1 agosto 2018

OMBRELLO

Ombrello - dal latino medioevale umbrella (nel senso di umbraculum), diminutivo di umbra, ombra.

Oggetto portatile oggi usato esclusivamente per ripararsi dalla pioggia, con copertura in stoffa resistente all'acqua, divisa in spicchi (normalmente a 8 spicchi), in modo da dargli aperto una forma di calotta sferica. Un tempo accessorio molto comune nell'abbigliamento, utilizzato anche in sostituzione del bastone da passeggio, adoperato durante il periodo della bella époque per difendersi dal sole (di qui il termine parasole).

È costituito dall'impugnatura, dalle stecche e dalla copertura. L'impugnatura (manico) oggi si costruisce generalmente in legno (ricoperto o meno di pelle) o metallo cromato o dorato, in varie fogge secondo la moda; essa si prolunga in un asta di metallo o legno più o meno lungo; l’asta può anche essere retrattile, come quella presente negli ombrelli di dimensioni molto piccole (il meccanismo di apertura e/o chiusura viene attivato facilmente utilizzando un pulsante sull’impugnatura), ben calibrata e levigata perché vi possa scorrere liberamente il collare che unisce le bacchette; termina con il puntale per lo più di metallo. Le bacchette (o stecche) sono di ferro o di acciaio a sezione tonda o ad U e in ogni caso molto flessibili. A un estremo esse vengono imperniate sul collare e all'estremo opposto sono munite di un forellino che serve a fissare la stoffa di copertura. Alla metà circa delle stecche sono fissate a cerniera le forcelle, anche esse di metallo, che all'altra estremità vengono imperniate sul collare. Il numero delle bacchette, e quindi delle forcelle, va da un minimo di 6 a un massimo di 24. La copertura è eseguita con stoffe, generalmente, di taffetà di poliammide, poliestere, poliestere/cotone, cotone misto con seta in diverse proporzioni (gloria, a bassa percentuale di seta; royal al 20-25% di seta; tramé al 40-50% di seta). Dal tessuto si preparano tanti triangoli (in numero uguale a quello delle bacchette) leggermente curvilinei che vengono poi ricuciti fianco a fianco in modo che i vertici concorrono a uno stesso anello. Questo viene poi infilato sull'asta e fissato, mentre le basi dei singoli triangoli di stoffa vengono fissate alle punte delle bacchette.

Francese: Parapluie - Inglese: Umbrella - Tedesco: Schirm - Spagnolo: Paraguas


Immagine tratta dal libro: A. Cattaneo, “Kib il fanciullo della foresta ed altri racconti”, Firenze, Nemi di C. Cherubini, con illustrazioni di Piero Bernardini.


STORIA - L'origine è legata al sole sereno, al sole sfolgorante; ce lo dice l'etimologia (ombra): quando nacque era il parasole, non il paracqua. La sua invenzione si perde nella notte dei tempi; in origine ebbe un significato soprattutto religioso, essendo simbolo di divinità e potenza. Come tale compare in rilievi assiri, in Egitto, in Cina. Inventato dagli egizi, per faraoni e gran sacerdoti durante le cerimonie religiose.¹ In Grecia fu attributo di molte divinità; ombrelli venivano portati nelle processioni di Poseidone, di Bacco, ecc. ad Atene. In seguito divenne soltanto segno di nobiltà, e oggetto di uso comune, più o meno lussuoso. Mentre sopravviveva nell'uso liturgico della Chiesa, solo verso il XV sec. si ritornò all'uso pratico dell'ombrello da sole o da pioggia, generalmente ricoperto di cuoio. I Gesuiti importarono poi dall'Estremo Oriente, l'uso di ricoprire gli ombrelli di seta leggera. Nel XVI secolo era realizzato in cuoio, quindi in tessuti sempre più leggeri fino all'arrivo delle delicate versioni in pizzo e tulle dell'Ottocento. [2]  Dal XVII sec. in poi l'ombrello, di fogge svariatissime secondo la moda, fu sempre in gran voga, come accessorio dell'abbigliamento femminile, talvolta di raffinata eleganza nell'impugnatura e nelle guarnizioni (pizzi, ricami in seta, piume, ecc.). La trasformazione in parapioggia si ebbe solo nell'800, con ombrelli in tela cerata, e strutture in canna, in legno, e anche in stecche di balena.
  Negli anni '20 del XX secolo era sempre coordinato al vestito, alle scarpe, al fazzoletto o alla borsa. [1] Alla fine del XIX secolo cominciarono ad apparire versioni disegnate appositamente per le donne. Negli anni 60' e '70 del XX secolo è divenuto un accessorio importante nella moda e ne sono state introdotte versioni in colori squillanti.² Negli anni '60 del Novecento, compaiono i primi ombrelli in plastica colorata trasparente e in materiali sintetici.²  
 
 
----------

Guido Vergani - Dizionario della Moda (edizione 2010) - ed. Baldini Castoldi Dalai, 2009, voce "Ombrello", p. 885 
₂ Georgina O'Hara - Il Dizionario della Moda - Ed. Zanichelli, 1990 voce "Ombrello" p. 243



Studio per "Una strada di Parigi, in un giorno di pioggia", 1877 
Gustave Caillebotte (1848-1894)
olio su tela 


La linea semplice vince a San Siro (1959)
Brunetta [Brunetta Moretti *], (1904-1989)
tempera e china su carta, cm 35.6 x 24.7





[*] Brunetta, come è più conosciuta, è stata una pittrice e illustratrice di moda. Disegno per la copertina dell'inserto «Il Giorno della donna» pubblicato ne «Il Giorno» del 8/4/1959. Dalla sua ammirazione per Matisse ricavò le tinte piatte e vivaci che descrivono immediatamente il modello. Tempera, pennarello e china erano le sue tecniche preferite. (Georgina O'Hara - Il Dizionario della Moda - Ed. Zanichelli, 1990, voce "Brunetta", pp. 45-46)

CURIOSITÀ - In alcune regioni dei Balcani gli sposi si presentano alla cerimonia con due grandi ombrelli: la sposa terrà il suo per il puntale, lo sposo normalmente per il manico.
 


Rames Gaiba
© Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento

Per ogni richiesta rettifica o integrazione o segnalazione link non più attivi esterni (anche video) inviare a Rames Gaiba una
Email: rames.gaiba@gmail.com
-----
■ I commenti non potranno essere utilizzati e non è accettata la condivisione a fini pubblicitari di vendita prodotti o servizi o a scopo di lucro o su articoli/post di informazione politica.
■ Non saranno accettati i commenti:
(a) che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.
(b) che contengano indirizzi internet (siti collegati, e-mail).
■ Vi invito a non usare nei vostri commenti i caratteri tutti in maiuscolo.
■ Non manterrò in memoria interventi e messaggi che, a mio insindacabile giudizio, riterrò superati, inutili o frivoli o di carattere personale (anche se di saluto o di apprezzamento di quel mio post), e dunque non di interesse generale.

Le chiedo di utilizzare la Sua identità reale o sulla Sua organizzazione, e di condividere soltanto informazioni veritiere e autentiche. Non saranno pubblicati e non avranno risposta commenti da autori anonimi o con nomi di fantasia.

⚠ La responsabilità per quanto scritto nell'area Discussioni rimane dei singoli.

È attiva la moderazione di tutti i commenti.

Grazie per l'attenzione.

Rames GAIBA