26 settembre 2016

DIZIONARIO DELLA MODA: T



L'origine del termine è molto incerta; chi lo fa derivare dal latino medioevale tabarrus, chi invece dal francese antico tabart, e chi ancora dal latino tabae. Ampio mantello, da uomo, rotondo, a ruota, lungo fino al polpaccio in tessuto pesante in lana spesso reso impermeabile, con bavero e pellegrina. Per fare un tabarro sono necessari sei metri di tessuto. Il tabarro è formato da una ruota perfetta che bisogna tagliare in coppia; una sola cucitura passa lungo la schiena, per il resto non serve in quanto la stoffa è a "taglio vivo", avendo il tessuto una particolare compattatura che permette appunto di tagliarla senza dover cucire i bordi per evitare la sfilacciatura. Chiuso sul petto da due bottoni che si chiamano “gangheri, che riproducono "mascheroni" veneziani (preferibilmente in argento), volendo con il collo di astrakan. Va indossato sull'abito. Questi viene indossato chiuso buttando un'estremità sopra la spalla opposta in modo da avvolgerlo intorno al capo. Il Tabarro ha una storia centenaria. In uso ancora,  come capo popolare indossato  dagli abitanti nella pianura padana, dove sulle rive del Po (Italia settentrionale) il tabarro è rimasto uno stile di vita fino al  dopoguerra e non è difficile ancor oggi  incontrare uomini intabarrati. Molto diffuso negli anni '60 questo capo ogni tanto è "rivisto" dagli stilisti contemporanei. Identificabile con il tabarro è il vecchio ferraiolo (ferraiol in Veneto). In Emilia Romagna il tabarro è capparela.

► TABI  
Dall'arabo attabi1. Taffettà pesante in seta, simile al broccatello, su cui si operano talvolta particolari finissaggi come l'impressione a caldo (stampa) o la calandratura, che lucida la superficie o dona effetti "a onda" (marezzato). Struttura ad armatura tela in cui ogni filo dell'ordito è fatto passare sopra e sotto un filo di trama; entrambi hanno la stessa lunghezza e sono disposti ad intervalli regolari in modo da ottenere un'armatura uniforme. 2. In Giappone, calzino di cotone, con l'alluce separato, che permette di usare calzature con l'infradito, come i geta. Si allaccia dietro il collo del piede per mezzo di ganci. È in genere bianco. 

► TACCA (TACCHE, al plurale)  
Dal germanico taikka, segno. Piccolo taglio di diverse forme, che si fa sui contorni dei cartamodelli, con un'apposita pinza, per indicare i vari punti di riferimento, utile per l'assemblaggio e la confezione del capo, dove vanno allineati e cuciti insieme i due lati di una cucitura. Possono anche segnare dei punti di costruzione, come la linea dei fianchi o il livello del ginocchio sui pantaloni. Chiamato anche "riferimento esterno".

Francese: Cran - Inglese: Notch - Tedesco: Kerbe

► TACCO  
Probabilmente dal maschile di tacca. Rialzo applicato alla scarpa, aggiunta alla parte posteriore (posto sotto il tallone). Può essere formato o da un blocco unico solitamente rivestito, o da strati di sollevamento separati. Spesso è composto da strati di plastica, gomma o pelle. La parte a contatto con la terra si chiama sopratacco.

I tacchi nel tempo hanno assunto varie forme e dimensioni, fra cui:
Tacco a campana - Detto anche tacco svasato. La superficie inferiore è maggiore di quella superiore.
Tacco a cuneo - Tacco che si estende sotto la vita della scarpa verso la parte frontale.
Tacco cubano - Tacco alto, di cuoio o rivestito di cuoio, con i lati piuttosto dritti (forma quasi cilindrica).
Tacco italiano - Tacco alto, chiuso e fortemente arrotondato su tutti i lati.
Tacco spagnolo - Tacco alto, stretto e con fronte curvato come il tipo "Louis".
Tacco a stiletto - Un tacco con il sopratacco molto piccolo.
Tacco tipo "Louis" - Modello di tacco il cui fronte viene coperto da un prolungamento della suola verso il basso.
Tacco a zeppa - Tacco la cui parte anteriore è raccordata in modo continuo, o quasi continuo, alla suola.
► TACTEL ® 
marchio della Invista, azienda USA.
Fibra sintetica su base di poliammidi. Per le sue caratteristiche di resistenza e di elasticità, e che è estremamente fine e asciuga velocemente, è usato per capi sportivi, calzetteria e abbigliamento intimo.
Dal persiano tãftã, che significa torto, intrecciato, tessuto. Tessuto in armatura tela con una elevata riduzione (il cui rapporto minimo è di due fili e due trame), a struttura molto serrata, quasi rigida, dal caratteristico rumore frusciante. 1. In origine il termine indicava il tessuto realizzato in seta leggera. 2. Attualmente indica anche un tessuto più comunemente in fibre artificiali o sintetiche, usato per abbigliamento femminile. La stessa armatura è denominata tela se i filati impiegati sono in fibre naturali. Impieghi: Abbigliamento femminile, in particolare per abiti da sera, gonne, ecc.

Francese: Taffetas - Inglese: Taffeta - Tedesco: Taft - Spagnolo: Tafetán

Esistono vari tipi di taffetà:

Taffetà a quadretti - Taffetà ordito con catene a fasce più o meno grandi bicolori e tessuto con due trame bicolori alternate della stessa dimensione delle fasce d'ordito. La quadrettatura alterna quadrati in un colore, quadrati nel secondo colore e quadrati pari alla somma dei due precedenti cangianti, dovuti alla combinazione del colore uno di catena col colore due di trama e viceversa.
Taffetà cangiante - Taffetà, una volta quasi esclusivamente di seta oggi anche di fibre artificiali quali viscosa, acetato, bemberg, con la catena in un colore e la trama in un altro, così che si ottiene l'effetto cangiante.
Taffetà doppia faccia - Taffetà con due diritti. Ne esistono di due tipi: il primo ha due catene e una trama e il diritto e rovescio presentano due taffetà diversi, ambedue con effetto cangiante; il secondo ha due catene e due trame e il diritto e il rovescio presentano due taffetà diversi con due tinte differenti.
Taffetà per fodere - Taffetà una volta solo di seta, oggi anche di bemberg o viscosa o misto, usato per fodere di abiti maschili e femminili.
Taffetà rigato - Taffetà con rigature di colore ottenute con fili di ordito. Ha largo impiego nell'arredamento. Famosi i taffetà rigati francesi di seta pura, alcuni dei quali costituiscono ormai dei classici.

► TAGELMUST  
È il copricapo tradizionale del popolo tuareg, formato da una fascia di cotone, in origine solo di color indaco, molto lunga, avvolta attorno al capo e lasciata ricadere sul viso, e che lascia scoperti solo gli occhi.

► TAGLIA  
Nella moda, è un termine convenzionale, usato per indicare la misura, la proporzione e la statura delle persone a cui poi si riferiscono i capi d'abbigliamento. In Occidente gli indumenti sono prodotti secondo taglie standard destinate ai vari tipi di corporatura e quindi tagliati e cuciti in modo da adattarsi il più possibile alle forme del corpo.

► TAGLIA ASOLE 
Attrezzo usato in sartoria per eseguire il taglietto che separa i due bordi delle asole eseguite a macchina.

► TAGLIA CAMPIONE
Taglia in cui è realizzato il primo capo, che viene poi sviluppato in taglie più grandi e più piccole. La taglia del capo campione  varia da mercato a mercato: in Italia si usa spesso la 42.

► TAGLIACUCI (TAGLIA-CUCI)  
Da tagliare + cucire. 1. Macchina per cucire in grado di tagliare una parte del tessuto e cucire contemporaneamente gli orli, con due caratteristiche essenziali: è molto elastica, quindi adatta per la maglia; è realizzata con più fili in modo che una parte di essi copra i lembi del tessuto, proteggendoli dal disfacimento (sopraggitto). Immediatamente prima del punto di cucitura operano dei coltelli che rifilano il tessuto ad una distanza fissa dalla linea di cucitura, in modo da formare una cucitura di larghezza uniforme, definita come “larghezza della costa”. È un tipo di cucitura basilare nella maglieria tagliata e cucita. 2. Per estensione, il termine è impiegato per designare quegli articoli tagliati e confezionati con stoffe realizzate in continuo o in pannelli.

► TAGLIERINA 
Macchina usata dalle industrie di confezione in serie, per l'operazione del taglio. Può essere verticale, rotativa o a nastro. 

Francese
: Découpeuse - I
nglese: Chopper - Tedesco: Abhackvorrìchtung | Hachmesser - Spagnolo: Trituradora | Cortadora

► TAGLIO LASER 
Il laser, fascio di luce monocromatica concentrata, è impiegato per tagliare i tessuti prima della confezione. Il laser, permette di avere un taglio molto preciso e veloce, sotto il controllo di un calcolatore elettronico, che lo guida in modo da tagliare il tessuto nella forma richiesta per la confezione.

► TAGLIO SBIECO  
Tecnica che fu introdotta negli anni Venti del XX secolo da Madeleine Vionnet. La stoffa viene tagliata di sbieco, in diagonale, rispetto alla direzione del filo di trama. 

► TAGLIO-TIPO
Stoffa di riferimento per la produzione.

► TAILLEUR  
Voce francese; il nome nasce quando la linea diventa sempre più maschile, tanto che doveva essere confezionato dal sarto per uomo, appunto "tailleur" in contrapposizione a quello femminile, definito "couturier"; dal latino volgare taliāre. Completo da donna composto da gonna e giacca o da pantaloni e giacca di taglio maschile, confezionati nello stesso tessuto. Ai giorni nostri è un modo di vestire attualissimo e con tutte le variazioni di foggia subite nel tempo si sono aggiunti, al posto della gonna, i pantaloni che rappresentano ancora di più la tendenza verso la moda unisex lanciata con prepotenza negli anni sessanta. L'abbigliamento era completato da altri accessori in tono "rubati" al guardaroba maschile: camicia, gilè, cravatta e la paglietta.

TALLÈT (TALLÌT)
Termine ebraico, dove tall
ìt sta per «mantello». Manto, rettangolare solitamente di lana o di seta o di cotone o lino, bianco, tessuto in diagonale con righe nere o viola per ricordare il filo azzurro tekhlet (che in ebraico sta per «azzurro»), a cui sono apposte frange, indossato dal rabbino e dagli ebrei maschi durante vari riti religiosi (preghiera mattutina, per varie cerimonie religiose, e solo una volta all'anno durante la preghiera della serain occasione dello Yom Kippùr).

► TALLONE 
Parte rinforzata a forma quadrata o a punta tronco-conica, applicata in corrispondenza del calcagno (tallone) a calze, calzini, ecc.

► TAMBURELLO
Diminutivo di tamburo. 1. Copricapo femminile costituita da una cupola rigida a forma di tamburo, senza tesa. 2. Nell'industria tessile, apparecchio usato per la misurazione dei stoppini. 

► TALMA
Dal nome del drammaturgo francese François Joseph Talma (1763-1826); voce appartenente al linguaggio internazionale dell'abbigliamento. Cappotto femminile lungo fino ai fianchi, con maniche lunghe che si allargano dal giromanica verso il polso, e con un taschino esterno sul lato destro del davanti.  

► TANGA  
Termine portoghese; da una voce tupi. 
1. Costume da bagno femminile di dimensioni molto ridotte costituito da solo mutandine formate da due triangoli che si appoggiano sui fianchi. Versione ridottissima del bikini. 2. Mutandine dalle dimensioni molto ridotte, che fa parte dell'abbigliamento intimo. Il tanga classico (di origine brasiliana) è un modello unisex molto essenziale costituito dal solo slip che sul lato ha solo una banda in tessuto elastica. Come nello slip, il tanga è ben disegnato sul posteriore, che viene completamente coperto, rivelando nel suo taglio anatomico le anche fin quasi al punto vita. Permette una grande libertà di movimento grazie alla totale assenza di stoffa sui fianchi.

Una versione più ridotta è lo string tanga che si differenzia dal tanga classico per il sottile cordoncino di stoffa sul retro.

► TANGA-JEANS
Pantalone a vita ultra-bassa che per stare su è tenuto dalle stringhe del tanga (per fare in modo che i jeans stiano bassi senza cadere) che sono attaccate alla cinta dei jeans e che si legano intorno alla vita.

► TANKINI 
Termine inglese; da "tank", canottiera e "kini" da bikini. È un costume da bagno composto da una canotta che sfiora l'ombelico e mutandina a calzoncino.

► TANK SUIT 
Costume da bagno femminile intero con bretelle simili a quelle della canottiera.

► TARLATANA  
Dal francese tarlataneTessuto di cotone molto leggero, a trama larga e incrociata, che si differenzia dal velo e dalla mussola per la forte apprettatura a cui è sottoposto. È in colori vivaci (rossi, gialli, verdi). L'uso della tarlatana è alquanto limitato. La sua più nobile utilizzazione, in passato, è stata quella che ne hanno fatto le ballerine di scuola classica, le quali usavano appunto, specie per il costume da studio, il gonnellino di tarlatana. Per i suoi effetti di trasparenza e di vaporosità, la tarlatana ha goduto gli onori dell'arte pittorica, ed in seguito, quelli del cinematografo.  

► TARTAN
Voce inglese, (che in realtà si chiamava in gaelico breacan), dal francese tiretaine, che significa "ruvido e lanoso"; appartenente al linguaggio internazionale dell'abbigliamento. Può essere  una riduzione sia di tartan pattern (un disegno) sia di tartan plaid (una stoffa). 1. Caratteristico disegno a riquadri spezzato da righe di vario colore, e quindi tessuto, generalmente realizzato in armatura diagonale, nel quale il modulo decorativo, chiamato "quadro" è creato ripetendo la stessa sequenza di strisce e linee colorate nel senso dell'ordito e della trama. Se ne conoscono decine di varianti. All'origine era fatto esclusivamente con filati di lana cardati, poi anche pettinati, ed in seguito fatto anche con filati di seta, di cotone e fibre artificiali. L'armatura originale è stata il batavia, seguita poi dal taffetà ed ora è più comunemente in saglia. Il peso varia moltissimo a seconda dell'uso: da 250 a 550 g/mq nella confezione maschile e un poco meno nella femminile, da 100 a 150 g/mq nella cravatteria fino a 500-700 nell'arredamento. Il tartan classico di lana cardata si presenta leggermente elastico e ha buone capacità isolanti. È però soggetto a perdere peluria e a infeltrirsi. È usato nell'abbigliamento maschile per confezionare kilt (gonnelline da uomo) ed altri capi d'abbigliamento quali giacche, pantaloni e camicie, fino alla moda femminile. Il suo uso è esteso alla cravatteria, ai fazzoletti, alle stoffe di arredamento, alle coperte, alla sciarperia. 2. Genericamente il tartan, nelle sue molteplici interpretazioni, viene definito scozzese. 

► TASCA  
Dall'alto tedesco antico taskaParte di alcuni capi d'abbigliamento destinata a contenitore per piccoli oggetti costituita da un pezzo di stoffa cucito a sacchetto, solitamente all'interno di apposite aperture, secondo le diverse fogge dettate dalla moda e dallo stile d'insieme del capo. Può essere applicata, tagliata, a soffietto, con alette, ecc. La tasca può variare di dimensione e profondità a seconda del capo su cui essa è applicata. Tradizionalmente i pantaloni sono dotati di quattro tasche, due davanti e due più profonde dietro. Con il diffondersi dei pantaloni baggy il numero delle tasche è aumentato, ed il loro posizionamento è cambiato. Le camicie ed alcune T-Shirt (principalmente le polo) sono dotate di due taschini sul petto. I cappotti e le giacche sono forniti, generalmente, di due tasche laterali ricavate sul davanti.

Francese: Poche - Inglese: Pocket - Tedesco: Tasche - Spagnolo: Bolsillo

Tasca a filetto - Si tratta della tasca interna, tagliata in modo da presentare all'esterno una o due sottili strisce di stoffa contrapposte e complanari. Viene realizzata per lo più nell'abbigliamento classico dei pantaloni.
 Tasca a soffietto - Tasca applicata all'esterno degli indumenti di tipo sportivo; ne esistono due tipi fondamentali: a soffietto centrale, costituita da un rettangolo di tessuto con uno o più sfondi piega o con cannoncini esterni, solitamente con pateletta con punte arrotondate; a soffietto tutt'intorno, di solito di forma trapezoidale, con tutt'intorno una piega ricavata dal taglio della tasca, oppure ottenuta da una striscia di tessuto rimesso che permette alla tasca una notevole capacità di contenimento.  Le tasche applicate a metà gambe dei pantaloni sono chiamate cargo.
 Tasca a toppa (Tasca applicata) - Tasca esterna consistente in un rettangolo di tessuto dai due angoli in basso arrotondati, applicata con cucitura; può essere con aletta o meno. 
 Tasca alla francese - Tipo di tasca per pantaloni, tagliata sul fianco in linea obliqua, all'interno rifinita in fodera, dalla forma e apertura che variano secondo il modello del capo.
 Tasca con aletta (o con pattina o con patella o con battente) - Tasca dalla chiusura ricoperta da una pattina di solito dagli angoli arrotondati. 

Fino al XVII secolo (epoca barocca) non esistevano tasche simili alle nostre. Nell'antichità si usavano le pieghe dell'abito per riporvi piccoli oggetti d'uso. Nel medioevo si usavano scarselle e borsellini in pelle o stoffa. La tasca, come è intesa oggi, si affermo solo nell'abito maschile detto justacorps dopo il 1670.        

► TASCAPANE 
Borsa in tela, portata a tracolla, usata dai soldati.

► TASCHINO  
Diminutivo di tasca. 1. Tasca di piccole dimensioni, generalmente posta sulla parte alta della giacca, della camicia, del gilè da uomo.

Francese: Pochette - Inglese: Small pocket - Tedesco: Kleine Tasche - Spagnolo: Perquẽno bolsillo 

2.
Anche piccola suddivisione interna di borse, portafogli e simili.    

► TASMANIA 
Dal nome geografico Tasmania, dall'isola omonima a sud dell'Australia; voce appartenente al linguaggio internazionale dell'abbigliamento. Tessuto in lana pregiata (ricavata dalle pecore Merino della Tasmania) finissimo e ingualcibile, utilizzato soprattutto per confezionare capi maschili. Caratteristico il suo colore grigio ferro.

► TASSEL LOAFER
Mocassino in cui un laccio passa intorno alla scarpa per mezzo di occhielli o di una coulisse e viene legato sul davanti con un nodo. Le estremità della stringa sono rifinite con nappe. 

► TASSO DI RIPRESA (RIPRESA ALL'UMIDITÀ)
È una proprietà legata all'igroscopicità: è la percentuale media, ufficialmente ammessa, di acqua assorbita. Si misura cioè la quantità in gr. di acqua assorbita a 20°C da 100 gr. di fibra, precedentemente essiccata, esposta per 1 ora a 1Atm. con una umidità relativa pari al 65%. Il tasso di ripresa varia da fibra a fibra, da un massimo per la lana del 16% ad un minimo, per il poliestere, pari allo 0,2%. Collegato al tasso di ripresa è il Peso mercantile, cioè il peso della merce secca più il tasso di ripresa. In base a questo peso avvengono le contrattazioni.

Se una partita di 100 Kg. di canapa, dall'analisi, risulta avere il 18% di umidità, peserà allo stato secco 82 Kg. Essendo per la canapa il tasso di ripresa uguale al 12% ca., il suo peso mercantile sarà il peso del secco più il 12% di 82 cioè 14,6. Si otterrà: 82 + 14,6 = 96,6Kg.

► TATTERSALLCHECK  
Il nome deriva da Richard Tattersall, un allevatore di cavalli che usava per i suoi animali coperte con questo disegno. Tessuto per camicie sportive con motivo a righe incrociate blu, verdi, bordeaux o nere su fondo bianco o beige.        

► TECH-TOUCH  
Neologismo; ovvero "tocco tecnico". Nel linguaggio convenzionale della moda indica una mano "tecnica" del tessuto. È un termine ricorrente in questi ultimi anni, da quando la necessità di raggiungere un giusto equilibrio fra praticità, funzionalità e immagine al passo con i tempi, hanno fatto si affermasse una moda "tecnica", di ispirazione sportiva e adatta alla vita di tutti i giorni.

► TECNOFIBRA 
Fibra di sostanze organiche o inorganiche, prodotta dall'uomo mediante procedimenti tecnici o chimico-tecnologici.

► TELA (abbigliamento)
Capo di prova, di solito fatto prima in calicò (cotone liscio) e poi nel materiale effettivamente previsto per la confezione, al fine di testare la vestibilità e la validità della costruzione.

► TELA (armatura)
Dal latino tela, risalente a un più antico termine texla, dal verbo texere, "tessere".È l'armatura più semplice e piccola che esista, di massimo intreccio dei fili d'ordito e trama, che si può impiegare nella fabbricazione di tessuti di qualsiasi fibra. Il suo rapporto è composto da due soli fili e da due sole trame, e da scoccamento uno, il che permette il massimo numero possibile di inserzioni (riduzioni) e di fili. Poiché ogni filo di ordito si intreccia con ogni filo di trama (a croce), le briglie risultano minime, il tessuto serrato e resistente più di ogni altro. Il diritto risulta uguale al rovescio, la superficie un po' opaca. Le tele possono essere piene e compatte, ma anche aperte e rade, a seconda del risultato che si vuole ottenere. Teoricamente occorrono soltanto due licci, ma in pratica se ne impiegano normalmente quattro, talvolta sei od otto, per alleggerire lo sforzo dei licci in alzata quando sono alte le riduzioni. Per la tela propriamente detta le riduzioni variano fra i 18 e i 40 fili al cm, i titoli del filato da 14 a 30 circa.

L'aspetto di un tessuto tela può essere molto diverso:
  • variando le riduzioni e i titoli: la batista, il canovaccio, il madapolam, il popeline, il taffettà, ecc.;
  • combinando i colori dei filati: la grisetta, il fil-à-fil, lo zeffiro, ecc.;
  • variando anche la natura dei filati: la siciliana, il tweed, ecc.;
  • variando la reciproca grossezza dei filati: la faille, il moiré, ecc.;
  • variando la tensione e la torsione dei fili si hanno i crepes;
  • modificando il tipo di intreccio: i gros, l'orleans, il panama, i reps, ecc.;
  • a seconda del finissaggio: il loden, l'alcantara, la tarlatana, ecc.
Francese: Toile - Inglese: Cloth - Tedesco: Turch - Spagnolo: Tela

► 
TELA AIDA
È il tessuto che si usa come supporto (base) principale per il ricamo contato, tecnica sulla quale si basa il punto croce o del mezzo punto. Si compone di un'armatura derivata dalla tela che intreccia, secondo una variante dello schema "nattè", 4 fili d'ordito e 4 fili di trama, raggruppati tra loro in modo da riprodurre un piccolo motivo (non si può definire un operato) per generare una griglia con squadrettatura per il ricamo. I fili accostati in modo regolare lasciano degli interstizi ben visibili che fungono da traccia di riferimento  per infilare l'ago nell'esecuzione del punto.

Nei grossi ricami in lana la base viene totalmente ricoperta dal filo voluminoso e soffice, per formare  figure variegate e composizioni che imitano lo stile degli arazzi tessuti. È  proprio per questo che la tela aida viene definita anche "tessuto di Arras", località situata nel dipartimento del Passo di Calais (Francia), famosa per la lavorazione della lana e di tessuti figurati, noti originariamente come "panno di razzo".  

► TELAÌNO
Leggera e piccola struttura di liste di legno o di materiale sintetico usato per avvolgervi la pezza finita in metà altezza. I tessuti così predisposti sono destinati alla vendita al dettaglio.

► TEMPERATURA
Definisce il livello termico di un corpo e può essere misurata con diverse unità di misura. Una delle più comuni è la scala Centigrada, dove l'unità (1°C) è la centesima parte dell'intervallo tra la temperatura  del ghiaccio fondente e quella dell'acqua bollente, a pressione atmosferica. 

► TEMPIALE
Dal latino templa, asse. È un attrezzo (organo), fissato lateralmente in un telaio tessile, che ha la funzione di evitare il restringimento del tessuto in seguito all'accorciarsi delle trame a mano a mano che si intrecciano i fili dell'ordito.  In questo modo il tessuto sta allargato e la spola tesa. Normalmente, dopo un cambiamento del passo e la successiva battuta, la trama si ondula, il che provoca la contrazione del tessuto; ma se ciò avviene troppo vicino alla linea di tessimento, i fili posti ai lati del tessuto saranno spinti verso l'interno e causeranno una pressione laterale sui denti del pettine, che può danneggiarli o determinare la rottura dei fili. Il tempiale può essere montato su un'asta caricata a molle che corre nel senso dell'altezza del telaio, sull'intelaiatura della macchina o su una sbarra fissa posta nel senso dell'altezza. Nel secondo e nel terzo caso, ogni singola unità del tempiale è caricata a molla, per evitare il danneggiamento del pettine, della navetta e del tempiale stesso, nel caso che la navetta resti intrappolata nel passo e in prossimità del tempiale. Critica è la posizione del tempiale, se dev'essere raggiunto il massimo della tenuta potenziale del tessuto. La parte inferiore del tempiale deve accostare l'estremità del piano della cassa battente di una distanza massima di due millimetri (con il telaio a 90° o a 270°), e lo scarto tra il pettine e il tempiale, con la cassa battente nella sua posizione più avanzata (0°), dev'essere simile. La posizione laterale del tempiale è governata dal fatto che l'estremità della cimosa dev'essere sull'ultimo punto di tenuta del tempiale e sovrapporsi leggermente. L'entità del restringimento della trama e il tipo di materiale usato nel tessuto determinano il tempiale da usare e se sia anche necessario averne un secondo a circa 50 cm di distanza da quello più avanzato, sebbene quest'ultima soluzione sia di solito necessaria nei telai molto alti e con tessuti aventi un elevato valore di restringimento.

Francese
: Templet -
Inglese: Temple; Templet - Tedesco: Breithalter - Spagnolo: Templén

► TENDENZA
Orientamento, corrente della moda.

► TENDIFILO
Parte della macchina rettilinea (maglia), collocata nella parte alta, utilizzata per mantenere correttamente teso il filo

► TENDIGONNA  
Composto da tendere + gonna. Strumento (gruccia) di plastica o altri materiali usato in confezione per appendere le gonne, regolabile in larghezza, con molla estensibile. Tedesco: Rockspanner

► TENDIPANTALONI  
Composto da tendere + pantaloni. Strumento (gruccia) di plastica o altri materiali usato in confezione per appendere i calzoni, regolabile in larghezza, con molla estensibile. 

► TENDISCARPE
Composto da tendere + scarpa. Strumento di legno o di plastica, a molla o a vite, indispensabile per tenere in forma le scarpe. Va inserito quando la scarpa è ancora umida, appena tolta dal piede, per permettere una asciugatura del cuoio senza che si deformi la calzatura. Quello di plastica, molto leggero, è comodissimo quando si viaggia; normalmente, invece, dovrebbe essere usato quello in legno (meglio se non lucidato), in quanto contribuisce ad assorbire l'umidità presente nel cuoio. In italiano si chiama anche forma.    

► TEENAGER (TEEN-AGERS)  
Voce inglese; la cui cifra termina con teen”. Si tratta quindi di una categoria omogenea che va dai 13 (thirteen) ai 19 anni (nineteen) + age”, etàGiovane, di ambo i sessi,  di età compresa tra i 13 e i 19 anni; adolescente. 

► TENSIOMETRO  
Da tensione + metro. Strumento di tipo meccanico o elettronico per misurare la tensione a cui viene sottoposto un filato nel corso dell'incannatura. Tali valori si ricavano, noto il modulo di elasticità del materiale in esame, dalla misura delle deformazioni indotte dalla sollecitazione applicata. 

► TENSIONE
In maglieria la tensione corrisponde alla lunghezza delle maglie, che può essere impostata sulla macchina in base alla dimensione del punto che si vuole ottenere, più è alto il numero di riferimento più il punto risulterà allungato ma stretto. La regolazione della tensione agisce sulla densità di un lavoro.  Il grado di tensione da scegliere, nella realizzazione di un capo, è legato al tipo di indumento che si vuole realizzare e alla grossezza del filo. Attualmente questa nozione è caratterizzata dalla lunghezza del filo assorbita, LFA.

► TERMOADESIVO
Rinforzo tessile (interfodera), in fibre chimiche (una volta in cotone) che presenta da un lato una resina termoplastica distribuita uniformemente e che fondendo per effetto del giusto calore (temperatura+tempo) e con appropriata pressione data, preferibilmente, con una pressa o ferro da stiro, viene applicata sui tessuti o pelli per rinforzarli o conferirgli corpo.    

► TERMOFISSAGGIO (TERMOFISSAZIONE)
Trattamento termico, seguito da un rapido raffreddamento (che rientra fra le operazioni di finissaggio e nobilitazione), effettuato su tessuti fatti con alcune fibre chimiche ed elasticizzate per migliorarne la stabilità dimensionale e ingualcibilità, e nel contempo la mano, la resistenza all'usura e al pilling. 

Francese
: Thermofixation - Inglese: Thermosetting - Tedesco: Thermofixierung

► TESA  
Derivato di tendere, participio passato teso. La parte sporgente del cappello, che circonda la base della cupola. Può avere varie fogge, essere intera o parziale, rigida o morbida. Viene chiamata anche ala o, meno comunemente, falda. Analogamente la tesa di un berretto, limitata alla parte anteriore, è detta anche visiera.  

► TESSUTO  
Dal latino texere da cui in italiano il participio passato del verbo tessere. Il nome è generico e viene usato sia singolarmente che abbinato ad altre denominazioni di completamento. Prodotto costituito da un insieme di fili (ricavati in genere da fibre tessili, ma anche da fibre metalliche, di carbonio e di vetro) intrecciati tra loro medianti operazioni di tessitura. I tessuti fabbricati per intreccio vengono denominati tessuti lisci, quando i fili d'ordito e quelli di trama si intrecciano secondo motivi geometrici definiti, in base alle cosiddette armature fondamentali (tela, saglia, raso) e derivate (reps, spigati, levantine, diagonali, panama, rasati) oppure tessuti operati, quando presentano disegni complessi e di grandi dimensioni, realizzabili solo su telai speciali, munito di un dispositivo detto jacquard. Rientrano nella definizione di tessuti anche i materiali tessili ottenuti per adesione e pressatura (in ambiente caldo e umido) delle fibre e denominati feltri.

Francese: Tissu | Étoffe - Inglese: Cloth | Stuff | Fabric | Woven  - Tedesco: Gewebe | Zeug Stoff - Spagnolo: Tejido

► TESSSUTI A PELO 
Tessuti in cui le fibre formano degli "anellini", che si possono lasciare intatti o cimare, formando texture particolari, come nel velluto, nella spugna e nelle pellicce sintetiche, ecc.

► TESTA-CODA (TESTACODA)
1. Se riferito ad un controllo ha lo scopo di rilevare eventuali differenze colore e di aspetto fra l'inizio e la fine di una pezza. 2. In garzatura e cimatura si dice quando la pezza deve essere introdotta nella macchina dall'inizio (testa) e successivamente dalla fine (coda); ciò per ottenere un particolare risultato sul tessuto. 

► TESSTATA (TESTANE)
La parte iniziale della pezza finita che, al momento della spedizione, viene tolta.  

► TESTURIZZATO 
Filati artificiali o sintetici a bava continua cui sono state conferite tramite processi vari, arricciature e ondulazioni simili a quelle delle fibre naturali, al fine di aumentarne il volume apparente. Le conseguenze di questi trattamenti modificano le proprietà dei fili, quale maggiore capacità assorbente, maggior comfort d'indossamento, maggior resistenza al pilling, maggior morbidezza di mano ed elasticità, migliore regolarità. Un inconveniente di questo tipo di fili è l'evidenziarsi di difetti di barratura sui tessuti finiti; questi difetti sono dovuti alle molte variabili di lavorazione, presenti nei vari metodi di testurizzazione. I fili testurizzati trovano vasta applicazione nell'abbigliamento femminile (calzetteria, camiceria, corsetteria costumi da bagno, ecc.), nell'abbigliamento maschile (freschi, abiti sportivi) e negli art. tecnici (interfodere, ecc.).

Francese: Texturé - Inglese: Texturised - Tedesco: Texturiert - Spagnolo: Texturizado

TESTURIZZAZIONE  
Da testura. Procedimento termo-meccanico su fili continui di nylon o di poliestere (arricciando le fibre) allo scopo di renderle elastiche e voluminose in modo che i tessuti con esse prodotti acquistino caratteristiche di coibenza, morbidezza, resilienza, minore tendenza a formare peli, ecc. I fili testurizzati trovano largo impiego nell'abbigliamento e nell'arredamento.

► TEXTURE  
Voce inglese; propriamente "trama". Nel campo tessile indica particolari strutture, quali il velluto, la spugna, le pellicce sintetiche, ecc. Quando è preceduto dall'aggettivo fine texture ha il significato di tessuto leggero, mentre con l'aggettivo light texture ha come significato trama leggera.

► 
TIARA
Dal latino tiara e tiaras. Parola d'origine persiana. Oggi è un copricapo che serve a trattenere il velo della sposa. Ce ne sono di tutte le fogge e tipi: tiara degradante, tiara bassa, tiara piatta. È in sostanza una coroncina che non fa il giro completo (a differenza della corona), che può essere semplice o ricca. 

Alto copricapo a cupola, con croce posta all'apice, formata da tre corone sovrapposte, simbolo delle tre chiese: militante, purgante e trionfante. Posteriormente pendono due caudae o fanoni. Portata dal Papa (Chiesa cattolica romana) in alcune cerimonie.

► TIGHT [tait]  
Riduzione dell'inglese tight coat, "vestito attilato". Abito maschile da cerimonia costituito da giacca monopetto, che va sempre abbottonata, nera o grigio scuro, , con la parte posteriore a code arrotondate che sfiorano posteriormente il polpaccio e falde davanti sfuggenti all'indietro. I pantaloni sono in tessuto grigio gessato o spinato, a pince o piega davanti, senza risvolti, sostenuti da bretelle coperte da un gilè grigio perla o bianco. Gli anglosassoni lo definiscono anche morning coat, "abito da giorno", in quanto in effetti lo si indossa esclusivamente di giorno (per le occasioni serali è da preferire il frac). Una cerimonia di nozze costituisce la più frequente occasione per indossare il tight. L'abbigliamento è completato da camicia bianca con colletto ad alette (normale se con cravatta grigia) e polsini doppi trattenuti da gemelli, cravatta di tipo plastron (una buona alternativa è la cravatta grigia), cappello a cilindro grigio o nero, scarpe nere Oxford lisce, calze lunghe in seta o cotone leggere nere o antracite.

Mezzo tight è un completo da cerimonia di più recente istituzione e meno impegnativo: prevede una normale giacca monopetto nera su pantaloni grigi gessati o spinati. 

► TINGIBILITÀ 
Da tingibile. Capacità di un materiale tessile di assorbire coloranti. La tingibilità può venire influenzata da diversi fattori, come per esempio dall'intensità dello stiro del filo nonché dalla non uniforme azione di sbiancanti, acidi e simili. Una tingibilità non uniforme può portare a rigature più chiare e più scure sul prodotto finito.

► TINTA  
Da tinto, participio passato di tingere; dal latino tincta(m)1. Nome generico che definisce il colore. 2. La sostanza colorante chimica o naturale con cui si tinge, si colora qualcosa.

Francese: Teinte - Inglese: shade | Hue - Tedesco: Farbtonn | Farbnuance - Spagnolo: Tonalidad

► TINTA UNITA
1. Dicesi di un filato, tessuto, indumento tutto di un colore. Sinonimo in italiano: monocolore.

Francese: Uni - Inglese: Plain - Tedesco: Einfarbig | Uni - Spagnolo: De color unido 

2.
Nel settore industriale viene utilizzato per tutti i tessuti realizzati senza selezione jacquard.
Procedimento di tintura eseguito direttamente sul capo finito o sui teli prima della confezione. Tale processo si differenzia quindi dal metodo convenzionale, che implica la produzione di indumenti con tessuti già sottoposti a tintura. Offre il grande vantaggio di rinviare la scelta del colore al termine del ciclo produttivo; tutta la lavorazione viene eseguita in tessuto bianco o in greggio, su grandi lotti, con elevate economie di scala. La colorazione viene eseguita all'ultimo momento, eventualmente anche in relazione a specifiche richieste della clientela. L'aspetto del capo ne risulta, dopo il trattamento della tintura, con una patina vintage e un aspetto vissuto, essendo il colore polveroso e affatto lucido, e presentano una mano molto morbida.  Per accentuare tali caratteristiche, non di rado si procede sui capi con una speciale tintura, definita "tinura-old", oppure con un lavaggio stone-wahed o enzimatico.

Francese
: Vêtement teint - Inglese: Garment dyed - Tedesco: Fertigware eingefärbt - Spagnolo: Teñido en acabado


► TINTO IN FILO 
Tessuto formato dal filato tinto prima di essere sottoposto a tessitura. La tintura può essere eseguita sul filo, soprattutto quando si devono produrre tessuti rigati o jacquard. La tintura in filo per tessuti a tinta unita viene limitata al caso di piccoli lotti, oppure quando si vuole evitare il rischio di barrature. La tintura in filo si presta all'ottenimento di piccole quantità, ma è necessario controllare accuratamente la preparazione delle confezioni (rocche e matasse) e le condizioni di tintura per non avere disomogeneità di colorazione che saranno visibili solo durante la tessitura. La tintura in rocche comporta minori costi di quella su matasse ma deve essere più strettamente controllata se si vogliono evitare irregolarità.

► TINTURA IN FIOCCO 
Tipo di tintura eseguita dopo la lavatura o il candeggio delle fibre corte.

► TINTURA IN NASTRO PETTINATO (TOPS)
Tipo di tintura, nella filatura laniera, eseguita sui nastri di fibre ottenute dopo la pettinatura (tops). Questo tipo di tintura consente di ottenere lotti di filato di grandi dimensioni con una colorazione uniforme, perché il lotto è composto da più bagni di tintura che, in ragione delle numerose mescolature, vengono resi omogenei. Ha lo svantaggio di anticipare nel ciclo produttivo la programmazione della tintura.

► TINTURA IN PEZZA 
Tintura eseguita dopo la tessitura, di solito per immersione in un bagno di colore. La tintura in pezza, essendo vicina alla fase finale del ciclo tessitura-confezione, pone meno problemi organizzativi rispetto alla tintura in filo e soprattutto a quella in tops. Peraltro è economicamente conveniente soltanto per lotti di una certa dimensione. Dal punto di vista tecnico ritarda l'evidenziarsi di eventuali difetti di struttura nel tessuto che possono causare disunitezza di colorazione. La tintura in pezza provoca stiramenti del tessuto nel senso della lunghezza che, se non sono corretti con una adeguata finitura, influiscono negativamente sulla stabilità dimensionale.

► TIRAGGIO (pettine pesi)
Dispositivo atto a evitare la risalita del telino durante la lavorazione. Può essere composto da un traino o da un pettine a cui sono agganciati dei pesi.  

► TIRELLA 
Campione generalmente in tessuto (non dovrebbe mai essere in carta), con coloritura a bandiera o a scalare. Più specificatamente prova di stampa sul giusto tessuto, giusta tecnica, giusti coloranti di un disegno, usando i reali impianti.

Francese: Coupon | Échantillon (Étoffe) - Inglese: Swatch - Tedesco: Stoffmuster - Spagnolo: Muestra de tejido | Recorte

► TITOLO (misura del)  
Dal latino titŭlusNumero che rappresenta il rapporto fra la lunghezza ed il peso di un filato. Esprime la grossezza o il diametro di un filato. Si opera preparando un fascetto di fibre parallele, tagliandole di lunghezza uguale e pesandole con una bilancia avente una precisione allo 0,01 milligrammi. La lunghezza totale delle fibre si ottiene moltiplicando la lunghezza singola per il numero delle fibre componenti il fascetto.

Sono in uso i seguenti sistemi di titolazione:

SISTEMI DIRETTI (rapporto peso/lunghezza)
Sono usati essenzialmente per fibre e fili continui, data la difficoltà di definire la grossezza per la variabilità della sezione.

Titolo tex: indica il peso in grammi di 1.000 m di filo (per esempio: tex 15 = 1.000 m di filo pesano 15 grammi)
Titolo decitex: indica il peso in grammi di 10.000 m di filo (per esempio: dtex 78 = 10.000 m di filo pesano 78  grammi)
Titolo denari: indica il peso in grammi di 9.000 m di filo (per esempio: den. 200 = 9.000 m di filo pesano 200 grammi. È evidente che se si ha il titolo in den. si ricava quello in dtex (Dtex = 10.000 den. diviso 9.000 = 1,11 den.)

SISTEMI INDIRETTI (rapporto lunghezza su peso)
Vengono usati per i filati. Esprimono il numero (cioè la lunghezza per unità di massa) invece che il titolo (massa per unità di lunghezza).

Titolo metrico: Indica quanti mt. di filo si ricavano da 1 grammo. È impiegato per i filati lanieri o di fibre artificiali e sintetiche filate con sistema laniero. (per esempio: Nm 1/40 = da 1 grammo si ricavano 40 m di filo; l'1 davanti sta ad indicare che si tratta di filo unico; se c'è un 2 si tratta di un ritorto a 2 capi).
Titolo chilogrammetrico: indica quanti metri di filo si ricavano da 1 chilogrammo. È impiegato per i filati di lana cardata e per i pettinati grossi. (per esempio: titolo 8.000 = da 1 kg si ricavano 8.000 m di filo).
Titolo inglese cotone: indica quante matasse di 840 yard (1yd = 0,9144 m) sono contenute in 1 libbra (453,6 g) di filato. si ha cioè il nr. di matasse di lunghezza 768 m necessarie per raggiungere il peso di 1 libbra. È impiegato per i filati di cotone, o di fibre artificiali e sintetiche filate con sistema cotoniero. (per esempio: Ne 36/1,  dove il numero dopi indica il numero dei capi, = da 1 libbra si ricavano 36 matasse di 768 m ciascuna di filo a 1 capo).

► TIRAZ 
Industrie tessili islamiche ufficialmente incaricate di produrre tessuti o capi di vestiario per sovrani e uomini di governo.

► TOCCO
Da tòcca, stoffa, incrocio col francese toque. Copricapo 1a. che è rotondo e senza tesa per quello indossato dai magistrati quando indossano la toga e 1b. squadrato e senza tesa per quello indossato dai professori universitari o studenti nel momento del conseguimento del dottorato.

► TOILETTE
Insieme dell'abbigliamento e degli accessori indossato da una donna, di solito elegante e formale. 

► TOLLATURA 
Operazione effettuata con macchine a rulli laminati per conferire maggiore compattezza alla seta.

► TOLLERANZA ALLA CUCITURA 
Porzione di stoffa aggiunta all'esterno del margine per consentire la cucitura.

► TOMAIA  
Dal greco medioevale tomarion che significa "ritaglio di cuoio". Parte superiore della calzatura, inclusi fodera ed accessori, in opposizione alla suola; può essere in vari materiali,  generalmente è di pelle o cuoio, o tessuto o materiali tecnici e può avere diversi ornamenti e colorazioni. Può essere formata da un unico pezzo o più pezzi cuciti tra loro. Una buona tomaia deve essere traspirante, leggera e flessibile. Si attacca all'intersuola tramite cuciture o con della colla. Nelle scarpe classiche da uomo la tomaia viene suddivisa in: punta, mascherina (che copre la parte anteriore del piede), e dai gambetto o quartini, che abbraccino i calcagni e che sono le sedi di occhielli e lacci.

► TOMBOLO  
Dal latino tŭmulus, monticello. 1. Cuscino, usato nel lavoro domestico, sul quale viene fissato il disegno guida del ricamo a fuselli che si esegue; può avere una forma circolare appiattita, cilindrica, o a rullo (secondo la tradizione artigianale dei differenti Paesi), ed è generalmente un sacco ricoperto da stoffa e imbottito di un materiale che gli conferisca una certa consistenza (ad esempio segatura o crine). 2. Il  merletto stesso eseguito con tale strumento.

► TONACA 
Particolare forma di veste con maniche larghe e lunga fino ai piedi indossata dai frati e monache.

► TONALITÀ  
Tono di colore, gradazione di tinta.

TONDINO
È un dischetto di tessuto, dell'area di 1 dmg: serve a calcolare il peso al mtq. Viene prelevato con un taglia campioni circolare. Si fanno 3 tondini nell'altezza del tessuto e si calcola il peso medio. Il tondino non va prelevato a inizio o fine pezza. Il peso è importante perché un tessuto deve essere conforme al peso dichiarato.

► TONO 
Sfumatura di colore, tonalità.

► TONO SU TONO 
Si dice di tessuti, fantasie, filati, ecc. quando vengono accostati a tonalità dello stesso colore, ma con sfumature diverse.

Francese: Ton sur ton - Inglese: Tone-in-tone - Tedesco: Ton-in- Ton - Spagnolo: Tono sobre tono

► TOP  
Termine inglese; propriamente "sopra". 1. 
Capo femminile che copre il busto, lungo fino in vita o poco oltre, con o senza spalline, in materiale morbido, generalmente maglia, usato come completamento per gonne da sera o come sottogiacca nell'abbigliamento estivo. 2. Nella terminologia inglese e internazionale la voce ha un carattere generico e denomina tutti gli indumenti femminili che coprono il busto. 

► TOPLESS  
Termine inglese; propriamente "privo di sommità", composto da top "parte superiore" e -less sufisso con significato privativo. Costume da bagno femminile costituito solo da mutandine, che si è anche trasformato in un trasgressivo pezzo unico con la parte davanti ridotta al minimo, reggiseno e mutandina collegati solo da una sottile striscia centrale, in un sapiente e malizioso incrocio tra costume intero e bikini. È chiamato anche monokini.

► TOP TO YARN  
Termine anglosassone. Indica il breve ciclo di filatura, dal nastro al filato (yarn).

► TOPS  
Termine inglese; usato in Italia al maschile. Semilavorato della filatura pettinata laniera costituito da un nastro di fibre, senza torsione, ottenuto dopo la cardatura. È confezionato in grosse bobine di circa 10-15 kg. Ha rilevanza perché su di esso vengono spesso eseguite operazioni di nobilitazione quali la tintura, i trattamenti per conferire infeltrabilità alla lana, ecc.

► TORCHETTO (per bottoni)
Attrezzo usato in sartoria per coprire i bottoni metallici con tessuto, pelle o altro materiale plastico.

► TORCITOIO  
Da torcere. Macchina utilizzata in torcitura per conferire la necessaria torsione ai fili semplici o binati. È detto anche ritorcitoio.

► TORCITURA
Da torcere. Operazione, compiuta per mezzo del torcitoio del filatoio, con cui si impartiscono ai filati delle torsioni che legano tra loro le fibre, e che permette di ottenere un filo di grossezza costante, compatto e con il caratteristico aspetto cilindrico. Questa lavorazione serve ad unire e torcere un filo continuo a capo unico oppure a un ritorto a due o più capi, generalmente accoppiati in precedenza. Mentre sui ritorti la torcitura ha lo scopo di legare i capi componenti con le eliche di torsione (in taluni casi è un insieme di più fili di per sé troppo sottili per essere tessuti), sui fili continui serve per modificare la mano e dare maggiore coesione ai filamenti. Il numero di giri di torsione che viene dato al filato dipende dalla natura delle fibre, dall'uso a cui è destinato il filato, dalla lunghezza delle fibre e dal titolo. Avrà più resistenza alla trazione il filato con un maggior numero di giri di torsione per il maggiore numero di punti di contatto che hanno le fibre che non scorrono le une sulle altre. La torcitura modifica anche l'aspetto esteriore dei fili e quindi dei tessuti prodotti.

Francese
: retordage -
Inglese: twisting mill - Tedesco: Zwimerei - Spagnolo: retorcedura
.

► TORSELLO  
Probabilmente dal latino torsum, variante di tortum, "cosa ritorta o avvolta, fagotto". 1. Cuscinetto per tenerci appuntati aghi e spilli. 2. Balla di tela o lino arrotolato; anche panno arrotolato, cercine.

► TORSIOMETRO (TORCIMETRO)
Apparecchio misuratore del grado di torsione di un filato, semplice o ritorto. È essenzialmente costituito da due morsetti orizzontali, la cui interdistanza, regolabile, è normalmente di 50 cm o di 20 pollici. Uno dei morsetti è girevole sul proprio asse in senso orario e antiorario; il numero dei giri che compie viene conteggiato su un quadrante. L'altro morsetto è fissato su una leva fulcrata inferiormente e la cui estremità superiore, munita di indice, può spostarsi su un quadrante graduato. Nei due morsetti viene pinzato il tratto di filo di cui si vuole determinare il numero delle torsioni; si fa ruotare il morsetto girevole nel senso contrario a quello delle spire di torsione del filo, fino a che le fibre, o i fili componenti il ritorto, sono resi paralleli, e si registra l'allungamento del filo sul quadrante graduato. La verifica dell'operazione è eseguita facendo ruotare, in senso contrario al primo, il morsetto girevole finché l'indice che ha determinato l'allungamento ritorna al punto di partenza. Il grado di torsione è determinato dal rapporto fra il numero di torsioni e la lunghezza del tratto di filo.

► TORSIONE
Dal latino tardo torsio-onis, derivato dal latino classico torquere, torcere. La massa fibrosa per potersi trasformare in filato deve sorbire la torsione, in quanto senza una torsione il filato non può essere controllato durante la lavorazione: i singoli capi si separerebbero e si sfilaccerebbero fino a rompersi. S'intende la direzione seguita dalle eliche (avvolgimento a spirale dei fili) delle fibre e può essere:
  • destra o normale (indicata con la lettera Z), quando le fibre sono disposte in spire che salgono verso destra;
  • sinistra o contraria (indicata con la lettera S), quando le fibre sono disposte in spire che salgono verso sinistra.
Il grado di torsione maggiore o minore, ossia il numero di giri per unità di lunghezza del filato (metro o pollice) determina (tatto), la maggiore o minore morbidezza (quanto più le fibre sono sottoposte a torsione tanto più il tessuto derivante sarà rigido, non morbido); una forte torsione aumenta, a parità degli altri elementi (lunghezza delle fibre e loro coefficiente d'attrito) la tenacità del filato e si addice ai filati per ordito, mentre una leggera torsione ne mantiene la sofficità e si addice quindi ai filati per trama, La torsione ha grande influenza anche per quanto riguarda la resistenza e l'aspetto del tessuto in quanto determina una differente riflessione della luce (un uso appropriato delle torsioni può dare effetti di disegno, di righe o quadri con filati del medesimo colore, su tessuti a tinta unita e lisci).

Si parla di "falsa torsione" quando la stessa è destinata ad essere annullata nelle successive fasi di lavorazione, impartita agli stoppini perché resistano alla trazioni cui saranno sottoposti nei banchi a fusi e sui filati destinati alla testurizzazione (in questo ultimo caso la falsa torsione viene mantenuta e fissata sotto forma di spirale).

Per rilevare la torsione si utilizza uno strumento denominato torsimetro.

► TORTIGLIA  
Derivato di tortigliare. Filato molto resistente costituito dall'intreccio di più fili già ritorti, che vengono sottoposti ad una torsione in senso contrario a quella che hanno già subito allo scopo di realizzare il loro accoppiamento ottenendo un filato più resistente.

► TOTAL COLOR
Dicesi di abbigliamento e/o accessori tutti della stessa tinta. 

► TOTAL LOOK 
Termine inglese. Se ne parla in riferimento a tutto ciò che viene realizzato da uno stilista (o azienda operante nell'abbigliamento) sia in termini di capi d'abbigliamento sia di accessori. È una espressione molto utilizzata nel penultimo decennio del Novecento.

► TOW  
Termine inglese, propriamente stoppa. Fascio di fibre sintetiche e artificiali che viene estruso dalle apposite filiere e sul quale si deve effettuare l'operazione di taglio per essere trasformato in fiocco. Il tow comprende in genere da 1.000 a 4.000 filamenti.

► TOW TO TOP  
Termine anglosassone. Procedimento tendente a trasformare direttamente il cavo di filamenti continui di fibre artificiali e sintetiche provenienti dalla filiera (tow) in nastro di fibre discontinue e casualmente distribuite (top) assai simile al nastro di fibra pettinata al termine del ciclo di pettinatura, in modo da eliminare le operazioni di cardatura e pettinatura. L'operazione può essere eseguita mediante il taglio delle fibre su macchine dette converter o mediante strappo su macchine dette turbo o steapler.

► TRACHT (LEDERTRACHT)  
Il termine tedesco tracht proviene dal verbo tragen, ovvero indossare. Indica il costume tradizionale da festa dei paesi germanici (Germania, Austria, Alto Adige, Val Canale, Svizzera). Per lui camicia bianca, giacca in loden e pantaloni corti in pelle di cervo e bretelle, per lei bustino aderente su una camicia bianca a maniche corte, gonna lunga arricciata in vita e grembiule.

► TRACOLLA  
Termine composto da tra- e collo. 1. Accessorio composto da una cinghia, regolabile in lunghezza, da poggiare su una spalla per tenere una borsa, borsello, cartella, valigia, ecc.; di forma, colore e materiale che variano secondo la moda e il gusto di chi la porta. 2. Borsetta femminile dalla forma, materiale e dettagli che variano secondo la moda, munita di un lungo manico, da portare in spalla o in sbieco attraverso il busto. 

► TRAFORATI 
Tessuti ad armatura molto aperta, che presentano quasi dei larghi fori. Si ottengono da piccole armature i cui elementi, in opposizione fra di loro, tendono ad allontanare fili e trame per formare un fondo traforato come un canovaccio o un ricamo a giorno. Questi tessuti sono molto usati in cotoneria, e, a seconda della moda, talora anche in laneria e drapperia per giacche, tailleurs, pricesses. Inserendo solo in parte l'armatura "a giorno" in un armature a losanghe, costruita in batavia da 6, si ottiene l'effetto di traforo solo nel centro delle losanghe; è un genere molto usato per camicette di lanetta o per vestiti leggeri, spesso foderati di scuro, per mettere in risalto il traforo.

► TRAFORO 
1. Ricamo fatto a intagli  (o con fori) a disegno, oppure ottenuto anche con la tecnica a laser. 2. Termine generico con cui si usa definire un intaglio di qualsiasi forma su un indumento o accessorio a fine ornamentale.
 
TRALICCIO
Dal latino
trilīcĭu(m), variante di trilix -licis, aggettivo, «di tre fili» composto di tri- «tre» e licium «filo». Tessuto grossolano di canapa, lino, iuta e cotone, pesante e resistente, usato per sacchi, fodere di materassi e altri involucri.    

Dal latintrāma(n) di etimologia incerta. L'insieme di fili che, nella tessitura ortogonale (filo orizzontale che corre perpendicolare alla cimosa), si intrecciano a quelli dell'ordito (vanno perpendicolarmente) e formano la larghezza (altezza, di ampiezza limitata racchiusa alle estremità da due cimose) della stoffa. Gli elementi che lo compongono dicesi trame, tratti, inserzioni, battute o colpi. Sono di solito meno ritorti e meno tenaci (forti) di quelli dell'ordito. 

Francese
: Trame - Inglese: Welt - Tedesco: Schuss - Spagnolo: Trama

► TRAMARE  
Da trama. Propriamente, incrociare la trama con l'ordito nella tessitura.

► TRAMEUR 
Tessuto, usato come interfodera, in cui l'ordito lega la trama con una catenella a maglia: consiste in catene verticali. Questa struttura dovrebbe, in teoria, dare la duttilità verticale e la resistenza orizzontale di un rinforzo tessuto, ma in pratica le sue proprietà sono piuttosto imprevedibili. Sono chiamati anche trama inserita.

► TRAPANINO
 
Strumento usato per marcare dettagli costruttivi, come le linee guida di cucitura, la posizione di tasche, bottoni e asole, e le punte delle pince. 

► TRAPUNTARE
Cucire due tessuti insieme con uno spessore interno (in genere ovatta o ovattina) per motivi ornamentali o per rendere quel tessuto (capo) più pesante.

► TRAPUNTO  
Participio passato di trapungere. Ricamo ad ago che si esegue su due tessuti sovrapposti fra i quali è stato inserito un leggero strato di ovatta. Il trapunto fiorentino, più leggero, si esegue unendo con una filetta (filza), lungo il tracciato del disegno, due tessuti sovrapposti e riempiendo poi la guaina così ottenuta con un cordoncino o con gugliate di filo).

► TRASH  
Voce inglese, propriamente spazzatura, immondizia. 1. Prodotto di comunicazione televisivo, cinematografico, letterario, ecc. che riflette un gusto scadente, volgare, di infima qualità. 2. Di pessimo gusto, un vestito trash.

► TRAVERSA
Segnale di filo sull'ordito avvolto sul subbio per indicare un difetto d'orditura.

► TRAVETTA  
Da trave. Punto di cucito molto fitto, realizzato con speciali macchine dette travettatrici, impiegato per gli occhielli, fermature di tasche o l'applicazione dei passanti.

► TRECCIA
Dal latino volgare trichea, dal greco tricha, "in tre parti". Ogni elemento allacciato con tre o più fili, nastri o cordoncini di materiale vario (fibre varie, cuoio, paglia, ecc.) assemblati sovrapponendo alternatamente in diagonale i vari capi. 

Maglieria: 1a. Ai ferri - tipo di punto in cui gruppi di maglie vengono lavorati alternativamente grazie all'utilizzo di un ferro ausiliario sagomato su cui si trasferiscono temporaneamente alcune maglie. Le trecce possono essere realizzate su basi diverse. 1b. A macchina - gruppi di maglie che vengono spostati uno sopra l'altro grazie all'ausilio di punzoni.  

► TRECCIATO  
Uso sostantivo del participio passato di trecciare. Denominazione generica dei passamani semilavorati (lucignolo, il quadrilione, la vergolina, ecc.).

► TRENCH (TRENCH-COAT)
Forma abbreviata della locuzione inglese trench-coat, propriamente "soprabito da trincea", perché indossato, in origine, dagli ufficiali dell'esercito inglese nella prima guerra mondiale. Usato in italiano per indicare un soprabito impermeabile, in modelli sia maschili che femminili, di taglio sportivo e con cintura in vita, in genere di colore chiaro (originariamente con spalline e doppio carré sulle spalle). Ogni sua parte, che oggi ci sembra puramente ornamentale, aveva in realtà una specifica funzione. La cinghietta posta al bordo del collo permetteva di alzarlo e di chiuderlo per proteggersi dalla pioggia, come quelle cucite sul bordo delle maniche; agli anelli in metallo applicati alla cintura venivano appesi la borraccia e altri oggetti. È stato reso celebre da Humphrey Bogart nel film "Casablanca" del 1942.

► TRENDY  
Voce inglese; da trend, che significa "direzione, orientamento, tendenza". Che è in sintonia con le nuove tendenze, alla moda.

TREQUARTI (TRE QUARTI)  
Da tre + quattro. Cappotti o soprabiti da donna che arrivano a metà coscia o sopra al ginocchio (da 90 a 100 cm).

TRE  PEZZI
Si chiama così il classico completo da uomo, composto da giacca, gilet e calzoni.

► TRIACETATO  
Da tri- e acetato. Fibra artificiale. Il termine si può usare solo quando non meno del 92% di gruppi ossidrile della cellulosa sono acetitati. A differenza dell'acetato è non infiammabile, con un punto di fusione vicino ai 300°C. La resistenza alle tarme è molto buona, come pure quella alle muffe e batteri. L'azione alla luce solare e raggi Ultra Violetti (U.V.) è superiore a quella dell'acetato, non ingiallendo per prolungata esposizione. Ha un potere adiatermano (di corpo opaco alle radiazioni calorifiche) vicino a quello della lana. Si usa in puro o in mista con altre fibre. La miscela triacetato/fiocco viscosa 50 :50 porta a tessuti con applicazioni in tutti i campi. Si usano anche misti con fibre sintetiche e con lana (questi tessuti hanno buona stabilità e ingualcibilità a umido), o per tessuti pelosi, o per articoli di maglieria specie in mista 1:1 con fibre cellulosiche e con lana. 

Francese: Tri-acétate - Inglese: Triacetate - Tedesco: Triacetat - Spagnolo: Triacetato

► TRICOT  
Termine francese; dal verbo tricoter, "lavorare a maglia", voce di origine germanica. 1a. Lavoro o tessuto a maglia. 1b. In particolare in tessitura il tessuto a maglia a catena unita. 2. Capo elastico, aderente, prodotto con l'omonimo tessuto. 

► TRICOTIN  
Piccolo cordoncino tubolare.

► TRICOTINA  
Chiamato così perché imita nell'aspetto la maglia. Tessuto in lana pettinata, variante del gabardine, rasato in cui le diagonali di catena molto dritta ed accentuata, sono intrecciate quasi in forma di coda di frusta imitante l'aspetto della maglia. È usato soprattutto per le uniformi. Francese: Tricotine - Inglese: Whipcord. 

► TRILBY  
Sembra prendere il nome dalla protagonista del romanzo omonimo di Georges Du Maurier, del 1894. Cappello maschile, in feltro, basso e sfoderato, con ala piccola non bordata, con il nastro che circonda la cupola, mossa da due fossette laterali. La versione in colore marrone è simbolo degli appassionati di ippica.

► TRILOBATO 
Forma della sezione delle fibre poliammidiche e poliesteri; viene conferita durante la produzione. Rispetto alla sezione circolare, le fibre acquistano una mano più elastica, più simile a quella della seta; inoltre la luce viene riflessa in modo più scintillante. Effetti simili si ottengono con una sezione a forma stellare.

► TRINA  
Dal latino trina, femminile sostantivato di trinus, triplice. Sinonimo italiano di merletto. Passamano intrecciato 3 volte che si aggiunge al tessuto; chiamato anche temetra (da tre), trenèta, trinetta.

► TRIPLURE  
Voce francese. Tela generalmente di cotone o altre fibre, molto rigida e per lo più grossa, che può essere termoadesiva o non, usata per rinforzare interni di colletti, polsini, ecc. nella camiceria classica maschile. 

Inglese
: Canvas - Tedesco: Kardenband - Spagnolo: Loma

► TROMPEUSE  
Termine francese. In italiano: fazzoletto da collo.

► TRONCHETTO  
Stivaletto che arriva sotto al polpaccio, dalla linea tubo, a punta o arrotondati, dalla tomaia senza lacci né linguetta, marchesina di un unico pezzo, con tacco alto (in quelli da donna preferibilmente a spillo), da infilare grazie a una zip sul lato interno o un inserto elasticizzato. Nato come calzatura invernale è diventato di moda anche per l'estate; sia maschile che femminile.

► TROPICAL 
Tessuto ad armatura tela, operato o in tinta unita, in filati molto ritorti, leggero a mano secca. Allestito con filati pettinati di lana di titolo superiore a Nm 60/2 nelle qualità migliori, e con misti lana-poliestere nelle qualità correnti. L'armatura è solida, ma per quanto possibile aperta (tessitura rada) allo scopo di consentire il massimo scambio d'aria con l'esterno. È utilizzato per abiti maschile estivi e, più raramente, per abiti femminili. Una varietà del tropical è il fresco di lana ritorto a tre capi.

► TROUSSE  
Termine francese. 1. Borsetta da sera, solitamente rigida, a forma di astuccio, realizzata solitamente in materiale pregiato (tessuti con filati sintetici simil oro e argento, paillette, pelle, tartaruga, ecc.). 2. Astuccio per contenervi i trucchi, gli utensili da manicure.

TRUCKER HUT
Termine inglese. Cappello da camionista, con grande visiera e scritte. Berretto tipico dell'abbigliamento hipster.

► T-SHIRT
Voce inglese; da T + shirt, camicia. Maglietta dal caratteristico taglio definito a "T" (perché una volta distesa su un piano, assomiglia a quella lettera dell'alfabeto), generalmente in cotone (ma si usano anche i tessuti sintetici e in microfibra e nei nuovi materiali antibatterici e anallergici), si sfoggia in tutte le tonalità cromatiche, a maniche lunghe o a mezza manica o, persino, senza maniche, a scollo con o senza i bottoncini oppure profondo a "V". Nata come indumento di biancheria intima, la T-Shirt, oggi è anche uno dei capi basilari dell'abbigliamento disinvolto; può essere portata all'esterno in modelli più elaborati con disegni, stampe (anche con slogan pubblicitari, politici, ecc.) e ricami, oppure anche come capo interno sotto camicie e pullover, o sotto una giacca.

► T-STRAP 
Scarpa femminile (in inglese: pump) scollata, con tacco alto o medio alto, con un cinturino alla caviglia (parte inferiore della gamba) collegato alla punta della scarpa che forma la lettera "T".

► TUBA
Copricapo maschile di tipo cilindrico.

► TUBINO
1. Cappello duro da uomo, con cupola tonda; detto anche bombetta. 2. È anche (vedi) un "Abito a tubino".

► TUBOLARE 
1. Sinonimo di maglieria tubolare. In maglia, le stoffe vengono lavorate su telai rettilinei a doppia frontura e su telai circolari. 2. Calza, specialmente sportiva, priva di calcagno. 3. Fascetta di stoffa con il contrassegno che si infila nella spallina dell'uniforme estiva di ufficiali, sottoufficiali e graduati di truppa.

► TULLE
Nome derivato dalla città francese Tulle, nella Francia centro-meridionale. 1. Tessuto leggerissimo a maglie larghissime, tanto da farlo assomigliare ad un velo caratterizzato da una struttura simile a una rete di maglie poligonali, molto fine, solitamente apprettato. Può essere di ogni fibra: seta (come in origine), cotone, nylon, poliestere (ora più spesso, in quanto costa meno).

Può essere sia liscio che punteggiato, sia rigato che operato. Lo si trova anche stampato.

Ve ne sono di vari tipi:
  • Elastico - Categoria di tessuti Raschel, costituiti essenzialmente da un fondo trasparente con l'inserzione in trama verticale di fili elastici (lycra). Molto usato nella corsetteria e per costumi da bagno.
  • Esagonale - Tessuto costituito con un intreccio a maglia su armatura di fondo esagonale, a imitazione dei noti pizzi Leavers o Valencienne, molto simili al vero tulle.
  • Quadrato o marquisette - Tessuto a intreccio, caratterizzato da una grande altezza di frontura, con formazione di motivi a grande rapporto. È molto usato nella confezione di tende e tendine, tanto che sono stati creati telai Raschel in funzione di questa lavorazione.
  • Romboidale - Tipo di tessuto con intreccio romboidale trasparente, su cui vengono inserite delle trame per riempire in modo opportuno i fori, formando una disegnatura con i pieni. Viene utilizzato per tende, veli, confezioni femminili.
2. Rete a fuselli prodotta nel Seicento e nel Settecento, anche eseguita a maglia, ad ago e, dal 1818, a macchina. Il "punto di Tulle" indica una rete a fuselli di filo di Fiandra finissimo. Si lavora sempre in diagonale e si procede così: attorcigliare tre volte le due paia di fuselli e incrociare, ovvero fare un mezzo punto, fissare uno spillo. Ripetere sempre così.

► TUMBLER (TURBANG)
Macchina utilizzata per dare al tessuto asciutto un aspetto stropicciato e usato.
Il tumbler permette al tessuto di gonfiarsi ed asciugarsi, così da assumere un aspetto corposo e consistente; inoltre, grazie all'azione meccanica praticata sul tessuto lo steso ottiene un'ottima stabilità ai lavaggi. Questo macchinario può asciugare capi d'abbigliamento già confezionati (jeans, ecc.) sia tessuti per abbigliamento e arredamento.

► TUNICA  
Dal latino tunicum1. Oggi il termine indica una veste femminile corta e dritta o lunga, spesso senza maniche, trattenuta o meno da una cintura alla vita. 2. Antica veste di lana o di lino a maniche corte, lunga fino al ginocchio, di linea diritta, trattenuta in vita da una cintura, indossata sia dagli uomini che dalle donne in epoca greco-romana. 3. Camice bianco indossato dal laico che esercita funzioni di lettore, cantore o ministrante durante le funzioni cattoliche. 4. Nel Medioevo, veste militare senza maniche, lunga fino al ginocchio e liscia, portata sotto l'armatura.

► TUNICHETTA  
Diminutivo di tunica. Blusa femminile dal taglio semplice, lunga fino a metà coscia, da indossare sopra la gonna o i pantaloni. 

► TURBANTE 
In lingua persiana turban è il nome del tessuto che si usa avvolgere alla testa in modo da formare il copricapo caratteristico di quel paese e, in seguito, adottato anche da altri popoli orientali e dagli arabi. 1. Copricapo, fatto di una lunga fascia di tessuto che si avvolge attorno alla testa. Indossato dagli uomini indiani e musulmani, anche se si è andato restringendo l'uso in seguito alla modernizzazione delle fogge del vestire. 2. Cappello femminile che ne imita la forma, ma lo preferisce più allungato e conico. È stato di moda attorno agli anni '20 e '30.

► TUSSAH  
Voce inglese, dall'indostano tasar, dal sanscrito vasara, "spola". Usato in italiano come singolare femminile. Seta ricavata da bozzoli che vengono prodotti da bachi che vivono allo stato selvatico. Più grossolana della seta ricavata dal bozzolo del baco di allevamento, ha una certa importanza commerciale per il suo basso costo di produzione. Viene lavorata soprattutto nei Paesi dell'Asia estremo-orientale.   

► TUSSOR 
Tessuto di organzino di seta, del tipo tussah, dall'aspetto morbido e leggero, e attualmente fatto anche con fibre artificiali o sintetiche. Usi: tappezzerie, foderami.

► TUTA  
Riduzione ed adattamento della locuzione francese tout-de-même, "allo stesso modo", ossia "fatto tutto della stessa (stoffa), coordinato". 1. Abito in un solo pezzo formato da pantalone e blusa (maniche), con tasche ed apertura sul davanti a cerniera o bottoni, può avere maniche lunghe o corte; il taglio è piuttosto comodo e abbondante e la lunga chiusura che va dall'inguine al collo facilita i movimenti.

Francese: Pantalon à bavette - Inglese: Boiler suit; Bib and brace overall - Tedesco: Latzhose - Spagnolo: Mono de trabajo

1a. Nata come indumento maschile da lavoro per la sua possibilità di indossarlo anche sopra altri indumenti, è indossata generalmente dagli operai sopra gli abiti normali per evitare di sporcarli durante il lavoro o per preservarli da particolari condizioni ambientali, chiuso da zip, in tela, ed in tal caso è realizzato in cotone pesante o denim, o tessuto impermeabilizzato.

1b. È usata anche come indumento da esercitazione o da combattimento adottato dai soldati (anche in tessuto mimetico).

1c.
Nella versione in tessuto impermeabilizzato e imbottito viene indossata sulla neve per gli sport invernali.

Italiano: Tuta da sci - Francese: combinaison de ski - Inglese: ski suit - Tedesco: Skianzug
Spagnolo: Chándal de esqui

1d. È stata più volte reinventata dagli stilisti, assumendo così connotazioni diverse, dall'immagine sportiva sino a quella elegante da sera.

► TUTA DA GINNASTICA 
Completo in tessuto felpato o in materiale sintetico formato da felpa o giubbottino accompagnati da pantaloni con polsino all'orlo e coulisse in vita, usato dagli atleti per le pratiche sportive e oggi diventato un capo di moda casual. La moda ha fatto suo il modello proponendo dagli anni sessanta ai giorni nostri una grande quantità di tute in tutti i materiali possibili e decorandole con tasche, cinture ed applicazioni.

TUTÙ
Dal francese tutu [tütü'], che a sua volta è dalla voce del linguaggio infantile con cui è indicato il “sederino, culetto”. Costume indossato dalle ballerine nei balletti classici. La foggia si caratterizza come una mise di corpetto (body) aderente al busto (che si indossa senza intimo addosso, in quanto non ci devono essere segni antiestetici di reggiseno né di mutande), in raso, e gonna più o meno vaporosa, generalmente in tessuto leggero e trasparente (tulle, velo, ecc.) rigidissima a diversi strati, leggera e sbuffante, spesso ripreso nell'alta moda per abiti da sera. Il tutù esiste in due versioni principali, su cui si possono innestare variazioni determinate dai gusti dei ballerini e dalle esigenze dei scenografi: la foggia generale del corpetto non cambia, mentre si modifica considerevolmente la gonna. 

Tutù romantico - Ha una gonna la cui lunghezza va dal ginocchio alla caviglia, solitamente vaporosa è più morbida del tutù classico. Può essere nel classico colore bianco o colorato, ma solitamente è in tinte molto tenui, adatte a opere romantiche e sognanti.

Tutù classico - Ha una gonna la cui lunghezza non supera quella del ginocchio, ma può anche avere un gonnellino corto, rigido e che forma come un disco vaporoso (gonna a campana) sopra le anche della ballerina. Resta piatto, rigido a giro vita, quasi parallelo alla linea del pavimento e lascia le gambe del tutto scoperte. Può presentarsi in colore bianco o colorato, anche in tinte brillanti.

Le scarpette da punta, emblema della danza classica, va allacciata in modo particolare, ed il nastro di raso alla caviglia deve essere meno visibile possibile; il nodo va nascosto sotto al nastro in modo perfetto.


► TUXEDO  
Dal nome di un esclusivo club americano aperto nel 1886 a Tuxedo Park nel New Jersey. Negli USA definisce l'abito maschile per la sera che nell'Europa continentale è conosciuto come smoking e in Inghilterra come dinner jacket.  

► TWEED  [tuid]
Il termine tweed non deriva, come potrebbe sembrare, dal nome del fiume della Scozia meridionale la cui vallata è ricca di grandi allevamenti di pecore (dista ca. 30 km. da Edimburgo, e segna il confine tra Inghilterra e Scozia), ma bensì da un refuso; fu infatti un editore inglese del secolo scorso a scrivere tweed invece di tweels, "tessuto di lana", dando così origine all'equivoco. D'aspetto ruvido e grossolano, caratterizzato da ordito e trama in lana cardata, a puntini multicolori ed a uguale riduzione (da 8 a 14) e dal titolo metrico molto basso (da 5 a 10), realizzato di solito in armatura tela, ma anche in saia. Questi tessuti sono apprezzati per la loro robustezza, rusticità, originalità di disegni (chevrons, mouchetès, boutonnès, ecc.) sovente multicolori. Esistono anche tweed nei colori dei classici tartan scozzesi. Originariamente tessuto a mano, dalla fine dell'Ottocento viene fabbricato industrialmente a macchina nei diversi tipi.

Tra i numerosi tipi di tweed (quello originale è quello prodotto in Inghilterra) sono assai comuni:
Harris Tweed - Tweed originale di lana scozzese prodotto in origine nelle isole Ebradi (una delle quali appunto Harris), di ottima qualità, dal disegno caratterizzato da peli bianchi in superficie, soprattutto spigato. Filato e tessuto a mano si differenzia dal normale Tweed per la mano particolarmente ruvida. Oggi non è più un tessuto artigianale, ma lo si produce in molti stabilimenti in una quantità di quasi tre milioni di metri all'anno. Il marchio (registrato nel 1909) ed il logo che lo caratterizza è una palla (o bisante, nella terminologia araldica) sormontata da una croce, che è ripreso dallo stemma dei conti di Dunmore. Quando è tessuto a mano sull'etichetta si può trovare l'indicazione "hand woven". In genere è disponibile in diversi colori dalle intense tonalità, ed è il tessuto ideale per giacche sportive. Inoltre si abbina molto bene ai pantaloni di velluto.

Donegal Tweed - Originariamente tessuto tweed prodotto nell'omonima città dell'Irlanda, fatto a mano. Oggi viene fabbricato industrialmente in armatura tela sia cardato che semipettinato. La sua caratteristica è la superficie mossa e l'aspetto sabbiato, chiazzato a colori diversi, con tante particelle di lana, dette "bottoncini", colorate sulla superficie e la mano dolce. È usato soprattutto come tessuto invernale per giacche e cappotti, ma oggi viene prodotto anche in versione di peso medio-leggero o estivo. È utilizzato anche per berretti, cappelli, sciarpe e cravatte. I suoi colori anticamente indicavano anche lo status sociale di chi li indossava: i re potevano usare fino a sette colori, poeti e bardi sei, i guerrieri tre e i servitori uno. È anche chiamato Irish Tweed.
Vengono considerati tweed anche molti altri tessuti, dagli cheviots, ai saxonies, ecc. È utilizzato per confezioni femminili, giacche e soprabiti maschili sportivi.

► TWILL [tuil]  
Dal verbo inglese twill che significa "tessere in diagonale". Designa genericamente l'armatura saia. Tessuto a leggere costine oblique senza rovescio, con ordito in seta greggia e trama in schiappe; si fanno imitazioni in tecnofibre. Il twill, che può essere anche stampato, è utilizzato per cravatte, foulard, vestaglia da casa eleganti, abiti femminili e foderami.

► TWILL CAVALRY [tuil càvalri]  
Termine inglese che significa "cavalleria". Tessuto diagonale (levantina) molto solido e robusto, leggermente elastico a costine marcate, realizzato con filato di lana pettinato a 2 capi ben ritorto, con una mano compatta. Usato per pantaloni di grande usura, per divise militari, abbigliamento sportivo, ecc. Una variante a coste più pronunciate è la tricotina.

TWIN-SET  
Locuzione inglese composta da twin "gemello" e set "completo", usata in italiano come singolare maschile. Completo femminile formato da due pezzi generalmente di maglia: cardigan e maglia a girocollo con maniche lunghe o corte.

► TWIST [tuist]  
Voce inglese che significa ritorto. Tessuto pettinato di lane incrociate molto ritorte, quindi nervose, con mano scattante ed elastica, resistente alla stropicciatura.





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