È raro che una città o una zona siano identificate con un colore, è un fenomeno tipicamente italiano:
Terra di Siena, rosso Bologna, rosso Pompeiano, rosso veneziano, giallo Parma, giallo Napoli, verde brentonico, e, nelle vicinanze, il giallo d'Istria.
Terra di Siena, rosso Bologna, rosso Pompeiano, rosso veneziano, giallo Parma, giallo Napoli, verde brentonico, e, nelle vicinanze, il giallo d'Istria.
2. Colore Terra di Siena bruciata
La “terra di Siena” naturale è un pigmento inorganico con composizione chimica simile a quella della terra d'ombra; da quest'ultima si differenzia per un minor contenuto di ossidi di manganese. Il suo particolare nome deriva dal fatto che veniva estratta nel medioevo nelle vicinanze della città di Siena (in una cava nella zona del Monte Amiata¹ e, più precisamente, a Bagnoli di Arcidosso); tale cava è stata attiva fino agli anni cinquanta del Novecento, e il pigmento così denominato viene ottenuto con opportune miscele di caolino e ossidi di ferro sintetici. La terra di Siena naturale è quindi una particolare ocra gialla² con tracce di biossido di manganese che le conferiscono la tipica tonalità giallo-dorato.
Calcinando la terra di Siena naturale si ottiene la cosiddetta terra di Siena bruciata che assume un colore rosso-cupo.
Questa nuance è stata ed è molto usata anche nella tintura dei tessuti e ampiamente utilizzata in tutto il settore moda sia nell'abbigliamento, che nelle calzature, che negli accessori. È un colore particolare ma che si abbina con molte altre tonalità, come il beige e alcune gradazioni del marrone, il bianco, il giallo, il rosso, con certe sfumature di verde e, naturalmente, anche con il nero.
1. Colore rosso mattone per il portico della Cattedrale Metropolitana di Bologna
2. Paesaggio su Bologna - foto © Tinarelli Cristina
“La creta, la selenite e l'arenaria. Di qui nasce il colore “rosso Bologna”. Nei tramonti brucia torri e aria”. Roberto Roversi.
“Bologna [...] è bella per la carica, per l'abbondanza del colore; ed il colore che la satura è prevalentemente il rosso o il rossastro, il più fisico, quello che richiama di più al corpo ed al sangue umani. [...] Invece a Bologna i portici, gli archi, le cupole, tutto fa pensare ad una rotondità carnosa”. Guido Piovene, Viaggio in Italia, 1955
“Bologna [...] è bella per la carica, per l'abbondanza del colore; ed il colore che la satura è prevalentemente il rosso o il rossastro, il più fisico, quello che richiama di più al corpo ed al sangue umani. [...] Invece a Bologna i portici, gli archi, le cupole, tutto fa pensare ad una rotondità carnosa”. Guido Piovene, Viaggio in Italia, 1955
1. Maschere pompeiane, con lo sfondo nel caratteristico rosso
2. affresco della "Villa dei Misteri" di Pompei
Il “rosso pompeiano”³ era in realtà un "giallo" ed è tutto da scoprire. Il mito del famoso colore ricorrente nelle domus di Pompei e Ercolano più difficile da definire e non cessa di esistere. Una ricerca del fisico Sergio Omarini dell'Istituto nazionale di ottica del Cnr riscrive la tavolozza dell'archeologia. E ci ricorda che se vediamo tanto rosso nelle aree archeologiche campane è perché il "surge", il vento bollente del Vesuvio, micidiale gas dell'eruzione del 79 d.C., ha creato un fenomeno fisico di trasformazione. E in un bel po' di casi ha cambiato le pitture murarie a fondo giallo ocra in ocra rossa. Nelle case di Ercolano è facile verificare visivamente questo fenomeno: intorno a una crepa gialla si vede il rosso del gas fluito attraverso.
“Il rosso anticamente si otteneva con il cinabro, composto di mercurio, e dal minio, composto di piombo, pigmenti più rari e costosi, utilizzati soprattutto nei dipinti, oppure scaldando l'ocra gialla, una terra di facile reperibilità”, conclude il ricercatore. “Quest'ultimo effetto, descritto anticamente da Plinio e Vitruvio, si può percepire anche ad occhio nudo nelle fenditure che solcano le pareti rosse di Ercolano e Pompei”.
“Il rosso anticamente si otteneva con il cinabro, composto di mercurio, e dal minio, composto di piombo, pigmenti più rari e costosi, utilizzati soprattutto nei dipinti, oppure scaldando l'ocra gialla, una terra di facile reperibilità”, conclude il ricercatore. “Quest'ultimo effetto, descritto anticamente da Plinio e Vitruvio, si può percepire anche ad occhio nudo nelle fenditure che solcano le pareti rosse di Ercolano e Pompei”.
Anche la ricercatrice italiana Daniela Daniele dello Statliche Museum di Berlino, già nel 2004 si accorse di una differenza tra la pittura ottenuta dal cinabro e il rosso pompeiano, che aveva una sfumatura "drammatica" ancor oggi non definita dal punto di vista colorimetrico.⁴
Rosso veneziano |
Damasco broccato - Venezia (1620-1640)
Su fondo in rosso veneziano,
emerge un motivo broccato a roselline damascate, realizzate con filo d'oro.
© Museo di Palazzo Mocenigo - Venezia
Su fondo in rosso veneziano,
emerge un motivo broccato a roselline damascate, realizzate con filo d'oro.
© Museo di Palazzo Mocenigo - Venezia
Il “rosso veneziano” è una pigmentazione luminosa e calda, tonalità leggermente più scura dello scarlatto. La prima volta che è stato usato il termine rosso veneziano per indicare tale tonalità di colore è stato nel 1753.
1. Parma, interno del Parco Ducale
2. Casinetto Petitot, situato al centro di Piazzale Risorgimento a Parma
2. Casinetto Petitot, situato al centro di Piazzale Risorgimento a Parma
caratteristico il colore "giallo Parma" delle facciate.
Il “giallo Parma” era prevalentemente utilizzato per le facciate dei palazzi fino alla fine degli anni '50 del Novecento; il risultato è che oggi il giallo e tutte le sue gradazioni è oggi il colore prevalente delle case del centro storico. I palazzi costruiti durante i Farnese⁵ mostravano già un ampio uso di giallo ocra (e rossi chiari), ma fu l'architetto francese Petitot⁶ che iniziò a dipingerli in un giallo dorato durante il restauro dei palazzi più importanti di Piazza Grande, l'attuale Piazza Garibaldi, nella seconda metà del XVIII secolo. Secondo la leggenda, ma potrebbe essere anche un "giallo", Petitot fu ispirato dai residenti di Strada Sant'Anna e Strada San Michele, che avevano dipinto le loro case di un giallo oro ispirati dal colore dei capelli di Isabella di Borbone, passata in quelle strade durante la processione per il suo matrimonio.
Giallo Napoli
Il "giallo Napoli" è anche conosciuto come "giallo egiziano". Il suo pigmento deriva da una composizione chimica a base di piombo e antimonio. Presenta una tonalità chiara, tanto versatile da prestarsi alle sfumature più luminose e delicate. Il suo ripetuto utilizzo registra una longevità unica: anticamente creduto proveniente dal tufo che a Napoli ha da sempre conosciuto un uso corrente (basti pensare alla splendente doratura di Castel dell'Ovo).
Palazzo Eccheli Baisi a Brentonico, Trento
con il suo caratteristico verde
La terra “verde Brentonico” (nota anche come “argilla Veronese”) è un pigmento minerale inorganico naturale. Si tratta di una terra verde proveniente dalla zona di Verona, che si ottiene mediante depurazione e macinazione della materia prima. Come altre terre verdi nella storia dell'arte, fu utilizzata soprattutto durante il Medioevo e Rinascimento. Anticamente riservata ai nobili, oggi è molto ricercata in campo artistico per la caratteristica semitrasparenza.
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₁ Il territorio del Monte Amiata faceva parte della Repubblica di Siena in epoca medioevale, oggi inserita nella provincia di Grosseto.
₂ Ocra per le tonalità dorate e beige le più apprezzate sono a Siena, Grosseto, Cagliari e Verona. (Marina Nelli - Quaderni del colori (Quaderno Giallo) - ed. Elpo, 2020, p. 12
₃ Il “rosso pompeiano” nella catalogazione Pantone è il numero 1805, anche se dobbiamo dire che questa catalogazione per una tinta antica è impropria in quanto nel mondo antico la tinta unita è impossibile o difficilissimo produrla. (Riccardo Falcinelli, Cromorama, ed. Einaudi, 2017, pp. 23-26).
₄ Da il quotidiano "La Repubblica" il 16 settembre 2011.
₅ I Farnese sono una celebre famiglia italiana, Signori nel medioevo del ducato di Parma e Piacenza.
₆ Ennemond-Alexandre Petitot (Lione, Francia, 1727 - Parma, Italia, 1801) architetto francese, fu chiamato alla corte di Parma dal duca Filippo di Borbone. Petitot, fra l'altro, ristrutturò la Reggia di Colorno e lavorò al Giardino Ducale di Parma; ideò il tempietto di Arcadia all'interno del parco (1757).
₁ Il territorio del Monte Amiata faceva parte della Repubblica di Siena in epoca medioevale, oggi inserita nella provincia di Grosseto.
₂ Ocra per le tonalità dorate e beige le più apprezzate sono a Siena, Grosseto, Cagliari e Verona. (Marina Nelli - Quaderni del colori (Quaderno Giallo) - ed. Elpo, 2020, p. 12
₃ Il “rosso pompeiano” nella catalogazione Pantone è il numero 1805, anche se dobbiamo dire che questa catalogazione per una tinta antica è impropria in quanto nel mondo antico la tinta unita è impossibile o difficilissimo produrla. (Riccardo Falcinelli, Cromorama, ed. Einaudi, 2017, pp. 23-26).
₄ Da il quotidiano "La Repubblica" il 16 settembre 2011.
₅ I Farnese sono una celebre famiglia italiana, Signori nel medioevo del ducato di Parma e Piacenza.
₆ Ennemond-Alexandre Petitot (Lione, Francia, 1727 - Parma, Italia, 1801) architetto francese, fu chiamato alla corte di Parma dal duca Filippo di Borbone. Petitot, fra l'altro, ristrutturò la Reggia di Colorno e lavorò al Giardino Ducale di Parma; ideò il tempietto di Arcadia all'interno del parco (1757).
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