24 giugno 2015

DIZIONARIO DELLA MODA: R



RACHU
Scialle cerimoniale femminile bhutanese di colore rosso.
 
RADIOCARBONIO
La datazione mediante radiocarbonio è un metodo che rileva il costante e regolare decadimento radioattivo dell'isotopo carbonio 14; consente di datare materiali organici a meno di 40.000 anni fa.


RADO  
Dal latino rarus, "raro". Di oggetto o insieme le cui parti componenti non sono fra loro strettamente congiunte, sicché ne deriva mancanza di compattezza (panno, tessuto, velo, maglia).

RAFIA (RAFFIA)
Nome italiano delle palme del genere Raphia. Il termine generico deriva dal greco raphis = ago, aculeo, in riferimento ai frutti appuntiti. Fibra tessile ricavata dalle foglie di una palma (la Raphia ruffia) originaria del Madagascar e dell'Africa Orientale. Dalle grandi lunghe foglie (anche due metri), poste alla sommità del fusto, si ottengono strisce di fibre robuste (detti "nastri di rafia"), molto resistenti ed elastiche. Impieghi: Viene principalmente usata come materiale da intreccio per produrre panieri, cesti, stuoie, tele grossolane, ma in taluni casi generalmente in mischia con altre fibre, è usata nell'abbigliamento (borse, cappelli) per ottenere effetti moda. Dalle foglie di una palma nana, originaria del Marocco, si ricava la fibra denominata dum-dum.

CODICE TESSILE:
AF 
(EURATEX) - La fibra Rafia non è compresa nella Tabella 1 e quindi va indicata come Altre Fibre.


RAGGRINZARE
Far diventare grinzosa o spieghettata la superficie di un tessuto, pelle o altro.
 
RAGIDUP
Stoffa con aree terminali bianche prodotta e usata dai Batak delle zone montuose di Sumatra (Indonesia). Denota grande prestigio.


RAGLAN  
Dal nome di Lord Fitzroy Raglan (1788-1855), comandante britannico durante la Guerra di Crimea. 1. Soprabito maschile ampio e sportivo, caratterizzato da un particolare taglio di maniche in diagonale, realizzata con cuciture a raggio che vanno dalla base del collo all'ascella, che rende la spalla arrotondata. 2. Per estensione nome di questo taglio di maniche, detto "alla raglan".

RAIE  
Voce francese. Riga, linea, scriminatura.

RAMAGE  
Termine francese; dal latino ramus, "ramo". Ricamo o un disegno di rami, foglie e fiori, che si sviluppa solitamente in verticale. Caratteristici quelli giapponesi. Usato specialmente al plurale: tessuto "à ramages".

RAMEUSE  
Dal francese rameux, "ramoso". Macchina tessile impiegata nel finissaggio dei tessuti con lo scopo di asciugarli dopo il lavaggio o altro trattamento a umido, e fissarne definitivamente l'altezza. Consta essenzialmente di una successione di punte o di pinze, fissate a due catene senza fine la cui distanza è regolabile e che servono a trattenere per le cimose il tessuto; l'agganciamento del tessuto avviene in modo automatico con un dispositivo a funzionamento elettrico. Le due catene trasportano il tessuto ben teso, prima in una camera riscaldata, dove l'azione congiunta del calore e della ventilazione lo asciuga rapidamente, e quindi in una fredda, all'uscita della quale il tessuto, ormai a temperatura ambiente, viene faldato. Può essere utilizzata quale asciugatoio. Il nome è spesso italianizzato in Ramosa. È detta anche Alzatrice.

RAMIÈ (RAMÌA)  
Da una voce malese. Fibra tessile che si ricava dalla parte esterna (fusti) di due piante perenni della famiglia delle Urticacee (Boehmeria Nivea, detta ramia bianca, e Boehmeria utilis, detta ramia verde); è molto resistente (superiore a quella del lino), molto lunga ca. 20-30 cm (il cotone arriva a ca. 3 cm), molto fine, di aspetto serico e cangiante (gli è valso l'appellativo di "seta vegetale"), ma manca di elasticità. La produzione è limitata; cresce per lo più in Cina e Giappone, India, Indonesia, in territori temperato-caldi o caldi a precipitazioni abbondanti. In Italia può essere raccolto 2-3 volte all'anno a seconda del clima. Impieghi: tele per biancheria da casa; tessuti anche per abbigliamento; carte fini (con la parte interna dalla cellulosa); reti da pesca, ecc.

RAMMAGLIATURA  
Derivato da rammagliare. 1. Particolare lavoro di riparazione che si fa sui tessuti a maglia e sulle calze, raccogliendo i fili caduti e ricostruendo così la maglia. 2. Ind. conciaria - Operazione mediante la quale vengono eliminati i carnicci (residui di carne) dalle pelli degli animali scuoiati.

RAMMENDARE  
Termine composto da r- e ammendare. Raccomodare un tessuto logorato o strappato, riunendone i lembi per mezzo dell'ago e del filo o restituendolo alla sua integrità con fili tratti da altra parte del tessuto stesso.

RAMMENDATURA  
Da rammendare. Ind. tess. - Operazione di apparecchiatura dei tessuti, per correggere eventuali difetti di tessitura e orditura; eseguita una volta a mano, viene fatta oggi anche a macchina, per lo più su tessuto greggio come viene dal telaio.
 
RANELAGH MOB
Copricapo di garza o pizzo, piegato in diagonale, portato con le estremità incrociate sotto il mento e legate dietro la nuca.

RANGO  
Dal francese "rang". Ciascuna fila (riga) di maglie disposte trasversalmente (orizzontale) al tessuto, che insieme con le righe longitudinali (coste) formano il tessuto a maglia. Nella maglia in trama un rango è formato generalmente da uno stesso filo. Il numero dei ranghi di maglie per unità di lunghezza è determinato dal modo in cui viene regolata la macchina di maglieria, ed è impiegato per indicare la fittezza del tessuto a maglia. Il termine è usato anche al plurale ranghi. È chiamata anche lista.

RAPPEZZO  
Da rappezzare, a sua volta derivato da pezza. Si esegue quando il tessuto si è usurato o ha subito uno strappo con lacerazione o asporto della parte. Il pezzo di stoffa da applicare va tolto da qualche parte nascosta del capo (orli o interni) e va posto in modo che gli eventuali disegni o righe coincidono con quelli della parte sana.

RAPPORTO BAGNO
Rapporto fra la quantità in peso del tessuto e la quantità di bagno necessaria al trattamento.

RAPPORTO D'INTRECCIO
Nella maglieria sta ad indicare il minimo numero di file e di ranghi per rappresentare la base dell'armatura.

RAPPORTO (tessuto)
Dimensione di un motivo che si ripete, in tutte le direzioni, su un tessuto operato o stampato. Può essere virtualmente illimitata, perché progetta un modulo che verrà ripetuto tante volte quante sono necessarie per coprire l'intera estensione della pezza del tessuto.

Nel tessuto abbiamo due tipi di rapporto:

Rapporto d'armatura - È il minimo numero di fili (rapporto d'ordito) e trame (rapporto di trama) necessario per rappresentare l'intreccio completo di un'armatura o di un effetto o di un motivo operato. Il più basso rapporto d'armatura è di due fili e di due trame (intreccio tela). Quando il numero di fili è uguale a quello delle trame si definisce rapporto quadrato.

Rapporto di stampa (rapporto decorativo) - È il punto di congiungimento che segna il ripetersi del disegno. La misura del modulo può essere scelta fra varie misure, in relazione alle esigenze del designer o a quelle della produzione tessile; in quest'ultimo caso la misura è in genere un sottomultiplo dell'altezza del tessuto (cioé dello spazio compreso fra le due cimose) o, nel caso della stampa rotativa, un sottomultiplo della misura del cilindro. (stampa)

Di seguito si indicano questi moduli:
  • All over - Se la ripetizione del modulo è contigua, senza interruzioni, sia in senso orizzontale che in quello verticale, si ha il rapporto continuo, detto appunto "all over".
  • Rapporto saltato - Se la disposizione dei moduli è slittata rispetto ai margini verticali o ai margini orizzontali, si ha il rapporto saltato. Questo tipo di disposizione permette di rendere più movimentata una composizione di grandi dimensioni che altrimenti risulterebbe statica. Viene molto utilizzata nell'ideazione dei tessuti d'arredamento, generalmente osservati distesi al contrario dei tessuti d'abbigliamento, che si presentano mossi dalla forma stessa dell'abito e, indossati, dal movimento della figura, e trasmettono un'immagine approssimativa dell'insieme compositivo.
  • Rapporto speculare - Per problemi estetici o produttivi può essere utile avvalersi anche del rapporto speculare, cioè della riproduzione contrapposta e riflessa del motivo decorativo, che può essere eseguito a metà. O, nel caso di tessuti quadrati, in un quarto corrispondente agli angoli della composizione. Il rapporto speculare è frequente nelle composizioni circolari (esempio: tovaglie rotonde), nelle quali il motivo decorativo può essere sviluppato su una porzione del cerchio equivalente a una frazione di 1/8, 1/4, oppure 1/2 della misura complessiva.
  • Rapporto piazzato - Il modulo non viene moltiplicato, ma è unico e correlato alla forma stessa del prodotto tessile (per esempio: nel caso di un foulard può coprire tutta la superficie del medesimo e, facendo coincidere modulo ed estensione massima del tessuto, viene generalmente disposto in maniera centrale; può essere collocato al centro, davanti e o dietro, o in modo tale da formare una decorazione che sottolinei la scollatura, un taschino, ecc.    
RASAPELO
Apparecchio usato dai pellettieri e pellicciai per rasare il pelo delle pelli.

RASATELLO  
Diminutivo di rasato. 1. Tessuto ad armatura derivata dal raso, di peso leggero-medio, solitamente con una sola faccia lucente, a superficie liscia. È utilizzato per biancheria fine, camiceria, foderami, ecc. 2. Denominazione commerciale di un tessuto di cotone, armatura raso, molto apprettato, impiegato per vestaglie, fodere di tasche e cinture di pantaloni.

RASATO  
Derivato del sostantivo raso. Tessuto pettinato liscio, ottenuto con una armatura derivata dal raso semplice (ottenuta aggiungendo, attorno a ciascun punto dell'armatura di base, dei motivi adatti in modo da diminuire la portata della briglia di catena e di trama), che ha subito una cimatura a fondo (senza garzatura e follatura) che elimina qualsiasi peluria; conferiscono al tessuto finito un aspetto simile a quella del raso, ma un po meno lucente. È detto anche impropriamente satinato. Nei tipi più leggeri ed indicati nell'abbigliamento prende il nome di rasatello.

RASO (armatura)
Dal latino rasus, participio passato del verbo radere, da cui raso ovvero liscio. Armatura semplice (si indicano con il numero di fili che compongono l'armatura) caratterizzata da una superficie piana, che presenta un diritto liscio, rasato (uniforme) e con lucentezza serica, ed un rovescio opaco.  Talvolta è battuto in doppia faccia per impiego nei nastri e passamanerie. L'effetto è dovuto al particolare tipo di armatura che prevede punti di legatura ridotti al minimo, che non producono i risultati di grana caratteristici delle tele e delle diagonali. Per tale ragione i tessuti in armatura raso sono più delicati e sensibili al logorio di quelli con altre armature. Possono essere fabbricati con qualsiasi fibra tessile. È denominato anche satin. Meno usuale, l'italianizzato dal francese, satino.

Francese
: Satin -
Inglese: Satin - Tedesco: Atlas - Spagnolo: Raso

RASONE 
Raso pesante, impiegato per foderami.

RATIERA  
Dal francese ratèere "trappola" per topi, derivato da rat "topo". Ind. tess. - Dispositivo del telaio meccanico tessile che determina l'alzata e l'abbassata dei licci (i fili dell'ordito secondo il disegno del tessuto), per il passaggio della navetta. 

RATINATO
Tessuto di lana cardata che ha subito l'operazione di ratinatura. I ratinati sono caratteristici per la superficie nodosa, o a piccoli fiocchetti, arricciature tondeggianti, ondulate, del pelo superficiale che vuole imitare l'effetto mosso del vello animale. In francese: Ratiné.

RATINATURA
Operazione di finitura destinata ai tessuti invernali pesanti per cappotti. Sul diritto del tessuto cimato, dopo un'efficace garzatura, con cui si estrae un abbondante e fitta peluria, viene effettuato un energico strofinio sulla superficie della stoffa, fino ad ottenere piccoli fiocchi, o nodi, oppure effetti ondulati nelle varie direzioni. I diversi aspetti sono possibili variando la regolazione della rapinatrice, i tipi di guarnizioni, nonché i movimenti della piastra che agisce sulla peluria. A seconda degli effetti, della grandezza e forma dei nodi, i tessuti assumono denominazioni diverse: Ratinè, Perlinè, Flocconè, Moutonnè, Frisè, Casentino, ecc.

RAT-MUSQUÉ  
Locuzione francese; da rat, topo e musqué, muschio (per l'odore di muschio che emana). Nome scientifico: Ziber zibethicusPelliccia molto pregiata ricavata dal topo muschiato, detto pure ondatra d'America o zibetto, è un roditore che adulto ha una mole quattro volte maggiore del topo comune e può raggiungere i 60 cm. compresa la coda lunga due terzi. Ha solo i piedi posteriori palmati. È provvisto di una giarra formata da lunghi peli fitti e lucenti, e di una borra spessissima e impermeabile, di colore grigiastro sul ventre e bruno nero sul dorso. La pelliccia dunque si dimostra bella alla vista, buona al tatto. perché è leggera, lucente e soffice. Il suo uso è diffuso; infatti per gli ottimi risultati che consente di ottenere, sottoposta a svariate rifiniture, può essere utilizzata per numerose imitazioni dal costo sempre relativamente limitato. Il tipo di ondatra che fornisce le pellicce nere si trova nelle regioni paludose della costa atlantica da New-Jersey al Nord della Carolina e si catturano con trappole robuste. Le stagioni più propizie sono la primavera, l'estate e l'autunno perché in inverno vive nascosto entro terra. Lo scuoiamento si fa a sacco e si distendono le pelli  con un tendipelle in filo di ferro pieghevole e robusto. La pelliccia normalmente viene sottoposta a tintura o a decolorazione. Il ventre di solito viene schiarito ed utilizzato per fare cappotti eleganti e di notevole durata (pancia di rat). La schiena, candeggiata e tinta in biondo miele, dà morbide e soffici pellicce. Se sottoposta ai moderni procedimenti di tintura in marrone scuro, bruno o nero assume una brillantezza e morbidezza talmente spiccata da permetterne l'utilizzazione per colli o altre guarnizioni, imitanti perfettamente quelli di visone. Le migliori qualità  vengono spuntate, rasate e tinte per imitare la lontra e vengono poste in commercio con il nome di rat-lontra. L'indice di durata è verso 100. Una pelle di 22 cm di lunghezza per 20 di larghezza, dà una superficie utile di 4,5 dm2. Viene allevato in semi cattività in molti paesi europei e dell'America del Nord ove si trovano in maggiore quantità anche allo stato selvaggio. Si adatta a tutti i climi ed è erbivoro, si nutre di piante acquatiche, foglie e radici. I luoghi migliori sono nei pressi delle lagune. Si tiene allo stato libero; è estremamente prolifico figliando cinque volte all'anno da 6 a 12 piccoli per volta.

RAVVISSANT  
Voce francese. In italiano: incantevole.

RAW DENIM
Termine inglese, che letteralmente significa "denim crudo" cioè grezzo. Tessuto non pre-lavato, noto anche come dry denim ("denim a secco"); si riferisce al denim che non ha subito alcun processo di prelavaggio o restringimento durante la produzione. Completamente non trattato, il denim grezzo sembra rigido all'inizio, ma si trasforma con il tempo. La maggior parte dei jeans oggi in commercio è stata sottoposta a un qualche tipo di prelavaggio per ammorbidire il tessuto e ridurre il restringimento dopo l'usura e il lavaggio.


RAYÉ  
Voce francese. In italiano: rigato.

RAYON |RAION
Dall'inglese rayon, dal francese rayon "raggio di luce" per sottolineare la spiccata brillantezza, denominazione scelta da National Retail Drygoods Association. Per la legge italiana n° 883/78 di etichettatura dei prodotti tessili il termine rayon oggi non è più ammesso

Nome con il quale si comprende la classe delle fibre artificiali di origine vegetale ottenute trattando chimicamente la cellulosa (largamente presente in natura in tutti i vegetali), che può essere fornita in genere dalla pasta di legno, paglia, canna comune, dai linters di cotone, o proteine.

Si conoscono sostanzialmente quattro sistemi di preparazione industriale (i primi tre sono costituiti da cellulosa rigenerata) noti con i nomi:
  • rayon alla nitrocellulosa (oggi non è più usato)
  • rayon viscosa (il più comune)
  • rayon cuprammonio (cupro)
  • rayon acetato. Quest'ultimo dà una fibra che pur essendo sempre a base di cellulosa è chimicamente differente da quella ottenibile con gli altri tre sistemi; la cellulosa dei linters di cotone viene trasformata dapprima in acetato di cellulosa (un derivato chimico solubile in solventi come acetone) e poi la soluzione di acetato di cellulosa viene fatta passare attraverso una filiera ed il solvente viene fatto evaporare con una corrente di aria calda, ottenendo così le fibre di acetato di cellulosa.
Il materiale più usato proviene dal pioppo. Il legno di questi alberi viene ridotto in minuzzoli di due o tre centimetri di lunghezza e viene avviato ai bollitori. Durante la bollitura vengono separate le sostanze legnose, le cere e le resine della cellulosa e con l'aggiunta di determinate sostanze chimiche si ottiene una pasta di cellulosa che viene lavata e sbiancata. Dopo questo processo la pasta viene ridotta in nastro, essicata, lucidata e pressata in balle. Tali balle vengono inviate agli stabilimenti per la preparazione della materia per la filatura. In questi stabilimenti la lavorazione si svolge in tre fasi successive: nella prima fase la cellulosa viene sciolta e subisce particolari trattamenti diversi a seconda del tipo di metodo usato per la lavorazione; nella seconda fase questa cellulosa così sciolta viene fatta passare in particolari filiere dalle quali escono dei fili continui; nella terza fase il materiale così ottenuto viene trasformato in un prodotto vendibile oppure suscettibile di ulteriori lavorazioni. Caratteristiche: tenacità molto bassa; igroscopicità molto alta (può assorbire fino al 110% di umidità); lucentezza molto alta, per assenza di asperità sulla fibra.
 
REBATO
1. Collare sostenuto con filo metallico o inamidato, spesso di merletto disposto intorno alla scollatura di un abito da donna. 2. Supporto metallico per gorgera.

REBRODÀ  
Voce francese. Ricamo con cordonetti che evidenzia una profilatura di una base già ricamata.

RECYCLING
Un materiale riciclato è un materiale che è stato precedentemente utilizzato da un consumatore e che, alla fine del suo ciclo di vita, viene trasformato  per poter essere riutilizzato. Un esempio tipico è il materiale delle felpe (tessuto
pile), ricavato dalle bottiglie di plastica sminuzzate e trasformate in un polimero che viene lavorato per creare un nuovo tessuto.  Ciò che distingue il recycling dall'upcycling è che nel recycling si utilizzano materiali «post consumo» e nell'upcycling i materiali sono «pre consumo».

RECUPERO ELASTICO (ALLUNGAMENTO ELASTICO)
Proprietà per cui una fibra tende a riprendere le proprie dimensioni dopo una sollecitazione, e quindi determina in pratica l'elasticità della fibra.

REDINGOTE  
Derivato dalla locuzione inglese riding-coat; propriamente coat "veste" e riding "cavalcare". Termine che, come pochi altri nella storia della moda, ha mutato significato. La redingote, presente nel vestiario italiano di mezzo '800 come redingotto, è mantello, diviene giacca, si trasforma ingentilita in abito quotidiano per uomo, assume decisi toni da cerimonia; ritorna nell'abbigliamento moderno come mantella femminile, non abbottonata, dalla linea aderente e dalla vita accentuata, svasata verso il basso.

REFE  
Dal latino tardo ripe, "filo". 1. Filato di lino, canapa, composto di due capi uniti e ritorti, comunemente usato per fare cuciture. È anche il filo con cui si cuciono i libri. 2. Talvolta nell'uso comune, ma improprio, con significato più generico, si dice di qualsiasi filo particolarmente robusto.    

REGIMENTAL  
Voce inglese, che significa letteralmente "di reggimento". Disegni con le strisce e i colori adottati per le divise dei reggimenti dell'esercito britannico. Molto diffuse anche le cravatte con i colori di yacht club o altre associazioni. Oggi è comune definire regimental ogni cravatta a righe diagonali colorate.

REGGISENO
Imperfetto del verbo reggere+seno (anatomia e altro). Indumento intimo femminile con la funzione di sostenere e coprire il seno. Sono, generalmente, fatti in tessuto di cotone, lycra, pizzo, seta, tulle. Composto da due coppe (che spesso sono conformate o rinforzate da un ferretto, da rinforzi in plastica oppure da un tessuto di spessore maggiore), modellata da cuciture, e sorrette da bretelle o da due fasce agganciate tipicamente sulla schiena nel centro dietro (in questo caso la banda, divisa in due dal gancio, forma le cosiddette "code"), ma in alcuni reggiseni l'allaccio si trova sul davanti, tra le coppe, oppure si incrocia dietro la schiena, gira verso il basso e si allaccia sotto al reggiseno. Alcuni reggiseni non hanno spalline, oppure le stesse sono amovibili e riposizionabili al fine di non essere visibili sotto gli abiti con scollature particolari (esempio: possono passare parallelamente sulle spalle, essere incrociate davanti o dietro oppure essere una sola che gira attorno al collo e congiunge così le due coppe ma non le stesse con le bande posteriori). Alcuni reggiseni (chiamati "push up") contengono imbottiture, disegnate per aumentare il comfort e fornire una silhouette più liscia e continua, oppure di far sembrare più grande il seno. Il reggiseno può essere integrato anche in un altro indumento (body, guepiere, sottoveste, babydoll, abito). In tempi più moderni ha assunto una dimensione propria di elemento di completamento del look, e perciò ha acquistato un ruolo anche nella moda.

Francese
: soutien-gorge -
Inglese: bra - TedescoBüstenhalter - Spagnolo: sostén


REMBOURSÉ  
Voce francese. In italiano: imborsato, a sboffo.

REPS  
Termine francese, che letteralmente significa cordonato. Tessuti robusti, per lo più in seta o raion (ma anche in lana o cotone) a coste longitudinali (reps di trama) o trasversali (reps di ordito), fabbricati con l'omonima armatura (derivata dalla tela per ampliamento del rapporto in trama o ordito) ed utilizzato, a seconda della materia prima, per abiti da donna, camicie da uomo, mantelli, soprabiti, e in arredamento. Sono conosciuti anche con il nome di cannellati (cannellato) o cannetè.

Si definisce Falso reps un tessuto ad imitazione della grana del reps, fabbricato generalmente con armatura tela, piuttosto rada, impiegando una grana grossa in contrapposizione a un ordito fine. È utilizzato per biancheria, polsini, colli, ecc.

RESA DI STAMPA 
Il rapporto fra il risultato reale e quello teorico ottimale di una determinata pasta da stampa.
 
RESINA
Materiale organico solido o semi-solido, che diventa fluido se sottoposto a pressione.

RESINATO  
Da resin(ico)+ -ato. Tessuto trattato in superficie con resine che lo impermeabilizzano definitivamente e gli conferiscono un aspetto più sostenuto e "croccante".

RESTRINGIMENTO  
Da restringere. Indica la riduzione delle dimensioni di una parte (il restringimento della stoffa). Nella confezione, durante il processo di lavorazione, la maggior parte dei tessuti cambia di dimensione: ciò è causato dalle condizioni climatiche, dalla manipolazione durante il taglio, dalla termoadesivazione, dalla tecnica di lavorazione, dagli interventi di stiro e finissaggio ed eventualmente dai trattamenti di manutenzione. Nel complesso si verifica un maggior numero di accorciamenti che di allungamenti. Le tolleranze più diffuse nei tessuti vanno da -3% a +1,5%.

PER SAPERNE DI PIU' -
L'esame dei tessuti moderni delle più diverse qualità dovrebbero chiarire la gamma delle alterazioni dimensionali e la comparabilità di varie prove di restringimento

RESTRINGITRICE
Ind. tess. - Macchina tessile impiegata per il restringimento dei tessuti. Il filato passa a contatto con un cilindro di rame, rivestito di velluto e internamente riscaldato a mezzo di vapore, quindi scende su un piano inclinato, formato da tubi di rame a sezione quadrata, anch'essi riscaldati a vapore, e giunge su un carrello dotato di moto alternativo che opera l'infaldatura.

RETE
1. La rete si ottiene con un unico filo, con una tecnica simile alla maglia, creando degli intrecci non serrati, ma aperti, e che sono bloccati mediante nodi oppure punti di saldatura termoplastica ove i fili sintetici s'incrociano; le maglie possono essere a forma quadrata, esagonale o ottagonale. Tra i tessuti meglio conosciuti si ricordano: bobbinet, malines,  tulle. 2. Può essere anche la struttura di fondo, che unisce le varie parti del disegno che forma il pizzo. 

Francese
: Filet - I
nglese: Net - Tedesco: Netz - Spagnolo: Tejido
 
RETICELLA
1. Ritaglio nella stoffa di un indumento per ricavarne forme decorative, quali foglie, rami, ecc. 2. Decorazione ottenuta ritagliando fori nella stoffa e sostituendoli con un ricamo.

RETICOLE
È la prima borsetta femminile, comparsa nel 1790, consistente in una sacca realizzata in vari materiali e dimensioni, indispensabile sostituto delle tasche.

RÉTRO  
Voce francese; accorciamento di rétrospectif, "retrospettiva", a sua volta ripresa dall'omonimo prefisso latino. Che si volge o si ispira, rifà, al passato, ai decenni o ventenni precedenti, e quindi arretrato, invecchiato, datato e superato. Nel campo della moda il termine è diffuso dagli anni Cinquanta in Francia, e poi è stato fatto proprio anche dalle altre lingue, per indicare capi di un'altra epoca (allora ci si rifaceva a quella antecedente il 1940).

REVERS  
Termine francese; anticamente aggettivo dal latino reversus "rovescio". 1. In italiano, dove si può usare anche il termine bavero, descrive il collo di un qualsiasi capospalla. La tecnica ed industrializzazione del collo con il rever è chiamata Pattern Body. 2. Il vero senso in francese indica quella parte dell'indumento dove il rovescio del tessuto viene risvoltato per mostrare il dritto, e quindi sta sia per collo sia per risvolto.

REVIVAL  
Voce inglese; derivata di (to) derive, "rivivere", propriamente "rinascita, risveglio, rianimarsi", usato in italiano al maschile. A sua volta deriva dal francese revivreRitorno di attualità di tendenze e correnti, usi, costumi, stili e orientamenti culturali appartenenti al passato recente, specialmente nel campo della moda, dello spettacolo, della musica, della letteratura e dell'arte dell'architettura e dell'arredamento, e in genere del costume.

RICAMO  
Parola di origine araba, da rekam che significa "disegno". Si parla di ricamo quando vi è la presenza di una superficie di supporto, tessuto o maglia (meno frequentemente cuoio), altrimenti si deve parlare di merletto. Il ricamo, i cui punti ornamentali eseguiti a mano o a macchina, permette realizzazioni che arricchiscono ed abbelliscono il materiale di partenza, valorizzando qualsiasi capo d'abbigliamento. Si tratta di un elemento decorativo prezioso, strettamente legato alle tendenze del momento, che suggeriscono agli utilizzatori varie possibilità di impiego.

Ricamo industriale

L'avvento dell'elettronica ha ampliato notevolmente le prestazioni delle macchine per ricamo, ma la fantasia e l'abilità stilistica sono elementi fondamentali per la creazione di ricami originali. Le soluzioni tecniche e decorative sono sempre nuove, grazie alla possibilità di sfruttare tecnologia all'avanguardia e di proporre materiali innovativi. Gli enormi progressi della tecnica del ricamo degli ultimi anni non hanno riguardato solamente l'aspetto estetico del settore ricamo, ma anche il vantaggio economico che si può ottenere incrementando la produttività dei processi di lavoro. La maggior parte delle aziende ha aumentato la velocità delle macchine, migliorato le loro prestazioni e ridotto al contempo i tempi di preparazione. I campi di ricamo si sono notevolmente ingranditi: oggi una macchina è in grado di ricamare anche a capo confezionato, ed è possibile programmare lo stesso motivo automaticamente più volte su un tessuto, ribaltarlo, specchiarlo, ingrandirlo, ruotarlo, ottenere effetti speciali come il traforato, l'applicazione di cordoncini, le pailette, il punto riccio. Per le produzioni piccole o medie la preparazione delle macchine multiteste è notevolmente inferiore, perché dotate di cambio-ago-filo automatico e, nel caso di modifica della successione dei colori o cambio motivo, è sufficiente agire sul computer. Grazie ad un apparato elettromeccanico, il "rasafilo", la macchina non necessita di molta pulizia perché è l'unità stessa che elimina i fili volanti.

Due tipologie di macchine che hanno segnato la storia del ricamo sono le "Schiffli" e "multiteste". I ricami realizzati con le Schiffli sono associate a lavorazioni costose, eleganti, di elevata qualità, mentre logo, scudetti ed iniziali si realizzano con le multiteste, che si contraddistinguono per la flessibilità e la velocità di realizzazione. I disegni delle macchine multiteste differiscono da quelli delle Schiffli perché multicolori e i numeri dei filati sono diversi rispetto ai numeri degli aghi su ogni testa. Sulla macchina Schiffli il tessuto è steso su un telaio verticale e posizionato dietro una riga di aghi orizzontali; le macchine più grandi hanno oltre 1.000 aghi che si trovano a distanza di un pollice francese l'uno dall'altro. Durante la cucitura, gli aghi possono lavorare intervallati ogni due o tre aghi, a seconda del disegno. Una macchina Schiffli utilizza al massimo 5-6 colori, la velocità, normalmente, oscilla tra i 100 e 200 punti al minuto. La maggior parte di queste macchine non ha un meccanismo rasafilo automatico (i punti lunghi devono essere tagliati a mano), non ha il cambio colore automatico (per cui gli operatori rinfilano gli aghi manualmente), e ha uno strumento particolare per il controllo preciso della tensione del filato. In sostanza le macchine Schiffli, anche le più ricercate e costose del mercato, sono "antiquate", ancora basate sul disegno originale di un centinaio di anni fa.

Le moderne macchine automatiche sono oggi generalmente concepite per ricamare sui materiali più disparati: dal fine satin alla maglia sottile, fino alla pelle spessa da 0,5 a 2 mm utilizzando diversi tipi di filato. Le più sofisticate a livello tecnologico, per esempio, offrono ritmi di lavoro pari a 750/1000 punti al minuto. Con le macchine dotate di simili prestazioni, però, è necessario utilizzare un filo superiore di alta qualità, abbinato ad un filo inferiore tecnologicamente adatto a quello superiore. Un corretto abbinamento tra i fili superiore e inferiore è il presupposto più importante per ottenere un ricamo economico ed esteticamente perfetto. L'equilibrio tra i due fili è fondamentale, anche perché quando al filo superiore è abbinato un filo inferiore adeguato, è possibile ottenere un punto perfetto, con una tensione minima di ambedue i fili. In questo modo, non vi è il rischio di punti molli, oppure irrigidimenti e arricciature nei tessuti sottili o nella maglia.

Per ottenere un ricamo perfetto anche sui tessuti più difficili, oltre al macchinario e al filo, si deve tenere in considerazione un elemento che può contribuire notevolmente alla buona riuscita del lavoro quale è il supporto. Oggi sono disponibili supporti per il ricamo idrosolubili. Questi prodotti risultano particolarmente vantaggiosi, in quanto il materiale con cui sono realizzati viene eliminato completamente senza lasciare residui, mediante un semplice lavaggio in acqua. Lo sviluppo di queste nuove fibre consentono lo scioglimento del materiale di supporto già nell'acqua fredda, anche se è generalmente consigliato, a seconda delle tecniche di lavorazione, una temperatura di almeno 25-30 gradi centigradi.

Ricamo macramè - Realizzato su un tessuto tecnico che viene asportato successivamente alla fase di lavorazione (ricamo chimico).

Ricamo in pezza

Procedimento che serve a decorare disegnando su una estensione un motivo ornamentale e seguendolo con una serie di punti sovrapposti sul contorno, eseguiti con ago e fili da ricamo, che può essere realizzato a mano o con macchine da cucire dotate di "memoria" oppure con macchine con un numero molteplice di aghi (anche diverse centinaia) in grado di eseguire fini e complicati disegni. In queste macchine a più aghi il motivo è controllato da cartoni perforati simili a quelli usati nella tecnica jacquard;  i tessuti ottenibili vanno dalle passamanerie strette fino ad altezze di 14 m, includendo anche le costruzioni a pelo.

Esistono fondamentalmente 3 sistemi di ricamatura delle stoffe che sono strettamente dipendenti: dalla natura del lavoro da eseguire, dalla lunghezza e dall'altezza delle pezze, il tutto in funzione del tipo di macchina con cui si effettua il lavoro; prendono il nome di:
  • Ricamatura in alzata - Si lavorano pezze lunghe quanto la ricamatura utile nella lunghezza di cui dispone la macchina; secondo i casi le pezze vengono unite tra loro. Si ricamano da prima le 10 o 15 yds di tessuto poi si arrotola il ricamo sul subbio superiore e si ripete.
  • Ricamatura in tirata - Si lavorano pezze più lunghe della ricamata utile della macchina. Si ricamano da prima 10 o 15 yds di tessuto che viene fatto scorrere in lunghezza e si ricamano le 10 o 15 yds successive, ecc.
  • Ricamatura in combinata - Si lavorano pezze più lunghe della ricamata utile disponibile e contemporaneamente si effettuano le alzate intermedie prima di farle scorrere in lunghezza.                 
RICONOSCIMENTO FIBRE TESSILI
Il fatto che le fibre tessili possono bruciare, fondere e rammollire, può servire per il facile e veloce riconoscimento della natura della fibra stessa (l'importante che sia singola e non in mischia).

Per effettuare questa prova basta avvicinare ad una piccola fiamma il campione, il quale dopo averlo scostato continuerà a bruciare ed emanerà un odore. Con questi due elementi di seguito si indica le caratteristiche per alcune fibre:
  • Lana e peli animali - faticano a bruciare, emanano un odore di corno bruciato. 
  • Cotone e fibre vegetali - bruciano facilmente lasciando un odore di carta bruciata.
  • Seta - stenta a bruciare lasciando fumo ed odore in maniera meno marcata che la lana.
  • Fibre poliestere - fondono e bruciano, odore acre. 
  • Fibre poliammidiche - fondono e bruciano lasciando un odore molto particolare che sembra essere quello delle verdure cotte. 
  • Fibre acriliche - Fondono e bruciano lasciando un odore acre ma diverso da quello delle fibre poliestere.
Un altro controllo, a titolo di conferma, è quello di ricorrere alla fusione della fibra. Si determina il punto di fusione che è raggiunto quando si osserva il fluire della fibra e che è diverso dal punto di rammollimento che si ha quando la fibra assume un aspetto pastoso.

Punti di fusione di alcune fibre:

Temperatura di decomposizione °C
Lana - 130
Lino - 150
Seta - 150
Viscosa - 175

Temperatura di fusione °C
Acetato - 230-250
Poliammidica 6 - 215-220 
Poliammica 6.6 - 250-260
Poliammidica 11 - 185-195
Poliestere - 245-255

RIDUZIONE (di un tessuto)  
Dal latino reductio "il ricondurre", il far tornare al luogo proprio, alla sede normale, al posto dovuto, portando o spingendo o costringendo a una determinata condizione. Il tessuto è costituito da migliaia di fili, in relazione alla fittezza di ordito (riduzione).  Numero dei fili (ordito) e di battute o inserzioni (trama) in 1 cm/q di tessuto. Per fare questo conteggio si usa il contafili o lentino da tessitore.
  • Riduzione del pettine - È il numero dei denti che esso ha al dm, nel caso dei tessuti di lana, mentre i cotonieri usano la riduzione al cm.
  • Riduzione d'ordito - Nel tessuto è il numero dei fili al cm.: sarà riduzione in greggio se contiamo i fili/cm. al telaio, sarà riduzione in finito se contiamo i fili sul tessuto finito.
  • Riduzione di trama - Nel tessuto è il numero di trame al cm: avremo anche qui la riduzione in greggio e quella in finito, a seconda del momento in cui contiamo le trame al cm.
RIFILARE
Ridurre lo spessore degli strati di stoffa tagliando e sfalsando i margini delle cuciture.

RIFINITURA (di un tessuto)
Serie di operazioni, diverse da stoffa a stoffa, che servono a migliorare l'aspetto e le proprietà mascherandone i difetti e mettendo in evidenza i pregi. Fra le operazioni più importanti vi sono: 1) lavatura e sbozzimatura; 2) disgrezzatura o sbianca; 3) decatissaggio o decatizzo o vaporizzazione; 4) mercerizzazione; 5) tintura.

RIFINIZIONE
Ind. tess. - Comprende tutti i metodi di finissaggio che servono a conferire ai prodotti tessili determinate proprietà, come per esempio mano e aspetto del tessuto. La rifinizione viene eseguita sul tessuto, per lo più come lavorazione conclusiva, e soprattutto sui prodotti in pezza.

I metodi di rifinizione sono:
  • rifinizione chimica - Si intende il processo in seguito al quale, dopo aver applicato la rifinizione sul prodotto tessile e asciugato lo stesso, si ottiene un miglioramento delle caratteristiche di lavorazione e d'uso. I prodotti per rifinizione utilizzati, non devono danneggiare il supporto tessile, non devono modificare il colore e devono rispettare l'ambiente. Le caratteristiche così ottenute devono durare a lungo nel tempo.
  • rifinizione meccanica (rifinizione a secco) - È un trattamento superficiale dei prodotti tessili per mezzo di speciali apparecchiature meccaniche.
  • rifinizione termica - Si intende quel metodo di finissaggio che prevede l'applicazione di calore e, a volte, di umidità.       
RIGATINO  
Da rigato. Nome generico di tessuti, armatura tela, con effetto di piccole righe nette, ottenute per combinazione di colori, o semplicemente accennate da una tenue fantasia verticale. Vengono chiamati anche Bordatino.

RIGATURA
Ciascuno degli scostamenti  irregolari che si verificano nell'ordito di un tessuto, a causa dell'eccessivo numero di fili passanti in un solo dente del pettine.

RIGENERATO
Filato (o tessuto) fabbricato con una fibra tessile derivata da fonti naturali (esempio, polpa di legno) trattata chimicamente per avere una nuova fibra. La prima fu il rayon viscosa, che potrebbe essere definita metà naturale e metà sintetica. Diversa dal sintetico vero, prodotto con processi petrolchimici.

RIMAGLIO
Tecnica di congiunzione di due lembi di tessuto a maglia eseguita riprendendo maglia per maglia almeno una delle estremità dei due lembi o anche tutte e due. il filo di congiunzione viene in pratica come immagliato nel rango terminale di un lembo ed eventualmente di quello iniziale dell'altro, così da realizzare la continuità della maglia. La congiunzione risulta molto piatta e se vengono riprese le maglie su entrambi i lembi praticamente impercettibile. Il rimaglio è operazione lunga e costosa, che tende a essere sostituito con forme automatiche in cui la ripresa della maglia è talvolta casuale. La qualità è inferiore al rimaglio vero e proprio ma decisamente superiore alla cucitura.

RIMETTAGGIO  
Da rimettere. Ind. tess. - Primaria operazione della tessitura, consistente nel far passare, a uno a uno, i fili d'ordito, strettamente necessari per la disposizione dell'armatura che si vuole ottenere attraverso le maglie dei licci. I fili che nel formare il passo devono fare la medesima evoluzione, sono fatti passare nel medesimo liccio o, se numerosi, in due licci, che eseguiranno però la stessa evoluzione.

RING  
Termine inglese. Filatoio continuo, nel quale il filo riceve la torsione passando attraverso un anello (ring), trascinato per attrito dal fuso che gira a grande velocità. Può essere utilizzato sia per la filatura cardata che per quella pettinata, ed assicurano una maggiore produzione con una minore necessità di spazio rispetto ai filatoi discontinui (selfacting); inoltre i filatoi continui possono essere condotti da personale meno specializzato e necessitano di una minore manutenzione.

RINGROSSO
Porzione di filato particolarmente spessa e ruvida ritorta intenzionalmente in modo da creare una forma irregolare e ottenere un tessuto dalla trama particolare, noto come tessuto fiammato o a ringrossi.

RIPASSO  
Da ripassare. Operazione di controllo del tessuto per accertare l'esistenza o meno di difetti eseguita al termine delle operazioni di tessitura e di finissaggio, facendo scorrere lentamente il tessuto su di un piano illuminato.

RIPRENDERE
Spostare il tessuto per creare pince, arricciature, pieghe e cuciture, in modo da seguire il profilo del corpo.

RIPRESA
Piega (ripresa) ricavata da una cucitura, come gli scarti, che permette di rimodellare o restringere il capo per adattarlo al corpo seguendone incavi e sporgenze. Sinonimo di pince.

RIP-STOP
Armatura speciale dei tessuti (nylon, poliestere) con una trama che limita lo strappo. È usata per tessuti di abbigliamento tecnico e sportivo.

RISVOLTO  
Da risvoltare. 1. Parte finale dei pantaloni che viene rovesciata in fuori. Oggi il risvolto è molto diffuso, ma non è adatto per pantaloni di abiti molto eleganti, come il tight, smoking o frac. 2. In generale il termine si può riferire a qualsiasi parte di un indumento che viene rovesciata. 

RITORCITURA  
Da ritorcere. Ind. tess. - Operazione complementare alla filatura che consiste nel legare assieme due o più fili per mezzo di una torsione, attorno al loro asse longitudinale. Con questo procedimento si ottengono filati più resistenti alla trazione ed alla abrasione, filati più regolari, particolari effetti di aspetto e di mano. L'operazione è compiuta da due macchine, la binatrice che unisce due o più filati, e il ritorcitoio che torce i fili una volta che siano stati uniti.

RITORTO (filato)
Participio passato di ritorcere, dal latino retortu(m). Filato composto di due, tre o più filati semplici di qualsiasi natura, binati e poi torti assieme per mezzo del ritorcitoio (il senso della torsione deve essere contrario a quello del capo unico); viene prodotto per migliorare la regolarità e la resistenza o per ottenere effetti fantasia.

Si possono ottenere numerosi tipi di ritorto:
  • Ritorti semplici - costituiti da due o più filati dello stesso titolo e qualità, accoppiati e legati fra loro con opportuna torsione senza che ne risulti un effetto particolare, uniti da una sola operazione di torcitura;
  • Ritorti composti - costituiti unendo e poi torcendo tra loro due o più ritorti semplici uguali o di diverso titolo e/o qualità o di cui almeno uno lo sia, tenuti insieme dalla torsione; sono particolarmente resistenti e raramente impiegati per abbigliamento.
Si definisce inoltre: 
  • Ritorti fantasia - sono quei filati che presentono effetti particolari dovuti alla natura, al colore, al titolo, alla torsione dei filati componenti. Essi sono frequentemente a tre capi, uno dei quali forma l'anima del ritorto, l'altro che conferisce l'effetto (occhielli, ingrossamento bottoni, nodi, ecc.), viene avvolto intorno all'anima, e il terzo opera la legatura dei precedenti assicurandone la stabilità. Per ottenere questo tipo di ritorto si agisce sulla diversa lunghezza, alimentazione, e quindi tensione, dei filati elementari.
In commercio si trovano, oltre ai ritorti per tessuti di tutti i tipi, anche ritorti per cimose, per maglie di licci, per  cucirini e filati per ricamo, per reti da pesca.

ROBE  
Voce francese. In italiano: abito, veste.

ROBE-MANTEAU  
Locuzione francese; letteralmente "veste-mantello". Abito intero da donna, ma è più stretto, tagliato in maniera da "segnare" la silhouette femminile, allacciato sul davanti; realizzato con tessuti meno pesanti, che lo rende simile al cappotto classico.

ROBRACK
Voce francese. Sistema di presentazione dei campioni di tessuto, fissato su un supporto che indica le caratteristiche commerciali.

ROCCA  
Dal gotico rukka1. In origine, arnese per filare a mano costituito da un asta di circa un metro a una cui estremità ingrossata veniva avvoltolata la lana o altre fibre che si faceva poi scorrere, ritorcendola a mano sul fuso; usata durante l'operazione di filatura, permettendo al filatore di mantenere libere le mani. È anche chiamata  conocchia.  La struttura è costituita da un bastone di legno con una gabbietta nella parte alta, tale da non permettere al bioccolo di lana di scivolare giù per il bastone. Veniva realizzata aprendo una canna di fiume in sei - otto parti ad una estremità, con l'allargamento e la richiusura di queste sezioni si otteneva una gabbietta di forma affusolata. A volte alla sommità della rocca erano inseriti, in appositi fori passanti, dei rebbi (bastoncini) sui quali la massa di lana da filare era fissata. L'insieme delle fibre è mantenuto fermo sulla conocchia da un laccio o da un anello che, girando intorno alla massa, la tiene compressa contro la gabbia o i pioli impedendogli di cadere.  2. Oggi indica il supporto in plastica o cartone del filato in forma conica o cilindrica, destinato all'ordito, che si pone sulla roccatrice.

ROCCATURA
Ind. tess. - Rappresenta l'operazione di confezione alla fine del ciclo di filatura; il filato greggio o candeggiato, viene raccolto su rocca di forme e dimensioni variabili. Nel percorso del filo, dalla bobina di alimentazione alla rocca in formazione, sono inseriti gli accessori che regolano la tensione del filo e soprattutto il dispositivo di stribbiatura, atto ad intercettarne le irregolarità.

Francese
: Bobinage -
Inglese: Winding - Tedesco: Spulen - Spagnolo: Cruzar


ROCCHETTO
1. Strumento cilindrico, specialmente di legno, terminante con due bordi sporgenti su cui è avvolto il filato. 2. Per estensione la quantità di filo avvolto. 3. Avvolgimento a spire parallele su un supporto con flange alle estremità e con un foro longitudinale che permette di infilarlo nella navetta di una macchina per cucire.

ROTELLA DA RICALCO
Strumento per trasferire i segni del cartamodello alla sagoma o viceversa.

ROUBACHKA
Tipico camiciotto con cintura usato dai contadini russi.

ROULÉ  
Termine francese. Sottile nastrino di tessuto rivoltato per asole ed occhielli.

ROULEAU
Pezzo di stoffa, tagliato in sbieco e lavorato a forma di tubo sottile, che  serve come cintura o cordoncino ornamentale su soprabiti e cappelli.

ROVESCIABILE | REVERSIBILE
Abito che si può indossare sia dal diritto che dal rovescio.

ROVESCIO
Attraverso il latino parlato reversius, dal latino classico reversus ‘tornato indietro’, participio passato di «revèrtere» ‘ritornare’, derivato di «vèrtere» ‘girare, volgere’ col prefisso «re-». Opposto al diritto, voltato in senso contrario; parte posteriore, opposta al lato dritto.
 
RUBEKA
Telo di cotone, di solito tinto in rosso e tessuto a quadri, indossato dai Masai, nell'Africa Orientale; si porta avvolto intorno al corpo. È detto anche skùkà.

RUCHE  
Termine francese. Striscia di tessuto di tulle o di pizzo, di varia altezza, increspata o arricciata con un volant da applicare, come ornamento, alla scollatura, ai polsini o all'orlo, di indumenti femminili o infantili. Questa arricciatura può essere creata anche utilizzando del filo elastico inserita nella bobina della macchina da cucire.


Rames Gaiba
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