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27 giugno 2015

DIZIONARIO DELLA MODA: O



OBI
Termine giapponese. La fascia con cui si chiude il kimono. L'obi
(帯, おび) da donna è ampio e rigido, quello da uomo è stretto e di solito più morbido; quello femminile può essere semplice fino ad arrivare ai modelli più importanti per gli abiti da cerimonia, dove il tessuto è in broccato. La legatura posteriore dell'obi da donna, fissata dietro con un ampio nodo, che si va a realizzare con l'obi determina l'eleganza del capo: l'obi, infatti, può essere lungo anche svariati metri, questo per permettere una legatura imponente. L'obi funge da portaoggetti, essendo il kimono privo di tasche, l'obi dunque è dotato di alamari con dei cordoncini dove appunto sono appesi gli oggetti necessari (la stessa tecnica veniva utilizzata dai Samurai per infilare la "Katana"), i netsuke (sono conosciuti in Occidente anche con il nome di bottoni giapponesi), un accessorio  funzionale ai bisogni del vivere comune e che è sempre stato destinato all'uso concreto e quotidiano anche quando di pregevole fattura e di materiale prezioso.

OCCHIELLATRICE  
Da occhiello. 1. Macchina da cucire usata per fare l'occhiello delle giacche e pantaloni. È una macchina dove più funzioni si integrano e sovrappongono concorrendo alla qualità del risultato finale: la cucitura, il trasporto multi direzionale, il taglio preciso.

Francese: Machine à faire des oeillets - Inglese: Eyelet machine - Tedesco: Sccnürlochmaschine - Spagnolo: Máquina ojeteadora

2. Macchina usata per applicare occhielli di metallo ai materiali in lavorazione, specialmente in pelletteria. L'occhiellatrice automatica stringe, unendoli, il maschio e la femmina dell'occhiello e fora automaticamente mentre applica l'occhiello.

OCCHIELLO CUCITO
Diminutivo di occhio. Foro variamente orlato o rinforzato, destinato ad accogliere un elemento complementare di unione o di chiusura. In particolare ciascuno dei piccoli tagli praticati nella stoffa di un abito ed orlati di filo, complementari dei bottoni, coi quali formano la chiusura; al singolare quello del risvolto (generalmente sinistro) della giacca o di altri capospalla, o delle maniche di una giacca, o quella dei pantaloni, che si differenzia dall'asola della camicia. Un occhiello oltre che essere una cucitura robusta in grado di resistere nel tempo a notevoli sollecitazioni, deve nel contempo risultare morbida, precisa (in quanto è necessario che corrisponda in lunghezza alla misura del bottone) ad avere un aspetto gradevole, a volte riproducendo anche l'effetto del fatto a mano ("hand made"). La macchina per fare l'occhiello è detta occhiellatrice.

OCCHIELLO IN METALLO
L'anellino da applicare per guarnitura e rinforzo a un foro praticato nel cuoio, nella stoffa, per una varietà di scopi come per le fibbie delle cinture, per far passare aria nei capi impermeabili, per far passare i lacci da tirare in vita o attorno ai cappucci come chiusura. Sono disponibili macchine del tipo ad asola a punto catenella che cuciono un piccolo foro rotondo e che vengono spesso usate per le cinture, specialmente sugli impermeabili più costosi. Poiché la punta della fibbia è spesso di metallo lucidato, gli occhielli cuciti non risentono di una grande usura.
È una alternativa più comune e resistente a l'occhiello cucito. Questo occhiello subisce un trattamento rinforzante in ottone o metallo che viene poi placcato, laccato o colorato. Gli occhielli che sono usati per indumenti impermeabili debbono essere anche antiruggine. Questo occhielli hanno bisogno di una macchina speciale per attaccare le due sezioni che fanno parte dell'occhiello. Vi sono diverse misure di occhielli adatti all'uso finale ed al tipo di abito ed è essenziale che il materiale al quale devono essere attaccati sia sufficientemente sostenuto. I fori per ventilazione posti sotto l'ascella non sono soggetti a tensione e sarà sufficiente attaccarli attraverso un semplice spessore del materiale, ma per applicazioni attraverso le quali passa una spighetta o un laccio sarà necessario rinforzare con un altro strato di tessuto o con un rinforzo.

OCCHIO DI PERNICE 
Disegno prevalentemente per drapperia ottenuto con l'armatura "tela a T", alternando in trama e ordito due fili chiari con due scuri; si ottengono dei piccolissimi punti, quasi rotondi che recano al centro un punto chiaro su sfondo scuro, vagamente simili all'occhio della pernice (uccello dal piumaggio grigio o bruno-rossiccio) o di diamante. Nei tessuti a maglia si ha un effetto screziato sul retro provocato con l'impiego di filati diversamente colorati che compaiono a mo' di disegno sul diritto.

I
nglese: bird 'eye.  


OCELOT  
Voce di origine azteca; nahuatl, "ocelot", trasmessa dagli spagnoli (ocelot, "tigre americana"). Pelliccia maculata confezionata con le pelli dal felino omonimo, detto anche gatto ocelotto o gattopardo d'America. Felino lungo fino a 1,50 m compresa la coda, vivente in America occidentale, dalla California al Paraguay, dal pelame giallo-rossiccio sparso di macchie scure oblique, intere sul capo e sulle gambe, spezzate sui fianchi e riunite a strisce; la linea e i dettagli variano secondo la moda.

ODALISCA
Dal francese odalisque, e questo dal turco oḍaliq, in grafia modificata odalik «cameriera», derivato di oda «camera» 1a. Nella moda prendono questo nome tutte quelle fogge che, per vari motivi, evocano il vestire delle odalische, ad esempio una sciarpa annodata sul ventre o una gonna stretta al fondo e rigonfia, a pallone, i pantaloni larghi, pieghettati o arricciati in vita e stretti alla caviglia, simili a quelli indossati dalle donne dell'harem. L'abbigliamento all' "odalisca", ideato da Poiret (ispirato alla Moda orientale) è stato riproposto spesso dagli stilisti.  1b. In origine è il termine con cui, in Turchia, erano indicate le schiave addette al servizio di tavola e di camera delle signore, impropriamente applicato dagli scrittori europei alle schiave concubine dei sultani e dei pascià nell’Impero ottomano. 2. Per estensione, donna giovane e bella, dall’aspetto provocante.

OILED  
Voce inglese che significa, letteralmente, "oliato, cosparso di sostanza oleosa". Si dice di un capo, generalmente per lo sport o le attività lavorative all'aperto, cosparso di sostanza oleosa (di solito paraffina) per renderlo impermeabile. Un esempio classico sono certi soprabiti usati dai contadini e allevatori dei Paesi di lingua inglese, e poi adottati dai cittadini per il tempo libero.

OILSKIN
1. Tela cerata di cotone, con un sottile strato di olio per renderlo impermeabile (i pescatori indossavano tutti delle cerate). 2. Cappello di tela cerata.

OLANDESE
Greggio da stampa in cotone di grosso titolo, fortemente apprettato e calandrato per conferirgli un aspetto liscio e lucido. Può essere lucidato anche trattandolo con olio o pirossilina.

OLD FASHION  
Locuzione inglese, che significa "vecchia moda". Indica uno stile vecchio, antiquato, ma che mantiene un suo fascino.

OLEOREPELLENZA
Proprietà di non adesività di un tessuto. È ottenuta spalmando sul tessile certi polimeri fluorurati, che trasferiscono a questi il carattere di oleorepellenza. Se poi il tessuto è anche idrorepellente allora avrà acquistato la capacità di respingere ogni tipo di sudiciume, diventando così antimacchia.

OLIMPIA 
Tessuto nel quale la catena è di raion viscosa e la trama di raion acetato.

OLIVETTA
Palline, ghiande, bacche od olive in legno tornito, preparate per essere avvolte di filo o altro materiale e trasformato in nappe e nappine o bottoni.

OMBREGGIATURA 
Nei tessuti è ottenuta con passaggi di gradazioni che generano un chiaroscuro ed è resa possibile alternando un'armatura con effetto di trama ad una con effetto di ordito. 

OMBRÉ  
Termine francese.
Tessuto o filato tinto in più gradazioni dello stesso colore, da chiaro a scuro e da scuro a chiaro, in una sequenza ricorrente. Può creare effetti a righe e motivi astratti.

OMBRELLO
Dal latino medioevale umbrella, diminutivo di umbra, ombra. Oggetto portatile oggi usato esclusivamente per ripararsi dalla pioggia, con copertura in stoffa resistente all'acqua, divisa in spicchi, in modo da dargli aperto una forma di calotta sferica. Un tempo accessorio molto comune nell'abbigliamento, utilizzato anche in sostituzione del bastone da passeggio, adoperato durante il periodo della bella époque per difendersi dal sole. È costituito dall'impugnatura, dalle stecche e dalla copertura. L'impugnatura (manico) oggi si costruisce generalmente in legno (ricoperto o meno di pelle) o metallo cromato o dorato, in varie fogge secondo la moda; essa si prolunga in un asta di metallo o legno più o meno lungo, ben calibrata e levigata perché vi possa scorrere liberamente il collare che unisce le bacchette; termina con il puntale per lo più di metallo. Le bacchette (o stecche) sono di ferro o di acciaio a sezione tonda o ad U e in ogni caso molto flessibili. A un estremo esse vengono imperniate sul collare e all'estremo opposto sono munite di un forellino che serve a fissare la stoffa di copertura. Alla metà circa delle stecche sono fissate a cerniera le forcelle, anche esse di metallo, che all'altra estremità vengono imperniate sul collare. Il numero delle bacchette, e quindi delle forcelle, va da un minimo di 6 a un massimo di 24. La copertura è eseguita con stoffe, generalmente, di taffetà di poliammide, poliestere, poliestere/cotone, cotone misto con seta in diverse proporzioni (gloria, a bassa percentuale di seta; royal al 20-25% di seta; tramé al 40-50% di seta). Dal tessuto si preparano tanti triangoli (in numero uguale a quello delle bacchette) leggermente curvilinei che vengono poi ricuciti fianco a fianco in modo che i vertici concorrono a uno stesso anello. Questo viene poi infilato sull'asta e fissato, mentre le basi dei singoli triangoli di stoffa vengono fissate alle punte delle bacchette.

ONDÉ  
Voce francese per marezzato, ondulato. 1a. Filato fantasia con effetto di onda ricavato per ritorcitura. È costituito da due fili di seta greggia, di cui uno a un solo filo, poco torto, detto anima, viene ritorto in tensione con un altro formato da cinque o sei fili molto torti (da 5000 a 6000 torsioni al m), detto corpo, che si attorciglia attorno all'anima. È impiegato soprattutto come trama nei broccati e nei ricami. 1b. Per estensione indica un tessuto gonfio e sinuoso, con effetto ondulato.

ONDEGGIATO  
Definisce i filati mouliné fantasia che presentano un aspetto sinuoso. 

ONDULATO 
1. Tessuto con ordito in cotone e trama in lana, tinto con tintura incrociata che gli conferisce un aspetto a chiaroscuro, come le onde del mare. Usato per abiti femminili. 2. Filati fantasia ondeggiati, ma che presentano sinuosità più accentuate.

OPACIZZANTE 
È usato nell'industria tessile per rendere le fibre sintetiche (particolarmente lucenti), più opache, simili a quelle naturali. L'operazione è detta opacizzazione.  

OPACIZZAZIONE 
Finitura che riguarda solo le fibre chimiche quando si vogliono spegnere certi stralucidi di aspetto metallico e si desidera una superficie più opaca e diffondente. Fenomeno che si verifica per la viscosa, il poliestere e l'acetato. Si può ottenere sia in fase di filatura o in un momento successivo; nel primo caso il prodotto opacizzante, di solito un pigmento bianco, in particolare biossido di titanio, è già contenuto nella soluzione di filatura o nel polimero fuso. Queste opacizzazioni sono solide al lavaggio. In contrapposizione a quanto sopra esistono opacizzanti applicati in un momento successivo alla filatura, che però sono di scarso impiego.

OPACO  
Dal latino opacu(m). Privo di lucentezza.

OPALINE [opalin]  
Termine francese. Tessuto in armatura tela, in genere in cotone, simile a quello detto "pelle d'uovo", ma più rado e trasparente con iridescenze. È impiegato per biancheria da donna, camiceria, ecc. In italiano: Opalina.
 
OPANKE
Sandali legati con nastri, tipici dei Balcani.


OPERATO  
Participio passato di operare. 1. Tessuto decorato con disegni più o meno complessi (non stampato), ottenuto dal vario intreccio dei fili con le trame e la cui esecuzione richiede, avendo un rapporto superiore a 32 fili, l'impiego di particolari mezzi manuali (telai al tiro) o meccanici (montature allo jacquard), mediante i quali i fili possono muoversi indipendentemente in un largo supporto detto "campo". 2. Tessuto a maglia ottenuto con macchina jacquard, che presenta effetti irregolari o disegni, con rapporti di varia grandezza, che riproducono motivi ornamentali. 3. È detto anche di cuoio od altro materiale lavorato a disegni in rilievo.

OPTICAL 
Voce inglese; da optical-art, letteralmente "arte ottica", usato in italiano al maschile. Speciale effetto tridimensionale provocato dalla suggestione ottica dovuta alla sovrapposizione o combinazione di linee o figure geometriche. È impiegato nella moda soprattutto nella stampa, realizzate prevalentemente in bianco nero, con effetti tridimensionali di spirali, cubi e quadretti sovrapposti che danno l'idea del movimento. Nei tessuti si possono avere dei disegni Principe di Galles e spinapesce a trame rustiche con effetto optical.

ORBACE
Dal sardo orbaci, che risale all'arabo al-bazz, «tela, stoffa», come l'italiano antico albagio. 1. Tessuto di lana di pecora prodotto (specialmente in Sardegna) con metodi artigianali, ad armatura spina, caratterizzato dalla più o meno marcata irregolarità del filato, molto resistente ed impermeabile. Tinto in origine con colori vegetali di nero o di rosso, è usato (ora solo in particolari giorni) specialmente per costumi tradizionali in Sardegna. 2a. Giacca della divisa fascista confezionata con questo tessuto nel colore nero, durante il Ventennio mussoliniano. 2b. La parola passò ad indicare per estensione la divisa stessa. 

ORDITO 
Participio passato del verbo ordire, dal latino ordīri che sta per "mettere in fila". È chiamata anche catena. Nella tessitura ortogonale, filo verticale che corre parallelo alla cimosa. L'insieme di questi fili discontinui (tagliati) tesi, nel senso della lunghezza del telaio,  formano la parte longitudinale (lunghezza, teoricamente illimitata) del tessuto, solitamente ritorti e più resistenti rispetto alla trama. La parola se preceduta dal nome di una armatura indica che il diritto di un tessuto è dalla parte dove predominano i fili di catena. L'ordito incrociandosi con la trama forma il tessuto del quale determina la lunghezza. I requisiti fondamentali di un buon ordito sono: il filato deve essere uniforme, pulito delle difettosità più suscettibile di apparire sul prodotto finito, esente da nodi il più possibile; la resistenza del filato deve essere sufficiente a sopportare le tensioni ad esso applicate durante le varie operazioni, nonché l'attrito particolare accentuato durante la tessitura, senza che si abbiano eccessive rotture di capi; tutti i capi componenti l'ordimento totale devono essere paralleli tra di loro ed avvolti sul subbio del telaio con tensione rigorosamente uniforme, parità di lunghezza ed assenza di incrociatore, tratti mancanti, ecc.; l'ordito deve essere uniformemente imbozzimato nella misura sufficiente a proteggere il filato dall'abrasione con gli organi del telaio (licci e pettine) che ne aumenterebbero diversamente la peluria superficiale; i nodi devono essere di tipo e dimensione standard e suscettibili di passare agevolmente attraverso le maglie dei licci e i denti del pettine.

ORDITURA  
Da ordire. Consiste nel trasferire un elevato numero di fili, che si muovono uno accanto all'altro, contenuto nelle bobine di filatura o nelle rocche poste su una cantra a un subbio posto su un orditoio. A mezzo di apparecchiature ottiche questo viene automaticamente fermato al passaggio di fiocchetti o altro, al fine di poter eliminare il difetto.

Il processo complessivo della preparazione dell'ordito comprende cinque fasi operative, che sono: 1. l'incannatura dell'ordito; 2. l'orditura (vera e propria) che consiste nell'assemblare un determinato numero di fili di ordito (ordimento totale) su un singolo subbio; 3. l'imbozzimatura; 4. l'incorsatura; 5. l'annodatura.

L'evoluzione tecnologica tende ad annullare i processi di preparazione alla tessitura, essendo l'ideale produttivistico quello di un collegamento diretto tra la filatura e la tessitura.

ORGANZA  
Adattamento italiano del francese organdi, plurale di organdisTessuto fabbricato su armatura tela aperta, formato da filati fini e finissimi con fittezza variabile da 24 a 36 fili al centimetro, molto trasparente (simile al velo), e reso rigido con apposita apprettatura; in origine prodotto con filato organzino di seta solo nell'ordito ma attualmente anche con filati di cotone, rayon e fibre sintetiche, mentre nella trama il filato può essere di fioretto pettinato o cardato, o anche shantung. Usato nell'abbigliamento femminile, nonché per particolari abiti infantili da cerimonia (per battesimo, comunione) e per tende.

Francese:
orgàndis.

ORGANZINO  
Da Organzi, nome medioevale della città di Urgenc (Uzbekistan), da dove proveniva, tramite il francese organsin. 1. Filato prodotto con sete grezze sottoposte a doppia torsione, prima e dopo l'accoppiatura dei due fili. È formato da un filo ritorto in un senso, accoppiato e ritorto con un altro filo nel senso opposto (4 giri al centimetro). Per questo motivo ha un'elevata resistenza meccanica e quindi è usato per l'ordito e non per la trama. Questo tipo di filato viene usato in particolare per la produzione del taffetà e dell'organza. 2. Tessuto fabbricato in maglia di seta, finissimo, leggero e morbido. Usato per abitini femminili.

ORLARE  
Da orlo. Rifinire a orlo o munire di orlo senza l'impiego di fettucce o nastri. 

Francese
: Ourler - I
nglese: Border (to) | Edge (to) - Tedesco: Einfassen | Bordieren - Spagnolo: Orillar | Orlar | Ribetear

ORLATO  
Participio passato di orlare. Dicesi di capo, accessorio o una loro relativa parte rifinita a orlo.

ORLATURA
Striscia di tessuto, nastro in sbieco con cui si orla un capo.

ORLEANS  
Dal francese orléans che da il nome alla città degli U.S.A. Tessuto in armatura tela, leggero, robusto e lucido che si differenzia dal camelot in quanto è con ordito di cotone e trama di mohair o lana. Usato (oggi poco) come fodera, ma anche per giacche estive.

ORLO  
Dal latino volgare orŭlus, diminutivo del latino ora «bordo, margine». 1. Margine estremo inferiore, generalmente ripiegato e poi cucito, di un abito, gonna, pantaloni, biancheria, ecc. Orli analoghi a quelli eseguiti sui tessuti si fanno anche su oggetti di pelle. La profondità dell'orlo varia generalmente dai 4 ai 7,5 cm. Nell'abbigliamento per bambini si può lasciare invece un orlo di 10 cm in modo da consentire l'allungamento del capo  con la crescita del bimbo.

Francese: Ourlet - Inglese: Hem - Tedesco: Saum - Spagnolo: Dobladillo

Vi sono vari tipi di orlo:
  • Orlo ripiegato - È un orlo ripiegato due volte e rifinito con punto nascosto, dopo averlo imbastito. Si esegue su tessuti leggeri di seta, cotone, lana.
  • Orlo frastagliato - Viene eseguito su tessuti di panno o comunque su tessuti che non si sfilano. Si frastaglia l'orlo con le apposite forbici frastagliatici, oppure si danno dei piccoli tagli obliqui con le forbici comuni. Si ribatte con punto nascosto sotto la linea frastagliata.
  • Orlo bordato o profilato - Si applica un nastro, una spighetta o una striscia sbieca, appoggiando il diritto di questi lembi sul dritto del tessuto.
  • Orlo rifinito con passafino o bordura - Si ripiega anzitutto l'orlo e si imbastisce lungo la piegatura. Si applica quindi un nastro di bordura in seta o in cotone a seconda del tipo di tessuto, si imbastisce appoggiandolo all'orlo e si unisce a quest'ultimo con una cucitura; si fissa in seguito con un sottopunto.
  • Orlo finto - Si applica al fondo di un indumento, quando manca il tessuto necessario per eseguire un orlo normale. Può essere riportato con lista sbieca o diritta alta 4 o 5 cm, usando della fodera leggera del medesimo colore del tessuto. Si applica la fodera con il diritto contro il diritto del tessuto, la si ripiega al rovescio, rivoltando anche mezzo centimetro circa di tessuto in modo che non si abbia a vedersi l'orlo riportato.
  • Orlo roulé o girato - Viene eseguito su tessuti leggerissimi tipo chiffon, batista, voile, organza, ecc. Si esegue arrotolando il margine tra il pollice e l'indice della mano sinistra e fissando il rotolino con sottopunto, oppure con apposite macchine ed apposito piedino.
  • Orlo ad armonica - Pochissimo usato, in prevalenza per rifinire gli orli nei cappotti maschili. Si applica una striscia sbieca alta 4 o 5 cm come si fa per l'orlo bordato. Anziché fissare l'orlo con punto nascosto, si fissa il margine dello sbieco all'altezza dell'orlo con punto nascosto, lasciando che la larghezza dello sbieco formi soffietto nell'interno dell'orlo.
2. Con lo stesso nome si indica inoltre il nastro, la striscia di stoffa, di pelle, ecc. che si applica lungo il lembo di un oggetto d'abbigliamento o d'altro uso. 

ORMESINO   
Deriva il nome dalla città persiana di Ornus, da cui è giunto la prima volta. Tessuto di seta, leggero e pregevole. È chiamato anche ermesino.
 
ORTICA (fibra)
Dagli steli di alcune Urticacee, come Urtica urens e Urtica dioica, viene ricavata una fibra di buona qualità, ma di costosissima lavorazione perché si ricava solo il 5% in peso di fibra dai fusti di queste piante. La fibra d’ortica è simile alla canapa, ma molto più resistente, completamente biodegradabile. 

OTTOMAN  
Voce francese; dall'arabo 'Othmani, da 'Othman, nome del capostipe di una dinastia musulmana. Tessuto di peso medio a struttura serrata, con coste orizzontali, di vario spessore e nettamente marcate (di solito da tre a dieci coste su 1 cm/q), fabbricato in seta, lana, cotone, raion, con l'inserzione di più trame sullo stesso passo. Viene utilizzato per confezionare giacche e cappottini e nell'arredamento. È chiamato anche ottomano. Quando le coste sono più sottili e fitte prende il nome di faille.
 
OUT
Voce inglese, propriamente "fuori". Dicesi di capi, accessori, stoffe, ecc. fuori moda, di vecchia data, non più attuali. 

OUTERWEAR [outər wâr′]
Termine inglese. 1a. Capi d'abbigliamento che si indossano sopra ad altri. Fino a poco tempo fa comprendeva capi che andavano dal cappotto formale alla giacca da sci. 1b. Oggi si usa soprattutto per definire la giubbotteria.

OUTFIT  
Voce inglese; composto da out «fuori» e fit «essere adatto, appropriato». 1a. Tutto ciò che comprende la singola uscita di una sfilata di moda, abiti ed accessori. 1b. Il termine outfit è ormai diffusissimo per indicare l'abbigliamento completo e, per estensione, oggi indica un armonia generale prodotta dalla scelta di indumenti, scarpe ed accessori, un'immagine attenta al dettaglio ed alla particolare occasione per portarlo (esempio: la scelta di colori freddi e scuri per creare un "outfit invernale", un "outfit elegante e serio" che non dia troppo nell'occhio per partecipare ad un evento che ci vede protagonisti.
 
OUTSOURCIN
Voce inglese; composto da out «fuori» e (to) source «attingere a una fonte», cioè «subappaltare il lavoro ad altri». È l'appalto a una o più società esterne di determinate funzioni o servizi, o anche di interi processi produttivi. Questa prassi consente di concentrare le risorse verso le competenze chiave in grado di fare acquisire all’impresa una posizione di forza e di esternalizzare quelle per le quali non dispone delle necessarie conoscenze o avrebbe difficoltà ad acquisirle. In questo modo, da un lato l’azienda rafforza le proprie competenze distintive, dall’altro, trasferendo alcune attività a fornitori specializzati, beneficia degli investimenti, delle capacità innovative e delle abilità particolari di tali imprese, senza dover affrontare i costi necessari per adeguarsi alla concorrenza. Le strategie di outsourcing si fondano quindi su relazioni di cooperazione basate sulla reciproca fiducia, sullo scambio continuo di dati e informazioni, sulla fissazione di obiettivi a medio e lungo termine e sulle competenze e conoscenze necessarie allo sviluppo delle innovazioni.   

OVATTA  
Dal francese ouate, voce di origine incerta, di cui si ha attestazione in un tardo latino medioevale waddaSono dei non tessuti a forma di falda (veli sottili sovrapposti) di fibre, più o meno parallele, che esce dal battitoio all'inizio delle operazioni di un qualsiasi materiale fibroso, in cui si lascia molta voluminosità al prodotto. Sono in genere utilizzati in confezione per spalline o per imbottiture vere e proprie tipo giacche a vento, giubbotti e pantaloni termici, ecc. La loro voluminosità fa si che tendono a perdere, con l'uso del capo, delle fibre e questo fatto potrebbe danneggiare con il tempo il capo di abbigliamento. Per questo specialmente nel caso di imbottitura queste ovatte sono qualche volta racchiuse fra due non tessuti leggerissimi di 8-12 g m2, di basso costo ottenuti con il sistema ad umido. 1. L'ovatta comune è ottenuta dallo sfilacciamento (mediante una macchina detta sfilacciatrice) di scarti di tessuti o da materiali di recupero, e da successivi passaggi alla carda (cardatura). 2. Oltre alle ovatte vegetali esistono quelle in tecnofibra, costituite da una teletta di fibre trapuntate a una garza, che ne rende più agevole l'applicazione. 3. Altri tipi in tecnofibre, di spessore variabile, anziché trapuntati vengono spruzzati con precondensati  di resine, generalmente acriliche, e passati in un forno per la polimerizzazione della resina. I tipi di ovatte descritti ai punti 1 e 2 sono impiegati per imbottiture per giacche e cappotti, per tessuti trapuntati, in tappezzeria (divani, poltrone), ecc. 

Francese
: Ouater - I
nglese: Wadding - Tedesco: Watte - Spagnolo: Guata

OVATTINA 
Diminutivo di ovatta. Tessile da imbottitura, meno spesso dell'ovatta. È annoverato nel gruppo delle interfodere perché conferisce forte coibentazione termica a un capo d'abbigliamento, senza appesantirlo, conservando un microclima secco e caldo tra la pelle e l'esterno. È molto leggero e soffice: può essere in lanugine, veli di ovatta stratificata o imbottitura di fibre in lana, microfibra o poliestere. Il materiale è tenuto insieme con speciali tecniche di legatura come l'agugliatura. Diversamente l'ovattina può essere composta da resinati nebulizzati, con disposizione incrociata delle fibre per ottenere la massima stabilità. Le sue fibre sono spesso stratificate in modo che l'ovattina inglobi una grande quantità di aria, utile per garantire un buon isolamento. La qualità in microfibra è molto più sottile, ma riesce a isolare quanto uno strato più spesso di altra natura. L'ovattina si inserisce fra il tessuto e la fodera. Si applica solo in alcune zone, ai corpetti di giacche e cappotti, alle spalle, per rendere l'indumento più corposo, accrescendone il volume.
 
OVERCHECK  
Termine inglese, composto da over = sopra e cheach = riquadro. Disegno a finestrelle sottili (fatte da righe in direzione di catena o di trama), in colori in contrasto, su altri disegni a effetto riquadro scacchiera più grandi e generalmente di fondo meno marcati. Lo si ritrova, ad esempio, in alcuni tweed o pettinati di lana per giacche sportive, oppure nel "Principe di Galles". Su fondi uniti o pseudo uniti si può avere anche un overcheck doppio quando su un fondo in batavia già riquadrato, si appoggiano due overcheck, uno colorato di tinta media e l'altro scuro, molto inciso.

OVERKNEE | OVER-KNEES 
Locuzione inglese; over = al di sopra di + knee = ginocchio.  Calze pesanti in cotone nero coprente, fermate sopra al ginocchio. Usate in passato, oggi le indossano le adolescenti. 

OVERCOAT  
Voce inglese; composta da over, oltre + coat, abito. Soprabiti e spolverini leggeri, di mezza stagione, sia maschile che femminile.
 
OVERKNEE
Termine inglese. Calze femminili sopra il ginocchio in tessuto coprente, una volta esclusivamente nero, oggi, tornate di moda, colorate, spesso a rigoni orizzontali.

OVERSET  
Voce inglese; composta da over, oltre + set, serie. Designa un completo composto di maglione e blazer, non della stessa tinta, ma da abbinare. Non va confuso con il twin-set.

OVERSIZE  
Voce inglese; composta da over, oltre + size, misura, taglia. Descrive un qualsiasi capo d'abbigliamento, di solito casual o sportivi, grande e comodo, di misura superiore alla taglia abituale.

OXFORD  (tessuto)
Voce inglese, che deriva dall'omonima città inglese. Tessuto in cotone od in mista cotone-poliestere, la cui armatura si diversifica leggermente dal panama ordinario in quanto ha un rapporto 2x1; il filo di trama più grosso, generalmente bianca, è approssimamene uguale a quella complessiva dei due fili d'ordito affiancati che incrocia, di un altro colore, da qui un caratteristico disegno a minuscoli quadrettini di punti bianchi su fondo colorato. Siccome il filato più grosso ha una grossa torsione, la mano risulta morbida e l'aspetto ha un certo grado di lucentezza. Il peso medio è attorno ai 125-135 g/m2. Le qualità migliori sono a base di filati pettinati, mentre quelle economiche sono miste con filati cardati e pettinati. Solitamente è gasato e mercerizzato. Si usa in camiceria.

OXFORD (scarpa)
Tipo di scarpa maschile, molto elegante, in tinta unita o bicolori, di foggia essenziale e lineare, liscia, con la mascherina cucita sopra i gambetti che si uniscono al centro del collo del piede del piede lungo l'asse longitudinale del modello, con punta leggermente arrotondata, piuttosto chiusa per via dell'allacciatura con stringhe sottili con tre o quattro occhielli.

OXFORD PANTS
Prende il nome dagli studenti dell'università di Oxford che li indossavano negli anni Venti del XXI secolo. Pantaloni maschili con risvolto, scampanati dal ginocchio in giù (molto larghi in fondo) e talmente lunghi da coprire interamente le scarpe
, confezionati quasi sempre in flanella grigia. Chiamati anche Oxford bags.
  

Rames Gaiba
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