Pashmina - dalla parola persiana Pashmineh (پشمینه) per lana (che è il tessuto che ora chiamiamo "cashmere"), al termine hindi (lingua parlata soprattutto nell'India settentrionale e centrale) pashm, ovvero "interno", che si riferisce al sottopelo della "Capra Hircus" che indica la lana cashmere.
Fibra della capra Hircus (Chyangra), specie semiselvatica, che vive sull'altopiano montagnoso delle regioni himalayane del Tibet e Pakistan e del Ladakh nello stato indiano di Jammu e Kashmir, che fornisce una lana preziosa, fra le più costose del mondo. L'animale vive in libertà attorno ai 4000-5000 metri di altitudine e con temperature rigidissime (interi mesi a - 35°C), nutrendosi in modo spartano (nella sua dieta compare la rosa alpina); questi fattori, unitamente alla predisposizione genetica, consentono la crescita di un manto lanoso tra i più fini (la fibra ha un diametro di 12 micron contro i 16 dei migliori cashmere) e caldi, che proteggono dal freddo e dalla malnutrizione. La raccolta della fibra avviene due volte all'anno nella misura annuale di 50-100 grammi dell'animale femmina e 100-150 grammi del maschio (servono tre capre per fare uno scialle in 100% pashmina). Le tonalità naturali della lana sono tre: il bianco, il bianco grigiastro e il grigio. La prima fase della lavorazione consiste nel liberare la lana dai peli più grossi, così depurata essa viene poi filata a mano.
Pecore pascolano sull'erba ormai inaridita.
La vita continua negli altopiani del Ladakh, India
In Mongolia recentemente ci sono produzioni estese di pashmina di alta qualità, grazie all'imprenditoria cinese.
IMPIEGHI: Si producono tessuti di gran pregio, in particolare scialli, con la particolare frangina, indossati dalle donne del Nepal (ed in minima parte anche tappeti), ma oggi la loro produzione è destinata anche all'esportazione. Lo scialle può essere in 100% pashmina, o in misto seta (con una % fino al 30). La seta viene aggiunta in ordito per conferire maggiore durata e corpo al prodotto, che però perde un po' della sua bellezza e delle proprie qualità intrinseche di leggerezza.
Sciarpe: tessuto 70% cashmere (pashmina) - 30% seta
CODICE TESSILE: WS (EURATEX), che indica il cashmere (è di fatto una qualità più pregiata dello stesso).
Non vi è una denominazione controllata per la pashmina, e questo permette di vendere a prezzi molto contenuti “pashmine” che al posto della pashmina hanno fibra di cashmere (se non addirittura lana di qualità inferiore oppure viscosa). [1] Ma l'imitazione è difficile da rilevare, al punto che anche i professionisti possono avere dei dubbi.
STORIA - Originariamente però il nome riguardava unicamente una stola lunga due metri, finemente ricamata, che nel Medioevo soltanto i Maharaja o le signore dell'alta società potevano permettersi, e che venivano poi trasmesse in eredità alle figlie.
Già nel XIV secolo un re del Kashmir monopolizzò la produzione della pashmina ed a venderla nelle migliori corti reali (i moghul la adoravano, la regina di Francia Maria Antonietta ne aveva una collezione e persino Napoleone ne volle una da regalare all'amata).
Già nel XIV secolo un re del Kashmir monopolizzò la produzione della pashmina ed a venderla nelle migliori corti reali (i moghul la adoravano, la regina di Francia Maria Antonietta ne aveva una collezione e persino Napoleone ne volle una da regalare all'amata).
SIMBOLI, MITI E CREDENZE - La saggezza popolare sostiene che se uno scialle da uomo passa senza esitazioni all'interno di uno anello da anulare allora è vera pashimina… e quindi se vi chiedono un prezzo altissimo allora state pagando il giusto prezzo della moda.
Rames Gaiba
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