società europea che sceglie Venezia come luogo di incontri mondani, celebrandone quasi la tangibile decadenza.¹¹  




Vi è un aneddoto, raccontato da Lucien Daudet¹², sull'impossibilità da parte di Proust di riuscire a spiegare al proprio sarto il tipo di stoffa richiesto.


Giudecca, Fabbrica Fortuny: finestre dell'archivio disegni


Spingetevi fino alla Giudecca, spesso ignorata dai circuiti turistici più battuti. È l’isola più lunga della città, un tempo luogo di villeggiatura abbellito da giardini e orti affacciati sulla laguna.
Qui dagli anni ’20 si narra la storia del tessuto, e di una creatività del tutto speciale. La fabbrica Fortuny non è visitabile, vi si custodisce infatti un segreto sulla produzione per volontà del suo stesso fondatore, mentre lo showroom, il solo ed ufficiale a Venezia, vi farà immergere in un fantastico mondo di stoffe e tessuti sorprendenti, materiali, disegni, cuscini, accessori pregiati e vetri d’arte. Le collezioni esposte sono raffinate e portano chiari i segni di una sofisticata artigianalità.


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Dal saggio di Gianni Puglisi, I modi della moda, Ed. Sellerio, pp. 45-46
Musée de la Mode et du Costume di Parigi - 10 Ave. Pierre -Ier de Serbie - 16th arrondissement Parigi 
Odette de Crécy, divenuta Mme Swann per il suo matrimonio con il precedente. Nata nel 1853. Come tutti personaggi femminili importanti della Recherche, Odette è in parte enigmatica; ma, a differenza di Albertine, la sua personalità e le sue mire verranno progressivamente del tutto svelate perché la sua vicenda rientra nella commedia mondana. All'inizio del romanzo è la moglie di Swann (si sono sposati nel 1889) e abita a Tansonville, ma è guardata con sospetto dai genitori dell'eroe che si rifiutano di riceverla a causa del suo passato di demi-mondaine. Del resto non rinuncerà mai alla civetteria: compare pure nei panni della «signora vestita di rosa», amante dello zio Adolphe. Si verrà a sapere in seguito che è sposata con il conte di Crécy e che, quando era una giovane attrice in cerca di notorietà, ha anche posato, vestita da uomo, per il ritratto di Miss Sacripant dipinto da Elstir nel 1872 (il che rimanda al tema dell'ambiguità sessuale). dal saggio di Michel Erman, I personaggi della Recherche, Ed. Portaparole, pp. 76-77      
L'epoca del matrimonio di Odette con Swann potrebbe essere fissata a partire dal 1889-1890, come si ricava da molteplici indizi contenuti nel testo.
"La réalité que j'avais connue n'existait plus".
Il particolare dell'abito rosso e delle scarpe rosse è tratto da una toilette di Mme Straus. 
Mme Swann mostra di conoscere anche questo capo d'abbigliamento, ma afferma di non poterlo adottare, al pari di alcune sue amiche, poiché non giocando a golf, come loro, non avrebbe "aucune excuse à etre [...] vetue de sweaters".
I nomi di Callot, Doucet, Paquin vengono fatti anche dalla duchessa di Guermantes.
Per la genesi del personaggio di Alberine si veda, Proust, Le Carnet de 1908, a cura di P. Kolb, Gallimard, Paris 1976, p. 49; M. Proust, La Prigioniera, Einaudi, Torino 1978; l'introduzione di M. Bongiovanni Bertini, pp. V-XVIII e Tadié, Vita di Marcel Proust, Mondadori, Milano 2002, pp. 664-7 
₁₀ Dal saggio di Giuliana Giulietti, Proust e Monet (cap. XIV. La sofferenza creatrice) cit., pp. 106-7. 
₁₁ Doretta Davanzo Poli - Abiti antichi e moderni dei Veneziani - Neri Pozza Editore, p.144.  
₁₂ Lucien Daudet (1878-1946), romanziere e scrittore francese. È però ora ricordato soprattutto per la sua amicizia con Marcel Proust. 

* La nota attrice e demi-mondaine, che Boldini  ritrasse abbigliata in una toilette di Doucet.
 

BIBLIOGRAFIA
  • MARCEL PROUST, Alla ricerca del tempo perduto, Einaudi Editore, collana "I Millenni", 1981. Opera in III volumi
  • A.A.V.V., Album Proust, Arnoldo Mondadori Editore, collana "I Meridiani", 1988. Biografia ricca di preziose informazioni.
  • Baroncini Daniela - La moda nella letteratura contemporanea. Bruno Mondadori, 2010
  • Davanzo Poli Doretta - Abiti antichi e moderni dei Veneziani, Neri Pozza Editore, 2001
  • Erman Michel - I personaggi della Recherche - Piccolo dizionario. Portaparole, 2009
  • Giulietti Giuliana - Proust e Monet - I più begli occhi del XX secolo, Donzelli Editore, 2011
  • Placella Sommella Paola - La moda nell'opera di Marcel Proust. Bulzoni Editore, 1986
  • Scaraffa Giuseppe - Marcel Proust, Edizioni Studio Tesi, 1992
  • White Edmund - Ritratto di Marcel Proust. Lindau, 2010

Rames Gaiba
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