10 luglio 2015

DIZIONARIO DELLA MODA: B




► BABBUCCIA  
Dall'arabo bābūsh, pantofola e questo dal persiano pāpūsh, propriamente «copripiedi». 1a. Calzatura d'origine orientale (Turchia) in pelle morbida o in stoffa, con il calcagno alto, priva di tacco e senza lacci, comunemente da portarsi in casa. Simile ad una pantofola. 1b. Vi è anche una versione in maglia, con lacci, utilizzata per i bambini che non camminano ancora. 

► BABY-DOLL  
Così chiamato dopo il film Baby Doll, realizzato nel 1956 dal regista Elia Kazan, girato nel 1956. Voce inglese; deriva da "doll", vezzeggiativo del nome proprio Dorothy 'Dorotea', nome della protagonista (Carroll Baker) che lo indossa in scena.  1. Miniabito da notte (pigiama) femminile costituito da una camicia corta fino ai fianchi, di tessuto molto leggero, a volte trasparente, dalla linea sciolta, svasata, maniche corte, abbinata a un paio di mutandine dello stesso tessuto. È fatto con tessuti leggeri ed impalpabili, riccamente ornato da piccoli dettagli fashion quali fiocchi e pizzi, plissé, ruche e nastrini, utilizzati anche per arricchire lo scollo e il bordo inferiore della camicia stessa. 2. Linea di abiti corti, svasati, o abito con maniche corte a palloncino e il punto vita non segnato. 3. Nel mondo della calzatura è sinonimo di Mary Jane. Scarpa bassa con punta arrotondata e cinturino sul collo del piede. 

 BACHELITE  (BAKELITE)
Dal nome dell'inventore, il chimico belga L. H. Baekeland, che l'ha inventata nel 1907. Resina artificiale termo-indurente, insolubile, infusibile, non conduttrice di elettricità e calore, ottenuta per condensazione dell'aldeide formica con fenoli (da qui il termine fenoplasto). È usata per la fabbricazione di vari oggetti stampati, tra i quali bottoni e bigiotteria. Può essere colorata in tantissime sfumature, anche se tende a scolorirsi e screpolarsi col passare del tempo. Impiegata per imitare corallo, avorio, ambra, tartaruga e per riprodurre di pietre preziose o semipreziose, può essere trasparente, traslucida oppure opaca.
Esiste anche la falsa bachelite (fakelite). Può essere confusa con la celluloide e con la lucite, materiali molto simili ma più delicati e leggeri.

 BACHLYK | BACHLIK 
1. Copricapo originario dei popoli nomadi, in lana a forma di cappuccio a punta, munito di due lunghe bande che si incrociano attorno al collo. In uso ancora oggi in Russia. 2. Nel costume femminile greco della fine del XIX secolo, copricapo dal quale era lasciato pendere sulle spalle un tessuto  che ricordava un velo o una mantiglia.        

 BACK RESHORING  
Termine inglese. Si può parlare di back reshoring quando una produzione delocalizzata ritorna nel Paese di provenienza. Questa scelta può riguardare due tipologie di produzione: la prima, quando un'azienda italiana dopo aver avviato uno stabilimento all'estero - per esempio, in Estremo Oriente - ritorna; la seconda, quando un'impresa che aveva un fornitore estero cambia strategia scegliendo un fornitore italiano.

BACK STRAP
Termine inglese. Scarpa con cinturino dietro il tallone.

 BAGGY PANTS  
Termine inglese; composto da baggy, abbondante, largo + pants, pantaloni. Pantaloni larghissimi con innumerevoli tasche da indossarsi senza cintura. Si portano sui fianchi in modo da lasciare intravedere l'intimo. Comodi e funzionali, recentemente vengono portati sui fianchi in modo la lasciare intravedere l'intimo, e sono diventati simbolo di un modo di vestire diverso, ribelle.  

 BAGHERA  
Vellutino finissimo a pelo non tagliato con superficie pertanto irregolare ma resistente allo schiacciamento. Viene usato per confezionare abiti da sera femminili di una certa eleganza.

 BAGNO  
Dal latino balneus. L'immersione di fibre, filati, tessuti, pelli, ecc. in una sostanza liquida, che può essere una tinta (bagno colore) o un finissaggio. I bagni di colore vengono identificati con un codice, e nei tessuti in taluni casi indicati, in quanto è consigliabile che la confezione di un capo sia fatta utilizzando la stessa partita di colore, al fine di evitare differenze (anche se minime) di colore.

 BAGUETTE  
Voce francese, il cui  nome gli è stato dato perché ricorda lo sfilatino di pane francese. Borsa dalla forma allungata,  di dimensioni ridotte, che si porta sotto il braccio per la sua mini tracolla. Realizzata in molti materiali morbidi, dal tessuto impermeabilizzato alla pelle.

 BAGUETTES  
Voce francese. 1. Tipo di guarnizione, sulle calze da donna, costituito da un ricamo o traforo o disegno che è sempre laterale e vericale, che dalla caviglia sale a metà polpaccio e visibile sulla parte esterna della gamba; quasi sempre nere. 2. Nei guanti è un ornamento laterale. Corrisponde all'italiano baghètta.       

 BAIADERA | BAJADERA 
Dal portoghese baladera che indicava certe ballerine indiane dai costumi variopinti. Disegno o stampa a fasce multicolori parallele in trama. 1a. Originariamente il nome designava tessuti di seta rigati per traverso a tinte vivacissime. 1b. In seguito il termine designò genericamente tutti i tessuti, dalla seta al rayon, dal cotone ai sintetici, aventi come caratteristica comune i colori vivacissimi. I disegni vanno dalla fantasia ai geometrici semplici, dai rigati ai barrati. Hanno impiego nella sciarperia, nell'abbigliamento femminile e in cravatteria.
 
BAKY 
Il termine è la traduzione di "zoccoli di legno" in tagalog (una lingua filippina centrale della famiglia delle lingue austronesiane). Zoccolo di legno originario delle Filippine.

 BALAYEUSE  
Voce francese. Balza di tessuto che veniva cucita all'interno delle gonne lunghe - specie a strascico - per proteggerle dallo sfregamento contro il suolo e dalla polvere.

 BALCONCINO  
Scollatura o corpino di un abito femminile oppure di reggiseno senza spalle nè spalline, tenuto su da stecche (preparate in materiale che varia dalla plastica al ferro) cucite fra due strati di tessuto direttamente sotto il seno oppure sui fianchi. 

 BALLA  
Dal francese arcaico balle e questo dal franco balla.
Ammasso di fibre racchiuso in tela robusta cerchiata con reggette metalliche, si da formare un collo di forma regolare e di peso determinato ("balla di cotone", "balla di lana", ecc.). 

Francese: Balle - Inglese: Bale - Tedesco: Ballen - Spagnolo: Bala
 
BALLERINA
Calzatura molto leggera e flessibile con tomaia molto aperta e morbida; ha una suola molto sottile, non ha tacco o ne ha uno molto basso. Normalmente viene eseguito un decolletè con scollo ovale molto aperto, che lascia scoperta la parte superiore del piede; può essere decorata con fiocchi, pompon o altri ornamenti. È usata, soprattutto, come scarpa da danza.
 
BALLROOM
Termine inglese. Scarpa da ballo con la suola scamosciata e tacco solitamente a rocchetto, unito a cinturini (a T, alla caviglia o incrociati) che tengono saldo il piede. 
 
BALMACAAN
Nome di una tenuta nei pressi di Inverness, in Scozia. Ampio soprabito che arriva fino al polpaccio e con maniche raglan. Nel XIX secolo  era indossato solo dagli uomini ma poi, come quasi tutti gli indumenti maschili, fu adottato anche dall'abbigliamento femminile. 

 BALMORAL  
Nome del castello residenza scozzese della famiglia reale britannica. 1. Tartan della famiglia reale inglese. 2. Stoffa di lana pesante a quadri rossi, blu e neri. 3. Berretto, in lana, di forma rotonda. 4. Scarpa il cui nome abbreviato è bal shoe.

BAL SHOE
Locuzione inglese che sta per "scarpa balmoral". Calzatura maschile del tipo francesina, con punta riportata e con la mascherina e i gambetti che si prolungano, in parallelo, fino al calcagno. Nel XIX secolo la balmoral era con tomaia alta.

► BALZA  
Dal latino baltĕa, plurale di baltĕum, cintura, "muro di cinta dell'anfiteatro". Fascia che serve di ornamento, che può essere di colore anche in tinta unita, ricamata o traforata o smerlata, stampata anche con motivo, pieghettata o arricciata di tessuto diverso; le fasce possono essere più di una e di varie altezze e lunghezza degradante in modo da costituire un motivo molto ricco e mosso. Usata per capi d'abbigliamento (in particolare gonne), tende, coperte da letto, ecc. Inglese: Flounce

► BALZANA  
Derivato di balza. Guarnizione posta all’estremità di capi d'abbigliamento, consistente in una fascia di tessuto più o meno larga. 

► BAMBAGIA  
Dal greco bambax - akos, "cotone". 1. Più propriamente nome dei peli che circondano i semi di varie specie di piante del genere "Gossypium". 2. Per estensione, con questo termine, è definito il cascame della filatura del cotone, pulito, ritorto e filato che può essere utilizzato come cotone in fiocchi. 3. Nel linguaggio comune è sinonimo di cotone idrofilo. 

 BAMBASINA  
Tessuto di cotone ad intreccio molle ed a morbida peluria.

 BAMBOO | BAMBÙ (fibra)  
Pianta sempreverde cespi tosa (Phyllostachys bambusoides), rustica e vigorosa, originaria delle regioni asiatiche centro-orientali. Se ne conoscono oltre 1.000 specie sulla Terra. Si adatta a molti climi; tollera gli estremi di precipitazioni (da 30-250 pollici di pioggia all'anno). Versatile con un ciclo corto di sviluppo (può essere raccolta durante 3-5 anni contro 10-20 della maggior parte dei legni dolci, è quindi la pianta boscosa crescente più veloce di questo pianeta), viene raccolta annualmente. È una pianta riscoperta dal punto di vista tessile nell'ottica di una moda ecologica e naturale. La fibra si ricava dal fusto della pianta, e può raggiungere anche i 20 mt. I fusti maturi vengono tagliati e messi in acqua a macerare per divenire un fascio di fibre, che vengono poi battute, pettinate e cardate fino a trasformarsi in filato. Caratteristiche: Per la particolare struttura pentaedrica la fibra di bambù presenta micro cavità che favoriscono la traspirazione e il passaggio ottimale dell'umidità verso la superficie. Coltivata senza l'ausilio di pesticidi e poi lavorata esclusivamente con sostanze ecologiche, ha proprietà antibatteriche, è libera da inquinanti, 100% biodegradabile. Contiene inoltre la pectina del miele, una sostanza naturalmente impermeabile ai raggi UV. Per l'eccellente tenacità naturale della fibra, i tessuti in fibra di bambù mantengono le proprietà di stabilità, resistenza alle pieghe e antipilling anche dopo ripetuti lavaggi. Morbido e fluido alla mano, il prodotto finito risulta caratterizzato da una pacata brillantezza cromatica. Si presta ad essere tinto in solidissime tinture, stampato e trattato sia per la tintura in capo, sia per innovative spalmature da delavare successivamente alla confezione. Impieghi: abbigliamento sportivo, camicie fresche e leggere. Ha un utilizzo anche nell'edilizia, condutture d'acqua, ecc.

La fibra Bamboo va indicata come Altre Fibre.

 BANDANA  
Voce inglese; usato in italiano come singolare maschile o singolare femminile (plurale le bandane o i bandana);  variante meno comune di bandanna, derivato dal termine hindu (lingua sancrito) bādhnū, nome di un sistema di tintura usato nella produzione originaria, che significa legare. Fazzoletto quadrato di cotone a fiori naif su fondo di colore forte rosso, giallo, blu, violetto, realizzato con un arcaico metodo di tintura hindy, tie-dyeing (bandhana). Molto usato dai cowboy del West americano, portato ripiegato a triangolo per proteggere il naso dalla polvere o legato sul capo, annodato sulla nuca. Negli anni '60 i "figli dei fiori" ne fecero il tocco caratteristico del loro abbigliamento. Si vede molto anche nelle isole mediterranee, e periodicamente è riportato in voga da qualche stilista.

Francese: Bandana - Inglese: Bandana - Tedesco: Bandanos | Arabios - Spagnolo: Pañuelo estampado

 BANDHANA  
Dall'hindi bandhani. Designa una forma di tintura a riserva, tramite stretta legatura della stoffa che non si vuole tingere. Ora, con il termine italianizzato bandana designa anche un fazzoletto.

BANDINELLA
Voce italiana antichissima; doppio diminutivo di "banda". Tessuto rado e leggero, molto apprettato ed economico. Viene usato per realizzare i modelli di sartoria, talora anche per rinforzi.
Inglese: Roller-towel

 BANDOLO  
Da banda. Capo della matassa.

BANLON
Tipo di filato sintetico ottenuto attraverso un processo di arricciatura e brevettato da una ditta americana. Il tessuto realizzato con questo filo diventa elastico e la sua superficie crespata. Il filato viene usato soprattutto in maglieria e calzetteria.
 
BAR
Unità di misura della pressione, pari a 0,986 atmosfere. Simbolo: b

 BARATEA  
1. Tessuto con fili serici in ordito e trama in lana pettinata, battuto a costine di trama interrotte, completamente sovrapposte dall'ordito. Usato per abiti femminili. 2. Tessuto liscio in lana pettinata, battuto con armatura panama, a base di fili d'ordito ritorti. Usato per uniformi. 3. Tessuto serico o a base di fili sintetici a filamenti continui, con armature a costine interrotte che gli conferiscono un aspetto corrugato. È usato per cravatte.

 BARATHEA  
Termine inglese. Tessuto pettinato con armatura a costa di trama spezzata, fabbricato con catena di cotone e trama in lana pettinata molto fine, oppure con catena di lana pettinata e trama di mohair. È simile al drap. Usato per abiti da sera, e in particolare smoking.

 BARBINO  
Particolare tipo di gancio rivestito di porcellana o di vetro, usato nelle cantre, nei bobinatoi, ecc. attraverso il quale scorre il filo.
 
BARBOUR®
Prende il nome da John Barbour che lo produsse e vendette, a partire dal 1894, nel suo negozio di South Shields, città marittima inglese. Giaccone impermeabilizzato in cotone oleato (oilskin), il cui capo originale è realizzato con circa 40 pezzi di tessuto cuciti con oltre 1500 punti. Per foderare le tasche di questi giacconi si usa come tessuto il moleskin (fustagno) in quanto morbido e soffice al tatto. Rappresenta un esemplare caso di identificazione di un marchio con un prodotto, un modello, una foggia, come lo possono essere il Loden o il Mongomery indipendentemente da chi li confeziona.  

 BARCHETTA  
1. Tipo di scollatura, alta davanti e scostata lateralmente dal collo, che prende il nome dalla caratteristica forma. Si usa su qualsiasi indumento che circonda il collo, scostata sulle spalle lasciandone scoperta una parte, in modo da formare sul dietro e sul davanti del capo un semicerchio. 2. Supporto su cui si avvolge il tessuto, piegato in doppio (cioè con tessuto piegato cimosa con cimosa). Questa confezione della pezza è destinata soprattutto ai negozi. Oggi, generalmente è in polistirolo o su spatole di cartone, mentre in passato era formato da 4 liste unite (telaietto) di legno di scarto.
 
BAREFOOT
Termine inglese. Senza scarpe. A  piedi nudi. Le scarpe svolgono diverse funzioni, da quella estetica a quella funzionale. Vi sono pro e contro a questa filosofia. Se in casa aderire al barefoot non è un problema, durante la vita quotidiana, diventa un po’ più difficile perché le scarpe proteggono il piede da tagli, abrasioni, parassiti e funghi, durante il periodo invernale, poi, svolgono una funzione di isolamento termico.

 BARÉGE  
Prende il nome dal villaggio di Barèges nei Alti Pirenei (Francia), da cui originariamente risale. Tessuto leggero e trasparente in seta (catena) e cotone (trama).
  

 BARONETTO (raso del)  
Tessuto ad armatura raso molto lucente allestito con ordito in cotone e trama in raion. È caratterizzato da buone doti di drappeggio, si lava facilmente ma la superficie attira molto lo sporco e si logora facilmente.

 BARRACANO  
Dall'arabo barrakàn, che significa "stoffa grossolana". 1. Stoffa, in armatura tela, grossolana e spessa di lana di capra o pelo di cammello, impermeabile e resistente, usata da beduini e arabi per mantelli. Dal tessuto vengono tagliati dei lunghi tratti di stoffa sufficienti  ad avvolgere due volte una persona attorno al corpo lasciando libero il capo e le braccia. 2. Nel Medioevo definiva il mantello o veste pesante.

 BARRATO  
Effetto di righe ottenute in trama (orizzontale). Le barrature possono essere per cambiamento di colore, per cambiamento di armatura, per cambiamento di fibra o per cambiamenti di più di queste voci assieme. I barrati hanno larghissimo uso in cravatteria a cominciare dai famosissimi  regimental. FranceseBarré.

 BARRATO MÉLANGE  
Barrati dove le barrature anziché essere eseguite con colori pieni sono eseguite con filati a mélange di colori.

Francese: Rayuremelée - Inglese: Mixed colour stripe - Tedesco: Unreiner Streifen - Spagnolo: Lista de mezcla

 BARRATURE  
Rigature parziali o totali di un filato o tessuto su stoffe unite in senso trama (orizzontale) che si produce al telaio per cattivo funzionamento della macchina o per irregolarità del filato (quando non è caratteristica dello stesso), di aspetto differente dall'insieme della pezza. Metodo di controllo - Valutazione visiva delle imperfezioni che sarebbero inaccettabili su il prodotto che si deve fare, e misura della loro lunghezza. Sono anche chiamate striature.

 BASCHINA  
Dal francese basquine. 1. Pezzo di tessuto di taglio particolare, falda, che scende dalla vita ai fianchi, in alcuni tipi di indumenti femminili (gonna, pantalone o di una giacca). È utile per eliminare le pince e funge da supporto per la parte rimanente del capo cui è attaccata. Il capo risulta composto di due parti e appare tagliato orizzontalmente.  2. Ciascuno dei lembi posteriori della giubba maschile di gala.  3. Nel costume del XVI sec. era una gonna ampia e tesa su cerchi, simile alla verdugale o verducato, spesso con il davanti del tessuto diverso, che ebbe larga diffusione tra le dame dell'aristocrazia.

 BASCO  
Dallo spagnolo vasco (dal latino vascŏnes), ossia abitante della regione litoranea del golfo di Biscaglia, presso i Pirenei spagnoli e francesi.  Berretto di forma circolare sia femminile che maschile, rotondo e piatto, senza visiera (tesa) e senza falde, abbastanza aderente alla testa, di solito in feltro di lana, con al centro un minuto codino (pippiolino) dello stesso tessuto. Oltre che in tessuto può essere realizzato in maglia.

Francese: Béret alpin | Basque - Inglese: Beret | Basque - Tedesco: Baskermütze | Barett Spagnolo: Boina vasca

► BASIC  
Voce inglese che significa, letteralmente, "basico, fondamentale". Definisce una categoria di oggetti, e quindi capi di abbigliamento, sia per la loro lineare e semplice essenzialità sia in quanto punti di riferimento insostituibili (e quindi classici) nel loro genere. Il concetto di basic è una sorta di fil rouge che taglia trasversalmente tutti i generi di vestiario classico, casual, sportivo, consacrandone alcuni capi ed escludendone altri. Il genere classico, per i valori permanenti che esprime e per le sue caratteristiche di "pulizia" e di non vistosità nello stile, potrebbe rientrare quasi in blocco nel basic. Quest'ultimo è ancora più facilmente riconoscibile dalla definizione del suo antagonista, il fashion, la moda, ossia tutto ciò che essendo "modaiolo" segue l'effimera tendenza del momento.

BASQUIÑA
1a. Gonna  realizzata con molte pieghe in vita che producono un'importante svasatura sul fondo, che veniva indossata sopra i vestiti; 1b. Saya (casacca) a maniche corte. Costume (di colore nero) tipico della Spagna utilizzato dalle donne
nelle cerimonie, negli atti religiosi e per uscire, dal XVI al XIX secolo; era comune ed accessibile alle donne di ogni ceto sociale.  È considerato un pezzo base del costume nazionale in Spagna, solitamente costituito da gonna, farsetto e mantiglia.    

 BASTONATURE  
Difetto grave che consiste in pieghe più o meno evidenti presenti sul tessuto, che avviene nelle lavorazioni di follatura e tintoria. Si tratta di piegature stabili. In gergo tessile chiamate "pieghe morte". 

 BASTONCINO  
Diminutivo di bastone. Nel gergo tessile indica il disegno caratteristico dei tessuti camiceria o abbigliamento leggero, ottenuto con armatura o con stampa; formato da strisce regolari e parallele scure alternate a chiare (in genere bianche), larghe da 1 mm a 10 e più mm.

BASTONE (da passeggio)
Dal latino basto -onis. Ramo d'albero, della lunghezza di circa 1 m e di grossezza tale che si possa ben afferrare con la mano, impiegato per diversi usi ma soprattutto per appogiarvisi nel camminare (bastone da passeggio, bastone da montagna) o come mezzo di difesa e di offesa. Può essere rozzo e nodoso, oppure levigato e rifinito; con il puntale (cioè la parte a contatto con il terreno più predisposta all'usura, ed in quanto tale la più rara da trovare autentica proprio perchè esposta a tali danni) eseguita in metallo o più metalli, avorio, corno e altri materiali (oggi anche gommata), con forme e punte diverse. L'impugnatura ricurva  o adorna di un pomo d'argento o d'avorio, ecc. o di altro ornamento può essere parte integrante del fusto o composta con la canna per mezzo di giunzioni e ghiere. Il bastone da passeggio è detto anche canna o mazza. Oggi è scomparso dalla scena della moda, ma trova molti appassionati che fanno collezione di bastoni con i pomoli di varie forme e materiali diversi. 

 BATAVIA  
Esistono due versioni: la prima fa capo all'Olanda e agli olandesi chiamati in epoca romana Batavi dal popolo che allora abitava la Frisia e che si estende a tutta l'Olanda; la seconda alla città di Batavia nell'isola di Giava, nome che nel 1619 gli olandesi diedero a Djakarta. Armatura, derivata dalla saia semplice, utilizzata per fabbricare un tessuto spigato, dalle sottilissime righe diagonali, caratterizzata dal rapporto pari s senza rovescio (nel quale l'effetto di ordito è uguale a quello di trama), quindi con due diritti: il tessuto si presenta senza rovescio in quanto trama e ordito sono visibili nella stessa proporzione, e varia solo la direzione della spiga. È una delle armature più impiegate nei tessuti per drapperia e laneria (ad esempio per il covercoat, la grisaglia o il pied-de-poule.

 BATIK | BATHIK  
Parola malese che significa punto, punteggiare e per estensione disegnare. 1. Procedimento di decorazione di tessuti, cuoio, carta. 2. Tipo di tecnica di colorazione per inscrivere nel colore un disegno nel tessuto che si ottiene, nella pratica moderna, mediante stampa per riserva (che prevede un passaggio per ogni tinta) o facendo il disegno direttamente sulla stoffa e coprendo di cera per prima le parti che devono rimanere più chiare; la cera viene quindi asportata con bagni di benzina. Il disegno risulta chiaro su fondo scuro con le relative screpolature e sbavature. Le stampe si usano per uno stile folk o etnico. La tecnica antica - Si è perso nella notte dei tempi il magico momento in cui un uomo si accorse che l'indigofera (genere di piante) poteva tingere l'acqua di un bel blu profondo e scuro. E che la pezza di cotone immersa nell'acqua e poi lasciata ad asciugare tratteneva quel colore. Da allora molti popoli avevano usato i colori vegetali e avevano scoperto che la tintura si manteneva integra sul tessuto e non scoloriva al lavaggio o al sole, solamente se il bagno di colore veniva dato più volte in brevi e susseguenti immersioni a freddo, e poi il tessuto lasciato al sole in lunga esposizione per l'ossidazione. Così si aveva un tessuto monocromatico. Sorgeva il problema di come disegnare sul colore. Occorreva dunque combinare le immersioni brevi e susseguenti nella tintura con la possibilità di lasciare dei disegni sul tessuto: bisognava cioè agire al negativo, trovare una cortina all'assorbimento del colore là dove si voleva che il segno del disegno risultasse dopo le successive e prolungate immersioni nei bagni di tintura. Si pensò quindi di continuare nella tintura di tutto il tessuto nel colore vegetale, più volte a freddo, coprendo però alcune parti con materiali che impermeabilizzassero il cotone e impedissero in tal modo su quelle parti l'assorbimento del colore: alcuni usarono la pasta di riso, altri la fecola, altri ancora legarono strettamente parti delle pezze con fibre vegetali, e via escogitando. Vi fu infine chi provò a ricoprire con la cera le parti che non si volevano colorare (generalmente si usava quella d'api a cui venivano aggiunte resine diverse, e altri materiali come il grasso di vacca). La cera, con l'aggiunta dei diversi componenti, doveva infatti acquisire la giusta densità, in modo che scaldata permettesse una perfetta "scrittura" sul tessuto, e sufficiente morbidezza per non spaccarsi durante la manipolazione e il processo di tintura. Infatti, ciò che in occidente si pensa proprio del bathik, cioè quell'effetto di piccole linee dato dallo spezzarsi della cera, viene invece per lo più considerato un grave errore, tranne che non sia effetto voluto, e quindi non si sia proceduto manualmente e intenzionalmente a produrre piccole venature nella cera di fondo. Il bathik è appunto questa tecnica, di colorazione dei tessuti in negativo.

 BATISTA (tela) 
Deriva il suo nome dal suo primo tessitore francese: una tradizione si rifà a Baptiste de Cambrai, vissuto nel villaggio di Cantaing vicino a Cambrai nel XIII sec.; un'altra a Jean Baptiste vissuto nel XVIII sec. 1a. Tessuto di tela di lino o cotone o altri filati, leggera, morbida e trasparente fatta con filati sottili pettinati e mercerizzati e quindi più resistenti e lucidi. Viene usato per camicie, fazzoletti e biancheria. 1b. Originariamente era solo una tela di lino finissima, tessuta molto fitta fino a quasi 50 fili/cm, in ordito e in trama. 

Inglese: Cambric o Cambrai.

 BATTLE JACKET  
Termine inglese. Giacca sportiva, corta fino in vita o metà fianchi, un po' in stile delle giacche portate dai piloti, resa comoda da un taglio ampio e molte pieghe, con maniche lunghe, grandi tasche, spalline, larga cintura sul bordo.  

 BATTITACCO  
Fettuccia di tessuto morbida utilizzata per la finitura degli orli dei pantaloni maschili classici, che deve sporgere dall'orlo di un millimetro. Serve per evitare che il pantalone si consumi strofinando contro la scarpa, ed a dare più peso all'orlo per far cadere meglio il tessuto. Nel caso di un pantalone estivo molto leggero, il battitacco può essere limitato alla metà posteriore dell'orlo perché in tal modo il tessuto risulta già abbastanza appesantito.
 
BATUFFOLO
Piccola e soffice massa di lana, cotone, bambagia, ecc. Meno comune: Batufolo.

BAULETTO
Borsa capiente a struttura rigida con base rettangolare o ovale e manico corto. Elegante ma molto versatile, si può utilizzare in diverse occasioni.

 BAVA  
Dal latino volgare baba, voce onomatopeica. 1. Filamento continuo di seta composto da due filamenti (detti bavelle) prodotte dalle ghiandole serigine dei bachi da seta e che si solidifica (incollati fra loro dalla sericina) a contatto dell'aria. Inglese: Silk filament

2. Per estensione filamenti continui artificiali o sintetici ottenuti dalle filiere. 3. Per estensione lieve striscia di colore.

BAVAGLIO
Da bava, col suffisso -aglio proprio degli strumenti. Fazzoletto che si allaccia al collo dei bambini per assorbire la saliva o riparare i vestiti. 

BAVELLA
Insieme delle bave esterne del bozzolo disposte irregolarmente che si estraggono come cascame prima di iniziare la dipanatura del filamento regolare e continuo. Inglese: Floss silk

 BAVELLINA  
Filo ricavato dalla parte esterna del bozzolo del baco da seta e il tessuto che se ne ricava, detto comunemente bavellina.

 BAVERO  
Di origine incerta, probabilmente viene dal termine popolare bavarolo, "bavaglio per bambini". In italiano sinonimo del francese revers. Risvolto del vestito, della giacca o del soprabito attorno al collo. Inglese: Collar

 BEACHWEAR  
Termine inglese; composto da beach "spiaggia" e wear "abbigliamento". L'insieme di capi ed accessori da indossare al mare quando fa caldo: costumi da bagno, camicette, t-shirt, copricostumi, pantaloncini, ecc.

 BEATLES  (BEATLE)
Usato dai Beatles, da qui il nome. Stivaletto basso e aderente provvisto lateralmente (sulla caviglia) di un inserto elastico, la punta lunga e il tacco in sbieco. Di solito è di pelle scura.

 BEAUTY  
Termine inglese; propriamente «bellezza», nome di fantasia scelto (come strange, charm, truth) partendo dall’iniziale del quark corrispondente, (plurale beauties ‹bi̯ùuti∫〉), usato in italiano al maschile. Significa bellezza. Se riferito ad una tipologia di foto indica il primo piano. Le foto beauty sono usate soprattutto per riprodurre acconciature e make-up particolari. Il plurale è beauties.

BEAUTY CASE
Borsa piccola, bauletto o astuccio studiati per contenere prodotti di bellezza, cura e igiene personale, anche per viaggi e spostamenti. Gli anglosassoni lo chiamano vanity case o vanity bag

 BEAVER  
Termine inglese che vuol dire "castorino". Stoffa di lana pesante, cardata a pelo orientato, follata, garzata e cimata, dall'aspetto morbido e vellutato col diritto lucido e ben rasato, come il pelo del castoro da cui trae il nome. Usato specialmente per cappotti e mantelli. È chiamato anche Castorino.

 BEDFORD CORD  
Espressione americana usata a partire dal 1845, e derivata dalla cittadina  di New Bedford, Massachusetts (USA). Tessuto molto resistente dapprima in lana, oggi anche in cotone, a coste verticali di varie dimensioni che possono scorrere in direzioni diverse (secondo la trama, in catena o in diagonale). Si usa principalmente per confezionare pantaloni da equitazione. Originario degli Stati Uniti. È analogo al cannetè.

BEMBERG®
Marchio del più noto rayon cupro ammonio, prodotto per la prima volta agli inizi del XX secolo dalla ditta tedesca omonima, ora facente parte del Gruppo Asahi Kasei (Giappone). La fibra tessile è ottenuta sciogliendo la cellulosa (linters di cotone) nell'idrossido di rame ammoniacale, detto reattivo di Schweizer; il liquido viene poi estruso da filiere aventi fori di 0,5-1 mm di diametro; le bave, nel suo stato plastico (da 0,5 a 3 den di finezza), dopo i lavaggi per asportare il rame e l'ammoniaca vengono (essicate) stirate e raccolte su aspi e bobine, ottenendo un filamento multibava che può essere successivamente sottoposto a creatura se usato in fiocco o torcitura se in filo continuo, che risulta più sottile della seta naturale: Si ottengono così dei filati a titoli molto bassi (fino a 1 dtex), più soffici dei comuni rayons e molto resistenti. Dal punto di vista strutturale il processo Bemberg assomiglia per alcuni aspetti alla mercerizzazione del cotone. Può essere utilizzato puro al 100% o in mischia con tutte le altre fibre. Caratteristiche: traspirante e non nocivo per la pelle perché di origine naturale; comfort termico per le sue caratteristiche igroscopiche (fresco con temperature elevate e caldo con temperature fresche); assenza di cariche elettrostatiche; morbidezza; aspetto e mano seriche; brillantezza dei colori; resistente, stirabile e lavabile. Impieghi: l'impego "storico" è nella produzione di fodere, anche se viene utilizzato nella produzione di abiti estivi, bluse, cravatte, ombrelli, tendaggi, tulle e maglieria. 

 BENGALINA (BENGALINES)  
Originaria del Bengala (India), dove venne fabbricato per la prima volta. Tessuto ad effetto reps, di lana o seta, la cui trama è cordonata (a piccole coste orizzontali), simile al faille ma più pesante. La stoffa pur essendo compatta si presenta con una mano morbida e gonfia. Le bengalines più leggere vengono chiamate Eoliennes. Usato nell'abbigliamento femminile e arredamento.

 BERMUDA  
Derivato dall'inglese bermuda short, dal nome delle isole Bermuda. Calzoncini unisex dalla caratteristica lunghezza fino al ginocchio; la linea può cambiare secondo le esigenze della moda, e, quindi, possono essere larghi o stretti, con tasche o senza, con pieghe o lisci, in alcune versioni sono provviste di risvolto. Capo prevalentemente estivo (raramente sulle passerelle della moda femminile lo si vede come capo invernale).
 
BERRETTO
Dal provenzale antico berret, a sua volta dal latino tardo, birrus, "mantello con cappuccio". Copricapo maschile o femminile, con o senza tesa o visiera; può essere di feltro, di lana, di paglia, di panno o di altro materiale. Ne esistono di varie foggie:
  • Berretto alla marinara - tondo come quello dei marinai.
  • Berretto basco - rotondo, aderente e senza tesa.
  • Berretto da notte - tipo di cuffia, indossato di notte, specialmente in passato, per ripararsi dal freddo.
  • Berretto frigio - storico copricapo a forma di cono con la punta rivolta in avanti, usato durante la Rivoluzione francese e divenuto simbolo di libertà.
  • Berretto goliardico - copricapo con una lunga punta sul davanti, portato dagli studenti universitari appartenenti alla goliardia, in colori diversi a seconda della facoltà a cui sono iscritti.
 BERTHE  
Termine francese. Ampio collo a mantellina da donna, che copre il décolleté, introdotto nel XIX secolo.

► BIADESIVO  
Composto da bi- e adesivo. Di nastro adesivo su entrambi i lati (detto anche a doppio adesivo), in cui la materia prima è in genere poliammide termoplastica, che, quando viene riscaldato, tiene unite due stoffe o due rovesci  delle stesso tessuto. Si usano, soprattutto nelle confezioni economiche, per costruire degli orli senza impiegare la macchina a punti invisibili. Sinonimo di veli di resina.

 BIAIS  
1. Diagonale di un tessuto secondo il rapporto dritto dell'ordito e della trama. 2. Tessuto tagliato in sbieco. 3. Guarnizione composta da bande di tessuto ritagliate in doppio volume e applicate su abiti, gonne, ecc. 

L'insieme degli indumenti che si portano a contatto con la pelle (quindi anche costume da bagno). Rientrano in questa categoria: bikini, body, boxer, costume da bagno, culottes, mutande, canottiera, giarrettiera, reggiseno, slip, sottoveste, tanga, t-shirt, calze e calzini, ecc.

Francese: Sous-vêtements |  Linge de corps - Inglese: Underwear (composto da under, sotto e wear, vestito), termine oggi di uso internazionale. - Tedesco: Unterwäsche - Spagnolo: Prendas interiores

► BICOLORE  
Dal latino bicolor-oris1. Per definizione generica, che presenta due colori. 2. Tessuto con l'ordito a due fasce di colore; i numeri di fili di ordito è sempre molto ricco perché deve coprire la trama di colore diverso che entra nel tessuto. La trama di solito è bianca se uno dei due colori è bianco, e intermedia fra i due colori se i due colori sono diversi dal bianco. 

Francese: Bicolore - Inglese: Bi-coloured - Tedesco: Zweifarbig - Spagnolo: Bicolor

► BICORNE 
Termine francese. Cappello maschile a forma di mezzaluna, portato durante il periodo napoleonico. Fu indossato dagli Incroyables (esponenti di una moda della Francia del periodo del Direttorio, nell'ultima parte della Rivoluzione francese) al posto del tricorno, ed era il preferito di Napoleone I.
 
BIELASTICO
Tessuto in cui sia la catena che la trama sono fatte con filati elstici.

 BIGELLO  
Da bigio, per il colore. 1a. Panno rozzo a trama grossolana, dal pelo fitto e lungo, in genere di lana grezza  (di colore grigiastro) di cui si rivestivano alcuni ordini religiosi (Francescani); 1b. Panno che quando si tingeva di rosso ed era chiamato "panno villanesco". Veniva fabbricato nella zona dell'appennino di Modena.

 BIJOUX  
Termine francese. Gioielli fatti con metalli e pietre non preziose. Vennero di moda grazie a  Chanel, che esibì i finti gioielli negli anni '20. In seguito divennero un autentico accessorio, considerato molto più di una semplice imitazione.

BIKER [pronuncia: bàikë]
Termine angloamericano. 1. Giubbotto aderente, in pelle o altro materiale, di solito imbottito, con chiusura a zip. Indossato dagli appassionati delle moto. 2. Stivale o stivaletto da motociclista, con o senza fibbia. Studiato per le esigenze di chi guida la moto , è senza lacci, ed alto in maniera opportonuna  per proteggere la caviglia. 3. Per estensione, dette il nome al movimento giovanile degli anni Cinquanta, i bikers.

 BIKINI 
Dal nome dell'atollo delle isole Marshall, nel Pacifico, dove gli Stati Uniti avevano attuato nel giugno del 1946 i loro esperimenti nucleari. Costume da bagno femminile formato da due pezzi: una scavatissima culotte e da un esiguo reggiseno. Il termine due pezzi è talvolta considerato più appropriato. Declinato in ogni possibile variante è palestra di incessante ricerca: tankini, pubikini, trikini, bandini, camikini, chainkini, burkini. Dagli anni '70 il bikini ha versioni molto scosciate quali lo sting bikini e il tanga.

► BINATO  
Prodotto formato dall'unione, senza torsione, di due o più fili o monofili o filati.

► BINATOIO (BINATRICE)  
Macchina sulla quale viene eseguita l'operazione di accoppiamento che riunisce assieme, su una rocca, due o più fili (binatura).   

► BINATURA  
Da binare. Operazione tessile complementare alla filatura, consistente nell'accoppiare due o più fili, eseguita sul binatoio, per la preparazione della ritorcitura nella produzione di filati ritorti.

► BINDELLO  
Diminutivo di binda (termine longobardo), striscia di tela. Fettuccia, nastro fatto in vari materiali.
 
BIODEGRADABILE
Composto da bio(logico) e degradare.
Nel linguaggio chimico e commerciale, di sostanza o prodotto che, disperso nell'ambiente, si decompone facilmente, grazie all'azione di batteri o altri microrganismi, piante e animali e sole ed acqua (degradazione biologica o biodegradazione, che è un processo naturale). Così facendo, queste sostanze si trasformano in nutrienti per il terreno, diossido di carbonio, acqua e biomassa, elementi non pericolosi per l'ecosistema. Tutti i materiali sono degradabili, ma il fattore determinante è la velocità con cui avviene il processo di biodegradazione. Se il materiale si biodegrada del 90% in meno di 6 mesi allora può essere definito "biodegradabile". Vi è differenza fra biodegradabile e compostabile Il compostaggio avviene artificialmente). Bisogna tenere a mente che un materiale compostabile è sempre biodegradabile, ma non è sempre vero il contrario.

 BIRKIN BAG  
Prende il nome dall'attrice Jane Birkin. Borsa femminile, prodotta dal 1984 da Hermès, molto esclusiva se è l'originale, comoda, elegante, ma non troppo formale e nel contempo abbastanza grande da poterci infilare fogli e agende. La forma è sempre la stessa, variano solo le grandezze (25, 30, 35, 40, 50 o 55 cm), il materiale di confezione e il colore. Consiste in due trapezi che leggermente si restringono verso l'alto, cuciti a due fianchetti ripiegati verso l'interno, un fondo rettangolare con quattro piedini di metallo, due manici non molto lunghi assemblati alle due parti trapezoidali all'altezza di due terzi, una patta esterna che assemblata al dorso si riversa sul davanti coprendolo di un terzo e che chiude l'apertura, inoltre è fissata tramite un cinturino, haut à courroies, che scorre attraverso passanti attorno alla borsetta in orizzontale con chiusura di metallo nel mezzo del davanti; alla borsa appartengono due pendenti, uno contenente un lucchetto, il secondo un piccolo astuccio chiamato clochette in cui si trova la chiave. All'interno la borsa è foderata e divisa in diversi scomparti e tasche. Come tutti i prodotti di successo ha molte imitazioni.

BISACCIA
Dal latino tardo bisaccium ‘doppio sacco’. Il prefisso "bi" si riferisce al fatto che un tempo
la sacca era doppia, in modo che i due pesi si bilanciassero. 1. In orgine (è considerata fra le borse più antiche del mondo) sacca doppia di grandi dimensioni, in pelle, da portarsi a cavalcioni su una spalla (una davanti e l'altra dietro) o fissata sugli animali da soma; usata in Occidente dai contadini e dai frati questanti. Per la loro praticità, le bisacce furono comunemente usate dagli indiani dell'America Settentrionale e da numerosi altri popoli;: nel Nordest si ottenevano intrecciando manualmente fibre di floema, vello di bisonte e pelo di opossum e si decoravano con aculei o con ricami in pelle di alce. 2. Per estensione, grossa sacca di pelle o stoffa da portarsi a tracolla.  

► BISSO (fibra)
Dal latino tardo byssus, a sua volta dal greco βύσσος [pronuncia: biùssos], forse di origine egiziana o  fenicia. Fibra di origine animale, secreto in forma semifluida (e coagulati a contatto con l’acqua) da una ghiandola presente nel piede di alcuni grandi molluschi bivalve (come il mitilo e la Pinna nobilis), così s'abbarbica alle rocce del fondo marino; l’animale si trova nei fondali del Mar Mediterraneo. I filamenti possono arrivare ad una lunghezza massima di 15-20 cm, un colore bruno o verdognolo ed appare liscia e appiattita. La fibra si fila e si tesse come la seta, ottenendo filati e tessuti finissimi. Il prodotto, per quanto raro, è ancora prodotto, in particolare in Sardegna. Il bisso marino raccolto viene sottoposto a pulitura, perché sia completamente privo di qualsiasi incrostazione o di residui del mare, poi a lavaggio e sgrassaggio, inoltre, più volte a pettinatura ed, infine, in immersione in succo di limone ed in altre sostanze, perché acquisti una maggiore morbidezza; alla fine di tutte queste fasi c'è la filatura a mano e poi la lavorazione a maglia o la tessitura. Il filo di Bisso è utilizzato per il ricamo soprattutto in ambito cerimoniale. Per i suoi filamenti setosi e lucenti è chiamata “seta marina”.
Oggi la raccolta del bisso marino è vietata: è importante sapere che questo organismo marino, la "pinna nobilis", è posto sotto la tutela dell'Unione Europea, secondo le Direttive 1992/43/CEE e 2006/105/CE e, quindi ne è vietata la raccolta indiscriminata tranne che, in minima quantità, soltanto per la lavorazione e la trasmissione agli altri di un'antichissima attività manuale, non a fine di lucro.

► BISSO  (tessuto)
Il termine oggi denomina anche alcuni tipi di tessuto di qualità finissima realizzati in seta o lino o cotone, quasi trasparente, con una mano crespa e vivace, che imitano, nella lavorazione rada e sottile, questo particolare tipo di stoffa. Inglese: Byssus

► BI-STRETCH
Tipologie di articoli con presenza di filati elasticizzati in ordito e in trama per una maggiore vestibilità dei capi di abbigliamento.
 
BLAKE
Dal nome dell'americano Lyman Reed Blake inventore nel 1858 di una macchina per cucire le calzature. Un tipo di lavorazione della calzatura che consiste in un'unica cucitura interna (con un filo semplice o doppio filo) che unisce la tomaia della scarpa, il sottopiede, la suola vera e propria e fodera.  Per evitare che la cucitura tocchi il suolo, nella suola può essere presente uno scavo su tutto il suo perimetro: in questo caso si parla di lavorazione Blake con canalino. In alternativa al canalino si può incidere la suola creando una lamella che viene sollevata e, una volta realizzata la cucitura, richiusa e incollata: si tratta della lavorazione Blake con increna. Le calzature costruite con la tecnica Blake sono caratterizzate da più flessibilità e leggerezza rispetto alla lavorazione Goodyear, ma solitamente la durata del prodotto e la resistenza all’acqua sono minori.
Una via di mezzo tra Blake e Goodyear è la cosiddetta Blake-Rapid, dove una doppia cucitura Blake unisce la tomaia, il sottopiede, la fodera e l’intersuola mentre la Rapid mette insieme intersuola e suola, aumentando quindi la resistenza e l’impermeabilità della scarpa. 

► BLAZER  [pron. blèser]
Termine inglese, diventato internazionale. 1. Tipica giacca sportiva maschile originariamente distintiva di certi colleges e clubs inglesi, foderata, doppio petto, bottoni di metallo e con piccolo stemma ricamato sul taschino del petto sinistro, in tinta unita (generalmente in blu o nera) o in tessuto gessato (o talvolta a righe, o fasce vericali colorate), a volte con rifiniture dei bordi, con tasche applicate o a fessura, da portare con pantaloni dal colore diverso. La lunghezza adottata nei college è più corta, rispetto alla lunghezza standard che è appena sotto i fianchi. 2. Giacca classica maschile, di linea ampia e peso leggero e foderata, di solito in panno o saglia, in tinta unita (generalmente blu scuro), doppio petto, da portare spezzata d'inverno con pantaloni di flanella grigio-scura e d'estate su pantaloni di lino bianco o di lana leggerissima grigi o di tela beige. 3. Giacca classica di carattere sportivo, con revers, di taglio maschile, chiusa da bottoni, mono o doppio petto. La lunghezza classica di questa giacca è quella appena sotto i fianchi. Dagli anni Sessanta fa parte dell'abbigliamento sia da uomo che da donna (in quest'ultimo caso abbinato a gonna o pantaloni di taglio sartoriale, bluse o camicie da uomo, è diventato un elemento importante dell'abbigliamento manageriale), confezionata con tessuto e in tinta che variano secondo la moda.

 BLAZER  di maglia  
Specie di cardigan,  sia femminile che maschile, doppio petto, con tasche e revers, a maglia molto fitta, sportivo ma elegante.  

 BLEACHED DENIM 
Termine inglese. Tessuto denim (jeans) stinto fino a diventare azzurro chiaro, ottenuto con uno speciale trattamento al cloro.

 BLOCCAGGIO  
In maglieria, tecnica usata per mettere in forma, attraverso un particolare supporto e l'ausilio di spilli, il lavoro appena concluso a maglia con lo scopo di poterne controllare la forma e le dimensioni.

BLOCKCHAIN
Termine inglese; letteralmente “catena di blocchi”. È una struttura dati condivisa e “immutabile”. È definita come un registro digitale le cui voci sono raggruppate in “blocchi”, concatenati in ordine cronologico, e la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia. Si tratta di una sorta di registro contabile che registra le transazioni e la tracciabilità dei beni. Il mondo della moda, da sempre per sua natura in grado di anticipare ed intercettare le tendenze, sembra aver trovato nella tecnologia che sta alla base della blockchain la via per fornire al consumatore un riscontro oggettivo dei claim riferiti alla sostenibilità dei propri prodotti e servizi. Tracciabilità delle materie prime e dei prodotti finiti, insieme alla trasparenza dei cicli produttivi e dell’intera filiera, sono i pilastri portanti di questa nuova strada.

 BLOOMERS    
Termine inglese, usato in italiano al plurale, che prende il nome da Amelia Bloomer che li disegnò. 1a. Pantaloni sbuffanti larghi, la cui ampiezza è raccolta (chiusa) in qualsiasi punto tra il ginocchio e la caviglia da una arricciatura. Sono detti anche pantaloni alla turca. 1b. Oggi sono dei pantaloncini corti (hot pants) morbidi, in maglia, molto ampi a sbuffo, fermati con una piccola gala o un nastro o ripresi sul fondo da un listino.

Italiano: Pantaloncini sportivi - Francese: Culotte bouffante - Tedesco: Pumphose - Spagnolo: Pololos

 BLOUSE  
Termine francese. Sinonimo in italiano di camicetta, è stato adattato in blusa.

 BLOUSON  
Termine francese, accrescitivo di blouse, che significa "blusa pesante, giubbotto". 1. Giubbotto di taglio nettamente sportivo, con ampia vestibilità, abbastanza caldo, foderato di tessuto, pelle o materiale sintetico, lungo appena sotto la vita, con maniche lunghe, di solito con colletto e tasche, aperto sul davanti e chiuso da bottoni o lampo, trattenuto sull'orlo da una cintura o un bordo rinforzato e con coulisse in vita che, tirata, crea morbide arricciature. Dalla seconda metà del XX secolo è generalmente associato all'abbigliamento casual da uomo e da donna. 2. Può essere  anche in tessuto leggero, sfoderato, da portare anche su corpo nudo come una camicia.

► BLUE-JEANS  
Termine angloamericano che può essere tradotto in "blu (di) Genova"; la città ligure, infatti, in francese è Gênes che nella pronuncia americana diventa jeans. Più usato nell'abbreviazione jeans.

► BLUSA  
Dal francese blouse. 1. Camicia non aderente e, in alcuni casi, lunga e portata fuori dai pantaloni (come la tradizionale blusa da pittore). Diventa di moda dagli anni '50 in poi, sia per camicie e casacche eleganti sia per giacche sportive. L'ampiezza è spesso trattenuta da un cinturino o da una fascia inserita all'altezza dei fianchi. 2. Camiciotto da lavoro in tela pesante, usato specialmente dagli operai o dai pittori. 

Francese: Chemisier - Inglese: Blouse (camicetta da donna) | Smock (camiciotto da lavoro) Tedesco: Bluse - Spagnolo: Blusa | Camisola

► BLUSANTE  
Da blusa. Nel linguaggio della moda femminile, di indumento (camicetta, corpetto, ecc.) che, per la sua ampiezza, si gonfia e ricade morbidamente sulla cintura.

► BLUSOTTO  
Accrescitivo di blusa. 1. Giacca leggera, sia femminile che maschile, lunga appena fino in vita o a metà fianchi, tipicamente sportiva, foderata o meno, con collo a revers, tasche e maniche lunghe, abbottonata sul davanti o con chiusura lampo. 2.  In taluni dizionari si ha il significato, ormai fuori uso, di corto camiciotto da uomo. 
 
BOA
Sciarpa lunga e stretta che si avvolge attorno al collo in pelliccia o piume di struzzo. Diffusa soprattutto alla fine dell'Ottocento fino al 1920 circa per coprire le spalle scoperte dalle ampie scollature.

BOAT SHOE
Scarpa da barca, rasoterra con suola in gomma.


► BOBINA  
1. Nell'industria tessile è sinonimo di spola. Indica il filo, nastro o similari avvolto attorno ad un piccolo supporto solitamente cilindrico o a tronco di cono che può essere in plastica o in cartone. L'operazione di avvolgimento prende il nome di bobinatura e si ottiene utilizzando una macchina detta bobinatrice (detta anche spolinatrice). 2. Per estensione, il solo supporto su cui si avvolge il filato.

 BOBINATURA  
Sinonimo di incannatura, che è termine più corretto.

 BOBBINET  
Rete esagonale di piccolo-medio peso, il cui uso caratteristico consiste nell'allestire abiti da sposa.

 BOCCACCINO  
Dal turco bogasi. Tessuto simile al fustagno, usato per foderare giacche e cappotti.

 BOCCOLA (di maglia)  
In genere si indica il tratto di filo ripiegato su se stesso che, allacciato ad altre boccole, forma la maglia. Più specificatamente si indica con il termine boccola o boccola trattenuta o punto trattenuto il tratto di filo che, dopo essere stato alimentato sull'ago, non viene immediatamente allacciato con un'altra boccola ma rimane trattenuto, per almeno un rango, dall'ago insieme ad un'altra o ad altre boccole. La presenza di boccole trattenute in una struttura a maglia può conferire particolari caratteristiche di voluminosità ed elasticità (maglia inglese); può provocare dei punti di rilievo (piqué); può servire per trattenere nel fondo fili di tramatura (felpa).

 BODY  
Termine inglese diventato d'uso internazionale, propriamente «corpo». Indumento femminile, molto aderente, realizzato in maglia elasticizzata, a forma di costume, con o senza spalline, che copre di solito tutto il corpo. Può avere anche spalle larghe e maniche corte o lunghe; sgambatura più o meno alta, scollatura più o meno profonda. Ne esistono diversi modelli:
  • Body per ginnastica o danza - Modello di tipo costume olimpico, con scollatura arrotondata, poco profonda davanti e più accentuata dietro, con o senza maniche.
  • Body stile country - Modello con allacciatura a stringhe nel centro davanti, rifinito sul décolleté e sulle sgambature con elastico inserito all'interno della piegatura; oppure con sbieco applicato con il bordatore, a volte arricchito di pizzi, passamanerie e volant.  
BOLERINO
Giacchetta estiva senza maniche molto leggera.

 BOLERO
 
Voce spagnola di origine incerta, probabilmente, da bola, che nel sostantivo indica il ballerino di bolero. Termine diventato d'uso internazionale. 1. Giacchettina femminile corta (la lunghezza varia da sotto il seno fino alla vita), a forma di corpetto attillata e ben modellata sul corpo, aperta sul davanti, senza collo, priva di allacciature, con o senza maniche (che possono essere lunghe o corte), foderata o meno, leggera o in stoffa pesante. 2. Giacchetta del costume dei toreri spagnoli, con maniche lunghe, aperta sul davanti, senza collo né risvolti, lunga appena fino alla vita, foderata, riccamente ornata e ricamata. 3. Cappello caratteristico spagnolo di feltro nero a tesa larga e tirata all'insù.

► BOLIVIANO  
Propriamente il termine si applica ad un tessuto di lana pura soffice, simile alla felpa, fittamente battuto, di qualità fine, ma che spesso contiene fibre pregiate quali l'alpaca o la lana d'Angora. Sul diritto del tessuto è possibile notare delle linee diagonali. Viene usato per abiti e cappotti.

BOLLINO
Piccola prova di stampa dei colori, come tirella, ma senza i reali impianti, bensì usando un impianto omnibus.
 
BOMBÉ
Termine francese, da bomber, incurvare a forma di bomba. Convesso, arrotondato, rigonfio. È usato specialmente nel linguaggio della moda e in alcune lavorazioni tecniche. In Italiano, di cuo è l'adattamento del termine francese si dice bombato.  

 BOMBER  
Voce inglese, che significa "bombardiere". Giubbotto (bomber jacket) di taglio sportivo, stretto alla vita; tipica casacca dei soldati e dei marinai. Di linea abbondante, con maniche ampie che si restringono al polso serrate da una banda di tessuto a volte elasticizzato, il giubbotto si chiude con una zip che va dalla vita al collo. A partire dalla seconda guerra mondiale è indossato da entrambi i sessi come abbigliamento casual ed è realizzato in un'ampia varietà di tessuti.
 
BOMBETTA
Diminutivo di "bomba", che era uno dei termini con cui veniva familiarmente chiamato il cappello a cilindro. Cappello rigido, a cupola, con falda stretta e ricurva verso l'alto; nei Paesi di lingua inglese è conosciuto come bowler o bowler-hat. Una versione, grigia e con cupola ribassata, è chiamata Derby.  

► BOOK (moda)   
Voce inglese. Nel settore della moda, nel suo significato più generale come sostantivo, book è un libro fotografico che contiene le foto della modella o modello. Di aspetto elegante e sobrio, può essere di vari colori e può riportare il logo dell'agenzia che rappresenta la modella o il modello. Contiene di solito non più di 40 fotografie.  

 BOOKING  
Termine inglese, sostantivo che deriva  come per booker dal verbo "to book", prenotare. Fa riferimento sia 1a alla transazione commerciale effettuata dal booker quando vende le prestazioni di una modella/o sia 1b al reparto commerciale dell'agenzia di modelle. 

► BOOKING TABLE  
Locuzione inglese; letteralmente significa tavolo booking. È il tavolo di lavoro di ampie dimensioni intorno al quale lavorano diversi bookers; è il nucleo, centro, dell'agenzia di modelle/i. Oggi si tratta per lo più di un tavolo rettangolare dove ogni brooker ha il proprio monitor o PC grazie al quale può visionare i dati di modelli e clienti, condivisi in rete per mezzo di software studiati appositamente.
                  
► BORCHIA  
Probabilmente dal provenzale bocla, che è il latino bŭccŭla «guancia», poi «borchia dello scudo». Capocchia di metallo o d'altro materiale, variamente lavorata, che orni una cintura o una borsa come motivo ornamentale o a scopo protettivo.

 BORD-À-BORD  
1. Giacca femminile dal tipico davanti che non sovrappone la parte destra del capo sulla sinistra, ma le accosta lasciando scivolare i due orli parallelamente e trattenendoli assieme all'altezza della vita tramite bottoni collegati con catenella, oppure alamari, spilla e simili. 2. Lo stesso principio di taglio del davanti può essere applicato ad altri indumenti, ad esempio a cappotti, spencer, ecc.  
                  
► BORDARE  
Applicare un bordo (esempio: un pizzo), orlare (esempio: un tessuto).

► BORDATINO  
Diminutivo di bordato. Sinonimo di rigatino.
 
BORDO
Dall'antico francese bort, risalente al francese bord, "asse, tavola". 1. Orlo, margine, contorni. 2. Striscia di stoffa per fare le bordure, passamano. 

► BORDURA  
Rifinitura fatta con fettucce o nastri, applicazione ricamata per bordi.

► BORRA  
Dal latino burra, "lana grezza" (SottopeloTiflit) - 1. Peluria corta, morbida e fine sottostante a quello di superficie (lungo e ordinario) che ripara l'epidermide delle capre cashmere, dei camelidi in generale e degli animali che vivono nei climi freddi. Le sue fibre sono, la parte nobile, usate per realizzare manufatti di cashmere e cammello. 2. Cascame derivante dalle carde e dalla pettinatura della lana; sottoprodotto di lavorazione della filatura. 3. "Tessuto di borra", in senso spregiativo, tessuto grossolano di qualità infima. 4. Per estensione qualsiasi materiale usato come riempitivo.
 
BORRASCHIATURA
Da borra + raschiare. Operazione che viene effettuata a macchina sui cuoi conciati al vegetale, allo scopo di eliminare la fibrosità del lato carne e di migliorarne l'aspetto.

 BORRETTA  
1. Cascame di cotone per imbottitura. 2. Tessuto con effetto fortemente peloso in superficie, ottenuto dall'impiego di filati bottonati.
 
BORSA
Dal latino bursa, e questo dal greco byrsa, "pelle". Portaoggetti di varia forma e di varie dimensioni, confezionato con i più svariati materiali che vanno dal cuoio, stoffa, plastica e altro materiale secondo l'uso a cui è predestinato. Accessorio diventato indispensabile nell'abbigliamento femminile. Derivati sono: borsellino e borsello. 

BORSALINO®
Cappello maschile di feltro con tesa di medie dimensioni.

BORSELLINO
Portamonete, piccolo contenitore per il denaro.
 
BORSELLO
Borsetta in pelle o altro materiale, da uomo destinata a contenere il portafoglio e altri oggetti personali, generalmente da portarsi a tracolla. Molto utile quando non si porta la giacca o non si indossano capi con molte tasche.
 
BOTANY
1. Lana proveniente dalla baia di Botany (Australia). 2. Il termine è diventato sinonimo di tessuti pettinati.
 
BOTTALE
Macchina di base per i vari trattamenti di concia delle pelli, utilizzata per la sua proprietà di favorire la penetrazione dei prodotti (fra cui la tinta) all'interno della struttura della pelle.
 
 BOTTONATO  
Da bottone. 1a. Tipo di filato fantasia, pettinato o cardato, che porta dei nodi di fibre, multicolori o in tinta unita, che si ottengono su torcitoi adattati in modo tale che torcendo fra loro due fili, un filo avanza sempre con la stessa velocità mentre il secondo avanza ora alla velocità del primo, ora molto più lentamente pur svolgendo lo stesso metraggio, ragion per cui, rallentando, finisce con l'avvolgersi sul primo fino a formare dei piccoli noduli (ingrossamenti) a distanze ineguali, dopo di che riprende a scorrere, presentando un aspetto di tante piccole prominenze di filo peloso dette appunto bottonature. Questi filati sono usati sia in maglieria sia in tessuti laneria e drapperia come il tweed donegal, knickerbocher. 1b. Il tessuto bottonato è dovuto all'impiego di questo filato, che quasi sempre è a più colori allo scopo di ottenere un effetto fantasia. Francese: Boutonné.

 BOTTONE  
Dal francese medioevale bouton, che a sua volta deriva dal germanico botan, originariamente, germoglio, bocciolo. Piccolo dischetto o pomolo di materiale vario che cucito a un lembo di un capo di vestiario viene infilato nell'asola per tenere unita l'allacciatura (rare volte è usato solo come elemento decorativo, soprattutto negli abiti femminili). Ha subito nei tempi tutti i mutamenti della moda assumendo diverse fogge, a volte di forma importante e materiale prezioso, altre di piccole dimensioni e di materia povera. Bisogna fare molta attenzione nella scelta: se sono troppo pesanti rispetto al tessuto possono tirarlo. Per stoffe di peso leggero o medio è meglio usare modelli leggeri e piatti. I bottoni possono essere di materiali diversi, e sono lavorati con una tecnica speciale per ognuno di essi (tornitura, stampatura, foratura, ecc.). Molto importanti risultano le finiture che possono essere differenti anche sullo stesso articolo (esempio: centro opaco e bordo lucido). Le incisioni laser in superficie concorrono alla personalizzazione dell'articolo che, con questa tecnica, s'impreziosisce del logo o di un motivo a richiesta del cliente. Il laser rappresenta proprio una delle tecnologie più recenti che ha una resa di altissimo livello specialmente su materiali naturali (corozo, madreperla, ecc.), galalite, metallo.

Francese: Bouton - Inglese: Button - Tedesco: Knopf - Spagnolo: Boton

Si dividono in:

Bottoni naturali - Animali: avorio, osso, corno, unghia, madreperla, tartaruga, corallo, ambra, cuoio, ecc.; Vegetali: ebano, mogano, tek, corozo, palma dum, tessuti, cartoni pressati, gavazzo o legno fossile, ecc.;   Minerali: oro, argento, rame, bronzo, peltro, platino, alluminio, ottone, alpacca, zama, tombacco, similoro, vermelle, latta, acciaio inossidabile, pietre dure, semipreziose, vetro, cristallo, porcellana, ecc.

Bottoni sintetici (resine) - Il bottone sintetico è quello con la maggiore diffusione sul mercato, e permette di imitare qualsiasi tipo di superficie da quelli naturali fino a quelle fantasia con giochi di colore ed effetti grafici. I materiali di base vengono preparati in lastre o barre, che sono le basi del ciclo di lavorazione. In seguito dalle lastre e dalle barre vengono tagliate le rondelle o dischetti di vario diametro (semilavorato) e infine si arriva al bottone finito. Il principale materiale è il poliestere, la galalite, resine uriche, ABS nylon, acrilico, ecc.

I bottoni piatti sono spesso forati per permettere il passaggio del filo con cui vengono cuciti all'indumento. Quelli di metallo sono provvisti di un gambo in cui passa il filo.

Altri tipi di bottone sono:

Bottone da passamaneria - Hanno un fondello interno (in  metallo stampato o in legno ritagliato e tornito) ricoperto di stoffa.

Francese: Bouton revetu de tissu - Inglese: Fabric convered button - Tedesco: Stoffbezogener knopf - Spagnolo: Boton forrado de tela

Bottone a pressione - Consiste in due sezioni: la parte esterna del bottone (ovvero la testa dello stesso, che è quello sulla calotta e che si presta alla personalizzazione) si fissa con l'occhiello; la parte interna penetra nel tessuto dall'interno del vestito e viene fissato nel gambo del bottone per mezzo di una macchina speciale. Non ci sono fili che si disfano o vengono abrasi e la larga base di tenuta distribuisce il carico che viene posto al bottone quando viene usato. Le due parti possono essere di ottone o acciaio e il bottone può avere un disegno decorativo o logotipo, ma deve resistere alla ruggine. Una volta attaccati al capo, non possono essere spostati e così è importante che il posizionamento sia molto accurato. Il tessuto del vestito deve essere sufficientemente forte per sostenere lo stress al quale un simile bottone sarà soggetto, con l'aggiunta di un rinforzo se necessario. È realizzato con i materiali più diversi, dal classico ottone, alla zama, dalla plastica all'alluminio; l'acciaio inox si utilizza invece sui capi da lavoro (esempio: personale ospedaliero, addetti all'industria chimica).

Francese: bouton à pression - Inglese: snap fastener; spring button - Tedesco: Druckknopf  Spagnolo: corchete a presion | Boton a presion

Bottone automatico - Gli automatici o borchie sono disponibili in una varietà di forme, ma tutte sono composte da quattro elementi: un cappuccio e uno zoccolo che si adattano l'un l'altro e formano la parte esterna della chiusura, denominata femmina, poi un bottoncino e un sostegno che formano la parte interna della chiusura, denominata maschio, che normalmente non si vede quando il vestito è chiuso. Il cappuccio e il sostegno possono consistere anche di anelli dentati, quando questa chiusura viene usata in abiti di peso leggero, per applicazioni non decorative. Le chiusure ad anello sono le uniche adatte per essere usate sui tessuti a maglia. Questi tipi sono indicati per tutine da gioco per bambini e pigiami e sono progettati per evitare di forare il tessuto con grandi fori. Le rotture di solito si verificano per il metodo di applicazione piuttosto che per i difetti del bottone automatico. Essi non dovrebbero mai essere attaccati attraverso un solo strato di materiale, ma bisognerebbe usare un tessuto di rinforzo sul rovescio, specialmente con i tessuti a maglia. La misura usata deve essere adatta allo spessore e al peso del tessuto.

Francese: Bouton brevet - Inglese: Patent button - Tedesco: Pateniknopf - Spagnolo: Boton automatico

L'unità di misura di questi accessori è il lineato (deriva dalla parola francese ligne, che indica il diametro interno d'uno stoppino rotondo appiattito), che si riferisce al diametro del bottone, ed è espresso in mm. I bottonifici tedeschi la usavano come misura di riferimento agli inizi del XVIII secolo e oggi è diventata lo standard internazionale. I bottoni possono essere di tutte le dimensioni, da un minimo di 4 mm a veri propri  maxi ricordando nelle misure quelli dei "piatti da tavola". I modelli a due o quattro fori e le misure standard permisero la meccanizzazione del processo di applicazione dei bottoni e della cucitura delle asole, abbassando i costi e velocizzando la produzione.

L'unità di misura dei bottoni (confezione) è la grossa equivalente a 144 bottoni.I bottoni al fondo manica delle giacche sono a volte cuciti leggermente sovrapposti, secondo i dettami della sartoria più raffinata.
BOTTONI (tessitura)
Grovigli di fibre di varie dimensioni.
► BOTTONIERA  
Dal francese boutonniére. 1. Occhiello sul risvolto sinistro delle giacche o mantelli in cui gli elegantoni e i dandy s'infilano un fiore. 2. Fila di bottoni su indumenti o accessori.

BOUBOU
La parola deriva dal wolof  (che è la principale lingua africana del Senegal) mbubbe, e questa origine linguistica suggerisce che, contrariamente a stili di abbigliamento presi in prestito, come il caftano arabo e il vestito europeo, il boubou è sempre stato senegalese. Il boubou è la classica veste (tunica) femminile e maschile in uso in tutta l'Africa occidentale (in particolare Senegal, Nigeria, Mali) e, in misura minore, in Nord Africa. Si tratta di un indumento lungo, cucito da un unico pezzo di tessuto, il boubou è solitamente largo 150 cm e di lunghezza variabile (può arrivare nel grand boubou fino a 300 cm) che raggiunge le caviglie. Gli uomini indossano il classico boubou, generalmente in tinta unita con blusa e pantaloni abbinati. Le donne lo indossano come un involucro abbinato a gonna a pareo (pagne) e foulard (il tradizionale triangolo di stoffa chiamato moussor, con cui le donne si coprono i capelli) con stampe multicolore. Nel corso degli anni la seta ha affiancato i tessuti di cotone stampati, le passamanerie si sono fatte via via più vistose, con ricami che lo impreziosiscono, il taglio più sartoriale.   
   
 BOUCLÉ [pronuncia: . buclè]  
Termine francese dal verbo boucler che, fra gli altri significati, ha quello di "arricciato". Filato o tessuto che prende il nome dall'impiego dell'omonimo filato fantasia arricciato irregolare che forma piccoli anellini, nodini arricciati, usato in laneria e maglieria, in genere con filo cardato, per donna a struttura piuttosto larga, che dà luogo ad una superficie molto mossa e arricciata, con anellini, ecc. Le giacche e i maglioni in questo tessuto di peso medio o invernale sono assai morbide. Differisce dal bottonato in quanto sia il filo sia il tessuto sono di mano più morbida. Si chiama frisé quando l'anellatura è molto piccola. Termine di uso internazionale.

 BOURRETTE  
Termine francese, diminutivo di bourre, "borra", a sua volta dal basso latino burra = pelo. 1. Cascame di seta. 2. Filato fantasia pesante, prodotto con fibra cardata di cascame di seta, detta roccadino, e con immissione di fiocchi di lana. 3. Nome di un tessuto fantasia, generalmente in seta bourette (ottenuto dai fili dello strato esterno del bozzolo che sono o più irregolari e grossolani) o misto, prodotto con fibra cardata, con superficie irregolare caratteristica per i nodini o fiocchettini di cascami incorporati nel filato. Solitamente è in tinta greggia.

Francese: Bourrette | Déchets de soie - Inglese: Bourette silk  - Tedesco: Bourette -  Spagnolo: Borilla de seda

 BOW TIE  
Voce inglese che significa, letteralmente, "cravatta ad arco". Gli angloamericani distinguono esplicitamente il bow tie a forma di farfalla (the butterfly) da quello a forma più allungata e non arrotondata (the bat wing o batwing). Corrisponde all’italiano cravattino. Sinonimi sono: farfallino e papillon.

► BOXER  
Voce inglese che significa «pugile». 1. Pantaloncini unisex  corti, con piccoli spacchetti laterali, inizialmente indossati dai pugili durante gli incontri di pugilato, sono diventati di uso comune per la ginnastica o come indumento estivo, soprattutto per il mare. 2. Tipo di mutande maschile simile ai pantaloncini omonimi, usati anche come pigiama. Pantaloncini tagliati  pari all'attaccatura della coscia, con elastico in vita; con bottoni, apertura a vista o completamente chiusi. In tinta unita o stampati in varie fantasie.

 BOZZIMA (BOZZIME)
Dal greco apózema, "decotto". Soluzione più o meno densa di sostanze collose di varia natura (amido, colla, resina, olio, ecc.) della quale vengono imbevuti i filati per renderli più resistenti, flessibili, lisci. A differenza degli appretti e dei prodotti di finissaggio chimico, che danno ai tessuti caratteristiche per lo più permanenti, quelli di bozzima vengono applicati ai filati per favorire la tessitura e, una volta fabbricato il tessuto, nella maggiore parte delle volte, sono eliminati (sbozzimatura). Di conseguenza le sostanze devono essere idrosolubili, anche allo stato colloidale.

Classificazione delle bozzime

In base all'origine le sostanze si classificano in:
  • naturali: amido, destrine e chitosano
    Sono le sostanze di origine naturale anche se, oggi, si assiste sempre più alla loro sostituzione, parziale o totale, con sostanze artificiali e sintetiche.
  • artificiali
    Allo stato naturale l'amido, essendo poco solubile in acqua, ha bassa applicazione come bozzima, ma lo diviene quando è sottoposto a modifiche chimiche quali: ossidazione; eterificazione; carbossimetilazione (CMS)
  • sintetiche
    Sono prodotti molto utilizzati nell'incollaggio dei fili continui artificiali e sintetici, ma trovano sempre più applicazione anche sui filati, in combinazione a derivati carbossimetilici e ad amidi eterificati.
BRAND
Termine inglese. L'etimologia della parola rimanda al concetto di “fuoco” e di “marchiare a fuoco“. Come nell'antico tedesco e nell’inglese antico il termine “brand” stava per “fuoco“, “fiamma” o “bruciare” e ha poi acquisito il significato di “marchiare con un ferro bollente, lasciando un segno”, proprio come si faceva con gli animali di allevamento per identificare il proprietario in caso di furto. È la combinazione di elementi (quali nome, slogan, logo, comunicazione, storia e reputazione) che funzionano come segno distintivo e identificativo di una impresa (e non solo). La marca (o brand) racchiude in sé immagine, valori, significato, ecc. che lo differenziano dai competitor, determinando il rapporto con il pubblico di riferimento.

BRAND AWARENESS
Termine inglese. È il grado di conoscenza di una marca da parte del pubblico di riferimento; indica inoltre la capacità di ricordarlo e collegarlo ai suoi prodotti o servizi. L’espressione brand awareness è collegata ai concetti di brand recall (ricordo o richiamo del marchio ) e brand recognition (riconoscimento del brand) che sono differenti indicatori della brand awareness globale di una marca.

 BRETELLE  
Dal francese bretelle, e questo dall'alto tedesco antico brittil ,"redine per guidare il cavallo". 1. Strisce in tessuto elastico o cuoio che vengono agganciate con delle clips con dentelli (in gomma o plastica) ai pantaloni lunghi maschili per sorreggerli. Si incrociano a "Y" sulla schiena e si agganciano sul davanti con asole se si usano i bottoni o in assenza di bottoni con morsetti metallici (clips). Hanno un triangolo in cuoio, metallo, ecc. Generalmente in un'unica misura di cm. 120 regolabile. Per avere bretelle sempre funzionanti, bisogna regolare i due pendenti allo stesso modo (non ce ne deve essere uno più lungo dell'altro) altrimenti tutta la forza si scarica sul pendente più corto e le clips tendono a staccarsi. I terminali delle bretelle possono avere un asola per unire i bottoni che saranno posizionati all'interno della cintura dei pantaloni, sul davanti e sul dietro, in modo da renderle più ferme che non con le clips, dando la massima garanzia di appiombo ai pantaloni. Sono state soppiantate dall'uso della cinghia tra gli anni '20 e '50, ma ritornano periodicamente in auge come accessorio dell'abbigliamento casual. Indispensabili sono invece con il frac e lo smoking. Negli anni '70 le bretelle conobbero un'inattesa fortuna nella moda unisex, adottate anche dalle donne, tanto in esemplari del tutto mascolini che in forme e materiali volutamente femminilizzati, per colori e dimensioni, con passamaneria e ricami.  Sono ancora molto portate nei costumi folcloristici.

Francese: Bretelles - Inglese: Braces | Suspenders - Tedesco: Hosenträger - Spagnolo: Tirantes

2.
Negli indumenti femminili, striscia di stoffa o lista o catenella di altro materiale che, passando sopra le spalle, regge un capo essendoci attaccata sia sul davanti che sul dietro. È anche chiamata spallina.

► BRILLANTINE  
Tessuto, solitamente realizzato in cotone, simile al popeline, ma con piccoli disegni lucidi, ottenuti con effetto di intreccio. Viene usato soprattutto in camiceria.   

► BRILLANTINO  
Da "brillare". Tessuto dall'aspetto lucente in armatura saglia o tela, con ordito in cotone e trama in lana pettinata o pelo di capra d'Angora. Usato per abiti da uomo e foderami caldi invernali.

► BRINATURA
L'effetto di brinatura è l'aspetto simile alle goccioline di brina in natura ottenuta applicando in modo uniforme delle resine al tessuto o anche a disegno e in differenti colori. 

BROADCLOTH  
Voce inglese che significa, letteralmente, "tessuto ampio, esteso". Termine tecnico generico. Nella camiceria da uomo indica il classico tessuto di cotone a lavorazione fitta e con minuscole coste che seguono l'andamento della trama. 

 BROCCATELLO  
Da broccato, per somiglianza. Tessuto a grandi disegni operati della famiglia dei lampassi (ha due orditi); il disegno lucido in raso su fondo opaco o viceversa si caratterizza per il forte rilievo, battuti su meccanica jacquard con 2, 3, 4 o più trame. Ottenuto usando una trama piuttosto spessa, in lino, canapa, juta o lana, sottoposta a forte tensione. Il fondo del motivo viene affidato alla lavorazione di una trama lanciata, legata da un ordito supplementare. I filati d'ordito sono a torsione catena, ma quelli di trama sono a torsione assai inferiore; dispone di fili extra per il fondo. I fili d'ordito, sormontanti quelli di fondo, creano il disegno a rilievo. È un tessuto piuttosto robusto, ormai in disuso, che viene impiegato soprattutto per l'arredamento e per la confezione di paramenti liturgici.

 BROCCATO  
Di origine orientale; dal latino broccus = "dai denti sporgenti", da cui il verbo italiano broccare, che nel campo tessile significa ornare una stoffa con tessitura a rilievo. In passato "broccato" significava l'aggiunta d'oro o d'argento.
Tessuto con motivo o figure a rilievo sul diritto, solitamente su uno sfondo rasato ma anche su un fondo saglia o cannellato; elaborati mediante una meccanica jacquard, prodotti con spolini (per questo detto spolinato) da trame supplementari aggiunte (sovrapposte) ad un armatura di fondo semplice (generalmente tela o raso) o complessa. Queste trame intervengono solo su una parte del tessuto. Tra le varie parti del motivo le trame broccate restano slegate sul rovescio del tessuto. Il disegno, sul diritto è fatto con filati  a colori contrastanti, eventualmente con fili metallici. È un tessuto doppio che per i suoi rilievi sembra imbottito.  Possono essere in qualsiasi fibra (seta, cotone, lana, ecc.) e/o con filo metallico (oro, argento, ecc.). Di solito prezioso, era usato per abiti da sera nella da metà dell'Ottocento. Per la complessità della lavorazione, e l'utilizzo di materiali nobili, era esclusiva solo dei nobili o del clero.  

Francese: Brocart - Inglese: Brocade - Tedesco: Brokat - Spagnolo: Brocado

 BRODEIRE  
Voce francese; derivata dal verbo broder, "ricamare", dal franco brozdôn, e questo derivato dal longobardo brustan. Termine generico per indicare qualsiasi tipo di ricamo applicato come guarnizione, decorazione a un indumento o accessorio.

 BRODEIRE ANGLAISE  
Voce francese. Particolare ricamo inglese usato per la biancheria intima femminile. Si realizza usando un filo bianco su un tessuto in cotone di colore identico sul quale si disegna un motivo di forma tonda o ovale e, dopo averne ricamato i contorni, si intaglia.

BROGUE
In lingua gaelica (Irlanda) brog significa scarpa. Scarpa stringata ciusa con tacco basso con decorazioni traforate (una Oxford con i
“buchi”).
 
BROVATURA
Da "brovare". Operazione effettuata durante la torcitura della seta per evitare l'arricciatura del filo durante la binatura; prima che il filo sia svolto, i rocchetti vengono sottoposti all'azione del vapor d'acqua. 

 BRUCIAPELO  
Imperfetto di bruciare + pelo.
Ind. tess. - Nella rifinizione delle lanerie è necessario talvolta eliminare completamente la peluria del tessuto in modo da evidenziare l'armatura rendendola perfettamente pulita e nitida, e per eliminare una delle cause prima della feltratura durante i processi ad umido come il lavaggio e la tintura; pertanto, di norma, si passa al bruciapelo il tessuto greggio. Generalmente vengono passati al bruciapelo tutti i tessuti ad armatura unita, specialmente i pettinati per uomo e le stoffe per abiti da donna. Essendo difficile cimare un tessuto molto sottile od anche un tessuto che abbia una peluria molto corta ed essendo, comunque e in ogni caso, l'operazione di cimatura non sufficiente a raggiungere l'effetto voluto, si distrugge la peluria bruciandola. Durante l'operazione di bruciapelo il tessuto viene posto in contatto con corpi metallici incandescenti oppure passa attraverso una fiamma non luminosa (è ovvio che la miscela aria-gas, che alimenta i bruciatori, deve essere regolata in modo di assicurare la combustione completa del gas, evitando così la formazione di particelle incombuste che si depositerebbero sul tessuto danneggiandolo seriamente). Il bruciapelo, dal punto di vista meccanico, si differenzia in macchine a piastre ed in macchine per bruciapelo a fiamma di gas. Le macchine a piastre sono oggi pressoché abbandonate ed il bruciapelo più usato rimane il tipo a fiamma con il quale si ottiene, in profondità, un effetto migliore. Il tessuto passa sulla fiamma ad una velocità di 50-180 m/min., e deve essere a circa 1,5 mm dalla punta visibile della fiamma. A minore distanza non si ha azione efficace. La fiamma perpendicolare al tessuto dà l'effetto migliore: se la fiamma è tangente darà un effetto simile a quello di una cimatrice. Se il tessuto deve subire l'operazione sulle due superfici può essere fatta con due o quattro (due agenti sul diritto e due sul rovescio) dispositivi bruciapelo. 

Francese: Grilloir - Inglese: Singeing - Tedesco: Sengen
 
BUMSTER
Pantaloni a vita bassissima, sotto l'ombelico, tanto da mettere in mostra, a volte abbondantemente, anche il fondo schiena. Furono lanciati nel 1990 da Alexander McQueen. 

 BURBERRY  
Per Burberry, oggi, viene comunemente inteso, l'impermeabile-soprabito in cotone mercerizzato e impermeabilizzato (di solito gabardine), leggero, quasi sempre di colore beige con la fodera in tartan nera e rossa con o senza cintura in vita. Come per il giaccone Barbour, anche Burberry rappresenta uno di quei casi di identificazione assoluta di un marchio con un prodotto. Il disegno è utilizzato oltre che per il tessuto da mettere all'interno di impermeabili anche soprattutto per accessori moda (borse e valigie, ombrelli, sciarpe, cappelli, ecc.). Alla fine degli anni ’90 la casa vara una linea estremamente innovativa rispetto alla consolidata tradizione.

 BUST  
Voce inglese, che significa busto. Nel mondo della moda significa busto, petto; sul composit (cartoncino con una fotografia della modella) indica le misure della circonferenza seno espressa in centimetri e inches (inch). L'equivalente sul composit maschile è chest.    

 BUSTO  
Indumento intimo femminile, disegnato per modellare la parte inferiore del busto e in alcuni casi le gambe.

 BUTAN  
Lana e fibra poliammidica per un filato dall'aspetto velour, mosso da un minutissimo ricciolino, posto in tutte le tinte chiare in mélange.

 BUTTO  
Motivo floreale, di derivazione persiana, ricorrente nel disegno tessile indiano. Di solito rappresenta una pianta in fiore, tracciata dentro una forma compatta che assomiglia a un cono o ad un mango. 



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