LINO

Dal greco λίνον «línon», divenuto in latino līnum. Questa parola designava in latino la pianta e la fibra, il tessuto di lino, e anche altri manufatti solitamente realizzati con il lino, come la lenza, i fili su cui venivano infilate perline o perle per fare le collane, ecc.¹

Pianta erbacea (fibra vegetale) appartenente alla famiglia delle Linacee di cui fanno parte più di 200 specie, e tra esse, il Linum usitatissimum² è la specie coltivata più importante distinta in base ai diversi criteri adottati nella coltivazione, per privilegiare la produzione di fibre (o di semi).

Le fibre di lino sono ricavate dallo stelo della pianta a fusto eretto³, alto 70-120 cm, con piccoli rami (la pianta è poco ramificata), ciascuno dei quali ha un piccolo fiore con la corolla
a cinque petali in genere di un colore azzurro intenso per la varietà originale, o rosa violaceo fino al bianco rosato degli ibridi, che fioriscono solo per un giorno.

Cresce in tutte le stagioni dell'anno (lino annuale, primaverile, estivo). Il ciclo biologico dura 90-100 giorni nei tipi a semina primaverile e 180-200 giorni o più in quelli a semina autunnale. Per ottenere una fibra tessile lunga, quella poi usata per i tessuti, nei paesi a clima freddo si semina molto fitto. La coltivazione interessa i climi delle zone temperate e umide e richiede una temperatura ottimale di 10 °C per il germogliamento, 15 °C per la fioritura e 20 °C per la maturazione.


Alcuni studiosi sostengono che la parola potrebbe essere derivata in latino dall'etrusco, ma non è un prestito dal greco λίνον "línon", con lo stesso significato, perché in tal caso avrebbe conservato la brevità della ί che presenta in greco. In realtà la parola esiste in parecchie lingue indoeuropee. Le forme celtiche e germaniche hanno la i lunga come in latino. Le forme slave e baltiche mostrano una ί breve come in greco. Ma nonostante la parola sia diffusa in molte lingue indoeuropee e che alcuni studiosi abbiano cercato di avallare una radice indoeuropea, tutto sembra indicare che si tratti di una parola molto antica presa in prestito dall'indoeuropeo occidentale o da varie lingue singolarmente, che acquisirono il prodotto e la tradizione in tempi antichi, e presero in prestito da una lingua che non possiamo determinare, ma sicuramente la parola faceva parte del Lessico mediterraneo comune.   
La voce lenza deriva dal latino classico linteum (neutro sostantivato dell'aggettivo linteus «di lino») incrociato con lĕntus «lento, flessibile».
 Il nome scientifico del lino ricorda quanto la pianta si prende cura del suolo, della biodiversità e degli uomini che lo coltivano e lo trasformano, fino a coloro che lo indossano.
Sono i fasci conduttori che portano l'acqua dalle radici alle foglie.


La meravigliosa storia del lino...


I. La raccolta va effettuata in momenti diversi a seconda del prodotto che si vuole ottenere. Se si vuole conseguire una fibra molto fine, si raccoglie quando il fusto è ancora verde e il frutto è appena formato; si ricava una fibra sottile ma poco resistente, che è chiamata lino azzurro. Se si vuole ottenere una fibra molto resistente ma meno fine, la raccolta va effettuata quando il frutto è giallo-verdastro e il fusto giallo, ed è chiamato lino bianco. Se si vuole ottenere una fibra molto resistente ma molto grossolana, si raccoglie quando il frutto è di colore bruno e lo stelo giallo scuro. Il colore della fibra è greggio, ecrù. La raccolta ha luogo estirpando lo stelo dal terreno, in modo da assicurare la massima lunghezza utile della fibra: in passato gli steli venivano laboriosamente strappati a mano, mentre oggi l'operazione è completamente meccanizzata, rendendo così il raccolto meno faticoso e indipendente dalle condizioni atmosferiche.

II. Segue la macerazione, un processo naturale, che serve, grazie all'azione dei batteri che proliferano negli steli stessi, a disgregare (sciogliere) le sostanze gommose (pectina) che avvolgono le fibre cellulosiche alla paglia. La macerazione può avvenire a terra, sui campi medesimi, dopo l'estirpazione (lino greggio) oppure in vasche piene d'acqua (lino bianco).

III. Questa azione è poi seguita dalla gramolatura, che ha lo scopo di asportare le capsule contenenti i semi, e dalla stigliatura che separa meccanicamente le fibre tessili dai fusti macerati. Quando il trattamento era manuale, tali operazioni avvenivano in due fasi distinte; oggi il trattamento si compie, in un unico passaggio, nella strigliatrice a turbina. Il lino di "lungo tiglio" che ne deriva deve essere pettinato in modo da eliminare le parti più corte e le impurità, riunendo le fibre, parallele fra loro, in nastri o tops da filatura.

Come per tutte le altre fibre tessili, la filatura del lino consta essenzialmente di due operazioni principali: prima l'accoppiamento e lo stiro, che forma lo stoppino, poi la filatura vera e propria.
Nel caso del lino la filatura può avvenire in due modi distinti: ad umido ed a secco.
La filatura a umido è detta così perché lo stoppino viene immerso in acqua
a 60°C prima di essere stirato o allungato; in tal modo si ammorbidiscono le sostanze che tengono unite le singole fibre, permettendo a queste ultime di scorrere l'una sull'altra, per formare un filato fine e regolare, nonché più resistente, lucido e liscio. Con i filati prodotti a umido si realizzano i tessuti di migliore qualità, utilizzando titoli che vanno da Nm. 10 a Nm. 90.
La filatura a secco usa normalmente i sottoprodotti delle fasi di stigliatura e di pettinatura: le fibre vengono raddrizzate e rese parallele da una carda, che produce un nastro, successivamente stirato e filato come nel procedimento a umido: con la differenza che durante l'operazione finale lo stoppino non viene immerso in acqua. Il lino filato a secco è più peloso e grossolano di quello filato ad umido, e i titoli metrici vanno da meno di 1 a circa 12 (in questo caso le applicazioni prevalenti sono le tappezzerie murali, i tessuti d'arredamento, gli strofinacci, oltre a particolari tessuti d'abbigliamento di aspetto rustico ed a tessuti tecnici per usi industriali).

Terminata
la filatura, il filato viene controllato e confezionato su un cono tramite la “roccatrice” giungendo così al prodotto finale, la rocca di lino, pronta per essere imballata e spedita ai tessitori. Seguiranno poi eventuali colorazioni o trattamenti. 

Il lino viene miscelato sia con fibre naturali sia con fibre chimiche. Questo permette di ottenere, da un lato, l'aspetto tipico del lino e, dall'altro, il miglioramento delle proprietà intrinseche e delle caratteristiche di conservazione delle fibre di lino. Le fibre di lino corte vengono filate in mischie con cotone, lana, viscosa, poliestere o fibre acriliche.

Coltivazione - A livello mondiale il lino da fibra viene per l'80% dalle superfici coltivate nella CSI (Russia ed ex paesi URSS). Altri produttori sono il Belgio, Rep. Ceca, Austria, Francia, Germania, Irlanda, Polonia, Scozia, Nuova Zelanda, Brasile e Cina. Qualche coltivazione del lino anche in Canada e negli Stati Uniti finalizzata però alla raccolta dei semi da cui si ricava l'olio usato nelle pitture e vernici o come additivo nelle pelli (per la produzione dei semi la pianta deve giungere alla massima maturazione, rovinandone il valore come fibra tessile). Le qualità migliori sono, comunque, quelle dell'Europa Occidentale (Normandia, Belgio, Paesi Bassi, ecc.).

Le fibre di lino, coltura di nicchia, rappresentono meno dell'1% della produzione mondiale di fibre tessili.

CARATTERISTICHE - Composto al 70% da cellulosa, è la più resistente delle fibre vegetali, avendo una tenacità che varia tra i 15 ed i 25 gr. Fibra praticamente inestensibile (quindi gli indumenti rimarranno della stessa grandezza e forma dopo il lavaggio) avendo un allungamento a rottura del 1,6% a secco; perciò i tessuti di lino si sgualciscono facilmente e non riprendono la piega  che dopo la stiratura. È altamente igroscopico (quindi assorbe l'umidità fino al 20% del suo peso) e si asciuga rapidamente; ha un ottima conducibilità termica, perciò produce a contatto della pelle la sensazione di freschezza caratteristica, consentendo un microclima ideale d'estate. È una fibra antistatica, cioè non trattiene le cariche elettriche accumulate sulla sua superficie. È anallergico. È una fibre insensibile all'invecchiamento, e ha la capacità di essere poco attaccata da insetti e parassiti  che "mangiano" i tessuti. Per successivi lavaggi perde progressivamente la rigidità (insieme con gli ultimi residui della lignina e di sostanze pectiche), diviene molto lenta di mano ma anche fragile e si logora facilmente. I tessuti di lino non creano pelucchi o ovatta.


NATURALMENTE ECOSOSTENIBILE

Il lino
si distingue per il suo 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐢𝐥𝐨 𝐞𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐨 ed i 𝐯𝐚𝐥𝐨𝐫𝐢 𝐞𝐭𝐢𝐜𝐢:

✔️ L’apparato radicale di piante da fibra come il lino apporta un 𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐞𝐫𝐭𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐞𝐧𝐨.

✔️ La sua coltivazione 𝐧𝐨𝐧 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐢𝐫𝐫𝐢𝐠𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 ma solo acqua piovana, richiede 𝐫𝐢𝐝𝐨𝐭𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐢𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 e contribuisce alla 𝐫𝐢𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐎 nell’atmosfera.

✔️ Non produce scarti, tutte le sue parti vengono utilizzate. Fibra 100% biodegradabile.


Fonti: Audit Commission Européenne, Rapporto della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo, Bruxelles / ACV, camicia in lino, Bio Intelligence Service



IMPIEGHI - Al 60% è utilizzato per abbigliamento (fibra estiva per eccellenza), 15% alla biancheria per la casa (asciugamani, lenzuola, tovaglie) o personale (fazzoletti) 15% all'arredamento e il 10% per altri impieghi tessili. Il lino azzurro è impiegato per merletti e ricami.





I nomi, metamorfosi, del tessuto di lino - Ancor oggi i lini si chiamano batista, bisso, rinfranto, tela Assisi, saia, o conservano i nomi degli antichi luoghi, Fiandra, Batavia, Olona. Tuttavia, pur così variegata, è riconducibile a due grandi tipologie determinate dal telaio utilizzato. Ci sono le Tele e gli Operati che nascono dal telaio Jacquard e dal sistema Ratière, che permettono intrecci di trama e ordito irregolari e complessi per ottenere disegni e rilievi. Sono, invece, usati nell'arredamento, i Velluti di lino, che si ottengono sia con i telai ad armatura tela sia con i Jacquard ma formano una loro tipologia a se stante.

La già ricchissima tipologia dei lini nell'abbigliamento si diversifica ancora di più. Lini leggeri come, oltre alla già citata batista, il voile, il crespo; lini di peso medio come il gabardine, il madras, il picché, il twill, il double, il tubico, il reversibile, perfino il
“jeans”; lini più pesanti come il tweed, il galles, la saglia, la classica drapperia, il broccato, il matelassé, il raso.

Poi, i lini dalla lavorazione speciale, come il plasticato, il goffrato, il delavé, persino lo
“stropicciato” ad arte, con una macchina apposita, per esaltare il look spiegazzato tipico del lino.

Lino, infine, per la maglieria, in una esplosione di sofisticati filati fantasia, bottonati, fiammati, crespati, cangianti, bouclés, chinés, moulinés... Accanto, i classici jersey, morbidi e scattanti insieme.



₄ 
Al Nord di solito la coltura non necessita di irrigazione; al Sud abbisogna di 2-3 interventi irrigui.
Lenzuolo deriva dal
latino linteŏlum, diminutivo di linteum, neutro sostantivato dell’aggettivo linteus «di lino», l'antenato del nostro «lenzuolo». 
   

 


CODICE TESSILE Regolamento UE N. 1007/2011: 7 Lino - LI (EURATEX)


🇫🇷 Francese: Lin  🇬🇧 Inglese: Linen  🇩🇪 Tedesco: Leinen  🇪🇸 Spagnolo: Lino  🇵🇹 Portoghese: Linho


 
MASTERS OF LINEN® è un’etichetta che raccoglie e promuove le aziende tessili europee coinvolte in una filiera di eccellenza. È un sistema di tracciabilità di 100% lino coltivato su suolo europeo garantendone il pregio e l’elevato valore aggiunto.


Il marchio Masters of Linen® rilasciato dalla CELC (The European Confederation of Flax and Hemp) certifica il lino con tracciabilità europea seguendolo ad ogni passaggio della filiera: dalla coltivazione della fibra su suolo europeo al filato, tessuto e confezione del bene finito (brands e retailers).
La certificazione Masters of Linen® è infatti disponibile per filatori, tessitori e brands che si impegnano a sostenere l’industria europea e a implementare una rigorosa tracciabilità grazie ad un controllo annuale.
Tale controllo è demandato ad un ente terzo, che per l’Italia è Centrocot, o può essere effettuato dai revisori dell’azienda assumendosene la responsabilità.
Le aziende che aderiscono alla certificazione Masters of Linen® entrano in un club esclusivo della produzione di una fibra straordinaria, che coniuga sia peculiarità qualitative (ad esempio se ne ricava il lino più fine al mondo).


STORIA -
I più antichi reperti di lino provengono dall'area caucasica-medio orientale (la pianta e la fibra provengono originariamente dalle valli del Nilo, del Tigri e dell'Eufrate) e risalgono a un periodo anteriore a 8000 anni a.C. Già gli Egizi se ne servivano circa cinquemila anni fa: frammenti impalpabili di una tela di lino sono stati infatti ritrovati nel sepolcro di una principessa dell'epoca. Lo utilizzavano per l'abbigliamento e per fasciare le mummie. Il lino in Egitto veniva seminato a metà novembre, dopo le piene del Nilo, e raccolto in marzo. Fin dall'inizio  fu una risorsa essenziale  per il paese, tanto che tra le dieci piaghe d'Egitto citate dalla Bibbia si nomina anche la distruzione del lino e dell'orzo:
"fece piovere grandine su tutto il paese... il lino e l'orzo furono colpiti, perché l'orzo era in spiga e il lino era in fiore..." (Esodo 9,25-31). La Bibbia ne parla come di un dono prezioso e raro, ricompensa di un potente per un gradito servigio.

In Grecia in fatto di lino e lusso erano un po' indietro rispetto agli pulenti Orientali: forse perché avevano una terra povera e il clima in molte zone era rigido, sta di fatto che tra tutti i tessuti dominava la lana. Vi sono del lino, comunque, precise e significative tracce: nelle tombe di Micene, di Troia. Il Mediterraneo, dunque, ecco il punto di partenza. E più precisamente pare, qualche lembo di terra fra il golfo Persico, il Mar Caspio e il Mar Nero dove il clima è umido, la temperatura mite, il terreno ricco e soffice. Furono i primi navigatori ad estendere la conoscenza e l'uso in tutta Europa. Furono i Fenici e gli antichi abitanti della Palestina a curarne la qualità, la tessitura.

A Roma, almeno fino all'Impero, il lino non conobbe grandi fortune: troppo raffinato, troppo costoso per gli eredi dei rudi pastori latini. Non a caso il lino era stato coltivato e lavorato dagli Etruschi, specie per usi industriali: vele, reti da pesca, supporto per scruttura; sconfitti gli Etruschi, nella valle del Tevere non era rimasta traccia di lino, mentre fiorente era la coltivazione in Campania e nella valle del Po. Se volevano lino, quindi i Romani dovevano acquistarlo dai paesi produttori, dall'Egitto soprattutto, e dai Cartaginesi e Fenici. Poi, quando la Repubblica diventa Impero, Roma mette le mani sulla materia prima e l'uso della raffinata fibra si diffonde molto di più.⁸ e fu utilizzato ampiamente sia per l'abbigliamento sia per la biancheria, la casa e le vele delle loro imbarcazioni, riconoscendone le qualità di freschezza e resistenza. 

Carlo Magno, come re dei Franchi prima e imperatore del Sacro Romano Impero, poi, incrementa la coltura e l'industria del lino in tutte le zone in cui è possibile ed economicamente vantaggioso, in Francia e nelle Fiandre soprattutto
, sinonimo appunto di quel tessuto ricco di lucenti arabeschi, lavorato con inesauribile perizia e fantasia. Il lino raggiunse la massima diffusione nell'Europa settentrionale tra il 1100 e il 1300 d.C.

Nel Medioevo il lino ha raggiunto il culmine della sua espansione sul continente, in particolare nel centro e nord Europa.
 Con il Rinascimento il gusto per uno stile di vita raffinato ha rafforzato la presenza del lino nella vita quotidiana estendendone l’uso per produrre lenzuola e camicie. Nel corso delle guerre di religione (dalla metà del 1500 alla metà del 1600), migliaia di artigiani tessitori fiamminghi furono forzati all’esilio in Inghilterra e soprattutto in Irlanda, dove nacque una qualità nota come Lino Irlandese¹⁰ tanto caratteristica per la finezza dei filati e la brillantezza dei colori che permette di ottenere un tessuto di aspetto e manegevolezza unica; mentre Russia e Polonia si apprestavano negli stessi decenni a fare la loro prima comparsa sul mercato.

E per alcune regioni, per numerosi paesi, la filatura e la tessitura del lino non soltanto costituirono fonte di notevole benessere, ma giunsero a tale perfezione da legare per sempre nel tempo il nome del paese a quello delle tele che vi venivano prodotte.
 
Tra presente e futuro. Ed eccoci, dopo diecimila anni, alla dirittura finale nella storia del lino: il XX secolo si apre all'insegna della macchina che, dopo aver rivoluzionato i processi di trasformazione, si affaccia anche sulla coltura. È il secolo delle grandi estensioni dei territori e l'affermazione del cotone e la riduzione del lino a fibra "esclusiva" ma ora, grazie a uno straordinario processo di innovazione tecnologica, è ritornata in auge anche in mischia con altri filati e rinnovata nell’aspetto attraverso finissaggi non tradizionali, un po' interclassista, non elitaria.


Linen (Lino), 1913 - Natalya Goncharova (1881-1962)¹¹
olio su tela, 95.6 x 83.8 cm
Londra, Inghilterra - Tate Moderm


Si tratta della Settima piaga: la grandine.
Giovanna Bergamaschi - Fior di lino; ed. ideaLibri, 1985, p. 31
Giovanna Bergamaschi, op. cit., p. 33 

Carlo Magno intuendo la crescente importanza del lino, ne promosse con uno speciale decreto per rendere obbligatoria, per tutti i suoi sudditi, la coltivazione, la filatura e la tessitura del lino additandola come «stoffa igenica» così come la più importante attività dell'impero, quella destinata al maggiore sviluppo. Il lino è la fibra con cui veniva tessuta la biancheria da letto e da bagno, tanto che la parola francese toilette, oggi usata per indicare i locali igienici, deriva dalla parola toile, la tela che veniva messa sui mobiletti con lo specchio usati per la cura della persona. In seguito, il termine si è esteso per indicare l'intero mobile, il locale dove ci si prepara e, infine, il bagno o il gabinetto. 
₁₀ Nel XX secolo, grazie all’espansione delle manifatture tessili, il lino rappresentava la principale fonte di sostegno per gran parte della città di Belfast e del suo entroterra tanto che Belfast guadagnò il soprannome di “Linenopolis”. Il Lino coltivato in Irlanda è considerato tra i migliori del mondo. Questo è dovuto a molteplici fattori tra i quali le condizioni climatiche favorevoli e le conoscenze di esperti linicoltori molto attenti alla qualità del prodotto finale. La semina del lino avviene in primavera e occorrono circa 100 giorni dalla semina alla raccolta. Alla fine di Giugno le campagne irlandesi si colorano di azzurro con la fioritura del Lino e ad Agosto avviene la raccolta.
₁₁ Goncharova ha incontrato il suo compagno, l'artista Michel Larionov, nel 1900. Questo dipinto può essere visto come un commento in codice sulla loro vita insieme. Le due parti del lavoro sono divisi tra maschi (camicie, colletti e polsini) e femmine (pizzo, camicette, grembiuli), capi di biancheria. Le scritte russe suggeriscono un segno commerciale lavanderia: Prache è parte della parola per il bucato, B.C. è l'abbreviazione di 'white wash', e BOT è il marchio commerciale della ditta. Il ferro da stiro reca un monogramma con le iniziali dell'artista NG"

La Sindone di Torino
tessuto di lino 

La Sindone conservata, dal 1578, nel Duomo di Torino, che lascia intravedere l'immagine frontale e dorsale di un corpo umano di cm 178, è un tessuto di lino che misura cm 437 in lunghezza x 111 in larghezza¹², con misure fuori dal comune per un «lenzuolo»¹³, filato e tessuto a mano con molte irregolarità. È formata da un telo al quale è stata applicata su un lato lungo, mediante una cucitura ribattuta, una striscia larga 8 cm. Sul lato esterno visibile del telo e sulla più sottile striscia aggiunta si osservano le cimose. Benché sia del tutto plausibile che sul bordo interno della cucitura della parte larga del telo possa esservi una cimosa, è altrettanto possibile che quella pezza facesse parte di un tessuto di lino, di larghezza doppia, tagliato per lungo all'atto della confezione del lenzuolo. Telai di questa larghezza erano infatti usati nell'antico Egitto per tessere la pregiata tunica inconsutilis, realizzata senza cuciture in un solo pezzo di lunghezza doppia. L'ampliamento del tessuto è stato eseguito con cura particolare, facendo attenzione che il lenzuolo avesse la stessa rifinitura laterale, con cimosa, di quella del lato visibile del telo grande. La cucitura stessa è particolarmente rifinita. Si tratta, dunque, di un'aggiunta applicata da mani esperte, che non lascia dubbi circa la sua appartenenza originaria al telo e che, dal punto di vista dell'esecuzione, non è inferiore al pregiato lino del lenzuolo. Il telo, oggi ingiallito, ce lo dobbiamo rappresentare originariamente color guscio d'uovo, come il lino naturale. Ad un confronto visivo con pantone tessile il colore più simile con il Numero Pantone risulta il 16-1326 TP (sabbia di prateria).



Dati tecnici -
Il disegno a spina di pesce 3:1 gli conferisce un aspetto nobile e prezioso. L'eccezionale morbidezza del tessuto è dovuta alla buona qualità del lino utilizzato ed alla finezza delle fibre.

Altri dati interessanti altresì rilevabili dall'esame diretto del tessuto (analisi condotta da Gabriel Vial) sono:
  • Composizione: Puro Lino allo stato naturale, non tinto.
  • Peso: 225 gr/mq.
  • Armatura: Saia 3:1 (diagonale) a spina di pesce, con un rapporto di 80 fili di ordito e 4 di trama. Ogni striscia della spina è formata da 41 fili di ordito nell'una e da 39 fili nell'altra direzione della spina. Questo per la parte che ci interessa che rappresenta il corpo di questo uomo.
  • Tessitura: Presenta due tipi di difetti, e cioè nel primo si vede che alcune strisce dell'armatura sono più sottili (37 fili di ordito) o più larghe (43 fili di ordito) del normale; nel secondo si osserva un'armatura a spina più sottile di circa 5 fili all'interno di una striscia. È insolito che le cimose visibili siano formate da due soli fili doppi. Entrambi i loro fili di ordito presentano un'armatura a spina 3/1.
  • Torsione dei fili di ordito e delle trame: destrorsa (Z) in senso orario.
Trattandosi di un manufatto filato e tessuto manualmente, il peso e la densità delle trame possono variare a seconda delle zone prese in esame.

Datazione - L'esame della sua costituzione non permette di costituirne una accetta data (anche se i risultati della datazione al radiocarbonio 14C, resi noti nel 1988, indicano un arco di anni tra il 1260 e il 1390 d.C.). L'arco di 130 anni può essere ancora ridotto a circa 90 perché i dati storici consentono di affermare con certezza che la nostra Sindone esisteva già intorno alla metà del secolo XIV. Ma la data più probabile di "produzione" della Sindone è gli ultimi decenni del Duecento, un dato che corrisponde perfettamente ai dati storici noti.
I risultati scientifici possono aprire un dibattito filosofico e teologico; le conclusioni vanno lasciate agli esperti dei rispettivi campi, e in definitiva alla coscienza di ciascuno di noi.


₁₂ Sono misure medie in quanto le differenti trazioni esercitate nel tempo sul tessuto ne hanno reso il profilo assai irregolare.
₁₃ Il primo a notare che queste misure fuori del comune corrisponderebbero perfettamente a quelle di una tovaglia da altare, fu il noto gesuita inglese Herbert Thurston (The Holy Shround of Turin and the Verdict of History, in “The Month”, CI, 1903, pp. 17-29. 


RIFERIMENTO LETTERARIO - Nella leggenda si racconta che fu Aracne ad inventare il filo di lino quando sfidò Minerva sostenendo che soltanto lei avrebbe saputo tessere la più bella tela. E Aracne vinse, la sua era infatti la tela più straordinaria che si fosse mai vista, era di lino. Minerva poi la tramutò, per invidia, in ragno, costretto a restare sospeso al suo filo per l'eternità, ma non poté distruggere anche la sua opera rimasta nei secoli come esempio dell'insuperabile. 

❗ Per le foto riprodotte su questo post rimango a disposizione degli eventuali aventi diritto che non sia stato possibile rintracciare.

Alcune di queste informazioni sono state tratte da documentazione di:


Curatore: Rames Gaiba
© Riproduzione riservata 
__________ 
Leggi anche:

Nessun commento:

Posta un commento

Per ogni richiesta rettifica o integrazione o segnalazione link non più attivi esterni (anche video) inviare a
Rames Gaiba una Email: rames.gaiba@gmail.com
-----
È attiva la moderazione di tutti i commenti.

■ I commenti non potranno essere utilizzati e non è accettata la condivisione a fini pubblicitari di vendita prodotti o servizi o a scopo di lucro o su articoli/post di informazione politica.
■ Non saranno accettati i commenti:
(a) che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.
(b) che contengano indirizzi internet (siti collegati, e-mail).
(c) con "contenuti sensibili" o messaggi di carattere pornografico.
■ Vi invito a non usare nei vostri commenti i caratteri tutti in maiuscolo.
■ Non manterrò in memoria interventi e messaggi che, a mio insindacabile giudizio, riterrò superati, inutili o frivoli o di carattere personale (anche se di saluto o di apprezzamento di quel mio post), e dunque non di interesse generale.

Le chiedo di utilizzare la Sua identità reale o sulla Sua organizzazione, e di condividere soltanto informazioni veritiere e autentiche. Non saranno pubblicati e non avranno risposta commenti da autori anonimi o con nomi di fantasia.

⚠ La responsabilità per quanto scritto nell'area Discussioni rimane dei singoli.

Grazie per l'attenzione.

Rames GAIBA