MANICHINO

Etimologia incerta. Si ipotizza che derivi dal francese mannequin, diminutivo di manne - cesta - forse a richiamo del vimini, con il quale spesso veniva costruito - e sostantivo che ancora oggi identifica l'indossatore. Una derivazione a sua volta dal fiammingo medioevale mannekijn (manne = uomo e kjin = piccolo) "uomiciattolo" "piccolo uomo", diminutivo di man, uomo o dal tedesco antico «männchen» (ometto).¹

Fantoccio, che può essere articolato, di cartapesta o altro materiale, riproducente il tronco o l'intera figura umana, usato per provare o esporre vestiti come modello, nelle vetrine dei negozi d'abbigliamento. 


Quando pensiamo a questo oggetto, ci raffiguriamo subito il classico busto (oggi migliorato nei materiali e nelle tecniche di utilizzo), maschile o femminile, privo di braccia o testa, sorretto da un piedistallo in metallo, regolabile, dotato di un pomello superiore che serve per ottenere le varie taglie evidenziate dall'apposito segnalatore posto sul collo; le due leve poste nella parte inferiore, invece, servono rispettivamente per alzare o abbassare il seno e per aumentarlo o diminuirlo; su alcuni modelli opportunamente predisposti è possibile inoltre applicare le braccia.

A titolo indicativo, la taglia di un manichino donna varia tra la 36 e la 38, mentre per un manichino uomo tra la 42 e la 44.

Schiaparelli Couture - Primavera 2025


Nel nostro tempo l'industria dell'abbigliamento utilizza, sempre più, dei software integrabili con i sistemi per il taglio e il disegno che permette di verificare la vestibilità di un capo in modo virtuale, stando seduti davanti a un computer. La visualizzazione tridimensionale consente la verifica delle proporzioni del capo d'abbigliamento, nonché l'assemblaggio delle sue componenti, prima che venga effettivamente cucito. Questi applicativi permettono anche la rotazione immediata del modello nello spazio tridimensionale, in tutte le taglie programmate, per prendere visione dii ogni punto dell'abito; la visualizzazione istantanea di nuovi tessuti, colori. Ciò è di grande vantaggio per le industrie che possono risparmiare tempo, manodopera e materiali, soddisfano con tempi di approntamento decisamente più veloci le esigenze della clientela.

Tecnologia e Manichini Virtuali

Fashion e Tecnologia: AI, Digitalizzazione e Automatizzazione
© Technofashion - 12 giugno 2024 | Francesca Tuzzeo 
   

La rivista per l'Industria del Tessile-Confezione di Moda


🇫🇷 FranceseMannequin | Factice 🇬🇧 Inglese: Dress form (di sarto) | Dummy (in vetrina) 🇩🇪 Tedesco: Attrappe 🇪🇸 Spagnolo: Maniquí


Il manichino e i suoi paesaggi (a cura di Linda Mazzoni - Claudio Gualandi); Ed. Sometti, 2014, in: «Il manichino per la moda» di Valeria Bolgan, p. 25.

Emmanuel Bossuet - Serie limitata Haute Couture, busti in bianco e nero


STORIA - Il manichino nacque sul finire del secolo XVIII, ed era niente altro che una piccola bambola, lunga tre o quattro spanne, vestita di abitini perfettamente ridotti sulle sue proporzioni, con una cura ammirevole. A Venezia, nel Settecento, durante la festa dell’Ascensione, venivano esposte grandi bambole abbigliate all’ultima moda francese. Erano chiamate Piavole de Franza (bambole di Francia). Ancora nei primi anni del XIX secolo, se ne trovano in certe vetrine di provincia, tristi e fredde, e piacevano molto ai bambini. Queste bambole, naturalmente, servivano alla mostra dei modelli, ma non alla loro confezione; venivano spedite, in eleganti cassette, e dallo loro patria, che allora era Parigi, venivano inviate alla corte di Russia, ed in USA, quivi chiamate dalle ricche figlie di qualche piantatore; ne mancavano di essere inviate in Italia a Torino, Milano, Roma, Firenze e Venezia. Assai presto queste graziose bambole dovettero dividere il loro regno, con i manichini di vimini, sformati, poverissimi. Però, evidentemente, i manichini di vimini non diedero molte soddisfazioni alle donne di allora. Forse la loro scheletrica magrezza le turbava, forse la loro bruttezza sembrava a molte un po' irriverente. Fatto è che entrò in lizza il manichino imbottito: quel coso che se ne sta ritto su una gamba con tre piedi, e gira quand'uno lo spinge, e si lascia aprire il seno e il fianco, per ricevere iniezioni di ovatta. Solo sul finire del secolo XIX cominciarono le migliorie. Dapprima si attaccò al manichino imbottito una testa di cera, poi, oltre la testa un paio di braccia, poi tutto il busto, imponente, solido, liscio. Non più cera, ma di legno; non più curve procaci, ma angolosità veramente lignee; non più epidermici di rosa e di latte-miele, ma vernici forate, bronzee, ecc.; non più chiome fluenti, ma striature nel legno e, talvolta, crani rotondi e lisci.

Mannequin - Chanel, 2007
Il manichino è il palcoscenico che sceglie di diventare spettacolo


Vetrina Max Mara a Venezia (Novembre 2017)

Max Mara nel visual merchandising ed in particolare nelle vetrine è sempre una scuola!Osservo una evoluzione rispetto ad un passato di vetrine più minimaliste e con un focus molto sul prodotto, a partire dai manichini stessi.


Celeberrima è la bambola di Madeleine Vionnet, Maestra della couture parigina e inventrice dello sbieco, che nel 1900 realizzava i suoi modelli sempre prima sulla bambola, e poi con precisione impeccabile sul corpo delle sue modelle e clienti.


Madeleine Vionnet al lavoro sulle sue bambole, circa 1900

 
Dior - presentazione della collezione Haute Couture Autunno-Inverno 2020-2021 
di Maria Grazia Chiuri, in un film diretto da Matteo Garrone.


CURIOSITÀ - Ciò che si ritrova in passerella altro non è che la sedimentazione finale di tutti gli avvenimenti socio-politici che si sono susseguiti in precedenza - basti pensare che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, i manichini in vetrina erano diventati non solo più magri a causa della crisi, ma anche più corti di 2 centimetri.¹

Il NSS MAGAZINE - «Morfologia dei manichini» Adelaide Guerisoli, 21 ottobre 2024


Curatore: Rames Gaiba

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