Qualità ma come distinguerla? Sulla base di quali
parametri?
Di
solito la moda è associata a un'idea di natura effimera, quindi incline a favorire lo spreco, un'industria insaziabile che riempie i negozi o che ci vengono proposti
su internet di cose futili. Ma basta sostituire il termine
moda con il termine abbigliamento ed appare
chiaro che si tratta di una questione che riguarda tutti. Eravamo
abituati a comprare senza domandare. Oggi, ci badiamo di più, ma
continuano a non spiegarci bene come funziona il processo.¹ Oggi,
si parla molto di qualità ma come distinguerla? Sulla base di quali
parametri? Il consumatore non è l'unico a non avere informazioni sui
capi d'abbigliamento. Molte «...aziende di moda non è proprietaria degli
stabilimenti [dove si produce - N.d.A.], e i subappalti [anche in
nazioni molto lontane dall'azienda che poi marca il prodotto - N.d.A.]
complicano il controllo delle condizioni di lavoro lungo la filiera
produttiva.¹
Questo business è meno permeabile ai valori della sostenibilità?
Io penso sia improprio affermare «questo business ci dà cose di cui non abbiamo bisogno». È una questione di fondo, sono molto scettico quando qualcuno vuole a nome mio, o di ogni altro individuo, decidere cosa mi sia necessario e cosa superfluo, di cosa abbia bisogno e cosa sia uno spreco. Si può pensare che non si dovrebbe fumare o mangiare il cibo sbagliato - e il sistema educativo ha delle responsabilità al riguardo -, ma alla fine il rispetto per la dignità umana è considerare che ogni persona possa decidere cosa gli sia necessario e cosa gli sia superfluo, possa quindi fare la sua scelta. [...] È possibile pensare in modo differente, ripensare il business e offrire ai consumatori un marchio che fa leva sui valori della comunità di luogo e sul benessere dei consumatori. ²
Io penso sia improprio affermare «questo business ci dà cose di cui non abbiamo bisogno». È una questione di fondo, sono molto scettico quando qualcuno vuole a nome mio, o di ogni altro individuo, decidere cosa mi sia necessario e cosa superfluo, di cosa abbia bisogno e cosa sia uno spreco. Si può pensare che non si dovrebbe fumare o mangiare il cibo sbagliato - e il sistema educativo ha delle responsabilità al riguardo -, ma alla fine il rispetto per la dignità umana è considerare che ogni persona possa decidere cosa gli sia necessario e cosa gli sia superfluo, possa quindi fare la sua scelta. [...] È possibile pensare in modo differente, ripensare il business e offrire ai consumatori un marchio che fa leva sui valori della comunità di luogo e sul benessere dei consumatori. ²
L'importanza delle parole
Ma come riuscire a ricomporre questa complessità per renderla raccontabile?
Oggi il termine «sostenibilità» ha perso il suo significato originale tanto è vago, quanto quello di «ecologico». Sostenibile, nel contesto della moda, oggi è ancora di più un ossimoro, non è un aggettivo, ma un proposito.
Le normative attuali sono insufficienti a stabilire che cosa sia etico e che cosa no. La sostenibilità dovrebbe essere una cosa quantificabile, non una qualità astratta.³
Vi è molta confusione sulle parole che utilizziamo sull'argomento della sostenibilità: Economia sostenibile - Economia circolare - Sostenibilità ambientale - Biologico - Eco-friendly.
Non si può ridurre ad una semplice classificazione delle materie prime riconducibile ad una equazione in cui naturale equivale a buono e sintetico a cattivo. Naturale non è sinonimo di sostenibile, né sintetico di dannoso. Anche le materie naturali hanno un loro lato oscuro. Per scegliere è fondamentale conoscere!
L’industria tessile-moda è tra le più impattanti per l’ambiente e tra quelle che maggiormente incidono sul cambiamento climatico,
la quarta più inquinante dopo l’agro-alimentare, edilizia e mobilità.
Si posiziona al terzo posto per quanto riguarda gli impatti sull’acqua e
sul suolo ed al quinto per consumo di materie prime ed emissioni di gas serra. È importante, quindi, parlare anche di energy saving (risparmio energetico) in quanto le aziende tessili sono riconosciute come "energivore".
● La globalizzazione con massiccio spostamento di produzioni in paesi lontani dai mercati di consumo produce un elevato aumento dei consumi energetici in particolare per i trasporti al quale si collega l’impatto sull’inquinamento globale.
● Il problema del riciclo in ambito fashion è legato alla differenziazione e al recupero delle fibre. Le fibre sintetiche (poliestere, nylon, acrilico, lycra, ecc.) sovente si mescolano con fibre naturali rendendone impossibile il riciclaggio. I vestiti che indossiamo infatti sono composti da un mix di filati e altri materiali e accessori (come zip, bottoni, ecc.) difficili da separare e spesso non sostenibile economicamente per poter essere riciclati.⁴
● La globalizzazione con massiccio spostamento di produzioni in paesi lontani dai mercati di consumo produce un elevato aumento dei consumi energetici in particolare per i trasporti al quale si collega l’impatto sull’inquinamento globale.
● Il problema del riciclo in ambito fashion è legato alla differenziazione e al recupero delle fibre. Le fibre sintetiche (poliestere, nylon, acrilico, lycra, ecc.) sovente si mescolano con fibre naturali rendendone impossibile il riciclaggio. I vestiti che indossiamo infatti sono composti da un mix di filati e altri materiali e accessori (come zip, bottoni, ecc.) difficili da separare e spesso non sostenibile economicamente per poter essere riciclati.⁴
● Abbiamo termini negativi che sono entrati a far parte del nostro lessico della moda: «fast fashion» - «greenwashing» (vedi voci nel Dizionario della Moda) su cui abbiamo il dovere di riflettere ed essere consapevoli.
Solo per portare a valutare una parte dei più comuni problemi:
- Il 20% dell'inquinamento delle acque mondiali è dovuto alla produzione di abbigliamento.
- Se da un lato l'aumento della produzione di fibre sintetiche trova un limite nella disponibilità di materiali fossili, quella delle fibre naturali, e in generale da fonti rinnovabili, trova un limite nella capacità biologica del nostro pianeta e in particolare nella disponibilità sia di aree coltivabili o per l'allevamento di risorse idriche.⁵
- L'industria dei metalli è il terzo fornitore di materiali per l'industria della moda (include l'industria tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature), dopo la chimica - che include la produzione di coloranti ausiliari e fibre man-made - e quella delle materie plastiche. La produzione degli accessori metallici - cerniere lampo, bottoni metallici, fibbie, borchie - è spesso realizzata all'interno di imprese inserite e integrate nella filiera della moda.⁶
- Per tingere e rifinire 1 kg di cotone servono almeno 1 mc di metano e 1 kW di elettricità. La questione del jeans è particolarmente grave, perché si tratta del capo di abbigliamento del pianeta ... e anche del più inquinante.
- Solo l’1% (al 2020) dei materiali usati per l’abbigliamento viene riciclato per farne altri vestiti.
- Ogni capo di abbigliamento ha un costo energetico nascosto: dalla produzione al trasporto, fino ai cicli di lavaggio e asciugatura. Per questo il settore della moda consuma oltre il 10% dell’energia industriale globale, con un forte impatto sulle emissioni di gas serra.
Non esistono attualmente prodotti che possono essere definiti al 100% sostenibili. Ci sono prodotti più sostenibili degli altri. Ridurre dell' x per cento il consumo energetico necessario per la realizzazione di un singolo capo non significa averlo reso responsabile, significa semplicemente aver ridotto l'impatto di quel prodotto in termini di consumo energetico.⁷
A questo si aggiunge un continuo proliferare di marchi (ambiente – materiali – riciclo – energia ) che creano confusione. Oggi sul mercato esistono più di 400 certificati di sostenibilità applicabile al settore del fashion. L'82% riguardano solo i prodotti (le caratteriste e i materiali) mentre appena il 18% i processi operativi.⁸ Un numero esagerato!
Il fatto che di queste cerificazioni ne esistono molte, ognuna imperniata su un aspetto diverso, diminuisce tuttavia la loro efficacia.
Serve un processo di riorganizzazione delle stesse, che andrebbero accorpate perché chi opera nel mondo variegato del fashion e, soprattutto, il consumatore finale possono orientarsi e scegliere.
Proposte per restituire valore a ciò che indossiamo
È facile evidenziare che più lunga è la catena di rifornimento, più slabbrati e difficili saranno i controlli sull'utilizzo di manovalanza minorile o clandestina, sull'utilizzo di coloranti cancerogeni e di tessuti nemici dell'ambiente, di trattamenti dannosi per la salute ecc. In Italia [qui vi sono ancora molti distretti industriali - N.d.A.⁹] la catena può essere molto corta: un vantaggio interessante! E se provassimo a metterlo in valore?¹⁰
Il modo in cui le cose verranno riciclate è una questione che andrebbe affrontata nel momento della loro progettazione, prima della messa in produzione.
- DPP - All’interno di questo panorama, si configura lo strumento del Passaporto Digitale del Prodotto (Digital Product Passaport – DPP). Ideato per registrare, trattare e condividere elettronicamente le informazioni sui prodotti tra le imprese della catena di fornitura, le autorità e i consumatori, questo strumento innovativo mira a migliorare la trasparenza e l'efficienza nel trasferimento delle informazioni lungo tutta la catena.
Tra le categorie pilota del DPP si collocano i prodotti tessili: rendere i consumatori consapevoli delle proprie scelte è uno dei principali obiettivi finali del DPP. Ciò è reso possibile anche dalle informazioni che vengono trasmesse digitalmente che porta a una maggiore efficienza operativa. Inoltre, più le informazioni sono dettagliate e verificabili, più i consumatori avranno la percezione della elevata qualità e sicurezza dei prodotti acquistati. I vantaggi di questa integrazione nel Passaporto Digitale del Prodotto riguardano (1) uno snellimento della burocrazia, (2) una diminuzione dell’impatto ambientale e promozione dell’economia circolare e (3) un miglioramento della reputazione aziendale e aumento della fiducia da parte dei consumatori. - QR Code - Sulla base delle informazioni appena presentate, si propone un mock-up del Passaporto Digitale del Prodotto con la relativa integrazione delle certificazioni sostenibili e accessibile tramite QR Code.
Passaporto Digitale del Prodotto con l’integrazione delle certificazioni,
accessibile tramite QR Code.
© Beatrice Cannella
accessibile tramite QR Code.
© Beatrice Cannella
Questo mock-up (modello) di schema è stata creato sulla base delle informazioni presenti nel relativo Regolamento del 2022 emanato dalla Commissione Europea.
In particolare, si descrivono nel DPP: (a) i dati anagrafici del prodotto (nome, azienda, categoria, modello e altro), (b) manuale dell’utente con le istruzioni necessarie per un corretto utilizzo del prodotto, (c) i parametri del prodotto (durabilità, riparazione e manutenzione, consumo medio per la produzione, impatto ambientale medio, riciclaggio e la catena di fornitura del prodotto), (d) valutazione di conformità (comprendente dichiarazione di conformità e documenti tecnici)
1. A differenza di altri settori manifatturieri, nel tessile-moda proliferano le certificazioni di prodotto, mentre si registrano pochissime certificazioni di sistema (ISO 9001). Il tessile-moda e la qualità complessiva delle sue aziende trarrebbero grandi vantaggi con qualche ISO 9001 in più e qualche certificazione di prodotto in meno.
2. Le certificazioni di prodotto sono usualmente rilasciate in totale assenza di ISO 9001. Sono cioè rilasciate “sulla fiducia” (ovviamente dopo i previsti controlli), senza badare troppo per il sottile al fatto che l’azienda, da quel momento in poi, sia priva di un sistema di gestione atto a dimostrare che i requisiti di prodotto (vantati dalla certificazione) siano realmente presenti su tutti i prodotti lavorati. Manca di fatto un sistema credibile, stringente, attendibile che imponga metodi di gestione sorvegliati e relativa documentazione. Esiste innegabilmente un po’ di confusione fra le certificazioni e, soprattutto, nel loro uso e nell’uso dei marchi.
Capitano frequentemente casi in cui un’azienda contrassegna sè stessa come certificata con una certificazione di prodotto, mentre è il prodotto ad essere certificato e non l’azienda che lo produce. Azienda che, di solito, fa molti prodotti diversi e non tutti godono di quella certificazione di prodotto.¹²
₁ Marta D. Riezu - La moda giusta. Un invito a vestire in modo etico; ed. Giulio Einaudi, 2023, p. VII e p. 19.
₂ Fabio Guenza «Business sostenibile: un dialogo sugli stakeholder con Edward Freeman» in: «Il bello e il buono. Le ragioni della moda sostenibile»; ed. Marsilio, 2011, p. 21-22 [...] 23.
₃ Marta D. Riezu - op. cit., p. 16-17
₄ Matteo Ward - Fuorimoda! Storie e proposte per restituire valore a ciò che indossiamo; ed. DeAgostini, 2024, p. 161.
₂ Fabio Guenza «Business sostenibile: un dialogo sugli stakeholder con Edward Freeman» in: «Il bello e il buono. Le ragioni della moda sostenibile»; ed. Marsilio, 2011, p. 21-22 [...] 23.
₃ Marta D. Riezu - op. cit., p. 16-17
₄ Matteo Ward - Fuorimoda! Storie e proposte per restituire valore a ciò che indossiamo; ed. DeAgostini, 2024, p. 161.
₅ Aurora Magni, Marco Richetti - «Le materie non rinnovabili: fibre sintetiche e metalli» in: «Neomateriali nell'economia circolare. Moda»; ed. Ambiente, 2017, p. 34
₆ Aurora Magni, Marco Richetti - op. cit., in: «Neomateriali nell'economia circolare. Moda», p. 42
₇ Matteo Ward - op. cit., p. 164
₈ Fiammetta Cupellaro - Moda, rating e certificazioni non garantiscono più contro il greenwashing; "la Repubblica", 5 novembre 2022
₉ In Italia, i distretti tessili-abbigliamento sono circa 45, con una forte concentrazione in Lombardia, Marche, Puglia, Toscana e Veneto.
₇ Matteo Ward - op. cit., p. 164
₈ Fiammetta Cupellaro - Moda, rating e certificazioni non garantiscono più contro il greenwashing; "la Repubblica", 5 novembre 2022
₉ In Italia, i distretti tessili-abbigliamento sono circa 45, con una forte concentrazione in Lombardia, Marche, Puglia, Toscana e Veneto.
₁₀ Alberto
Scacciani (segretario del centro di Firenze per la Moda Italiana) «Il
bello e il buono : una nuova vi(t)a per la moda italiana» in: «Il bello e
il buono. Le ragioni della moda sostenibile»; ed. Marsilio, 2011, p.
10-11.
₁₁ Sostenibilità e certificazione nel settore tessile: ruolo della reputazione e rilevanza del Passaporto Digitale del Prodotto - Politecnico di Torino. Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale A.A. 2023/2024. Relatore: Luigi Buzzacchi Candidata: Beatrice Cannella
₁₂ C. Sandroni & C. - Le certificazioni tessili; Revisione 02 , Aggiornamento post blog del 30/05/2023 Piero Sandroni, ingegnere chimico.
₁₂ C. Sandroni & C. - Le certificazioni tessili; Revisione 02 , Aggiornamento post blog del 30/05/2023 Piero Sandroni, ingegnere chimico.
Di seguito le più importanti certificazioni che riguardano il mondo del fashion.
Premessa
Una certificazione è un marchio creato da un’associazione o da un’organizzazione professionale per garantire l’origine, la specificità, il livello di qualità o la conformità di un prodotto a standard di produzione prestabiliti. Può essere utilizzato solo da produttori o marchi che rispettano il disciplinare redatto dall’ente. Per la promozione di una moda sostenibile, la tracciabilità della filiera diventa fondamentale.
Una cerificazione di sistema è attribuita all’azienda, quindi non può marchiare un prodotto, mentre una certificazione di prodotto è attribuita a un prodotto e dunque non può contassegnare un’azienda.
CERTIFICAZIONI DELLA QUALITÀ (DI SISTEMA)
► ISO 9001
È un sistema standard internazionale che definisce i requisiti per un sistema di gestione della qualità efficaci, per migliorare la qualità di prodotti o servizi, riducendo gli sprechi e aumentando l'efficienza operativa.
È emessa da organismi di certificazione indipendenti che hanno ricevuto l’accreditamento da parte di organismi internazionali. Non esiste nel mondo una sede della ISO 9001, ma solo organismi di certificazione indipendenti che devono seguire le linee guida internazionali per l’audit e la certificazione degli standard ISO, come specificato nella norma ISO/IEC 17021-1. Questo assicura che la certificazione ISO 9001 sia affidabile e riconosciuta in tutto il mondo.
Principali requisiti imposti dalla certificazione ISO 9001:
È un sistema standard internazionale che definisce i requisiti per un sistema di gestione della qualità efficaci, per migliorare la qualità di prodotti o servizi, riducendo gli sprechi e aumentando l'efficienza operativa.
È emessa da organismi di certificazione indipendenti che hanno ricevuto l’accreditamento da parte di organismi internazionali. Non esiste nel mondo una sede della ISO 9001, ma solo organismi di certificazione indipendenti che devono seguire le linee guida internazionali per l’audit e la certificazione degli standard ISO, come specificato nella norma ISO/IEC 17021-1. Questo assicura che la certificazione ISO 9001 sia affidabile e riconosciuta in tutto il mondo.
Principali requisiti imposti dalla certificazione ISO 9001:
- Identificazione dei requisiti dei clienti - L’azienda deve identificare i requisiti dei clienti e le loro aspettative anche implicite e utilizzarli nello sviluppo dei prodotti e dei servizi.
- Gestione dei processi. L’azienda deve identificare e gestire tutti i propri processi: produzione, servizi, gestione risorse umane e gestione fornitori, ecc.
- Controllo dei documenti. L’azienda deve documentare come gestisce la qualità, compresi i processi, le procedure e le istruzioni di lavoro.
- Controllo dei registri. L’azienda quotidianamente deve registrare come gestisce la qualità, le attività di produzione, la formazione dei dipendenti, la gestione dei reclami, ecc.
- Gestione delle risorse umane. L’azienda deve garantire che il personale sia adeguatamente formato e competente per svolgere ciascuna delle attività aziendali, come previsto dal sistema di gestione della qualità.
- Monitoraggio delle prestazioni. L’azienda deve monitorare le prestazioni del sistema di gestione della qualità e dei processi, la soddisfazione dei clienti e le prestazioni del personale.
- Miglioramento continuo. L’azienda deve migliorare continuamente il proprio sistema di gestione della qualità. Cio’ mediante valutazione delle prestazioni, monitoraggio dei feedback dei clienti e dei reclami, implementazione di azioni correttive e migliorative, ecc.
CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
► ECOLABEL - EU
Voce composta da Eco + label, termine inglese che significa "etichetta". Marchio registrato.
Voce composta da Eco + label, termine inglese che significa "etichetta". Marchio registrato.
Un fiore è il simbolo dell'Ecolabel. È
il sistema di etichettatura ecologica approvato dall'Unione Europea
istituito nel 1992 in vigore nei 28 Paesi dell’Unione Europea
e nei Paesi appartenenti allo Spazio Economico Europeo – SEE (Norvegia,
Islanda, Liechtenstein), applicabile a tutti i "Prodotti
tessili" (comprende Capi di abbigliamento, Prodotti tessili per
interni, Filati e Tessuti), che attesta che il prodotto o il servizio ha
un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita; iniziando
dall'estrazione delle materie prime, dove vengono considerati aspetti
volti a qualificare e selezionare i fornitori, passando attraverso i
processi di lavorazione, dove sono gli impianti dell'azienda produttrice
ad essere controllati, alla distribuzione (incluso l'imballaggio) ed
utilizzo, fino alla smaltimento del prodotto a fine vita. Gli aspetti
che sono analizzati, in particolare, sono il consumo di energia,
l'inquinamento delle acque e dell'aria, la produzione di rifiuti, il
risparmio di risorse naturali, la sicurezza ambientale e la protezione
dei suoli. Tra gli elementi che hanno un maggior impatto negativo
sull'ambiente vengono individuati i più rilevanti, e per ciascuno di
essi sono stabiliti precisi limiti che non possono essere superati. È escluso l'uso di sostanze che possono essere dannose per la salute umana. È uno strumento di adesione volontaria, e l'ottenimento del marchio costituisce un attestato.
Per ottenere il marchio Ecolabel UE il richiedente deve presentare formale domanda di concessione della licenza d’uso del marchio Ecolabel UE all’ organismo competente italiano (Sezione Ecolabel del Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit) che, nello svolgimento della propria attività, si avvale del supporto tecnico della sezione Ecolabel di ISPRA.
Per ottenere il marchio Ecolabel UE il richiedente deve presentare formale domanda di concessione della licenza d’uso del marchio Ecolabel UE all’ organismo competente italiano (Sezione Ecolabel del Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit) che, nello svolgimento della propria attività, si avvale del supporto tecnico della sezione Ecolabel di ISPRA.
► ECO SAFE
Voce composta da Eco + label, termine inglese che significa "etichetta". Marchio registrato.
Un fiore è il simbolo dell'Ecolabel. È
il sistema di etichettatura ecologica approvato dall'Unione Europea
istituito nel 1992 dal Regolamento n. 880/92 ed è oggi disciplinato dal
Regolamento (CE) n. 66/2010 in vigore nei 28 Paesi dell’Unione Europea
e nei Paesi appartenenti allo Spazio Economico Europeo – SEE (Norvegia,
Islanda, Liechtenstein), applicabile a tutti i "Prodotti
tessili" (comprende Capi di abbigliamento, Prodotti tessili per
interni, Filati e Tessuti), che attesta che il prodotto o il servizio ha
un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita; iniziando
dall'estrazione delle materie prime, dove vengono considerati aspetti
volti a qualificare e selezionare i fornitori, passando attraverso i
processi di lavorazione, dove sono gli impianti dell'azienda produttrice
ad essere controllati, alla distribuzione (incluso l'imballaggio) ed
utilizzo, fino alla smaltimento del prodotto a fine vita. Gli aspetti
che sono analizzati, in particolare, sono il consumo di energia,
l'inquinamento delle acque e dell'aria, la produzione di rifiuti, il
risparmio di risorse naturali, la sicurezza ambientale e la protezione
dei suoli. Tra gli elementi che hanno un maggior impatto negativo
sull'ambiente vengono individuati i più rilevanti, e per ciascuno di
essi sono stabiliti precisi limiti che non possono essere superati. È escluso l'uso di sostanze che possono essere dannose per la salute umana. È uno strumento di adesione volontaria, e l'ottenimento del marchio costituisce un attestato.
Per ottenere il marchio Ecolabel UE il richiedente deve presentare formale domanda di concessione della licenza d’uso del marchio Ecolabel UE all’ organismo competente italiano (Sezione Ecolabel del Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit) che, nello svolgimento della propria attività, si avvale del supporto tecnico della sezione Ecolabel di ISPRA.
Per ottenere il marchio Ecolabel UE il richiedente deve presentare formale domanda di concessione della licenza d’uso del marchio Ecolabel UE all’ organismo competente italiano (Sezione Ecolabel del Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit) che, nello svolgimento della propria attività, si avvale del supporto tecnico della sezione Ecolabel di ISPRA.
Certificazione
di qualità, creata nel 2006, è sostenuta dalle più importanti organizzazioni che
promuovono l'agricoltura biologica, riconosciuta come il più importante standard internazionale
dei prodotti tessili realizzati con fibre naturali da agricoltura
biologica. Lo standard definisce criteri ambientali e sociali molto
restrittivi che si applicano a tutte le fasi della produzione.
La norma comprende la lavorazione, la fabbricazione, l'imballaggio, l'etichettatura, il commercio e la distribuzione di tutti i tessuti.
Lo standard prevede una suddivisione in due etichette:
La norma comprende la lavorazione, la fabbricazione, l'imballaggio, l'etichettatura, il commercio e la distribuzione di tutti i tessuti.
Lo standard prevede una suddivisione in due etichette:
- Etichetta- grado 1: organico.
Il prodotto tessile che utilizza il marchio GOTS «organic» deve contenere almeno il 95% di fibre organiche certificate, - Etichetta-grado 2: realizzato con X% di fibre organiche. Il prodotto tessile che utilizza il marchio GOTS «made with organic» deve contenere almeno il 70% di fibre organiche certificate e non può superare il 30% di fibre non organiche, ma non più del 10% di fibre sintetiche.
Nei
criteri chiave per la trasformazione e la produzione sono inclusi fra
l'altro che tutte le sostanze usate per lavorare le fibre devono essere
rigidamente controllate: divieto di utilizzare elementi critici come
metalli pesanti, formaldeide, solventi aromatici, organismi
geneticamente modificati, o enzimi cancerogeni. Gli sbiancanti non
possono contenere cloruri, i coloranti non possono rilasciare ammine
cancerogene, le stampe non possono prevedere l'uso di ftalati o PVC.
I prodotti finali possono includere, ma non sono limitati, i prodotti in fibra, i filati e i tessuti. Lo standard non stabilisce criteri per i prodotti in pelle.
► ISO - International Organization For Standardization
Sono standard internazionali relativi alla sostenibilità ambientale, tra quelli più riconosciuti annoveriamo ISO 14001 che stabilisce i requisiti per i sistemi di gestione ambientale e lo standard (SGA) che un'organizzazione può implementare per migliorare le proprie prestazioni ambientaliISO 14024 riguarda l’etichettatura e specifica i principi e le procedure per le etichette ambientali di tipo I (è la valutazione di un prodotto, effettuata da una terza parte, effettuata sulla base di una serie di criteri relativi all’impatto ambientale di un prodotto o di un materiale per tutto il suo ciclo di vita), che sono marchi ecologici che certificano la preferibilità ambientale di un prodotto o servizio rispetto ad altri nella stessa categoria, basandosi su un'analisi del ciclo di vita e una valutazione di terze parti.
I prodotti finali possono includere, ma non sono limitati, i prodotti in fibra, i filati e i tessuti. Lo standard non stabilisce criteri per i prodotti in pelle.
► ISO - International Organization For Standardization
Sono standard internazionali relativi alla sostenibilità ambientale, tra quelli più riconosciuti annoveriamo ISO 14001 che stabilisce i requisiti per i sistemi di gestione ambientale e lo standard (SGA) che un'organizzazione può implementare per migliorare le proprie prestazioni ambientaliISO 14024 riguarda l’etichettatura e specifica i principi e le procedure per le etichette ambientali di tipo I (è la valutazione di un prodotto, effettuata da una terza parte, effettuata sulla base di una serie di criteri relativi all’impatto ambientale di un prodotto o di un materiale per tutto il suo ciclo di vita), che sono marchi ecologici che certificano la preferibilità ambientale di un prodotto o servizio rispetto ad altri nella stessa categoria, basandosi su un'analisi del ciclo di vita e una valutazione di terze parti.
► OCS - Organic Content Standard
Garantisce l'origine biologica delle fibre tessili nei prodotti che contengono dal 5% al 100% fibre naturali certificate biologiche, e la loro tracciabilità lungo tutta la filiera di produzione.
Garantisce l'origine biologica delle fibre tessili nei prodotti che contengono dal 5% al 100% fibre naturali certificate biologiche, e la loro tracciabilità lungo tutta la filiera di produzione.
Marchio ecologico mondiale nel settore tessile e dell'abbigliamento
(L'Associazione internazionale Oeko-Tex, con sede a Zurigo in Svizzera, è
attiva dal 1992, e ad aprile 1016 include 16 istituti indipendenti di
prova e ricerca) di sistema internazionale indipendente di
certificazione per i tessili, di sviluppo dei criteri di prova, i
requisiti e i metodi analitici di certificazione per i tessili, con il
quale si dichiara l'assenza di concentrazioni di sostanze pericolose o
nocive per la salute dell'uomo, in quantità superiore ai limiti ammessi
dagli standard Oeko-Tex. Questa garanzia si estende anche a quelle
sostanze che possono svilupparsi nel prodotto durante le normali
condizioni di utilizzo. Tra i vari parametri si controlla la presenza di
coloranti proibiti o cancerogeni, di formaldeide, di residui di metalli
pesanti, di pesticidi, il pH e la solidità del colore.
Prevede sei classi di certificazione. La Oeko-Tex Standard 100 è quella più importante per la salute dei consumatori e dell’ambiente. Regolamenta la presenza e l'utilizzo di sostanze chimiche pericolose per la salute, limitando al minimo il rischio di reazioni indesiderate, e inquinanti per l’ambiente. I test prendono in considerazione numerose sostanze, imponendo limiti più severi ad alcune già regolamentate e introducendo standard su altre che invece non sono regolamentate per nulla. Durante il periodo di validità del certificato, vengono effettuate analisi casuali sui prodotti per verificare il rispetto dei requisiti.
Prevede sei classi di certificazione. La Oeko-Tex Standard 100 è quella più importante per la salute dei consumatori e dell’ambiente. Regolamenta la presenza e l'utilizzo di sostanze chimiche pericolose per la salute, limitando al minimo il rischio di reazioni indesiderate, e inquinanti per l’ambiente. I test prendono in considerazione numerose sostanze, imponendo limiti più severi ad alcune già regolamentate e introducendo standard su altre che invece non sono regolamentate per nulla. Durante il periodo di validità del certificato, vengono effettuate analisi casuali sui prodotti per verificare il rispetto dei requisiti.
I
parametri sono stati redatti in accordo ai regolamenti dei Paesi
aderenti all'Associazione Oeko-Tex e un sistema di controllo globale da
parte degli istituti autorizzati garantisce una verifica continua del
rispetto dei requisiti. Solo i tessuti che sono stati testati e che
rispondono pienamente ai criteri del marchio possono fregiarsi del
contrassegno "Oeko-Tex Standard 100". L'Oeko-Tex Standard 100 è in
continuo aggiornamento grazie al costante lavoro di gruppi di esperti
dell'Associazione Oeko-Tex. Nuovi criteri di test e requisiti Oeko-Tex
Standard 100 sono entrati in vigore per tutte le certificazioni il 1
aprile 2016. I prodotti certificati Oeko-Tex e i fornitori possono essere ricercati nella Oeko-Tex Online Buying Guide.
Sono ora disponibili anche nuovi prodotti quali STeP by Oeko-Tex la certificazione per la produzione tessile sostenibile, MySTeP by Oeko-Tex database gestionale, e Made in Green by Oeko-Tex, etichetta per prodotti certificati Oeko-Tex Standard 100 realizzati in accordo con le linee guida Oeko-Tex di STeP.
Sono ora disponibili anche nuovi prodotti quali STeP by Oeko-Tex la certificazione per la produzione tessile sostenibile, MySTeP by Oeko-Tex database gestionale, e Made in Green by Oeko-Tex, etichetta per prodotti certificati Oeko-Tex Standard 100 realizzati in accordo con le linee guida Oeko-Tex di STeP.
Per
quanto riguarda gli articoli prodotti in Italia dette analisi vengono
effettuate presso il laboratorio del Centro Tessile Cotoniero e
Abbigliamento S.p.A. (denominato "Centrocot") di Busto Arsizio VA.
Sito internet: http://www.centrocot.it/ (ultima verifica: 28.07.2025)
La sua classificazione si divide in quattro classi di prodotto, a seconda della destinazione d'uso. Maggiore è il contatto con la pelle, più restrittivi sono i requisiti richiesti:
Sito internet: http://www.centrocot.it/ (ultima verifica: 28.07.2025)
La sua classificazione si divide in quattro classi di prodotto, a seconda della destinazione d'uso. Maggiore è il contatto con la pelle, più restrittivi sono i requisiti richiesti:
I - Per neonati e bambini fino a 2 anni d'età.
II -
Con contatto pelle, dove una vasta porzione della superficie del
tessuto viene a diretto contatto con la pelle quando indossato.
III -Senza contatto con la pelle, o solo quando solo una piccola parte del tessuto viene a contatto con la pelle quando indossato.
IV - Per arredamenti. Vale a dire utilizzo per motivi decorativi.
CERTIFICAZIONI ETICHE
CERTIFICAZIONI ETICHE
► FAIRTRADE
Attesta che un prodotto tessile, come abbigliamento ed accessori, è stato realizzato nel rispetto dei loro diritti dei lavoratori e gli agricoltori e secondo i criteri del commercio equo e solidale. FAIRTRADE si occupa di varie filiere, e quando il marchio ha una freccia (in genere su sfondo bianco con freccia a lato), sul retro della confezione (cartellino) si hanno maggiori informazioni.
Fairtrade Italia rappresenta Fairtrade International e il Marchio di Certificazione FAIRTRADE nel nostro Paese dal 1994.
Attesta che un prodotto tessile, come abbigliamento ed accessori, è stato realizzato nel rispetto dei loro diritti dei lavoratori e gli agricoltori e secondo i criteri del commercio equo e solidale. FAIRTRADE si occupa di varie filiere, e quando il marchio ha una freccia (in genere su sfondo bianco con freccia a lato), sul retro della confezione (cartellino) si hanno maggiori informazioni.
Fairtrade Italia rappresenta Fairtrade International e il Marchio di Certificazione FAIRTRADE nel nostro Paese dal 1994.
Il Marchio FAIRTRADE per il cotone indica che il prodotto è realizzato con cotone grezzo che è stato coltivato e commercializzato in maniera etica e direttamente tracciabile, ovvero tenuto separato dal cotone non-Fairtrade, in tutti gli stadi della lavorazione. Un tessuto misto può esporre questo marchio se il 100% del cotone contenuto nel tessuto è certificato Fairtrade.
CERTIFICAZIONI PER IL BENESSERE DEGLI ANIMALI ALLEVATI
Assicura che tutti gli elementi di imbottitura dei prodotti tessili identificati come piumini siano stati ottenuti da animali ai quali non sia stata causata alcuna sofferenza né stress inserendo anche un elemento di tracciabilità delle materie prime.
► R● M● S - Responsible Mohair Standard
Garantisce che il mohair utilizzato per la produzione di un filato o di un tessuto provenga da aziende agricole che attuano una gestione sostenibile del territorio e dell'allevamento zootecnico.
► R● W● S - Responsible Wool Standard
Riguarda la lana e garantisce la provenienza da allevamenti dove viene rispettato il benessere degli animali e il terreno viene gestito in maniera responsabile.
CERTIFICAZIONI PER La LANA RICICLATA
► RCS - Recycled Content Standard
► RCS - Recycled Content Standard
Lo standard RCS prevede due tipologie di etichettatura; un prodotto è etichettabile RCS 100 se almeno il 95% delle fibre è riciclato, mentre è etichettabile RCS Blended se anche solo il 5% delle fibre è riciclato.
Il limite della RCS è che le fasi di Raccolta Materiali e Concentrazione Materiali sono soggette a autodichiarazione, raccolta documenti e visite in loco, senza la necessità di certificazione. RCS non affronta gli aspetti sociali o ambientali della lavorazione e della produzione, della qualità o della conformità legale.
Il limite della RCS è che le fasi di Raccolta Materiali e Concentrazione Materiali sono soggette a autodichiarazione, raccolta documenti e visite in loco, senza la necessità di certificazione. RCS non affronta gli aspetti sociali o ambientali della lavorazione e della produzione, della qualità o della conformità legale.
Termini, che trovate nel dizionario, ad integrazione di questo post:
● Biodegradabile ● Biologico ● Compostabile ● Eco-friendly ● Ecomoda
● Energy saving ● Fast fashion ● Fashion victims ● Fibersort ● Greenwashing ● Impronta idrica
● Köpskam ● Mulesing ● Prêt-à-Louer ● Pre-loved ● Rammendare ● Recycling (Riciclo)
● Slow fashion ● Sostenibilità (Sustainable fashion) ● Wardrobe fashion ● Wearable technology
● Energy saving ● Fast fashion ● Fashion victims ● Fibersort ● Greenwashing ● Impronta idrica
● Köpskam ● Mulesing ● Prêt-à-Louer ● Pre-loved ● Rammendare ● Recycling (Riciclo)
● Slow fashion ● Sostenibilità (Sustainable fashion) ● Wardrobe fashion ● Wearable technology
FIBRE TESSILI
(i link sono a voci del Commentario, per le altre voci si rimanda ai link "lettere" del Dizionario)
■ FIBRE ANIMALI: ● Alpaca ● Angora ● Cashmere ● Cammello ● Guanaco ● Lama ● Lana ● Mohair ● Pashimina ● Seta ● Vicuna ● Yak
■ FIBRE VEGETALI: ● Abaca ● Agave ● Alfa ● Bamboo (Bambù) ● Canapa ● Cocco ● Cotone ● Ginestra ● Ibisco ● Jucca ● Juta ● Kapok ● Kenaf ● Lino
● Ortica ● Rafia ● Ramiè
■ FIBRE MINERALI: ● Amianto
■ FIBRE ARTIFICIALI: ● Acetato ● Cisalfa ● Cupro ● Ingeo ● Lanital ● Lyocell (Tencel) ● Modal ● Rayon ● Triacetato ● Viscosa
■ FIBRE SINTETICHE: ● Acrilico ● Alginato ● Aramide ● Elastan (Elastam) ● Modacrilica ● Poliammide (Nylon) ● Poliestere ● Vinile (P.V.C.)
■ FIBRE VEGETALI: ● Abaca ● Agave ● Alfa ● Bamboo (Bambù) ● Canapa ● Cocco ● Cotone ● Ginestra ● Ibisco ● Jucca ● Juta ● Kapok ● Kenaf ● Lino
● Ortica ● Rafia ● Ramiè
■ FIBRE MINERALI: ● Amianto
■ FIBRE ARTIFICIALI: ● Acetato ● Cisalfa ● Cupro ● Ingeo ● Lanital ● Lyocell (Tencel) ● Modal ● Rayon ● Triacetato ● Viscosa
■ FIBRE SINTETICHE: ● Acrilico ● Alginato ● Aramide ● Elastan (Elastam) ● Modacrilica ● Poliammide (Nylon) ● Poliestere ● Vinile (P.V.C.)
Link al dizionario per approfondire i termini in uso nell'abbigliamento e tessile:
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