8 luglio 2015

DIZIONARIO DELLA MODA: D




DAINO (tessuto)
1. Saglia o raso in seta o in una mischia di raion viscosa e fibra poliammidica, garzato sul diritto, morbido e vellutato che richiama nell'aspetto e al tatto la pelle scamosciata. 2. Tessuto di lana fine, compatto in armatura raso da 5 o da 8, leggermente garzato, usato per abiti da uomo e cappotti.

DALMATICA (liturgica)
Tunica o sopravveste ampia, lunga fino alle ginocchia con maniche larghe e generalmente lunghe, ma che lasciano intravedere quelle della veste talare, la tipica veste ecclesiatica indossata sia durante le funzioni religiose sia al di fuori di esse (nelle processioni, ecc.).

DAMASCATO
Tessuto jacquard lavorato a somiglianza del damasco, che differisce da esso per essere fatto con filati a colori diversi anziché ad un solo colore, permettendo quindi di mettere in risalto i disegni oltre che con l'effetto chiaro-scuro anche con i colori diversi.

DAMASCO (tessuto)
Dal nome della capitale della Siria. Tessuto operato, originariamente fatto a mano, ora fatto su telai jacquard compatto, fabbricato con filati dello stesso colore sia nell'ordito che nella trama, ma a torsione e finezze diverse, per cui si ottengono effetti di chiaro e scuro con disegni lucidi su fondo opaco e viceversa, il quale si presenta più piatto e più liscio del broccato: può essere allestito con qualsiasi fibra naturale (spesso in seta brillante) o sintetica nei tipi semplice o doppio. Il damasco semplice ha una costruzione raso da 5 con un numero di fili da 40 a 80 al cm²: qualora sia battuto ancora più fittamente è più duraturo del damasco doppio. Quest'ultimo è più lucido a causa della costruzione raso da 8 che consente ai fili d'ordito di sormontare un maggior numero di trame; inoltre è rovesciabile in quanto varia da 65 a 160 al cm². La bellezza di questo tessuto sta nel contrasto di lucentezza tra raso diritto e raso rovescio.
Al damasco semplice vi sono molte varianti. Troviamo il "damasco di Tours", ottenuto abbinando due diversi intrecci: raso e gros de Tours, il "damasco di Lione" (fondo ed effetto alternano intreccio in raso e in spina) e il "damasco d'estate" (tela per fondo, liserè e raso per disegni) ottenuti sempre per contrapposizione di effetti lucido-opaco, dovuti all'impiego di armature diverse. Il "damasco d'Oriente" prevede invece un fondo in raso da 5 pesante e disegni definiti da effetti in flottè e liserè, contornati da piccoli bordi in semplice tela.
È impiegato principalmente nell'arredamento, ma spesso anche nella moda, per giacche e capispalla eleganti femminili.

Francese: Damas - Inglese: Damask - Tedesco: Damast - Spagnolo: Damasco

DAMIER [damiè]  
Voce francese; che significa, letteralmente, "scacchiera". Disegno a quadri alternati o contrastanti (come quelli di una scacchiera).

DANDA - (più comune al plurale) 
Voce onomatopeica, che rende l'idea di dondolare. 1. Ciascuna delle due cinghie con cui si sorreggono i bambini che imparano a camminare. 2. Ciascuna delle due strisce di panno che pendono dalle spalle  dei seminaristi. 

DANDY  
Voce inglese di origine incerta; forse proviene da un vezzeggiativo del nome proprio Andrew (Andrea), usato in italiano come singolare maschile. Utilizzato dalla fine del XIX secolo in poi. 1. Persona che veste con raffinata eleganza, alla moda, curando in modo esagerato il suo aspetto esteriore. Il termine si diffuse in Inghilterra dal 1815, e indicava un tipo di nobile che si distingueva per un particolare atteggiamento, modo di vivere e di abbigliarsi. 2. Il termine ha però acquistato oggi, a torto, anche significati gravemente riduttivi, come ad esempio quelli di "damerino", "bellimbusto", "elegantone", "eccentrico", "stravagante", "superficiale", "vanitoso", e viene equiparato da alcuni dizionari al francese coquet (letteralmente "galletto"). 

DARK (stile)
Temine inglese, che significa scuro, buio, tenebroso. Stile d'abbigliamento metropolitano degli anni '80, che privilegia il nero totale per vestirsi, al quale aggiunge borchie, pizzi, merletti ed accessori gotici come pesanti croci. Incarnato pallido, occhi pesantemente bistrati di nero, capelli corvini o rosso vino, rasati sulle tempie definivano lo stile. Conosciuto in Italia come Dark e altrove Goths.

DAVANTI  
Dal latino tardo de, "da" e abante, "avanti". Parte anteriore di qualsiasi capo di abbigliamento.

DAVANTINO  
Diminutivo di davanti. Pezzo di tessuto applicato su un abito o su una camicia (infantile o femminile); parte dal collo e si ferma a metà petto. Altro sinonimo in italiano: Pettorina.

DECATISSAGGIO 
Dal francese décatissageOperazione di finissaggio che consiste nel togliere l'appretto che in tessitura è stato applicato alle stoffe. Procedimento meccanico che provoca il pre-ritiro e nel contempo migliora l'aspetto, la lucentezza e la mano nei tessuti senza pregiudicare il risultato delle successive operazioni. Può essere applicato tanto ai tessuti tradizionali quanto a quelli immagliati; l'intensità del trattamento dipende dalla fibra, dalla struttura del tessuto, e dal controllo esercitato sul processo. Questo può essere condotto in due modi: ad umido solo per i tessuti lanieri ed a secco per i tessuti di lana, di seta o di raion. Altro sinonimo in italiano: Decatizzo.

DECITEX
Valore (Titolo) che esprime la grossezza di un filato ed indica il peso in grammi di diecimila metri di filato. Simbolo: dtex

DÉCOLLETÉ
1a. Profonda ed ampia scollatura di un abito femminile; 1b. Parte del corpo lasciata scoperta dalla scollatura stessa. Assume forme varie nel corso della storia, dal décolleté squadrato della settecentesca robe à la francaise al taglio che scopre anche le spalle del romantico abito ottocentesco. 2. Termine applicato, successivamente, anche alle calzature femminili chiuse ma con una linea affusolata, che lascia nuda la caviglia e parte del piede, con tacco medio o alto. Il modello fu introdotto verso la metà del secolo XIX, e conosce ad oggi molte varianti. Molto popolare negli anni '50, considerata estremamente elegante. Nella versione da sera è realizzata nello stesso colore e tessuto dell'abito.

DÉCOLLETÉ DIANA (DIANA)  
Prende il nome dalla dea Diana, che nell'antica Roma veniva rappresentata vestita con una tunica dalla scollatura asimmetrica. Scollatura asimmetrica, grazie alla quale una spalla rimane scoperta. Di moda già nella seconda metà del diciannovesimo secolo, fu ripresa negli anni Trenta da Elsa Schiaparelli e negli anni Cinquanta da Madame Grès. Viene riproposta ciclicamente dagli stilisti.

► DECORAZIONE
1. Insieme di ornamenti che danno pregio al prodotto. 2. Stile in cui i capi sono grezzi e non rifiniti o lasciano a vista alcuni particolari della lavorazione.

► DÉCOUPAGE  
Termine francese, che significa "taglio", "ritagliare". Finitura del tessuto, che consiste nella spuntatura delle fibre sollevate; eseguita a volte dopo la garzatura.

DÉFILÉ  
Voce francese; participio passato di défiler, "andare in fila". Sinonimo italiano di sfilata  di modelli.

► DÉGADÉ
 
Termine francese. Indica uno stile d'abbigliamento disinvolto, spigliato.

► DÉLAVÉ  
Aggettivo francese, participio passato di délaver, che significa "slavato", "sbiadito". Indica un tessuto, soprattutto il denim (ma anche seta o altri materiali) che dopo aver subito diversi trattamenti particolari e molto sofisticati perde il suo colore originale e assume un aspetto stinto e morbido da farlo sembrare un tessuto già utilizzato più volte (vissuto).

DEMINERALIZZAZIONE
Trattamento dell'acqua per toglierne la durezza totale e renderla idonea a produrre vapore.

► DÉMODÉ  
Aggettivo francese, da mode "moda". Fuori moda, passato di moda. Nel linguaggio della moda questo termine si riferisce, insomma, a capi di abbigliamento non solo vintage o rétro, ma addirittura desueti. Che non ci sogneremmo mai d’indossare al giorno d’oggi.

DENARI  
Dal latino denariu(m), "moneta di dieci assi", da deni, "dieci per ciascuno". Misura di peso, corrispondente a g 0,05, per la titolazione ponderale o diretta (titolo) usata per le fibre sintetiche come rayon o nylon e per la seta. Il titolo della seta naturale varia da 1 a 2 den. Simbolo: den

DENATURA
Titolo di finezza per il filo adoperato nella confezione di calze e collant donna che indica il peso in grammi di 9.000 metri di filo (esempio: 15 o 20 grammi corrispondono a 15 den o 20 den). Questo valore segna il grado di trasparenza della calza (velatura) e la sua leggerezza: meno "denari" corrispondono ad una calza più trasparente. 

DENIM 
Termine angloamericano; dal francese (serge) de Nim(es), stoffa prodotta originariamente in questa città della Francia. Robusta stoffa ad armatura saglia 2x1 o 3x1 (trama diagonale) in cotone con ordito (generalmente tinto in blu indaco o marrone, o altri colori) e la trama in filato greggio cardato che porta al caratteristico biancheggiamento (effetto bicolore). Le varianti di peso più alto servono per abiti da lavoro ed abbigliamento sportivo, mentre quelle di peso inferiore possono essere allestite in diversi colori, sono più morbide e servono per approntare capi per abbigliamento per il tempo libero (jeans).

DENTELLE  
Termine francese, diminutivo di dentIndica trina, pizzo, merletto, particolarmente usati per ornare.

DERBAL
Tipica camicia di lana. È parte del costume tradizionale delle montagne della Cabilia (Algeria) e si porta con, o senza, una cintura di lana alla vita.

DERBY  
Dal Conte di Derby, Edward G. Stanley, che nel 1780 istituì una gara riservata ai puledri di tre anni, da allora disputata annualmente a Epsom, in Inghilterra. 1. Tipo di calzatura chiusa, solitamente invernale, con allacciatura aperta con stringhe, di tono sportivo, con le alette dei gambetti (ossia le sedi di occhielli e lacci), collocate in cima alla tomaia a punta aperta, sovrapposte alla mascherina. Il modello derby viene realizzato con la lavorazione tipo ideal. Simili sono i tipi Bucler, Gibson e Lorne. 2. In Italia indica anche un tipo di cappello duro a cupola chiamato bombetta. 3. Tipo di tessuto a maglia in trama a costa.

DERMA  
Dal greco dérma "pelle". Rappresenta la parte più spessa della pelle, quella che conciata si chiama cuoio.

DERNIER CRI  
Locuzione francese che significa, letteralmente, "ultimo grido". Si dice di una creazione recentissima dell'alta moda.

DESERT BOOTS
Termine inglese; propriamente "stivaletto da deserto". Tipo di calzatura con lavorazione ideal, costruita con diversi materiali: scamosciati, sfoderati in pelle liscia, ecc. con il fondo in para e tacco basso. In questo modello la soletta ha la funzione di reggere la scarpa poiché la tomaia è montata in fuori, oltre ad essere estremamente confortevole. Oggi sono indossate da giovani e vecchi, da usarsi con pantaloni sportivi e blazer.   

DESHABILLÉ  
Termine francese; participio passato di déshabiller, spogliarsi. 1. Nel campo dell'abbigliamento indica una vestaglia, una veste da camera. Dall'Ottocento si trasformò in "vestito da casa" da indossare per ricevere visite e prendere il tè (uso che gli guadagnò il nome di tea gown nei paesi anglosassoni); alla fine del secolo era ormai considerato  un capo di abbigliamento che si poteva mettere anche a cena, purché in famiglia. Detta anche negligè,  matinè. 2. La persona in déshabillé è quella che si trova nell'intimità, in vestaglia o vestita in abbigliamento succinto ed intimo, in disordine.

DESSOUS  
Termine francese. Indica l'insieme degli indumenti intimi femminili.

DESTROYED DENIM
Dicesi di capi d'abbigliamento, soprattutto blue-jeans, strappati, stinti, rattoppati.

DESTRUTTURATO  
Formato dal prefisso privativo de- e da un aggettivo risalente al latino struere "costruire". Nel campo dell'abbigliamento definisce, genericamente, un capo la cui struttura tradizionale è stata "azzerata" e reinventata nei volumi. Il corrispondente termine inglese unconstructed, ad esempio, definisce un completo fatto senza imbottitura o fodera, e talvolta di stoffa double-face

DETERGENTI
Prodotti prevalentemente capaci di allontanare sostanze estranee dalla fibra, con la quale siano in contatto (ausiliari).

DEUX-PIÈCES  
Termine francese. Due pezzi.

DEVORÉ 
Tecnica di tintura, che utilizza il metodo di stampa per corrosione, che unisce ai coloranti o alla pasta incolore un prodotto chimico in grado di distruggere un solo tipo delle fibre che formano il tessuto. Il metodo è ampiamente utilizzato sui velluti. 

DIAGONALE  
Dal greco diagonios, da diá, attraverso+ gōnía, angolo, attraverso. 1. Propriamente è il nome dell'armatura saia. 2. Si chiamano così anche i tessuti solitamente di lana sia cardata che pettinata, che hanno un effetto marcato di intreccio diagonale.

DIAMANTÉ  
Termine francese. Abito o tessuto sul quale sono stati applicati cristalli simili a brillanti che lo rendono particolarmente luminoso.

DIETRO
Parte posteriore di qualsiasi capo d'abbigliamento.

DIFETTI DI UN TESSUTO
Per difetto si intende il mancato rispetto di un livello di qualità stabilito come standard, o talmente palese da non richiedere neppure l'enunciazione (esempio: buco in un tessuto).

TESSUTI: classificazione dei difetti e metodi di controllo

DIGITALIZZAZIONE (modellistica)
Acquisizione digitale di un pezzo reale del modello tramite un cursore digitale che rileva i contorni del pezzo del cartamodello.

DIME
Termine sartoriale. Modelli in carta che usano le sartorie per fare in modo che tutte le giacche abbiano la stessa linea, il collo cambia le misure di ogni cliente, ma tiene la stessa linea esterna. 

DIMITY
Tessuto lavorato in diagonale con ordito di lino e trama di cotone. Spesso viene tessuto con coste caratteristiche.

DINAMOMETRO  
Da dinamo-+-metro. Strumento atto a misurare le forze in base alle deformazioni di un corpo elastico. La sua struttura è molto semplice poiché è costituito da una molla con una scala graduata in newton. Poiché secondo la legge di Hooke (che vale per i corpi elastici, che si deformano se soggetti a forze, ma che ritornano alla legge iniziale una volta cessata l'azione della forza), la deformazione elastica di una molla è proporzionale alla forza applicata, una misura dell'allungamento X fornisce indirettamente una misura della forza F. Esiste una grande varietà di dinamometri nella maggior parte dei quali la forza da misurare è equilibrata dalla tensione di una molla che può essere diversamente realizzata. Questo strumento è utilizzato per assicurarsi la qualità della termoadesivazione (interfodere) dei capi sia soddisfacente. Bisogna sottoporre a test la resistenza del legame tra un tessuto esterno e rinforzo, misurando la forza necessaria per staccarli l'uno dall'altro. Il test sulla resistenza viene fatto fondendo una sezione di tessuto e di rinforzo in grado di coprire l'intera larghezza della pressa. Da questo laminato vengono poi tagliate strisce di 5 cm per 15 cm nel senso della lunghezza. Una piccola quantità viene strappata a mano in modo che le pinze possono essere attaccate separatamente al tessuto del rinforzo e a quello del diritto e verrà poi misurata la forza necessaria per continuare a strappare le due sezioni. Il metodo più accurato di misurazione è quello che adopera una macchina di laboratorio per prove di trazione che registra su una carta le variazioni nella resistenza del legame per tutta la lunghezza della striscia. Se questa attrezzatura non è disponibile si può usare una bilancia a molla, dove il campione verrà sospeso in un punto fisso con la pinza attaccata, la bilancia verrà attaccata alla pinza sul rinforzo e verrà annotata la forza necessaria per strapparli. In alternativa, si potrà usare una serie di pesi diversi e la resistenza del legame verrà ritenuta adeguata se il peso più piccolo che strapperà il legame supererà un certo limite. Si considera convenzionalmente corretta la adesione fra tessuto e adesivo quando siano necessari almeno 800 g (600 g su tessuti leggeri) di forza per staccare l'adesivo dal tessuto dalla striscia sopra descritta.

DIPANATURA
Riavvolgimento finale delle matasse in rocche dopo la mercerizzazione e/o la tintura.

DIRECT BOOKING  
Termine inglese. Letteralmente booking diretto, considerando booking nel suo significato di transazione commerciale. È il tipo di booking per cui la modella o il modello, di solito stranieri e di alto livello, vengono scelti in agenzia dal cliente di altro paese solo sulla carta, cioè senza possibilità di vederli di persona, dato che si trovano all'estero presso le loro agenzie madri o in altre nazioni fuori dal proprio paese di residenza. In questo caso la modella o il modello scelti vengono sul luogo solo per effettuare il lavoro commissionato e ripartono subito dopo. Il cliente si accolla le spese di viaggio e alloggio e ogni altra spesa necessaria alla realizzazione del lavoro con i modelli scelti. Può avvenire anche il contrario, cioè che un'agenzia straniera richieda sul proprio territorio o altrove le prestazioni di modelli gestiti da un'agenzia madre posta in altro paese.     

DIRECTOIRE
Termine genericamente usato per indicare una linea d'abito dalla vita alta. L'abito in questo stile è costituito da una lunga gonna dritta, un punto vita esageratamente alto, un décolleté molto profondo e corte e strette maniche a sbuffo.

► DIRNDL
Ampia gonna mollemente raccolta al punto vita per creare morbide pieghe nel tessuto.

► DISEGNI PIATTI 
Disegni schematici.

DISEGNO TECNICO
Disegno che include misure e dettagli di realizzazione, come i punti e le rifiniture.

DISUNITEZZA (della stampa)
Aspetto irregolare (puntinato o a piccole macchie) delle zone stampate, particolarmente visibile sui fondi o su zone estese. (stampa).

► DITALE  
Dal latino digitale, "copertura delle dita". 
Piccolo cappuccio a forma tronco-conica, generalmente con minuscoli incavi, da mettere sul dito medio della mano destra per proteggerlo nel momento in cui si spinge la cruna dell'ago per facilitarne l'ingresso nella stoffa quando si cuce. In genere è
di metallo (si adattano meglio al dito, hanno insenature più profonde adatte alla cruna dell'ago e permettono perciò una pressione maggiore), plastica o altro materiale.

► DIVISA
Capo d'abbigliamento adottato da sempre come segno di distinzione, è un abito, completo di accessori, che indica la qualità e il grado di chi la indossa. Può essere sinonimo anche di uniforme.

DIVISORE
Dal latino divisor -oris, derivato di dividĕre «dividere». Peso di filato greggio necessario per ottenere un metro lineare di tessuto finito.

► DJELLABAH
Mantella con cappuccio originaria del Marocco, lunga fino al ginocchio e oltre, provvista di ampie e lunghe maniche e portata aperta al collo. Il capo era spesso profilato da una treccia e originariamente realizzato in cotone o lana. Negli anni sessanta e settanta la sua linea ha ispirato molti stilisti nella creazione di cappotti e abiti d'ispirazione etnica. 

DOESKIN  
Termine inglese; letteralmente significa "pelle di daino". Tessuto cardato fine, follato, garzato e cimato, che imita la pelle di daino scamosciato, che è una variante del fustagno.

 DOLCEVITA (maglione)
Maglia, pullover, per ambedue i sessi, leggero, aderente, a maniche lunghe, chiuso sia davanti che dietro, da indossare attraverso la testa, dal collo alto risvoltato.

► DOLMAN  
Dall'ungherese dolmany e dal turco dolaman1. Oggi il termine descrive qualsiasi capo dall'aspetto spiegazzato, la cui lunghezza sfiori la caviglia, con maniche lunghe e morbide e bordature costituite da pizzo o frange. La sua forma base ha ispirato la linea dei cappotti, spesso in cachemire, velluto liscio, lana e tessuti a disegni paisley. 2a. Originariamente giacca appartenente all'uniforme degli Ussari, militari ungheresi, d'ordinanza verso la metà dell'800, corta e aderente, ornata da numerose file di alamari dorati. 2b. Prese lo stesso nome nel guardaroba femminile, in una serie di versioni, quella, con taglio a campana, profili in pelliccia, maniche aperte e pendenti «alla paggio», indossata sopra gli abiti, spesso di lunghezza trequarti, che si ispirava all'originario modello militare. 2c. Si indicava anche un mantello da signora con cappuccio e senza maniche.

► DOMINO
1. Oggi descrive un mantello da sera in tessuto prezioso, destinato alle grandi occasioni. 2. Mantello con grande cappuccio. Sembra tragga le sue origini dal grande colletto con cappuccio, indossato dai monaci nel Medio Evo, per riparare testa e spalle dalla pioggia e dal freddo. Dalla fine del 1600, usato quasi esclusivamente per costumi teatrali o portato con maschera, durante il carnevale.

► DOPOSCI 
Composto di dopo e sci, con uso al plurale. Calzatura a scarponcino che arriva al polpaccio, calda e protettiva, spesso imbottiti di materiale plastico isolante dal freddo oppure rivestiti esternamente di pelliccia a materiale sintetico indossata dagli sciatori dopo l'attività sportiva.

► DOPPIONE  
Da doppio. 1. Difetto di un tessuto, costituito da un accavallamento di fili che compiono la stessa evoluzione nell'intreccio. 2. Coppia di fili in ordito (al posto di uno) messi appositamente per formare la cimosa, perché questa risulti più resistente. 3. Anche nome del bozzolo del baco da seta con due o più crisalidi. 4. È così chiamato anche il tessuto shantung.

► DOPPIOPETTO
 
Da doppio+petto. Giacca, cappotto o mantello con i due davanti più o meno sovrapposti e chiusi da due file di bottoni disposti a distanza regolare dal centro. Inglese: Double-breasted

► DORSO
 
Dal latino dorsu(m). Il pezzo di qualsiasi capo che copre l'omonima parte del corpo e cioè la schiena. 

► DOUBLE-FACE [dublefas]  
Termine francese che significa doppia faccia. 1. Tessuto con due dritti caratterizzato da assenza di rovescio e differente aspetto su entrambi i lati, in modo da essere utilizzato indifferentemente nei due sensi come dritto del capo da indossare. Può essere fabbricato in tanti modi diversi: per alterazione di colore, per contrapposizione di armatura, per opposizione e alternazione di entrambi. Stoffa composta da tre elementi fondamentali, che consente di far risaltare due armature differenti (tela, batavia, raso, saia, ecc.) per ciascuno dei due dritti, grazie al particolare intreccio della legatura: è ottenuto mediante l'impiego di doppio ordito e trama semplice, oppure di due trame ed una catena, oppure di due trame e due catene ed una terza catena di legatura. Solitamente di lana cardata e rifinito a pelo su una faccia, presenta una mano molto morbida. Nell'abbigliamento è particolarmente adatto per cappotti. In Italiano: Doppia faccia. 2. Indumento che può essere indossato sia sul dritto che sul rovescio (giubbotto, mantello, soprabiti e tailleur, abiti, ecc.) dove ambedue le parti sono rifiniti sia all'interno sia all'esterno, con particolari cuciture “all'inglese”, in modo da consentire la completa reversibilità del capo. Questi capi permettono di eliminare le fodere e i rinforzi.

► DOUBLURE  
Francesismo; sta per fodera. Tessuto per fodera.

► DOUDOUNE  

Termine francese. Piumino. Giaccone impermeabilizzato e imbottito con piuma d'oca o con materiale sintetico molto caldo e leggero, viene indossato in montagna ma anche in città per ripararsi dai rigori del freddo dell'inverno.

► DRAP  
Termine inglese, dal latino tardo drappus che indica il drappo. Tessuto di pura lana, o anche di lana unita ad altri filati, originariamente solo cardato, ma ora anche in pettinato o misto cardato e pettinato, di vario peso, che dopo la tessitura è follato, garzato, cimato, spazzolato e pressato. Si presenta morbido, lucido, a pelo liscio. È impiegato per abiti da cerimonia maschili (smoking, frac) e femminili. Simile è il barathea, che si usa per confezionare smoking. 

Francese: Drapé.

► DRAPLAN
Tessuto fine di lana, usato per abiti da sera maschili.

► DRAPPEGGIO 
1. Il modo in cui cade un tessuto. 2. Arricciature e pieghe di un modello. Elemento decorativo di un capo dove un'estremità della stoffa viene arricciata e cucita e l'altra è di solito lasciata libera e poi ripresa. 3. Manipolazione del tessuto su un manichino per creare un modello senza valutarne prima la forma su carta. Il modello finale si crea togliendo dal manichino il pezzo di tessuto drappeggiato, stendendolo in piano e poi tracciando la sua forma su un foglio di carta. 

► DRAPPERÌA  
Da "drappo". Termine generico per indicare i tessuti per abiti da uomo.

DRAPPO
Dal latino tardo drappu(m), forse di origine gallica. L'italiano drappo  è citato da Dante Alighieri (Divina Commedia - Inferno e Purgatorio). 1a. Stoffa
in seta in tessuto canettato, con mano molto ricca e gonfia, ma nel contempo morbida, adoperata per vestiti femminili di alta moda. La catena è abitualmente di organzino mentre la trama è di shappe di seta. 1b. Nelle epoche passate, veste, abito (per lo più al plurale), che poteva essere operato con tessimento in oro o in argento sia nel fondo che nell'effetto, in uso in particolare nei secoli XV e XVI. per abiti maschili e femminili di gran lusso nonché per tessuti destinati all'arredo sacro o all'arrredamento di corte. 1c. Anticamente significò soprattutto la stoffa fine di seta, ma anche in lana o lino, comunemente in raso, velluto, taffetà: quindi Palio che si dà in premio ai vincitori delle corse. 2. Oggi indica, per lo più, un panno rasato o altra stoffa pesante per arredamenti.

► DRESS
 
Voce inglese. Abbigliamento, abito, vestito. Da cui dress tartan, dress-maker, evening dress, in prevalenza riferiti all'abbigliamento femminile.

 DRESS CODE
Locuzione inglese che significa letteralmente "Dress" = vestito, "Code" = codice. S'intende i codici del vestire, i linguaggi, gli stili di abbigliamento e di ambiente che oggi diventano sempre più articolati e imprevedibili. Il dress code customizza il corpo e lo mette in scena.

DRESSING-GOWN  
Termine inglese; letteralmente "indumento da vestire". Vestaglia in seta o flanella, con disegni minuti, dalla linea ampia, senza bottoni, con risvolti, stretta in vita da una cintura. Inizialmente solo maschile, viene oggi indossata da ambedue i sessi.

► DRILL  
Voce inglese; il nome proviene dall'industria cotoniera inglese e indicava il traliccio di cotone. Tessuto in cotone su armatura saglia a 3 licci (2 su, 1 giù) con diagonale montante a sinistra e struttura serrata, molto robusto (è noto fra i tessuti di maggior resistenza allo strappo e all'usura) e con un peso che si aggira sui 300 g/, simile al denim ma tinto in pezza; s'impiegano filati generalmente di cotone cardato di basso titolo, ma di buona qualità. Nell'abbigliamento tecnico viene trattato in modo da presentare qualità antistatiche, antiacido e antibatteriche. È usato nell'abbigliamento casual, nella confezione di giacche e pantaloni estivi, specialmente per bermuda, abiti estivi sia maschili che femminili. Viene anche usato per divise militari, abiti da lavoro.

Francese: Treillis - Inglese: Drill (fabric) - Tedesco: Drill | Zwillich - Spagnolo: Dril

► DRITTO  
Da diritto. Dicesi di una faccia di tessuto o capo o accessorio, che è diversa dal rovescio che è il suo opposto, che individua il lato rivolto all'esterno, come tipo di costruzione, finissaggio, tinta, ecc. Altro sinonimo in italiano di diritto. 

Francese: Droit - Inglese: Straight falling - Tedesco: Geradefallend - Spagnolo: Recto | Que cae recto

► DRITTO | DIRITTO (di un tessuto)
Di solito il dritto è la faccia più pregiata di un tessuto – noto anche come faceessendo, in genere, l'ordito più resistente e regolare della trama. Sistemando tecnicamente la posizione delle legature lunghe e delle legature corte di due diverse armature, dopo la tessitura, le legature corte vengono coperte da quelle lunghe: ciò fa apparire un'armatura per parte sul tessuto e più precisamente due diritti (double-face). La stoffa a due diritti è fabbricata soprattutto in lana (per mantelli e pastrani); si possono anche ottenere tessuti a basso costo utilizzando per l'armatura che risalta sul rovescio fili più grossi di lane non pregiate (esempio: l'armatura del diritto con filati di lana pettinata e l'armatura del rovescio con filati di lana cardata). Si fabbricano inoltre tessuti a due diritti in seta e fibre artificiali e sintetiche.
Si deve dire stoffa a due diritti se le facce sono perfettamente uguali; a doppia faccia se hanno il diritto e rovescio diversi.

Come riconoscere il dritto di un tessuto?

Il dritto di un tessuto deve essere riconosciuto prima del taglio.

In alcuni casi la distinzione può essere effettuata in base a come il tessuto è stato piegato: tessuti come il lino e il cotone, ad esempio, vengono piegati con il dritto verso l’esterno. Già per la lana però il funzionamento è diverso: il dritto si troverà nella parte interna rispetto alla piega. In altri casi, ad esempio quando il tessuto viene arrotolato attorno ad un tubo, distinguere dritto e rovescio è più semplice: il dritto, infatti, si troverà all’interno del rotolo.

Se si tratta di tessuti a coste oblique, si riconosce il diritto del tessuto in quanto le coste corrono da sinistra verso destra e dal basso in alto.

Esistono anche tessuti che non hanno dritto e rovescio e si possono utilizzare indifferentemente da una parte o dall’altra. In questi casi è consigliabile selezionare uno dei due lati e fare un segno con una penna o un gesso sul lato che si vorrà utilizzare.

Le maglie, quando sono tese trasversalmente, tendono ad arricciarsi lungo il lato dritto. In maglieria, per i punti reversibili che presentano  due superficie diritte, si parla di tessuti che non hanno rovescio.

Nei tessuti stampati, in generale, il lato dritto ha colori più nitidi e definiti rispetto al rovescio.

► DRITTOFILO (DRITTO-FILO)
1. La direzione della trama lungo i fili d'ordito di un tessuto, che deve essere parallela, usato come riferimento nel taglio. Nel tessuto, angolo a 90° di tutti i fili d'ordito con quelli della trama. La mancanza di questa condizione determina un grave difetto che si riflette sulla confezionatura dei capi di vestiario, specialmente se il tessuto è a quadri. 2. Pezzo di supporto tessile resistente che serve a rinforzare da rovescio certe parti del vestito (generalmente cinture, tasche, pieghe, pinces, ecc.). 

Inglese: Warp yarn

► DRITTOFILO ORIZZONTALE | DRITTOFILO DI TRAMA
La direzione dei fili del tessuto è perpendicolare al centro davanti o al centro dietro. Camicie, polsi e carré sono spesso tagliati  sul drittofilo di trama  per conferire nitidezza e resistenza a un bordo ripiegato. 

► DRITTOFILO VERTICALE | DRITTOFILO D'ORDITO
La direzione dei fili del tessuto è parallela al centro davanti o al centro dietro. Il filo di ordito scorre in verticale lungo il capo conferendo stabilità, mentre la trama che corre in orizzontale fornisce un po' più di elasticità.

► DRIVING CAP  
Locuzione inglese che significa letteralmente "berretto da guida". È il classico berretto inglese, quasi sempre di tweed di lana, che originariamente veniva usato per la guida delle automobili, che nei primi tempi erano scoperte. Oggi considerato un cappello sportivo.

► DRIZZATRAME

Apparecchio per rimettere in squadra le trame di un tessuto deformato durante le lavorazioni precedenti.  

DROGHETTO
Tessuto di broccato solitamente di seta, ma anche di altre fibre, piuttosto pesante, per tappezzerie.

 DROP (misura abbigliamento maschile)
Voce inglese; dal verbo to drop che, in senso figurato, può essere usato nel significato di "far cadere a piombo come una goccia". Nel campo della confezione industriale da uomo indica il rapporto tra la misura del torace e quello della vita, di cui si deve tenere conto per avere la migliore vestibilità e far "cadere" bene un abito. In molte linee di abbigliamento maschile vi sono perciò vestiti con diverso drop all'interno della stessa taglia.

► DRY®
Marchio che contrassegna le spugne che sono state sottoposte ad un trattamento per ottenere una forte capacità di assorbimento dell'acqua.

► DUE PEZZI 
1. Costume da bagno femminile composto da reggiseno e mutandine. È sinonimo di bikini. 2. Completo femminile composto da giacca e gonna o giacca e pantaloni.

► DUVET  
Termine francese. 1. Piuma o peluria di animali, impiegata per imbottire. 2. Giacca a vento, in tessuto impermeabile, trapuntata ed imbottita con piume d'oca.

DUVETTINA | DUVETINE 
Dal francese duvet, "peluria". Tessuto leggero, generalmente di lana, ottenuto mediante un'armatura dove la catena risalta da una parte e la trama dall'altra, come nell'armatura del raso; il filo di trama usato è un titolo un po' più grosso di quello della catena e di poca torsione: con questo filo, garzato, si ottiene un pelo corto, fine e battuto, che conferisce alla stoffa un aspetto vellutato, molto morbido. Si fabbricano altri tipi di duvettina ricorrendo alla feltratura del tessuto. È utilizzato per la confezione di vestiti femminili.



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