3 luglio 2015

DIZIONARIO DELLA MODA: I




► IBISCO (HIBISCUS)
Fibra vegetale delle famiglie delle Malvacee proveniente dal libro dello Hibiscus cannabinus, propria delle regioni tropicali e temperate calde. Ne esistono varie specie tra cui la più adatta alla estrazione della fibra è Hibiscus syriacus, varietà arborea con fusti ramosi coperti da foglie larghe e grandi fiori porporini. Le fibre vengono estratte dai rami più giovani con un processo analogo a quello del ramiè. Lo sfruttamento di questa fibra, in condizioni normali, è antieconomico. Si usa localmente in piccole comunità nord-africane.

► IDROFILIT
À  
Dalla radice greca "idros" che significa acqua. Proprietà di massima assorbenza alla umidità e sensibilità delle fibre tessili naturali. Tra le fibre tessili più idrofile (assorbenza normale come percentuale del loro peso) ci sono il cotone 8%, acetato 6,5%, lino 10-12%, rayon viscosa 13%, seta 11%, lana 15-18% (queste riprese sono riferite ai 20°C).

IDROGENO
Oltre ad essere una materia prima nell'industria chimica, l'idrogeno è un fattore imprescindibile della transizione energetica:
  • può supportare la decarbonizzazione dei settori caratterizzati dalla mancanza di soluzioni scalabili di elettrificazione;
  • consente vari usi, dallo stoccaggio di energia rinnovabile all'alimentazione dei trasporti pesanti.
Esistono varie tecnologie per la produzione di differenti tipi di idrogeno.

All'idrogeno detto
“Blu” (prodotto attraverso tecnologie tradizionali ma con un processo di cattura della CO2) e a quello verde (prodotto da elettrolisi partendo da fonti di energia rinnovabile), si aggiunge ora l'idrogeno Circolare”, il risultato della conversione chimica di rifiuti plastici e secchi, che ne recupera il contenuto di carbonio e idrogeno.
 
Il carbonio e l'idrogeno contenuti nei rifiuti sono recuperati attraverso un processo di conversione chimica in gas di sintesi, usato per produrre metanolo e idrogeno a basso impatto carbonico; il metanolo è utilizzato come combustibile alternativo per la mobilità sostenibile o come materia prima seconda nell'industria chimica e manifatturiera. 

► IDROREPELLENZA
1. Proprietà tipica delle fibre sintetiche di non assorbire acqua così facilmente come le fibre naturali. 2. Particolari trattamenti atti a porre una barriera che eviti il contatto fra le molecole di acqua e i polimeri fibrosi rendendo i tessuti impermeabili all'acqua.

► IGNIFUGAZIONE

Particolare trattamento eseguito sui tessuti per renderli antifiamma.

► IGROSCOPICIT
À
Proprietà delle fibre tessili ad assorbire umidità dall'ambiente, in varia misura, dando luogo ad una reazione chimica che produce calore e cariche elettrostatiche sulle fibre. Importante è conoscere la percentuale di acqua che una fibra può assorbire senza sembrare bagnata, e il  tasso di ripresa, cioè la percentuale media, ufficialmente ammessa, di acqua assorbita.

 IKAT
Termine indonesiano mengikat che significa annodare, legare. 1. Antica tecnica di tintura a riserva a riserva dell'Asia Centrale, per la decorazione di tessuti (che presentono lo stesso nome e che sono destinati a particolari cerimonie culturali) ottenuta, mediante complesse operazioni di tintura del filato da tessere, impedendo al colore di passare in certe zone, stringendo e avvolgendo entro nastri i fili di ordito raggruppati (secondo un disegno) che si vogliono tingere in altro colore. La tonalità un poco passerà ugualmente dando quell'effetto tipico sfumato, che verrà sottolineato poi nel procedimento di tessitura. Il filato viene disposto in vari mazzetti, alcuni parti dei quali si ricoprono con fibra allo scopo di renderle immuni da colorazioni durante il processo di tintura; si ottiene così un filato colorato soltanto parzialmente, che una volta tessuto rivela un animato disegno decorativo. 

Chiné à la branche è la definizione data al procedimento in Francia nel sec. XVIII, dove ebbe grande successo e diffusione soprattutto nell'abbigliamento femminile.

Questa tecnica è diversa dal procedimento dei tessuti batik perché dove la tintura viene fatta sul tessuto e non sui fili prima di tesserli: le zone, i contorni che non si vogliono tingere si coprono con cera o con altro materiale impermeabile.

2. Tessuto prezioso di cotone del Nusa Tenggara e in modo particolare di Sumba (Indonesia) con disegni tradizionali. L'antica tecnica ikat per la decorazione di tessuti (che prendono lo stesso nome e che sono destinati a particolari cerimonie culturali) consiste nel fissaggio di disegni decorativi mediante complesse operazioni di tintura del filato da tessere. Il filato viene disposto in varie mazzetti, alcune parti dei quali si ricoprono con fibra allo scopo di renderle immuni da colorazione durante il processo di tintura; si ottiene così un filato colorato soltanto parzialmente, che una volta tessuto rivela un animato disegno decorativo. Mentre gli ikat di Flores sono caratterizzati da immagini astratte o geometriche, quelli di Sumba hanno figure di animali (un tempo solo cervi, bufali, galline, serpenti, coccodrilli, tartarughe, lucertole, poi, con le influenze straniere, anche leoni olandesi e draghi cinesi), ma fino all'inizio del '900 dovevano celebrare l'epopea di una famiglia aristocratica, quindi venivano raffigurati anche guerrieri a cavallo o teste mozzate dei nemici. Le tecniche di produzione sono un po' cambiate in questi ultimi ottant'anni. Oggi infatti vengono usati colori prodotti industrialmente, mentre un tempo per i colori si ricorreva solo ad elementi minerali e vegetali, ad esempio il kombu (rosso ruggine) veniva ricavato dalla corteccia e dalle radici del kombu, un albero molto diffuso a Sumba sud-est.

IMBANCATURA 
Da imbancare. Operazione consistente nel disporre le bobine o le rocche sulla cantra o rastrelliera per preparale il filato all'orditura.

IMBASTIRE  
Da in- + basta.1. Unire due lembi di stoffa, pelle e simili con una cucitura provvisoria (imbastitura) a punti relativamente lunghi. 2. Nella lavorazione dei cappelli di feltro avvolgere il pelo per ridurlo in falde sul tamburo di una macchina imbastitrice.

IMBASTITRICE 
Da imbastire.1. Tipica macchina per cucire con base piana o a colonna, con la funzione di imbastire a punto annodato. Usata specialmente per le confezioni di indumenti femminili, quali tailleurs, cappotti, ecc. Le macchine per imbastire sono prive di organi di trasporto, in quanto lo spostamento del tessuto è comandato a mano dall'operatrice. 2. Macchina usata per la fabbricazione dei cappelli di feltro, che è costituita da un cono metallico bucherellato, che ruota entro un cilindro e munito all'interno di un aspiratore che consente di trattenere i peli sulla superficie del cono per la successiva feltratura.

IMBASTITO 
Capo d'abbigliamento o altro in fase di cucitura provvisoria in attesa di essere cucito. 

IMBASTITURA
Cucitura provvisoria realizzata a mano, a punti lunghi a filza, molto semplice fra le varie parti di un capo, generalmente fatta in filo di cotone bianco. Si esegue prima della cucitura definitiva per permettere delle modifiche. Nella confezione maschile l'imbastitura in filo di cotone, presente sulla cucitura delle spalle, serve per verificare il rispetto del taglio e delle forme nel corso della lavorazione e durante la fase dello stiro. L'imbastitura viene mantenuta per dare la possibilità al cliente di controllare direttamente la perfetta tenuta del tessuto e la corretta curvatura della spalla. 

Francese: Faufilure - I
nglese: Basting - Tedesco: Heften - Spagnolo: Hilvan

IMBORSO (dei tessuti)
Si tratta della contrazione della catena e del restringimento della trama combinati, e cioè l'accorciamento apparente dei fili di catena e di trama di un tessuto in seguito alle reciproche legature che si formano nell'operazione di tessitura. Essa varia da armatura ad armatura, e dipende anche dal numero di trame al centimetro e dei fili nonché dalle torsioni. Le caratteristiche di tensione alle quali si assoggettano i filati durante la lavorazione hanno pure la loro azione nel complesso del fenomeno. Dette cause agiscono indipendentemente e con varie intensità determinando così una vasta gamma di imborsi. Valori particolari si hanno nei tessuti a più catene, tecnici, crespi, velluti, spugne e per alcuni operati ove si opera di proposito con modalità esaltanti in catena ed in trama.

Gli imborsi si distinguono in:
  • imborso per intreccio, quello che il tessuto subisce durante la tessitura;
  • imborso per rifinizione, quello che il tessuto subisce durante le operazioni di finissaggio.
Inoltre gli imborsi si distinguono in:

- imborso in trama, detto  restringimento
- imborso in ordito, detto raccorciamento

Sia il raccorciamento che il restringimento sono calcolati in percentuale.

L'imborso per intreccio varia con il variare dei seguenti fattori:

- titoli e torsione dei filati;
- tensione degli elementi;
- riduzioni in fili e in trame;
- tipo dell'intreccio e precisamente numero dei punti di incrocio relativi al rapporto di intreccio.

L'imborso per rifinizione sul tessuto finito è difficile da rilevare e da stabilirsi. Le operazioni che maggiormente influiscono sull'imborso di rifinizione sono:

- nella follatura (soprattutto)
- nella lavatura
- nel decatizzo e calandratura (generalmente con, piccoli rientri, solo in trama)
- nella garzatura e a volte anche cimatura (si determina un rientro in trama e un leggero allungamento in catena).

► IMBOTTIRE
Aumentare lo spessore di determinate parti del capo tramite spalline o tessuto.

► IMBOTTITO
Indumento fornito di imbottitura.

► IMBOTTITURA
1. Materiale con cui si imbottisce un oggetto o una parte per conferire determinate caratteristiche di conforto o funzionalità mediante l'inserimento in apposite intercapedini (esempio due tessuti, ecc.) di materiali di conveniente consistenza od elasticità. Lo scopo dell'imbottitura è quello di riparare dal freddo, simulando la leggerezza del piumino, con il vantaggio di essere lavabile, di asciugarsi in fretta e di avere un costo più basso. La fibra più comunemente usata è il poliestere, sebbene venga usato anche il polipropilene quando un capo non è soggetto al calore del lavaggio a secco. Per ottenere il massimo isolamento termico è necessario che quanta più aria possibile venga imprigionata tra le fibre, che devono essere più leggere ed elastiche possibile. Le fibre stesse sono di vari diametri e possono essere compatte o cave, con la possibilità di uno o più canali al loro interno. Le tante densità delle fibre, consentono di ottenere, nell'imbottitura, pesi diversi e varietà di spessori. 2. La trama che viene inserita nei tessuti doppi per aumentarne il peso.

► IMBOZZIMATRICE
Macchina che provvede a imbozzimare dei fili, ossia a ricoprirli di una speciale "pellicola" che permette all'ordito di resistere alle sollecitazioni meccaniche in tessitura (scorrimento sui telai). Avviene nella macchina imbozzimatrice a tamburi, composta da una vasca contenente il bagno imbozzimante dove i fili d'ordito, riuniti insieme, s'impregnano di bozzima e quindi fatti passare in appositi cilindri spremitori e in tamburi asciugatori in rame, riscaldati mediante l'emissione di vapore.

► IMBOZZIMATURA 
Ind. tess. - Operazione temporanea, detta anche incollatura, che si effettua su una catena di ordito. Il filato viene impregnato con sostanze lubrificanti e protettive chiamate bozzime, funzionali allo scorrimento e all'incremento della resistenza del filato nelle sollecitazioni meccaniche della tessitura (migliora la resistenza alla trazione e riduce le rotture in tessitura; riduce gli attriti tra filato e gli organi di sfregamento della macchina per tessere). Di solito si usano bozzime naturali per le fibre naturali o artificiali e bozzime sintetiche per le fibre sintetiche. Detta operazione avviene nella macchina imbozzimatrice.

► IMBUSTATRICE
Macchina usata in confezione per imbustare i capi finiti. L'imbustatrice viene costruita per l'imballaggio di capi di abbigliamento, completi di porta-abito, in tubolare di polietilene, fino a 70 cm di larghezza e 150 cm di lunghezza. La macchina esegue la saldatura seguendo la sagoma delle spalle, e contemporaneamente taglia l'estremità del tubolare, che resta quindi aperto e pronto da infilare sul capo successivo. L'operazione di saldatura e taglio avviene nel tempo di chiusura e riapertura automatica dello stampo (3 secondi). Il ciclo completo per l'imballo di un capo richiede pertanto 6-8 secondi.

► IMPARATICCIO
Saggio, modello di ricamo, detto anche con termine inglese sampler.
Nel XVI e XVII secolo si imparava a ricamare ripetendo lettere dell'alfabeto a punto croce, usando tessuti a trama larga e regolare. Negli imparaticci, oltre le lettere dell'alfabeto, venivano realizzati bordi, ghirlande, fragole, case e pavoni oppure massime religiose ed anche scene tratte dalla vita della ricamatrice che, in un angolo, firmava e datava il proprio lavoro.

► IMPERMEABILE  
Dal latino impermeabilis, cioè che non può essere attraversato. 1. Nel ventesimo secolo è un capo per la pioggia, appartenente al guardaroba maschile e femminile, che ha le sue origini nel trench della fine dell'Ottocento. Le versioni in stile militare, con spalline e doppio sprone alle spalle, larghe cinture e indossate col colletto all'insù, furono portate dalle star di Hollywood degli anni '30. L'impermeabile classico è in gabardina di lana o cotone. 2. Tessuto o abito che, dopo opportuni trattamenti, non si lascia penetrare dall'acqua.
 
IMPERMEABILIZZAZIONE
Trattamento di resinatura che impedisce il passaggio dell'acqua e dell'aria su una superficie tessile.


► IMPRIMÉ [ampimé]  
Voce francese, da imprimer, che significa "stampare". Usato per designare un tessuto stampato in una qualsiasi tipo di fantasia.

► IMPUNTIRE
1. Cucire con punti fitti. 2. Fare l'impuntura. 3. Tipo di cucito. Nel fare il "punto riso", cioè nell'impuntire il canapino alla stoffa, i punti quasi non compaiono.    

► IMPUNTURA  
Dal latino in- (dentro) + punto. Cucitura costituita da una serie di punti vistosi e uguali, che serve come decorazione o per unire più saldamente due lembi di un manufatto tessile, in modo più solido della semplice cucitura interna. 

Francese: Couture | Pig
űre; ouvrage piqué - Inglese: Stitching - Tedesco: Stepparbeit | Naht - Spagnolo: Costura | Pespunteado

► IMPUNTURARE
Rifinire i bordi di un capo con un punto a vista, per scopi funzionali, pratici e ornamentali.

► INAMIDARE  
Dal latino in- (dentro) + amido. 
Bagnare un tessuto con acqua in cui è stato sciolto amido, per fargli acquistare rigidità alla stiratura.

► INAMIDATO
La parte di tessuto che ha subito il trattamento dell'inamidare (esempio: un colletto).

► INAMIDATURA
L'azione ed effetto dell'inamidare.

► INCANNATOIO MECCANICO
Macchina che prepara la torcitura svolgendo i fili dalle matasse ed avvolgendole su rocchetti.

INCANNATURA
Ind. tess. - La prima operazione dell'orditura, (detta anche bobinatura) che consiste nell'incannatura dalle spole di filatura alle rocche, e dalle rocche al subbio. Le confezioni destinate all'ordito devono presentare alcuni requisiti essenziali per fornire le migliori prestazioni durante l'orditura, vale a dire devono aver subito la stribbiatura, o essere comunque il più possibile esenti da difetti, devono essere di forma e strutture corrette. Una rottura di filo durante l'orditura significa l'arresto simultaneo di tutti i fili componenti la sezione o la frazione, a causa di un singolo difetto. L'efficienza della macchina ne sarà di conseguenza fortemente influenzata; l'aumento di produttività di questa operazione dipende più dall'accuratezza della sua preparazione che dalla velocità di avvolgimento nella formazione del subbio. Nel corso dell'incannatura il filato viene avvolto, su un supporto resistente all'umidità, con una zettatura per impedire lo scorrimento delle spire l'una sull'altra. Per alcune fibre (in particolare il cotone) è necessaria l'umidificazione dell'ambiente per evitare la rottura del filato in tessitura; per fissare la torsione della seta si ricorre alla brovatura. In casi particolari (filati per maglieria) si rende scorrevole il filo facendolo passare attraverso parafinnatori.

► INCAVATURA
Operazione eseguita in sartoria per incavare le cuciture curve, in particolare quelle del cavallo dei pantaloni e dei giromanica, se risultassero stretti durante le prove.

► INCAVO MANICA
L'area che riporta l'incavo del braccio sul modello di un corpino.

► INCERATA 
Impermeabile, completo di pantaloni, usato in marina, specialmente per effettuare manovre nautiche e per ripararsi dal maltempo.

► INCORSATURA
Ind. tess. - Una delle operazioni dell'orditura. In fase d'imbozzimatura, o dopo, tutti i fili dell'ordito sono raccolti sul subbio. A questo punto, prima che questi venga montato a telaio, è necessaria l'operazione detta incordatura: il telaio viene fermato allorché il nuovo subbio deve essere montato, essendo necessaria la passatura di ciascun filo in una serie di dispositivi. Non sempre la fase di incorsatura è necessaria se nel telaio è già presente il rincorso giusto.

► INCRUNATURA
Foro che si produce in un tessuto per il passaggio ripetuto della cruna di un ago abbastanza grosso.

INDACO
Dal latino indǐcum (folíum), "foglia" indiana; a sua volta derivato dal greco antico ἰνδικόν, Indikon, ovvero “sostanza che viene dall'India”; mentre per gli arabi era an-nīl e per i cinesi tien il laam, che tradotto significa "azzurro del cielo". Sostanza naturale o sintetica (quella oggi usata dall'industria, che è la quasi totalità dell'indaco prodotto). Ha colore compreso, nello spettro solare, tra il rosso e il violetto. Fu Isaac Newton nel 1672 che ve lo inserì, e solo allora divenne una delle «tinture dei Cieli», per riprendere la bella formula di Sir Walter Scott a proposito dei colori dell'arcobaleno. In tintura esiste un solo azzurro di origine organica che sia veramente azzurro e veramente solido: l'indaco. Tecnicamente una tintura è un agente colorante che si lega alle molecole del materiale che deve essere colorato. L'indaco  e il guado (una pianta piuttosto comune il cui principio attivo è lo stesso dell'indaco, anche se in concentrazioni minori) vennero utilizzate per colorare le cose in una grande varietà di tonalità di blu, da un blu perla che era quasi bianco fino a un blu mezzanotte, che tendeva al nero, al punto che talvolta veniva chiamata ala di corvo.

L'indaco naturale si ricava da diverse piante del genere Indigena (Indigofera tinctoria) e dal Guado (Isatis tinctoria), che vengono tagliate e fatte fermentare in acqua. La pianta è un arbusto, con foglioline verde spento, boccioli rosa e baccelli penzolanti.  L'indaco non esiste tale e quale nelle “piante da indaco”; la sostanza che esse contengono è incolore, associata a un glucosio, l'indacano nelle indigofere, l'isatina B nel pastello. Al momento della raccolta delle piante da indaco, la maciullatura o la macerazione delle foglie nell'acqua provoca un processo di idrolisi enzimatica che separa dal glucosio la molecola di indossile, sempre incolore. È il raggruppamento di due molecole d'indossile in presenza dell'idrogeno dell'aria che produce l'indigotina o indaco, cioè il colorante azzurro propriamente detto. Questa reazione avviene quando si sminuzzano, si rivoltano, si aerano le palle di pastello, o quando si batte energicamente l'acqua delle vasche (Il liquido giallo-verde che si ottiene dalla fermentazione viene fatto ossidare all'aria in ampie vasche, nelle quali viene costantemente agitato) dove sono messe a bagno le foglie di indaco. Ma si pone un problema: l'indaco formato in questo modo è insolubile. Ciò vuol dire che se, una volta polverizzato, lo si mischia con acqua e in questo miscuglio si immerge una fibra tessile, non succede nulla: si estrae dal bagno  un filo o un tessuto imbrattato di polvere azzurra, ma assolutamente non tinto. Per tingere effettivamente il filo o il tessuto in maniera solida e durevole, bisogna poterlo impregnare di indaco ridotto alla sua forma solubile e incolore, e ciò può essere realizzato soltanto in un bagno  di tinta a un tempo riduttore (la temperatura del bagno di tintura non ha bisogno di superare i 50-55°C) avido di ossigeno e alcalino, cioè basico. Contrariamente a ciò che avviene per la maggior parte delle altre tinture, non si tratta di una tintura dovuta a un legame chimico tra il colorante e la fibra, ma di un fenomeno meccanico di precipitazione del colorante nel cuore del tessile. Man mano che progredisce l'ossidazione, il colore della soluzione vira dal colore verde con note gialle e gradualmente una volta esposto all'aria diventa un blu-violaceo caratteristico, il cui colore si ammorbidisce e s'attenua col tempo (come sanno quelli che hanno un paio di  blue jeans scoloriti). Viene quindi raccolto il deposito melmoso che si è formato, riscaldandolo per bloccarne la fermentazione. Una volta asciugato, viene messo in commercio a forma di pani.

L'uso dell'indaco ha giocato un ruolo fondamentale nelle tecniche di stampa africane, in quanto è il solo colorante naturale efficace a bassa temperatura sulle fibre vegetali.

L'indaco sintetico è un tipico colorante al tino: data la sua insolubilità all'acqua esso non è infatti capace di fissarsi direttamente alle fibre tessili e viene ridotto mediante idrosolfito di sodio a leucoindaco, incolore, solubile e capace di essere assorbito dalle fibre sulle quali poi si riossida a indaco a opera dell'ossigeno atmosferico. Da tempo si trovano in commercio, con il nome di indigosoli, derivati solubili del leucoindaco che vengono direttamente usati senza dover prima procedere alla riduzione con idrosolfito. Impiegato  nella tintura delle fibre vegetali specialmente per cotone e lino, meno adatto per la seta. Per ottenere buoni risultati  di tintura per la lana occorre usare, per la riduzione, la minore quantità possibile di alcali.

► INDANTRÈNE®  
Abbreviazione di ind(aco) e di antr(ac)ene. Marca commerciale per coloranti sintetici per tinture su cotone, lino e viscosa ed altre fibre chimiche con solidità eccezionalmente elevate. Questi coloranti non sono solubili in acqua ma devono essere portati ad essere solubili a mezzo di alcali e trattamenti riducenti (la molecola contiene uno o più sistemi dell'antrachinone condensati tra loro o con altri sistemi ciclici aromatici o eterociclici). Per la preparazione della tintura i coloranti devono essere dapprima ossidati e poi saponati a temperatura di ebollizione.
Il nome è ormai entrato nell'uso comune: il primo colorante di questa serie ottenuto era di colore blu, e l'antracene è l'idrocarburo fondamentale dal quale deriva l'antrachinone. La serie dell'indantrene comprende coloranti di colori svariati, dal blu al verde, al giallo e al rosso; sono per la maggior parte coloranti al tino, sulle quali forniscono tinture spesso meno brillanti di quelle ottenibili con i coloranti di altre serie, ma - appunto - apprezzate per la loro alta stabilità alla luce, al lavaggio ed al sudore.

► INDEMAGLIABILE (tessuto)
1. Termine con il quale sono indicati, nel linguaggio commerciale, i tessuti a maglia in catena a struttura compatta, composti da fili di fibre chimiche; in contrapposizione alla maglieria in trama, che si lascia facilmente disfare per demagliatura. Sono impiegati per maglieria intima e sportiva e, una volta elasticizzati, per costumi da bagno. 2. Per estensione detto di maglia i cui punti non si sciolgono (non demagliabile), e quindi più resistenti a certi tipi di sollecitazione.  

► INDIANA  
Derivato dall'aggettivo francese sostantivato indienne da India, ma si ignora con esattezza quale pertinenza abbia con questo paese, forse l'originaria provenienza. 1. Ora il termine designa una tela di cotone (ma può essere anche in lino e raramente in seta), sottile, stampata a colori vivaci, usata nell'abbigliamento per abiti e foulard. È una stoffa che si usa anche nel settore tappezzeria. 2. Nome generico dato ai tessuti di provenienza orientale (India e Persia), dipinti a fiori o disegni, importati nei secoli XVII e XVIII e destinati all'abbigliamento. 

Francese: Indienne - I
nglese: Indienne - Tedesco: Indienne - Spagnolo: Indiana 
 
► INDICE DI DURATA (SCALA DI HAUMANN)
Tabella convenzionale che in pellicceria indica la durata media di un vello. La suddivisione dei valori  va da un minimo di 5 ad un massimo di 100.

► INDUMENTO  
Dal latino tardo indumentum "abito, rivestimento", derivato da induĕre "vestire, indossare". Veste, di qualsiasi natura e di qualsiasi foggia (abito o parte di un abito, capo di vestiario o di biancheria) che fa parte dell'abbigliamento di una persona.
 
 
► INDUZIONE
Dal latino  indùctio -onis, derivato di inductus, participio passato inductus di indùcere ‘indurre, introdurre’, da dùcere ‘guidare’ col prefisso [in-]. In fisica, qualsiasi fenomeno per cui un corpo vicino a un altro ne modifica delle caratteristiche o ne determina alcune proprietà. Questi fenomeni di modificazione sono la base di tutta la produzione e trasformazione di energia elettrica e della sua utilizzazione nei motori.

► INFELTRIMENTO  
Da infeltrire. Stato delle fibre della lana, dovuto all'azione dell'acqua, calore e azione meccanica, che provocano l'agganciamento l'una all'altra delle scaglie della superficie della fibra di lana, alterandone la struttura, in seguito ad un funzionale processo di follatura o ad un dannoso restringimento da lavatura.

► INFILANASTRI 
Grosso ago piatto, con punta ottusa e cruna larga, usato per infilare cordoncini, nastri e simili, in guaine, fori di ricamo, ecc.

► INFELTRIRE
Sottoporre un tessuto a follatura.

► INFORMALS
Tessuti stampati con motivi astratti (ad esempio: disordinate linee bianche su fondo rosso).

► INFRADITO
Più esattamente, infradito è il nome di quella striscia poi esteso a tutta la calzatura. Sandalo piatto di plastica, gomma, pelle o altri materiali, con listini che trattengono il piede, passando fra l'alluce e il dito vicino (illice). È copiato da quello giapponese, che si chiama "zori" e che si indossa con calze tabi di cotone, bianche, blu o nere, fatte apposta con una fenditura tra l'alluce e le altre dita. L'infradito all'origine era tutto di gomma ed era usato solo d'estate, al mare o in piscina. I modelli iniziali avevano tutti la soletta bianca con la suola e la striscia colorate. Diventata una calzatura di tendenza, è realizzato anche in materiali preziosi, può avere la suola a zeppa con tacco e si porta anche in città. 

Inglese: Flip-flop

► INGEO®   
Da IN= ingredienti e GEO= terra, col significato di "ingredienti della terra" - Marchio della Cargill Dow LLC (USA). Fibra artificiale ricavata dall'acido poliattico, derivante da un polimero ottenuto dalla fermentazione di zuccheri semplici ricavati dagli scarti del mais destinato agli animali. Il processo di lavorazione è basato sul carbonio che le piante prelevano dall'aria con la fotosintesi; in questo modo, per esempio, si riducono fino al 50% le emissioni di anidride carbonica e il consumo di petrolio per fabbricare il polimero di base (come fanno tutte le altre fibre sintetiche) Ingeo utilizza il carbonio derivato da zuccheri vegetali. È completamente rinnovabile e biodegradabile, e pertanto ha la proprietà di non inquinare e non produrre scorie, come le fibre naturali, ma con i vantaggi del poliestere.

► INGUALCIBILE 
1. Proprietà naturale dei tessuti di lana di non gualcirsi grazie all'elasticità delle fibre. 2. Tale caratteristica può essere conferita a tessuti di altro genere attraverso trattamenti chimici o applicazioni di resine.

Francese: Infroissable - Inglese: Creaseless; non-creasing - Tedesco: Knitteram | Knitterfrei - Spagnolo: Inarrugable

► INGUANTARE
1. Mettere i guanti. 2. Per estensione, non comune, vestire con indumenti che fascino come un guanto.

► INGUANTATO
Coperto da un guanto (mano inguantata); che indossa guanti.

► INLET
Tessuto twill robusto e molto battuto, a tinta unita o rigata per l'utilizzo di fili tinti in ordito. Viene utilizzato per fodere di piumini e cuscini.

► INSUBBIATURA  
Dal latino in- (dentro) + subbio. Operazione consistente nel disporre il filato sui subbi durante l'operazione di orditura.

► INTABARRATO  
Da tabarro.  Persona avvolta in un indumento ampio e pesante, in modo da nascondere anche la testa e parte del volto.

► INTACCARE 
Praticare delle tacche sugli angoli o sulle curve di un margine di cucitura per ridurne l'ingombro o fare in modo che il tessuto resti piatto una volta stirata la cucitura stessa.

► INTAGLIO 
Lavorazione a tagli di vari motivi ornamentali. Di solito viene eseguita su tessuti sovrapposti, per intravedere alternatamente i tessuti.

► INTARSIO 
1. Lavoro d'intarsio, composto da elementi spesso geometrici, opportunamente disegnati, in stoffa o pelle o altro materiale, possono essere inseriti in capi d'abbigliamento o accessori quali scarpe, borse, cinture. 2. In maglieria tipo di lavorazione grazie alla quale si ottengono disegni, in genere a motivi geometrici, a grandi aree di colore. È caratterizzato dal cambio del colore del filo nello stesso rango di maglia: il filo di un colore viene alimentato fino ad un certo punto, a partire dal quale viene alimentato un secondo filo e così via. Il motivo del disegno appare nitidamente su entrambe le facce del tessuto, in contrapposizione con la lavorazione jacquard, nella quale il motivo del disegno appare solo sul diritto.

Inglese: Inlay

► INTELAIATA  
Da intelaiare. Disposizione dell'ordito sul telaio.

► INTERFODERE (INTERNI)
Si possono definire interfodere o interni tutti quei tessuti (peli cammello, crine animale, crine sintetico, tele, rasi, tessuti a malia, trameur) o assimilabili (non tessuti, del cui gruppo fanno parte anche i feltri, agugliati, foam, ovatte, veli di resina) che vengono impiegati nella confezione di un qualsiasi capo di abbigliamento per aiutare la lavorazione industriale, la realizzazione stilistica, il mantenimento nel tempo delle caratteristiche del capo stesso. Il nome di "interni" deriva dal fatto che, salvo rare eccezioni, questi materiali non sono visibili a capo confezionato in quanto sempre racchiusi fra tessuto-tessuto o tessuto-fodera.

Gli interni assolvono le funzioni di:

1. controllo dei movimenti del tessuto esterno (nello stiro e nei lavaggi);
2. formazione di volumi o forme (colli, zone petto, spalle, ecc.);
3. sostegno dei tessuti esterni (davanti capi spalla, colli di camicie, ecc.);
4. resistenza alle deformazioni d'uso (tasche, cinture, ecc.)

Questi possono essere:

Rinforzi termoadesivi - È ora il metodo più diffuso, nella maggioranza delle confezioni di prodotti di massa, per ragioni sia economiche che funzionali. Sul rinforzo tessile viene applicata (termoadesivazione), su una faccia, una resina termoplastica (resine per termoadesivi) che rammollisce (si scioglie), per effetto del giusto calore e con appropriata pressione di una pressa (preferibilmente) o di un ferro da stiro; la resina fluirà nel tessuto del capo finché questo ed il rinforzo saranno perfettamente uniti.

Rinforzi cuciti - Si impiegano su quei tessuti non idonei al trattamento di termoadesivazione, o nei casi in cui chi deve fare il capo non possiede l'attrezzatura necessaria.

Ancora oggi, sovente si dice "intelare" per intendere l'applicazione di interni e "tele" o "canapi" in alternativa ad interfodere. 

Francese: Entoilage - Inglese: Interlining | interfacing - Tedesco: Einlage | Futter

Interfodera (Interno) - Francese: Entoilage - Inglese: Interlining - Tedesco: Innenleben - Spagnolo: Entretela

Interfodera termoadesiva - F
rancese: Entoilage thermocollant | Toile thermocollante - Inglese: Fusible interlining - Tedesco: Fixiereinlage - Spagnolo: Entretela termofusible

► INTERLOCK
Uno degli intrecci fondamentali della maglia in trama, realizzato su macchine bifrontura, ovvero con due serie di aghi che lavorano in posizioni opposte. Gli aghi di un frontura sono coincidenti con quelli della frontura opposta, quindi non possono immagliare insieme; così un filo viene lavorato dagli aghi dispari di un frontura e da quelli pari dell'altra, formando un primo rango di maglia a costa. Il filo successivo viene lavorato dagli aghi che non hanno lavorato il primo: si ha un secondo rango di costa, "incrociato" con il primo. Ne risultano uno spessore e una voluminosità simili a quelli della maglia a costa, ma con una estensibilità molto più contenuta.
 
INTERSUOLA
A metà strada tra la suola e il sottopiede della scarpa, questa parte fornisce flessibilità e ammortizzamento. Di solito è realizzata in EVA (materiale reticolato espanso) o poliuretano, con vari inserti in gel o altre tecnologie per aumentare ancor più la sensazione di comodità.

► INTESSERE
Tessere insieme, intrecciare.

► INTESSITURA
Azione e risultato dell'intessere.

► INTESSUTO
Tessuto insieme, intrecciato.

► INTIMO
Termine generico che indica i capi di abbigliamento interno (come slip, reggiseno, sottoveste, calze, ecc.) i quali, di origini spesso antichissime, avevano ciascuno ina storia differente.

Altri termini comunemente usati per definire questa categoria di indumenti sono:
Francese: Lingerie (per quello femminile di una certa raffinatezza) - Inglese: Underwear

► INTRECCIATURA
Qualsiasi lavorazione che preveda la disposizione a treccia (cioè con sovrapposizioni e incroci) dei materiali impiegati. In base al tipo di disegno ottenuto dalle sovrapposizioni e dagli incroci si parlerà poi di intrecciatura a stuoia, in diagonale, a traliccio, a spirale, ecc.

► INTRECCIO
Derivato da intrecciare. Operazione di incrocio di più fili o di uno solo su se stesso, mediante la quale si ottiene un tessuto o una maglia. La formazione del tessuto avviene intrecciando i fili dell'ordito con quelli della trama, su appositi telai meccanici. La formazione della maglia singola sull'ago avviene come nei tessuti in trama e precisamente con l'inserzione di un filo sotto l'uncino dell'ago e la successiva abbattitura della maglia precedente.

Il numero degli intrecci è teoricamente illimitato. Gli intrecci fondamentali (tela - saia o spina - raso) sono quelli che servono di fondamento alla costruzione di tutti gli altri intrecci. I derivati diretti o semplici sono quelli in cui esiste un solo sistema di incrocio. I derivati indiretti, detti anche composti, sono quelli formati dalla combinazione in forme diverse di uno stesso intreccio semplice, e di due o più intrecci differenti. 

► INVERDITO
Specifico di capo di vestiario, sbiadito, scolorito, stinto.

► INVERGATURA  
Da in + verga. Controllo dell'ordito ottenuto separandone i fili in pari e dispari mediante il passaggio attraverso due righelli di legno, denominati verghe, disposti prima dei licci sul telaio meccanico di tessitura. Sui telai moderni le verghe sono sostituite da dispositivi guardaordito che arrestano istantaneamente il telaio alla rottura del filo.

► IRRESTRINGIBILE
Detto di filato o tessuto che durante l'uso e i lavaggi non riduce le sue dimensioni sotto l'azione dell'acqua: sono in genere i prodotti fabbricati con fibre sintetiche e artificiali; quelli di cotone o lana devono subire invece un trattamento di irrestringibilità per evitare l'infeltrimento

Francese: Irretrecissable - I
nglese: Shrink proof - Tedesco: Schrumpfecht

► IRRESTRINGIBILITÀ  
Da irrestringibile. Caratteristica ottenuta mediante un procedimento che rende stabili le dimensioni del tessuto (generalmente cotone o lana) sottoposti all'azione del lavaggio. Questo elemento rimane permanente se il trattamento viene effettuato sulla fibra. È basato sull'uso di prodotti derivati dal cloro e dallo zolfo che aumentano la resistenza delle fibre tessili al raccorciamento.

Inglese: Unshrinkable

► ISO (International Standardization Organization)
È un ente internazionale, con sede a Ginevra (Svizzera), che ha lo scopo di stabilire delle norme (metodi di misura e di controllo), edite sotto forma di raccomandazione, riguardanti le caratteristiche relative a prodotti e servizi, nonché le caratteristiche qualitative delle merci al fine di facilitare gli scambi internazionali.

► IVY LEAGUE
Stile collegiale che deriva dagli studenti dell' East Coast. Un abbigliamento che segue uno stile ben preciso di camicia bianca e cravatta stretta indossata sotto un abito di flanella grigia con scarpe Oxford per i ragazzi e un twin-set in cashmere con gonna tweed o scozzese per le ragazze.

► IWS® - International Wool Secretariat
Ente senza scopo di lucro, che ora ha preso il nome di Woolmark Company, che è stato creato per tenere alto nel mondo il prestigio della lana mediante la ricerca scientifica, l'assistenza tecnica alla industria e la promotion laniera. L'attività del Segretario Internazionale della Lana è caratterizzata dalla diffusione dei marchi internazionali:
  • lana vergine - Contraddistingue anonimamente in tutto il mondo i prodotti composti di "pura lana vergine". "Pura" sta ad indicare che nel manufatto non si trovano altre fibre all'infuori della lana, mentre la parola "vergine", che costituisce la vera essenza del marchio, identifica la "lana nuova di tosa", cioè la lana mai usata, non rigenerata, non recuperata dagli stracci o da precedenti lavorazioni industriali. L'uso del marchio "lana vergine" viene concesso gratuitamente, su richiesta, ai produttori di tessuti, confezionisti, filati e maglieria, limitatamente a quei prodotti aventi i requisiti di qualità e di contenuto previsti dal marchio stesso.
  • misto lana vergine - Contraddistingue soltanto i cosiddetti "misti ricchi di lana", poiché la percentuale di lana vergine non può mai essere inferiore al 60%.

   
Rames Gaiba
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