2 luglio 2024

T-shirt

T-shirt - voce inglese; da Ttraining, allenamento + shirt, camicia. Termine appartenente al linguaggio internazionale dell'abbigliamento.

Maglietta dal caratteristico taglio dritto definito anche a "T" (perché una volta distesa su un piano, assomiglia a quella lettera maiuscola dell'alfabeto), generalmente in jersey di cotone (ma si usano anche i tessuti sintetici e in microfibra e nei nuovi materiali antibatterici e anallergici), si sfoggia in tutte le tonalità cromatiche, generalmente a mezza manica o maniche lunghe o persino, senza maniche, a girocollo con o senza i bottoncini oppure profondo a "V".

Nata come indumento di biancheria intima maschile, la T-Shirt, oggi è anche uno dei capi basilari dell'abbigliamento unisex disinvolto; può essere portata all'esterno in modelli più elaborati con disegni, stampe (anche con slogan pubblicitari, battute, frasi celibri, commenti sociali o politici per mandare un messaggio, marchi aziendali e nomi commerciali, con loghi di squadre sportive, ecc. «una sorta di pagina di scrittura per slogan») e ricami.





Da indossare come capo d'abbigliamento, soprattutto con i jeans, sotto camicie e pullover. Capo per antonomasia che richiama il "tempo libero", le vacanze, ma che può essere usato in qualche particolare outfit elegante contemporaneo, sotto una giacca,
un mix molto apprezzato dagli uomini che unisce due capi quasi agli antipodi: la giacca simbolo per eccellenza dell’eleganza e la T-shirt l’indumento più casual e informale del guardaroba maschile. Eppure, è una combinazione che funziona, che va oltre la classicità e porta una ventata di rinnovamento.

Non conosce mode, né stagioni. È semplice, pratica ed economica.¹



STORIA - La T-shirt nasce come capo di abbigliamento intimo a partire dal XVIII secolo. Furono i marinai nell'Ottocento a indossarne una caratterizzata da righe orizzontali, variante molto simile a quella contemporanea. Nasce nel 1899 come indumento per il Corpo dei Marines. Usata inizialmente per gli allenamenti sportivi, in seguito anche per il tempo libero, in jersey di cotone, girocollo, con le maniche corte. Durante la Seconda guerra mondiale (a partire dal 1942), i militari americani erano certo soliti togliersi la divisa e rimanere in T-shirt per lavorare sotto il sole, ma una cosa simile non si era mai verificata al di fuori dell'ambiente militare. Nello stesso anno la prima pubblicazione in cui compare una T-shirt sulla famosa rivista LIFE indossata da un soldato americano.




Era il 1951 ed appare per la prima volta in un film indossata da Marlon Brando nel film Un tram che si chiama desiderio (il titolo originale è A streetcar named desire). Ma quell'indumento che Brando aveva indossato suscitando grande scalpore diventerà, ironia della storia del costume, uno dei capi più popolari della seconda metà del XX secolo.

Marlon Brando nel film Un tram che si chiama desiderio


Il suo massimo momento di gloria coincise con l'adozione da parte di James Dean nel film del 1955 Gioventù bruciata, quando l'attore ne portava un esemplare candido sotto un giubbotto e insieme all'immancabile paio di jeans, diventando il modello per schiere di giovani dell'epoca che ne imitavano lo stile di vita, oltre all'abbigliamento.
Accolta con grande entusiasmo, fu usata come simbolo di ribellione e di affermazione individuale.


James Dean nel film del 1955 "Gioventù bruciata"


Sono degli anni '60 le primissime T-shirt raffiguranti i personaggi di Topolino e Paperino, creati da Walt Disney. Negli anni '60, anche le donne iniziarono ad indossarla; Jean Seberg la rese popolare in Fino all'ultimo respiro (1960), il film di Jean-Luc Godard in cui indossava una maglietta con il logo del
“New York Herald Tribune”.²  Motivi psichedelici e serigrafati aggiunsero un tocco di fantasia e colore.

Divenne un vero "must" della moda nel 1977 quando la Fruit of the Loom lancia la maglietta bianca con il famoso cesto di frutta colorata stampato davanti.³




Negli anni '70 e '80, tra provocazione e fantasia, la prima è stata Vivienne Westwood, che decide di osare: con il suo partner Malcom McLaren, ne loro negozio di Londra chiamato “Sex” iniziano a proporre T-shirt ad alto tasso di provocazione. La famosa maglietta raffigurante una svastica ed un crocifisso ribaltato con la scritta “Destroy” fu definita dallo stesso Mclaren come “la maglietta Punk definitiva”, contenente un mix di trasgressione e spirito di ribellione allo stato puro.




È stata poi rappresentata anche da stilisti fra i quali Calvin Klein, Giorgio Armani. Negli anni '80 la T-shirt si impose come capo d'abbigliamento creativo e mezzo di comunicazione attraverso disegni e scritte: il messaggio trasmesso attraverso le T-shirt assunse le forme e i significati più diversi, ironici (i primi "smile" comparvero su delle T-shirt), pubblicitari (le industrie di moda e pubblicità si accorgono presto dell'enorme potenziale delle magliette), politici, turistiche.  
 
 
Sofia Gnoli - L'alfabeto della moda; Ed. Carocci, 2019, p. 168 
Sofia Gnoli - op. cit., p. 169
Fruit of the Loom è stata fondata nel 1851 dai fratelli Robert e Benjamin Knight. Inizialmente l’azienda tessile viene denominata “B.B and Robert Knight Corporation”. Il nome “Fruit of the Loom” viene di fatto registrato come marchio ufficiale dell'azienda nel 1871, una scelta che cambia la denominazione della società in “Fruit of the Loom Corporation”. Negli anni '30, Fruit of the Loom ha ampliato la sua produzione, iniziando a produrre maglieria. Nel corso degli anni, l'azienda ha continuato ad espandersi, aprendo nuovi stabilimenti in tutto il mondo e diventando uno dei marchi leader a livello mondiale nel settore dell’abbigliamento. Nel 2002 è stata acquistata da Berkshire Hathaway, azienda con sede a Ohana nel Nebraska.  



Rames Gaiba
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