22 dicembre 2016

DIZIONARIO DELLA MODA: F




FACCIOLA | FACCIUOLA
Ognuna delle due strisce di tela, bianche e inamidate, che partono dal collo e scendono sul davanti dell'abito; ancora oggi usate dai magistrati nell'esercizio delle loro funzioni e da alcuni ordini religiosi.

FAÇON [fasson]  
Termine francese; dal latino factio, che significa "foggia" oppure "modo, maniera". 1. Imitazione. 2. Si usa anche impropriamente per indicare la lavorazione conto terzi, specie usato nel linguaggio sartoriale e della moda.

FAÇONNÉ [fassonè]  
Termine francese, col significato di lavorato. Tessuto per abbigliamento femminile, ad armatura levantina con piccoli disegni operati lucidi su fondo opaco, che gli conferisce una lavorazione a costine sottili, spesso con delicate fantasie, tipo arazzo, in tinte chiarissime e sfumate. Una volta la tecnica veniva usata solo sulla seta mentre attualmente è usata anche per i tessuti sintetici più leggeri.

FADE OUT  
Locuzione inglese, propriamente "sbiadire fuori". Indica tessuti jeans tinti in pezza, lavati e sottoposti a determinati processi chimici prima della confezione dei capi o accessori per ottenere il cosiddetto "effetto usato" o used look.  

FAILLE [fail]  
Termine francese; dal nome di un copricapo fiammingo. Tessuto senza rovescio tipo taffetà, con armatura che è la combinazione di un reps regolare con la tela, dove si intercala un filo di tela tra 2-3-4 fili di reps, allo scopo di mantenere a debita distanza le trame nell'ordine d'inserzione e di non permettere lo scorrimento dei fili sulle trame. Ha coste piatte, grazie ai fili di tela che non permettono alle briglie d'ordito di prendere una forma pressoché "bombé" o arrotondata per l'accavallamento delle trame nell'interno della briglia medesima. Per l'esecuzione a telaio si usano due subbi d'ordito, a causa delle tensioni diverse tra i fili, causate dal diverso imborso, della tela e del reps, per cui si dovrà passare l'armatura di faille con un rimettaggio a corpi. Di peso medio o pesante, abbastanza sostenuto, realizzato in seta od altre fibre chimiche. In italiano, ma è meno usato, si dice fàglia.

FAINA
Dal mantello del piccolo mammifero si ottiene una pelliccia pregiata, morbida e soffice, di un beige dorato.


FAIR ISLE
Nome inglese dell'isola Fair che fa parte dall'arcipelago delle Shetland, un centinaio di isole al largo della Scozia, tra il Mare del Nord e l'Oceano Atlantico, note soprattutto per la lavorazione della lana. 1a. Disegno geometrico, piccolo,  multicolore, che ricordano i motivi jacquard, oggi impiegato non solo sui maglioni ma anche calze, berretti, ecc., e come motivo ornamentale che contraddistingue questo arcipelago scozzese. 1b. Sui capi di maglieria il disegno originale del fair isle sweater  è spesso costituito da una banda che congiunge le spalle con andamento parallelo allo scollo rotondo.  Oltre che per i tipici disegni, questo maglione sportivo è caratterizzato da un girocollo molto allargato.

FALDA  
Dal franco falda, "piega". 1a. Strato compatto di tessuto che si sovrappone, a tratti o porzioni, ad altri. 1b. Lembo della pezza piegata a strati sovrapposti. 2. Lembo del vestito che pende dalla vita in giù; specialmente ciascuna delle due strisce che pendono dietro alcuni tipi di soprabito o giacche o giubbe. Un sinonimo è coda  (frac e tight). 3. Tesa del cappello. 4. Veste di seta bianco-crema con lunga coda a strascico, che il Papa (Chiesa cattolica romana) indossa durante i pontificali.

FALDATURA
Nell'industria tessile delle confezioni è l'operazione (stesura) che consiste nello stendere la stoffa in strati sovrapposti per la preparazione del materasso.

Francese: Matelas de tissu - Inglese: Spread - Tedesco: Schlicht - Spagnolo: Extendido detejido

FALDELLA  
Diminutivo di falda. 
1. Imbottitura per abiti fatta di cotone cardato. 2. Piccola quantità di seta o anche di lana in matassa da incannare.

FALDETTA  
Diminutivo di falda. 1. Nel costume femminile delle donne della Corsica, è l'ampio lembo di stoffa  che parte dalla gonna posto a copertura della testa. 2. Manto di lana o seta, scuro per lo più nero, portato dalle donne di Malta, lungo fino al ginocchio e fornito di un tipico cappuccio rigido (con intelaiatura di stecche di balena) e rialzato a protezione dell'acconciatura.  

FALLATO  
Participio passato, usato come aggettivo. Prodotto, specialmente tessile (tessuto o capo d'abbigliamento), che esce dalla fabbricazione con uno o più difetti qualitativi che ne diminuiscono il valore.

FALLO  
Da fallare. Difetto di lavorazione, specialmente di un tessuto, dovuto ad un errore di tessitura.

FALOPPA | FALLOPPA 
Dal latino tardo faloppa, immondezza. 1. Bozzolo del baco da seta difettoso e deprezzato, perché macchiato e lasciato incompleto dal baco, contenente la lava morta. 2. Per estensione seta di qualità inferiore che si estrae dalle falloppe.

FALPALÀ  
Dal francese falbala, di etimologia incerta. Striscia di tessuto increspato o pieghettato, spesso dello stesso tessuto del capo principale, a fiocchi, frange o nastri, simile a un volant, che veniva applicata come balza in fondo alla sottoveste o al vestito per guarnire un abito. Entrò nell'abbigliamento femminile all'epoca di Luigi XIV (XVII- XVIII secolo). È chiamata anche falbalà.

FALSATINTA 
Sostanza liquida colorata generalmente di azzurro, con la quale si spruzza il filato per distinguere le due torsioni (torsione). La falsatinta è perfettamente eliminabile con lavaggio in acqua. A Prato è chiamata farsatinta.

FALSATURA  
Da falsare. 1. Guarnizione di merletto o ricamo posta tra due lembi di tessuto, analoga al francese entre-deux. 2. Parte di una stoffa che nasconde l'abbottonatura. È detta anche finta o pattina.

FALSO CRÊPE
Per non usare i filati crepe, costosi e di difficile lavorazione e che, in orditura e in tessitura tendono ad aggrovigliarsi, si applica la falsa crêpe, con un filato regolare di torsione robusta. La falsa crêpe viene determinata da un'armatura molto mossa, incorsata su sei licci che provoca increspature e rilievi tali da imitare la crêpe classica. Questa armatura non dà rigature di catena né di trama.

FALSO OTTOMAN (OTTOMANO)
Vengono impropriamente chiamati con questo nome o con pseudo-ottomane, tutti i tessuti che per armatura e per inserzione di trame grosse creano un effetto di "barrè" orizzontale su fondo (in genere) unito: ad esempio, tessuto con inserzione di trame bouclé e cardate molto grosse. Le possibilità di ottenere dei falsi ottoman sono tantissime e, in laneria, i disegnatori possono produrre nuovi effetti, con l'inserzione di trame dalle qualità e dai titoli diversi e mediante l'applicazione di armature atte a dare più o meno risalto all'effetto trasversale. 

FANCY [fa' nsi]  
Termine inglese, contrazione di fantasy, che deriva dal francese antico fantasie, fantasia. 1. Motivo a stampa per tessuti, con piccole fantasie intrecciate. 2. Tessuto di flanella ruvido da entrambi i lati.

FANCY CORD  
Termine inglese. Velluto con coste di dimensioni diverse.

FANÉ  
Aggettivo francese che significa "avvizzito", proveniente dal latino parlato fenare, ossia diventare come il fenum, "fieno, erba secca". Descrive un abito o accessorio invecchiato o sciupato dall'uso, che ha perduto la freschezza.

FANTASIA  
Dal greco phantasia, "visione, immagine". Nel linguaggio della moda il nome fantasia, che è quello della più grande ricchezza degli uomini: umana facoltà d'immaginare, designa un vestito, un cappello, un tessuto (anche in contrapposizione a classico), un disegno (stampato), un filato; accessorio che appare bizzarro, capriccioso. Anche in contrapposizione ad unito. Inglese: Fancy

FANTASMINO (anche usato al plurale fantasmini)
Diminutivo del singolare maschile fantasma. Durante gli anni '80, in Italia, divenne molto popolare questo nomignolo. L’associazione ai fantasmi è molto logica: sono così piccoli che scompaiono sotto la caviglia, proprio come se fossero degli spettri. Calzino di maglia molto corto che copre la pianta, il tallone e le dita, proteggendo il piede senza essere visibile una volta indossata la scarpa (i cosiddetti
salvapiedi” o pedulino). La fibra più usata è il cotone. Indossati per la maggiore durante l’estate o durante le attività sportive. Sono derivati attraverso l'uso generalizzato delle scarpe da ginnastica e sono utilizzati dalle donne come dagli uomini. L'uomo può usarli anche con i  mocassini. Da non confondersi con le calze che arrivono alla caviglia, ma che ancora non sono calzini corti che giungono sotto il polpaccio. Questa seconda tipologia, una volta definita con l’appellativo “mezza calzetta”, oggi non è più considerata poco elegante se abbinata in maniera coerente con il proprio outfit (con la tuta in casa, ecc.).

FARFALLA 
1. Piccola quantità di filo girata in forma di otto tra le due dita di una mano; si usa per arazzi o tessuti spolinati. 2. A farfalla o a fiocco viene detta anche la cravatta papillon.

FARSETTO 
Dal latino farsus, farcito. Corpetto maschile in uso nel '400 (Medioevo), imbottito, dalle maniche lunghe, confezionato come un giubbotto, veniva indossato sopra alla camicia. Era talmente corto da mostrare le gambe inguainate in aderenti calzamaglie. Col passare dei secoli cambia nome e forma: nel '500 si chiama giustacuore o giubbone, nel '600 perde le maniche e assomiglia sempre più al gilet.

FASCIANTE  
Participio passato di fasciante. Detto di capo d'abbigliamento molto attillato, specialmente sui fianchi.

FASCINATOR
Ornamento per il capo, guarnito di piume o fiori, derivato dai cappelli da cocktail degli anni '60

FASHION  
Termine inglese; da facioun, a sua volta dal francese façon che significa, letteralmente, "foggia". Il termine, molto usato nel campo della moda internazionale, viene oggi usato anche per indicare un oggetto, e quindi un capo d'abbigliamento, che ha caratteristiche opposte al basic; è quindi un indumento soggetto alle tendenze momentanee, è modaiolo, e tende ad esibire la griffe.

FASHIONABLE  
Voce inglese, derivata da fashion, "moda". Indica un capo di abbigliamento, un accessorio o altro motivo, alla moda.

FASHION ADDICTED  
Locuzione angloamericana, dal tono in genere sarcastico o spregiativo, che significa, letteralmente, "che si è dato, dedicato alla moda". Un "moda-dipendente" ma anche "uno che fa parte dell'ambiente della moda".

FASHION VICTIMS  
Locuzione inglese che, letteralmente, significa "vittima della moda". Connota quali "vittime" della moda non solo i nuovi ricchi, i parvenu, ma tutti coloro che vestono firmato o griffato, seguendo pedissequamente i dettami della moda soprattutto quelli più caricaturali.

FATTO SU MISURA
Indica un indumento confezionato secondo un disegno e adattato per un cliente specifico (sartoria)

FAUX-COL  
Dal francese, col significato di «collo falso». Colletto staccabile.

FAZZOLETTI (pezze)  
Si usa al plurale.  Piccole pezze in cui sono stati sviluppati, nella tessitura, disegni e colori per prova sui quali si effettuano le scelte. Oggi, spesso, per un fatto economico, queste varianti vengono presentate in carta progettate (disegnate) a computer. Vengono anche chiamati provini.

Diminutivo di fazzolo (antica tela per fazzoletti); in latino volgare era faciolum, termine a sua volta derivato da facies, "faccia". Piccolo quadrato in cotone o lino solo orlato o anche ricamato, anche con le iniziali, per soffiarsi il naso o asciugarsi il sudore. Oggi, è in parte stato sostituito dai fazzolettini di carta usa e getta. Accessorio indispensabile nell'800, oggi ha un utilizzo puramente funzionale, con un eccezione per il fazzoletto da taschino (impropriamente definito pochette), quello infilato nella piccola tasca delle giacche maschili e femminili, che in questo caso può essere anche in seta, o per quello femminile anche bordato di pizzo. Quello maschile inizialmente fu rigorosamente bianco, mentre oggi è usato di qualsiasi colore e fantasia, mai dello stesso tessuto del gilet e della cravatta, ma, di quest'ultima dovrà richiamare uno dei colori principali, o che risalti sulla giacca.

Italiano: fazzoletto da taschino - Francese: Pochette - Inglese: Breastpocket handkerchief -  Tedesco: Ziertascentuch - Spagnolo: Pochette | Pañuelo de adorno

FECOLA
Sostanza amidacea che, in forma di polvere bianca insolubile in acqua fredda, si ricava da tuberi, rizomi e fusti di varie piante, nelle cui cellule è contenuta in granuli. Ha la stessa composizione dell'amido, ma formata da grani più grossi. Usata specialmente in modisteria per preparare il feltro alla stireria.

FEDORA  
La parola deriva dal titolo di una sceneggiatura del 1882 di Victorien Sardou, scritta per Sarah Bernhardt. La commedia fu messa in scena per la prima volta in America nel 1889; Sarah interpretava la principessa Fedora, l'eroina della commedia, indossando questo capello. Cappello di feltro soffice, incavato nella sua lunghezza sotto la corona e pizzicottato nella parte anteriore da entrambe le parti; all'inizio portato dalle donne (1890-1900), ora cappello classico maschile.   

FELPA (abbigliamento)
Sono chiamate felpe
maglioni, pantaloni, tute e qualsiasi capo d'abbigliamento realizzato con il tessuto felpa. Sono capi di abbigliamento, oggi di uso comune sia durante il tempo libero che in ogni altro momento della giornata, indossati per le indubbie qualità di comfort e per le attività sportive (jogging, danza, ecc.), che da qualche anno sono diventati pezzi glamour in tutte le collezioni, in quanto si dà spazio all’abbigliamento comodo ma senza rinunciare allo stile. 2a. Maglia in stoffa felpata, generalmente girocollo, che è un classico dell'abbigliamento casual unisex. Molto in voga in questi ultimi anni con disegni e scritte di vario stile stampate sul davanti.

FELPA (tessuto)
Dal francese antico ferpe, feupe.
Tessuto a maglia con il rovescio in filato di cotone ritorto o in lana mista ad altre fibre, e con il diritto in filato cardato, quasi sempre di lana e poco ritorto, reso talora soffice mediante garzatura; è prodotto su macchine monofrontura, ed è costituito da una serie di fili di fondo, di titolo relativamente fine, che immagliano in rasate e fanno da supporto a una seconda serie di fili, trattenuti con ancoraggi saltuari, che hanno un andamento lineare, simile a quello dei tessuti tradizionali. Questi fili, più grossi di quelli di fondo, formano una superficie morbida, soprattutto se viene garzata (denominazione della felpa Pireney). Si parla di felpa invisibile quando si impiegano due serie di fili di fondo, allo scopo di avere un rovescio più regolare. Negli indumenti confezionati la superficie felpata è utilizzata come rovescio. 

Francese: Peluche - Inglese: Plush - Tedesco: Plusch - Spagnolo: Felpa | Peluche

FELPATO  
Da felpa. Tessuto con superficie fortemente garzata, generalmente in una sola faccia. Presenta il pelo inclinato come il velluto, ma molto più morbido e cedevole.

Francese: Peluche - Inglese: Plush-like | Plushy - Tedesco: Pluschartig - Spagnolo: Tipo peluche, de

FELPATURA  
Da felpa. Lavorazione di finissaggio mediante la quale si dà al tessuto una superfice a pelo corto, spesso e morbido (felpato). 

FELTINE
Tessuto in feltro realizzato con pura lana vergine, leggero e impermeabilizzato.

FELTRABILITÀ
Fa parte dei caratteri fisico-meccanici di alcune fibre tessili; è proprietà tipica della lana e di altre fibre animali, dovuta alla struttura scagliosa. Le scaglie sulla superficie del pelo sono orientate tutte nello stesso senso, verso la punta, per questo se sono concordi nel verso, le fibre possono scorrere liberamente fra loro. Nel senso opposto, invece, sono ostacolate dalle loro stesse scaglie che, alzandosi favoriscono l'unione e l'aggrovigliamento della lana. La feltrabilità perciò consiste nella saldatura delle fibre tra loro per effetto combinato dello sfregamento, del calore e dell'umidità ed anche dal trattamento con acidi o basi. Con le fibre corte della lana si producono i feltri per cappelli ed a questo scopo sono utilizzati anche i peli di coniglio, capra, cammello, castoro, lepre e lontra.   

FELTRARE
Ridurre a feltro, mediante follatura, fibre di lana e di peli.  
 
FELTRO 
Dal latino medioevale feltrus, dall'antico francone filtir. Alcuni fanno, invece, derivare questa voce alla città di Feltre (in provincia di Belluno), municipio dell'Impero Romano, celebre per la follatura della lana e il commercio dei tessuti infeltriti. Prodotto tessile (non si può considerare un tessuto in quanto non è prodotto attraverso le operazioni della filatura e tessitura) dall'aspetto uniforme, simile a un panno, fabbricato generalmente con fibre animali e, in minore misura, vegetali (e in questo caso la coesione delle fibre è naturale, senza l'intervento di sostanze collanti), ed artificiali e sintetiche (in questo caso per usi tecnici), sottoposte a forte compressione in apposite presse (cilindri), ottenendo un addensamento delle fibre, anziché mediante l'intreccio dei fili, sfruttando la caratteristica proprietà delle fibre di feltrare in particolari condizioni di umidità, alcalinità, calore e sfregamento. Il feltro di lana differisce dalla lana cotta  in quanto per quest'ultimo si parte dalla lana filata, mentre, invece, per il feltro dalla lana cardata.  Il feltro presenta una forte impermeabilità, è opaco e senza drittofilo e poiché non si sfilaccia non necessità di rifiniture complesse lungo i margini. Quando fatto con fibre animali e vegetali sfrutta la caratteristica proprietà di tali fibre (in cui la superficie esterna è coperta da scaglie che provocano una elevata resistenza allo loro frizione quando queste vengono mosse una rispetto all'altra) attraverso una reazione chimica tra una sostanza acida (lana, ecc.) e una basica (sapone) di diventare feltro; si ottiene bagnando le fibre cardate intrise di sapone con acqua calda, in una manipolazione raggiunta con il movimento di queste fibre che potrà avvenire solo in un'unica direzione,  quando si stabiliscono condizioni favorevoli di umidità e temperatura; il movimento provocato in una massa di queste fibre porta ad un forte aggrovigliamento delle stesse, con formazione di una struttura, paragonabile ad un tessuto-non-tessuto, la cui forza di coesione è data dall'intreccio disordinato delle singole fibre.  Generalmente usato per i cappelli di lana (il migliore è considerato quello fatto con pelo di coniglio), sottocollo di giacche (prevalentemente da uomo o di linea maschile) e nella fabbricazione degli accessori come borse e cappelli   e, in minore misura, cappotti, giacche e gonne. È usato anche a fini ornamentali.

Francese: Feutre - Inglese: Felt - Tedesco: Filz - Spagnolo: Fieltro

FELUCA  
Dall'arabo felūka ‘piccola nave’, forse dal greco ephólkion ‘scialuppa’, che alcuni lessici indicano in falũk; attraverso lo spagnolo faluca e il francese felouque, da una voce che significa 'nave' (si tratta di un piccolo veliero). Cappello maschile a larga tesa con bordi rialzati, spesso con un piccolo becco frontale a due punte e decorato con rosetta, coccarda o piume in uso nel '700 (epoca di Napoleone), che completava divise militari o abiti da cerimonia di accademici (e così chiamato scherzosamente per qualche somiglianza di forma col veliero). Al giorno d’oggi la possiamo vedere in capo ai goliardi in festa o a carnevale, in corredo al costume da Robin Hood.

FEMMINELLA  
Diminutivo di femmina. Parte metallica dell'agganciatura, solitamente a forma di asola, dove entra il gancio ad uncino, usato specialmente per abbottonature di abiti.

FERMACORDA
Dispositivo di chiusura, solitamente in plastica, caratterizzato da uno o due fori attraverso il quale viene fatto passare il cordoncino. Il fermacorda può essere di vari tipi ed avere varie forme. In alcuni casi ha una molla che, azionata tramite un bottoncino posto alle estremità, apre e chiude il foro permettendo al cordoncino di scorrere.

FERMACRAVATTA  
Imperfetto del verbo fermare+cravatta. Spilla a forma di barretta, o lungo spillone di metallo pregiato, con (ma sarebbe meglio) senza pietre preziose Il vero signore, si sa, non esibisce mai), usato per fermare la cravatta, al di sotto del nodo, all'incirca all'altezza del quarto bottone dell'alto della camicia, in modo che resti nascosta quando la giacca è chiusa. L'uso di tale accessorio si affermò nell'Ottocento e agli inizi del nostro secolo, ed oggi soltanto in particolari occasioni, anche se sarebbe ammesso solo con il tight.

FERMI DI REGISTRO
Nella serigrafia in piano servono a segnare la distanza di un modulo da quello successivo. Durante la stampa il braccio del telaio rimane bloccato sul fermo di registro.
 
FERRI DA CALZA
Usato al plurale. Indica lunghi aghi speciali, variamente numerati in rapporto alla grossezza, con i quali si lavora il filo a maglia. Disponibili in vari materiali (alluminio, plastica, ecc.).
Utensile per stirare. Oggi è un apparecchio elettrico costruito essenzialmente da una piastra in acciaio smaltato forellato  e da un manico isolante, a cui può essere abbinata una caldaia (per l'acqua). In taluni casi, per quando è caldo, è posato su un supporto chiamato posaferro.  Collegando l'apparecchio alla rete elettrica, la resistenza scalda sia l'acqua inserita nella caldaia, sia la piastra in acciaio. Attraverso l'utilizzo del manico lo si appoggia sul tessuto da stirare e si percorre su e giù, al fine di appianare le grinze che si formano durante il lavaggio e l'asciugatura. L'acqua contenuta nella caldaia si trasforma in vapore grazie al calore della resistenza, agevolando notevolmente le operazioni di stiratura. I ferri da stiro moderni posseggono una serie di programmi che regolano la temperatura e l'intensità (uscita) del vapore a seconda del tipo di tessuto.

Italiano: Ferro da stiro - Francese: Fer à repasser - Inglese: Iron - Tedesco: Bügeleisen - Spagnolo: Plancha

Italiano: Ferro a vapore - Francese: Fer à repasser à vapeur - Inglese: Steam iron - Tedesco: Dampfbügeleisen - Spagnolo: Prensa planchadora con vapor

FESSINO 
1. Nelle camicie strisce di tessuto che rifiniscono i tagli eseguiti sul fondo della manica in corrispondenza dell'apertura del polsino. Questi tagli sono collocati sulla parte posteriore della manica. A seconda della lunghezza può essere fermata, oppure no, da un bottone. I fessini possono anche essere eseguiti sul fondo della manica dei capispalla.  È detto anche felsino. 2. Piccola striscia in pelle che nei guanti è cucita ai lati di ciascun dito.

FESTONATO
Orlo rifinito con un ricamo a linee curve, regolari, che imita un festone.

FESTONE
Deriva da voce francese. Motivo ornamentale del punto smerlo (nome popolare dato al ricamo) di rifinitura, usato nell'abbigliamento per fazzoletti. Si lavora da sinistra a destra su un tracciato di imbastitura semplice con punti accostati e regolari per altezza e distanza. Si fa passare il filo sotto il pollice della mano sinistra e si prendono con l'ago quattro o cinque fili del tessuto, si chiude il punto tirando la gugliata verso chi lavora, senza arricciare la stoffa. È uno dei punti più usati nel ricamo in genere. Infatti, oltre che come punto di rifinitura e guarnizione, esso è l'elemento base del ricamo ad intaglio, del punto Venezia, del punto Aemilia Ars.

FETTUCCIA  
Diminutivo di "fetta". Nastro piuttosto basso, resistente, in tessuto a trama fitta, specialmente cotone, usato per rifiniture di abiti o di biancheria, per legacci, ecc.

FEZ
Il nome deriva da Fez, città del Marocco, dove veniva fabbricato ed esportato, che un tempo produceva la tintura rossa del cappello, composta da bacche cremisi. Copricapo di feltro di lana rosso, cilindrico o conico e piatto in cima, al cui centro è applicato un lungo cordoncino che termina a nappa. Viene indossato dai mussulmani in Turchia e nell'Africa settentrionale. Detto anche tarboosh.

FIAMMA
Effetto fantasia sul filato e sul tessuto fiammato.  

FIAMMATO  
Participio passato di fiammare, adattamento italiano del francese flammé, fiamma. 1. Filato ritorto fantasia con effetti di fiammata. La "fiammatura" è un ingrossamento irregolare, a forma di siluro, che si forma per rigonfiamenti allungati del filo, stoppini che inglobano nella loro torsione parti di fibre più spesse. Creando volutamente questi ingrossamenti a intervalli programmati si ottengono filati fiammati per la maglieria e tessuti. Queste fiammature possono essere della stessa tonalità del filo o di colore contrastante. 2. Tessuti, prevalentemente di lana, che presentono bottoni e strisce di colori vivaci, specialmente con ingrossamenti saltuari, irregolari, assai marcati. Esistono tipologie di tessuti fiammati solo nel senso della trama o fiammati che annoverano ingrossamenti contemporaneamente in trama e ordito. 

Francese: Flammé.

FIANCHETTO
Deriva da fianco. Pezzo di tessuto che unisce il davanti e il dietro di una giacca.

FIANDRA  
Il nome deriva dall'omonima regione belga, da cui originariamente il tessuto proveniva. Tessuto di lino molto pregiato, ma che viene realizzato anche in cotone, con la superficie mossa da irregolari increspature; di peso vario, fabbricato su telai jacquard con disegni classici geometrici o floreali. Usato in origine per biancheria da bagno, oggi trova saltuariamente impiego in abbigliamento.

FIBBIA
Dal latino fibŭla, affine a figére "attaccare, appendere". La fibula, però, era più simile all'odierna spilla da balia. L'inglese e il francese hanno invece ripreso il termine latino buccula - da cui buckle e boucle - che fa riferimento all'originaria forma circolare della fibbia da cintura. Fermaglio di varia materia (oggi generalmente in metallo o plastica) e forma, usato per tenere chiuse cinture, bracciali ed altro, oppure come ornamento di calzature e vestiti. Può essere con o senza ardiglione (dente mobile). In quest'ultimo caso la fibbia serve di solito ad allacciare una cintura fatta con lo stesso tessuto del capo.

Francese: Boucle - Inglese: Buckle - Tedesco: Schnalle - Spagnolo: Hebilla
    
FIBRE TESSILI  
Dalle parole latine fibra e textilis " concernente la tessitura". Indica un elemento di materia di origine naturale, artificiale e sintetica, caratterizzato da flessibilità ed elevato rapporto fra lunghezza e diametro, atta ad essere trasformata in filo o manufatto tessile. In senso specifico indica un filamento tessile di spessore non superiore a 100 micron (o millesimi di millimetro) e con larghezza limitata ma molto superiore allo spessore. Dando al rapporto lunghezza/spessore un valore adeguato e allo spessore un valore di pochi micron acquistano proprietà tessili materiali come il vetro, l'acciaio, ecc. Si definiscono fibre continue quel gruppo di fibre tessili che hanno una lunghezza illimitata, come la seta (800 m ca.), o le fibre artificiali e sintetiche ottenute per estrusione. La lunghezza di una fibra è molto importante per la sua filabilità (minimo 1 cm). Il numero di sostanze che si possono definire fibre tessili è assai alto, ma in realtà non tutte sono suscettibili di applicazioni pratiche perché devono rispondere a determinate caratteristiche tecnologiche di finezza, lunghezza, resistenza meccanica.

Tutte le fibre tessili sono formate da polimeri. I polimeri idonei alla formazione di fibre sono strutture lineari costituite dalle cosiddette macromolecole che, a loro volta, sono formate da migliaia di molecole elementari chimicamente legate, una dopo l'altra, in una catena lineare.

PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLE FIBRE TESSILI:
  • Il titolo - Indica la finezza di un filo, ed è espresso in peso per unità di lunghezza (tex=grammi/1.000 metri, oppure ditex=grammi/10.000 metri)
  • La tenacità -  Indica la sua resistenza alla trazione, sino alla rottura.
  • L'estensibilità - Indica la capacità di allungarsi sotto l'azione di una forza.
  • L'elasticità - Indica la capacità di riprendere le dimensioni primitive dopo aver subito una deformazione.
  • L'igroscopicità - Indica l'attitudine o meno di assorbire umidità.
  • La coibenza - indica la capacità di non trasmettere calore.
Mentre non vi è dubbio che cosa si deve intendere per fibre naturali, la distinzione tra artificiali e sintetiche non è ben netta; vi è la tendenza ad abolire il termine artificiali e parlare solo di fibre chimiche o di tecnofibre, in analogia all'espressione (riferito alle fibre) man-made fibres degli anglosassoni che si può tradurre "fabbricate dall'uomo". Le fibre man-made – la cui composizione chimica è modificata in modo significativo durante il processo di produzione – con quasi 70 milioni di tonnellate prodotte nel mondo nel 2015 (CIRFS, 2016) sono oggi le materie prime più utilizzate nei processi tessili.  

Le fibre si dividono in:

A) Fibre naturali - Sono le fibre che si trovano già in natura sotto forma di filamenti più o meno lunghi. A loro volta si dividono in:
  • a1) Fibre animali con un ulteriore divisione da bulbo pilifero (lana); da pelo (alpaca, angora, cammello lana, cashmere, castoro, guanaco, jack, lama, lontra, mohair, vigogna, ecc.); da crine o pelo (pelo bovino, crine di cavallo, ecc.)
  • a2) Fibre vegetali che a loro volta si dividono da seme (cotone); da libro o stelo (canapa, gelsomino, ginestra, ibisco, juta, lino, ortica, ramiè, ecc.); da foglia (abacà, agave, alfa, sparto, ecc.); da frutto (cocco, kapoc); da alghe o olginiche (seta marina)
  • a3) Fibre minerali da roccia (amianto)
B) Fibre chimiche - Sono le fibre create dall'uomo mediante processi industriali fisico-chimici, partendo da materie prime esistenti in natura. Per ottenere questo tipo di fibre si trasformano dei monomeri (da monos = uno e meros = parte) in polimeri (da poli = molti e mero = parte) e questi in materiali fibrosi, sotto forma di filo continuo o di fiocco (cioè filo tagliato a varie lunghezze). Tecnologie molto sofisticate permettono poi di diversificare le fibre modificandone le caratteristiche secondo l'impiego specifico. La molteplicità delle fibre chimiche programmabili e la loro capacità di adattamento sono oggi superiori a quelle delle fibre naturali (rappresentano ca. il 60% di tutte le fibre impiegate nell'industria tessile).

Si ha una prima divisione in:
  • Fibre organiche - Quelle da polimeri naturali (fibre artificiali); da polimeri sintetici (fibre sintetiche); da carta.
  • Fibre inorganiche - Quelle costituite da polimero sintetico (vetro tessile, carbonio); da metallo (metallica, metallizzata). Il loro utilizzo nella moda è tuttavia quasi inesistente, mentre possono essere utilizzate nella produzione di tessili tecnici. 
Le fibre chimiche possono a loro volta essere suddivise in:

b1) Fibre artificiali - Sono ricavate sottoponendo a particolari trattamenti chimici polimeri (macromolecole) lineari già esistenti in natura che va estratto e trasformato. Fra le più importanti vi sono le cellulosiche, ottenute partendo dalla cellulosa pura (viscosa, cupro, modal, ecc.) o acetilata (acetato, triacetato, ecc.). I limiti delle fibre artificiali, oltre che in fatto di caratteristiche e prestazioni tecnico-applicative, si ritrovano nel fatto che usano come materia prima le conifere vegetali che hanno un ciclo di ripristino di circa 20 anni.
b2) Fibre sintetiche - Sono le fibre ottenute attraverso procedimenti di sintesi chimica sulla base di varie materie tra cui principalmente i sottoprodotti della distillazione del carbone e del petrolio. Il polimero viene prodotto dall'uomo, in genere per aggregazione di molecole di monomeri elementari di sintesi. Questa aggregazione si chiama "polimerizzazione" e può avvenire secondo due principi: la policondensazione e la poliaddizione. La policondensazione è una sequenza di reazioni tra monomeri uguali o diversi tra di loro, tutti dotati almeno di due gruppi funzionali, in grado di interagire formando legami che interconnettono le molecole singole in catene più o meno lunghe (i monomeri vengono uniti tra di loro mediante i legami per formare il polimero). La poliaddizione è una serie di reazioni tra monomeri uguali o diversi tra loro (comonomeri) caratterizzati, in genere, da doppi legami, cioè da una carica di energia interna in grado di trasformarsi sotto l'azione di particolari sostanze avvivanti dette "catalizzatori", in legami tra individuo e individuo, fino a formare catene polimeriche più o meno lunghe (è come quando una folla disordinata di individui si mette in fila a un certo segnale e i vari individui si uniscono fra di loro in catene dandosi la mano).

Sono in costante evoluzione per offrire sempre nuove prestazioni in termini di comfort, estetica, sicurezza e rispetto ambientale. Dipendono da risorse "oil" le cui giacenze naturalmente non sono illimitate, oltre ad avere processi altamente inquinanti (specie per le emissioni CO²). Fra le più importanti vi sono il poliammide (nylon), poliestere, politene, acrilico, elastan, ecc.

FICHU  
Dal francese, col significato di «fazzoletto da collo». 1. Piccolo scialle, in seta, lana o in cotone finissimo bordato di pizzo, che viene appoggiato sulle spalle ed è annodato mollemente (ma può essere fermato da una spilla) sul busto per guarnire lo scollo di un abito. 2. Gala o telo di tessuto, spesso pizzo, cucito all'altezza del seno su bluse o abiti.

Diminutivo di figura. 1. Disegno raffigurante, anche con pochissime linee, una immagine di uomo o di donna o bambino/a che indossa il modello di un capo d'abbigliamento, in cui quest'ultimo è il soggetto principale. Ciò significa che la figura umana è da considerarsi solamente un supporto che deve valorizzare il modello, cioè a renderlo più piacevole nelle sue forme, nelle sue proporzioni e, soprattutto, nel suo "taglio". Questo vale anche per il panneggio. Quando si disegna un figurino, è quasi sempre indispensabile raffigurarlo davanti e di dietro, in quanto la parte dell'abito vista davanti è diversa da quella vista di spalle. Questo doppio disegno si può risolvere in due modi: A) rappresentare il davanti e il dietro come se fossero visti allo specchio, vale a dire esattamente nella stessa posizione, in modo simmetrico; B) rappresentare il davanti e il dietro in posizione diversa, in maniera assimetrica. Talvolta non sono sufficienti le rappresentazioni davanti e di dietro per definire esattamente la forma di un modello, e quindi si ricorre anche alla raffigurazione di profilo. Queste tre rappresentazioni base del figurino, visto davanti, di dietro e di profilo, sono le più usate, anche perché sono necessarie per illustrare completamente le forme del modello che dovrà essere confezionato ed indossato. Comunque, talvolta si possono trovare disegni di figurino con la figura umana rappresentata di tre quarti davanti e/o di tre quarti dietro. 2. Rivista di moda che presenta tali modelli.

FIL-À-FIL  
Locuzione francese, che significa, letteralmente, "filo a filo". Tessuto leggero in armatura tela, in genere di cotone, a righe verticali molto sottili, ottenute per effetto di piccole coste oppure per risultato di fili d'ordito a colori alternati, generalmente un filo chiaro e uno scuro alternativamente. L'effetto ottico finale è quello di un microscopico millerighe verticale oppure di un'altrettanta microscopica quadrettatura, che danno la sensazione di una stoffa a tinta unita con una superficie leggermente irregolare, dall'effetto screziato. 

Inglese: Thread-by-thread

FILA (di maglie)
Rappresenta una colonna di maglie disposte longitudinalmente (orizzontalmente) al rango (tessuto). Il numero di file di maglie per unità di lunghezza è determinato dalla finezza della macchina di maglieria.

FILABILITÀ  
Da filare (verbo). Possibilità di trasformare in filato una determinata fibra tessile.

Viene detto limite di filabilità il titolo massimo ottenibile in rapporto al diametro e alla lunghezza delle singole fibrille che costituiscono la fibra da trasformare.

FILACCIA  
Dal latino filacea, derivato di filum, filo. 1. Filo risultante dalla sfilacciatura di un tessuto. 2. Fibre molto corte formate da cellulosa pura, che rimangono dalle fibre tessili vegetali a seguito della separazione delle parti legnose dallo stelo (paglia).

Francese: Emmêrle - Inglese: Ravelling - Tedesco: Werg - Spagnolo: Hilacha

FILAMENTO  
Dal latino filamentum, derivato di filare "ridurre in fili". Fibra (fibrilla) o striscia di qualsiasi materia allo stato elementare. Più filamenti, stirati e ritorti, formano un filato. Solo la seta e il raion, ad esempio, possono essere passati alla tessitura nella lunghezza originale.

Francese: Filament - Inglese: Filament - Tedesco: Faser - Spagnolo: filamento

FILAMENTOSO  
Da filamento. Che ha, che si presenta sotto l'aspetto di filamenti.

FILANCA  
Da filare. In origine era un marchio di fabbrica, passato poi all'uso comune. Indica i filati artificiali e sintetici testurizzati, molto ondulati (a somiglianza della lana), opaco, dalla mano morbida. Per la sua elasticità, usato specialmente per collant, calzemaglie, calzemaglie, costumi da bagno, body, fuseau, o come filato cucirino.

FILARELLO
Deriva da filare. Filatoio di legno con il quale si effettua l'ultima operazione della filatura, per mezzo di una ruota il cui movimento è generato da una apposita pedaliera, mentre l'alimentazione della fibra è esclusivamente manuale. Tale macchina aiuta a velocizzare la lavorazione e a rendere più regolare il diametro del filato.

FILATO CUCIRINO (o semplicemente CUCIRINO)
Filato generalmente a due o più capi (ma può essere anche monofilo) sottoposto a trattamenti particolari per cucire a macchina o a mano.

Come per altri materiali tessili, i filati cucirini sono composti di un tipo di fibra, una struttura ed una finitura, ciascuno dei quali può influenzare sia l'aspetto sia la prestazione (soprattutto per l'uso a macchina) del filato.

Tipo, struttura e finitura della fibra

La suddivisione in termini di materiale, è quella fra fibre naturali, fibre realizzate dall'uomo (chimiche) e quelle realizzate con una mischia; in termini di struttura ci sono quelli filati da un fiocco o da fibre di lunghezza corta, oppure quelli realizzati con filamenti continui e quelli fatti da una combinazione dei due.

Tipi di fibra

Nella produzione dei filati cucirini viene usata una varietà di fibre, sebbene alcune abbiano un uso limitato.

A livello industriale i filati cucirini più usati sono quelli sintetici (in quanto le macchine da cucire industriali fanno più punti al minuto), principalmente poliestere e poliammide (nylon), ed in una piccola quota in aramide e polietrafluoroetilene (PTFE). Tutte le fibre sintetiche sono all'inizio dei filamenti continui. Si possono ottenere filamenti di varia misura secondo la dimensione dei fori della filiera dai quali vengono estrusi.

Fra le fibre artificiali è impiegata la viscosa, per l'uso nei ricami. Questa non ha la resistenza e la durata delle fibre sintetiche, ed ha una scarsa elasticità e poca resistenza quando è bagnata, ma ha il grande vantaggio della lucentezza. Più disponibile comunemente sotto forma di filamento continuo, che ha una maggiore lucentezza rispetto al fiocco, la scarsa resistenza all'abrasione e scarsa robustezza non costituiscono uno svantaggio nelle macchine per ricamo, ma i tessuti che incorporano questa fibra non dovrebbero essere sottoposti a lavaggi ripetuti.

La fibra naturale che viene maggiormente usata è il cotone, realizzato in filato da fibre della lunghezza media di 35-40 mm e con un diametro di 0,02 mm. I filati cucirini di cotone generalmente danno una buona prestazione di cucitura, ma la loro forza e resistenza all'abrasione sono inferiori a quelle dei filati sintetici di uguale sezione. I filati di cotone sono principalmente usati nell'uso domestico o su macchine industriali poco attrezzate, o nella produzione di abbigliamento tinto in capo.  

Le strutture dei filati

La creazione dei filati cucirini può assumere una varietà di forme. Quando le fibre si presentono naturalmente in pezzi corti o sono tagliate o rotte in tal modo, devono essere attorcigliate assieme, inizialmente in fili singoli, e poi la torsione deve essere bilanciata applicando una torsione contraria affinché due o tre di questi fili vengono combinati insieme per formare la struttura del filato. La torsione delle fibre singole consolida la resistenza e la flessibilità garantita dalle fibre stesse. Senza la contro-torsione, detta "torsione di finitura", un filato convenzionale non potrebbe essere controllato durante la cucitura. I fili individuali si separerebbero durante i loro ripetuti passaggi attraverso l'ago e sopra le superfici di controllo della macchina per cucire. La torsione viene definita dal numero di giri inseriti per cm di filo o filato prodotto. Se la torsione è troppo bassa i fili possono logorarsi e rompersi; se è troppo alta, la vivacità nel filato può provocare aggrovigliamenti, nodi nei cappi o fuoriuscite dalla confezione. Ci sono due possibilità di direzione della torsione (a destra o a sinistra).

Finiture del filato

L'aspetto finale della struttura di un filato cucirino è la finitura superficiale, la cui caratteristica più importante (oltre a quello dell'aspetto finale) è la lubrificazione. Il compito di una copertura lubrificante è quella di produrre un livello costante di attrito e, in particolare per filati sintetici, di proteggerlo dal riscaldamento dell'ago.

Dimensioni del filato

Tutti i tipi di filati tessili possono essere realizzati con differenti spessori e il rapporto tra la lunghezza e il peso di uno specifico filo viene definito " Titolo del filato" o misura.

Confezioni di filato

I filati cucirini sono disponibili in una varietà di confezioni, sia piccole che grandi, ed è generalmente venduto a lunghezza piuttosto che a peso.

I rocchetti sono la confezione più piccola e sono bobine flangiate (una volta erano in legno) in plastica. Sebbene vengono usati in maniera abbastanza limitata su macchine industriali più lente, specialmente nella produzione di calzature e di articoli in cuoio, vengono ampiamenti usati per uso domestico e per le macchine da cucire casalinghe. Una modesta quantità di filato, di solito m 100 o 500, viene avvolta parallelamente sulla bobina. I rocchetti non sono adatti per fornire il filato a macchine industriali ad alta velocità, nemmeno per filati armati.

Le bobine o spolette sono piccoli tubi, cilindrici, senza flange, sulle quali il filato viene avvolto incrociato per ottenere stabilità. La mancanza di flange facilita uno svolgimento regolare della sommità delle macchine per cucire industriali, soprattutto a punto annodato, ma il loro piccolo diametro le rende meno adatte a una presa di filato più veloce, come per le macchine sopraggitto. Esse contengono di solito dai 1000 ai 1200 m di filato e sono usate soprattutto nella produzione di capi d'abbigliamento, sia dove i lanci di produzione in ciascun singolo colore sono ridotti e sia per la distribuzione a piccoli laboratori esterni. Sono adatte al cotone, al poliestere ritorto, al nylon ritorto o a filati con anima, ma non per la finitura glacé o per filati a filamenti sottili dove una fuoriuscita dalla confezione rappresenterebbe un problema.

I coni contengono 5000 e più metri di cotone morbido o mercerizzato, di poliestere ritorto o filato ritorto con anima, avvolto incrociato per ottenere una maggiore stabilità e uno buono svolgimento.  Essi garantiscono una fornitura di filato senza problemi ad alte velocità intermittenti o continue e ciò, insieme allo loro lunghezza, li rende ideali per l'uso su macchine per punti classe 400, 500, 600 e combinati, dove le interruzioni per re-infilare l'ago devono essere minime. I coni sono la confezione ideale per i filati cucirini convenzionali in situazioni dove il consumo di filato è alto e i lanci di produzione sono consistenti con limitati cambi della sfumatura di colore. Essi sono adatti anche alle macchine automatiche.

I viconi sono tubi paralleli o coni ad angolo basso con una base supplementare a base a forma di flangia alzata che può includere un piccolo labbro. Essi contengono filato lucidato o a filamento continuo e sono progettati in modo da contenere qualsiasi fuoriuscita dalla confezione che possa verificarsi durante lo svolgimento di questi filati morbidi senza impigliarsi o intrappolarsi quando il filato lento viene alzato.

Le grandi confezioni adatte all'uso su macchine per sopraggitto o per punti di copertura possono contenere fino a 20000 m di filato ritorto o ritorto con anima, avvolto su larghi coni o tubi.

I contenitori sono progettati per maneggiare agevolmente i filati in monofilamento che sarebbero difficili da controllare su confezioni standard.

FILATOIO  
Da filare (verbo). Macchina che compie le ultime operazioni di filatura sui fusi. Nel filatoio il lucignolo (o stoppino), fornito dalle operazioni precedenti di preparazione, viene assottigliato, mediante lo stiro, nella grossezza richiesta; torto perché il filo risultante abbia la necessaria resistenza e, finalmente, incannato, cioè avvolto su un tubetto di forma adatta per l'orditura o tramatura. Ogni macchina per filare deve quindi compiere tre operazioni: stiro, torsione, avvolgimento, in modo che il filato risulti in tutta la sua lunghezza uniforme in diametro, peso e resistenza.

FILATURA  
Da filare (verbo). L'insieme di operazioni necessarie per trasformare le fibre tessili (massa inizialmente disordinata) in filato (assieme di grande lunghezza). La filatura consiste dunque nel passaggio da uno stato totalmente disordinato ad un certo tipo di struttura ordinata, che dipende dal titolo e dalla torsione oltre che dalle caratteristiche delle fibre componenti.

Ind. tess. - Ciò si ottiene con una serie complessa di operazioni industriali, differenziate secondo i tipi di fibre, ma rispondenti ai medesimi principi fondamentali: il principale elemento di distinzione è costituito dalle proprietà geometriche delle fibre (soprattutto la loro lunghezza), e dà luogo - oltre ad alcuni casi particolari - a due fondamentali sistemi di lavorazione, per le fibre corte (taglio cotoniero) e per le fibre lunghe (taglio laniero). Mentre le fibre chimiche possono essere prodotte industrialmente in quasi tutte le lunghezze e forme desiderate, le diverse fibre naturali sono disponibili, secondo il tipo e la provenienza solo in determinate lunghezze e finezze. Il compito dei filatoi consiste nella preparazione delle fibre per il processo di filatura vero e proprio, nella loro strutturazione in una forma coerente continua e nella produzione di unità di presentazione adatte ad essere sottoposte a ulteriore lavorazione. 

Qualsiasi processo di filatura deve essere in grado di realizzare i seguenti tipi di funzione: 
  1. eliminazione delle impurezze (nel caso delle fibre naturali);
  2. mescolanza dei componenti;
  3. separazione delle fibre;
  4. ordinamento delle fibre: salvo eccezioni (filati cardati), significa parallelizzazione e classifica per lunghezza, con eliminazione delle fibre corte;
  5. affinamento della struttura e sua regolarizzazione;
  6. consolidamento della struttura (inserimento della torsione).
Le prime due di queste funzioni hanno luogo all'inizio del ciclo secondo modalità che tengono conto dello stato di presentazione delle fibre gregge (assai diverso, ad esempio, per lana e cotone), e sono poi perfezionate durante i passaggi successivi; alle altre quattro corrispondono nell'ordine quattro operazioni tipiche: cardatura, pettinatura, stiro e filatura propriamente detta.

I. Metodi di filatura per fibre corte

Noto anche come metodo di filatura cotoniera o filatura a tre cilindri, ed è quello che trova maggiore applicazione a livello mondiale. Il nome deriva dalla disposizione dei cilindri del gruppo di stiro su filatoi di uso più comune, i filatoi continui ad anelli. Questo metodo di filatura è adatto a tutti i tipi di fibre con una lunghezza massima di circa 40 mm e si dimostra molto flessibile per quanto riguarda le caratteristiche e i settori di impiego dei filati prodotti. I filati prodotti in base al metodo di filatura cotoniera vengono trasformati in tessuti di stoffa, tessuti di maglia, maglieria e intrecci per i settori tessili nel campo dell'abbigliamento, dell'arredamento e per l'impiego in campo tecnico.

Il processo di lavorazione delle fibre è suddiviso in diversi stadi:
  1. Raccolto e sgranatura;
  2. Preparazione della filatura;
  3. Filatura
In base alle diverse caratteristiche richieste al filato e alle materie prime di fibra utilizzate, vengono previste disposizioni delle macchine e metodi di filatura diversi. Inoltre è necessario trovare, di volta in volta, un compromesso tra caratteristiche del filato e costi di produzione convenienti.

II. Metodi di filatura per fibre lunghe

Noto anche come metodo di filatura laniera. Nella filatura di lana pettinata, oltre alla lana di tosa, vengono lavorate anche fibre chimiche a taglio lungo, soprattutto poliestere e acrilico. I filati pettinati offrono una buona uniformità, una buona resistenza e un buon allungamento e una pelosità ridotta.

La lana, prima dell'inizio del processo di lavorazione, deve essere lavata per eliminare impurità (esempio: sporco, sudore e grasso naturale della lana). La lana viene asciugata in essiccatoi a tamburi perforati e quindi aperta nella cosiddetta carda rompitrice. Quindi le fibre vengono oliate per influenzare le proprietà di attrito delle fibre ed evitare cariche elettrostatiche. Viene poi effettuato il trasporto automatico nella cella di mescolatura. Poiché un impianto di lavaggio richiede un investimento impegnativo e deve rispettare notevoli requisiti imposti dalla salvaguardia dell'ambiente, la maggiore parte delle filature di lana pettinata acquistano lana, nastri di carda o nastri di lana pettinata già lavata.

Le fibre chimiche vengono lavorate come fibre tessili sotto forma di bobine o come nastri da filamenti continui.

Le fibre tessili vengono portate direttamente alla carda dopo l'apertura e l'oliatura. I nastri da filamento vengono tagliati o sfilacciati in fibre corte per mezzo del "converter" e quindi tinti o miscelati grazie ai processi di cardatura e pettinatura, sotto forma di nastri.

I successivi passaggi di lavorazione comprendono la cardatura e lo stiro. Il nastro doppiato e affinato viene portato alla pettinatrice e lavorato per ottenere un nastro pettinato. Il processo di pettinatura è uguale sia per le fibre corte che quelle lunghe. Tuttavia a causa delle materie prime diverse, le macchine pettinatrici presentono notevoli differenze. Per eliminare i punti di saldatura, il nastro pettinato viene stirato con uno stiratoio di regolazione.

Sono operazioni complementari alla filatura: 1. roccatura, 2. accoppiatura o binatura, 3. ritorcitura, 4. aspatura, 5. dipanatura, 6. garzatura.

Francese: Filer - Inglese: Spinning - Tedesco: Spinnerei - Spagnolo: Hilandería - Portoghese: Girando  

FIL COUPÉ  [pronuncia: "fil cupé"]
Termine francese che  significa «filo tagliato». Il nome si riferisce all'aspetto visivo ed allo stesso tempo indica il procedimento di fabbricazione impiegato. Tessuto operato, ottenuto con una tecnica speciale di  tessitura che prende il nome dal fatto che vengono tagliati i fili di legatura; in seta o fibre sintetiche, di peso leggero, con una mano al tatto fluida. Il fil coupé è caratterizzato dalla presenza di motivi geometrici o stilizzati, che formano una disegnatura in rilievo, liscia e lucida, delineata quasi sempre ad armatura raso, e ottenuta inserendo, in alcune zone, fili flottanti, che dopo il tessimento vengono recisi. La tessitura è eseguita con macchine jacquard, e prevede l'impiego di trame e orditi supplementari, che verranno in seguito cimate. È possibile, poi, aggiungere motivi o efffetti di colore o di trasparenze o frange. Usato per camicie e abbigliamento femminile elegante. Può essere unito con filati laminati o anche stampato. È ampiamente utilizzato anche per tendaggi.

FILET  
Termine francese, che significa "rete da pescatore". 1. Nel gergo tessile genericamente indica una trama larga a rete o retino. 2. Trina ad ago, largamente diffusa in Francia dalla fine del sec. XVII, eseguita in due fasi: preparato il fondo a maglie di rete unite fra loro con nodini, lo si monta sul telaio e lo si ricama con punti di vario tipo per ottenere motivi ornamentali geometrici, floreali o anche figurati. Fu usato specialmente per ornare biancheria da casa, copriletto, tende, ecc. 3. Tessuto ajourato e traforato, realizzato su speciali telai, che imita l'antica lavorazione artigianale del merletto a filet.

FILETÉ   
Termine francese. Tela di cotone, del tipo degli zeffiri, nel quale fili a forma di righe parallele risaltano nel senso della lunghezza.

FILETTATURA
1. Effetto di rigatura dei tessuti, ottenuto mediante giustapposizione nell'intreccio di fili di diverso colore e lucentezza. 2. Nel ricamo a rapporto lavoro di rifinitura mediante l'applicazione con punti invisibili del cordoncino.

FILETTO  
Diminutivo di filo. 1. Filo supplementare aggiunto al tessuto di fondo per ottenere un effetto particolare di rigatura (filettatura). 2. Ornamento formato da strisce di stoffa, cordoncini o galloni. Il capo d'abbigliamento con questo ornamento viene detto filettato.

FILIERA  
Dal francese filière, derivato di fil, dal latino filum  filo. 1. Ind. tess. - Piastra a sezione circolare di metallo pregiato ed inattaccabile, con fori sottilissimi calibrati, attraverso le quali le fibre artificiali e sintetiche vengono estruse, formando il filamento o fibrilla (estrusione). 2. Organo che si trova nel baco da seta attraverso il quale esce il filo serico; è composta da una protuberanza internamente cava, cui fa capo il condotto escretore unico dei due seritteri, o glandole serigine, e che è munita all'apice di un piccolissimo foro, dal quale viene emesso all'esterno il filo di seta. 3. Riguarda l'organizzazione produttiva della merce ed è un concetto che ci dà informazioni con cui possiamo orientare i nostri acquisti, pensiamo alle filiere corte, alle filiere 100% italiane. Sequenza di operazioni necessaria a trasformare le materie prime in prodotti finiti. Così, da modesto filatoio che era, ora la filiera arriva a ragionare dei grandi scambi vicini e lontani, che girano per il mondo, di rami produttivi — e noi con tutta la nostra preparazione di idee e valori -  ragioniamo dell’opportunità di filiere più brevi, di filiere controllate o trasparenti, dei cambiamenti nelle filiere di settore. Secondo una nuova filiera di significato, con un termine che è apparso sul finire degli anni ‘90 — quando un interesse sui trascorsi che portano il prodotto da noi si è fatto più generale.
 
FILI PASSATI (FILI FLUTTUANTI)
In maglieria, sono i fili che passano orizzontalmente quando degli aghi sono eliminati o quando essi interrompono momentaneamente il lavoro nel tricot a maglie allungate, in certi jacquard e nei tricot tramati.

FILO FALSO 
Filo esterno della divisione che viene scartato automaticamente al divisore.

FILO FLOSCIO 
Filo difettoso per scarsa torsione

FILOSCOZIA (detto anche FILO DI SCOZIA)
Marchio registrato del “Centro Promozione Scozia” nel 1982 che certifica la qualità di alcuni prodotti in cotone: deve essere tipo Egitto di prima categoria o similari (finezza 12-14.5 micron, lunghezza 20-32 millimetri), a due fili, pettinato e ritorto, resistente a fibra lunga (Makò), gasato e mercerizzato in filo, in modo che acquista una brillantezza serica, di titolo non inferiore a Ne 50/2 (120 dtex). È usato nella maglieria e calzetteria.

Francese: Fil d'Ecosse - Inglese: Lisle Cotton Yarn - Spagnolo: Hilo de Escocia 

FILZA  
Dal latino volgare filicella, diminutivo di filum, filo. 1. Serie di elementi giustapposti riuniti generalmente da un filo che li attraversa (una filza di perle, ecc.). 2. Cucitura (anche filzetta) formata da punti regolarmente intervallati usata in genere per imbastire o per increspare stoffe leggere.

FILZETTA  
Diminutivo di filza. Punto eseguito infilando sull'ago e quindi sul filo un tessuto o un nastro a piccoli tratti, e lasciando ora la stoffa increspata, ora ritenendola. Si può applicare anche come contorno a semplici disegni per ricamo.

FILZUOLO  
Da filza. 1. Lunghezza prefissata di filo avvolto su un aspino o un aspo, le cui due estremità sono fermate da un cappio. 2. Il filzuolo rappresenta l'elemento base per la realizzazione di una matassa: la lunghezza varia a seconda della fibra. Il filzuolo serve sia per la campionatura del filato, sia per la titolazione, determinata in base alla lunghezza, prestabilita del filo e al peso corrispondente. 3. Unità di misura anglosassone per fissare il titolo dei filati di canapa, e uguale a 300 iarde, cioè a 274,32 m. Un filzuolo è del titolo I quando pesa una libbra (gr. 453,6).

FINESTRATO  
Dal latino finestratu(m), da finestra. Indica un tessuto a disegni scozzesi; a grandi quadri. 

Francese: Quadrillé - Inglese: Checkered - Tedesco: Gewurfelt - Spagnolo: Cuadriculado | Decuadros

FINEZZA
1. Misura che definisce con il titolo il diametro delle fibre. La finezza è espressa in micron (1/1000 di millimetro). Per finezza standard si intende un filo con un titolo uguale a un denaro (g 0,05).

Dato che le fibre, specialmente le naturali, non mantengono costante il proprio diametro per tutta la loro lunghezza la determinazione dello spessore medio comporta una certa approssimazione. A causa delle diverse caratteristiche delle fibre sono stati perfezionati diversi metodi di determinazione pratica della finezza:
  • titolazione
  • metodo ottico classico (lanametro)
  • metodi ottici moderni (Microvideomat, Pimc, Fidivan)
  • metodi flussometrici (Air-Flow, Wira)
  • metodo elettronico
Francese: Titre de la fibre - Inglese: Fibre fineness - Tedesco: Faserfeinheit | Tifer - Spagnolo: Titulo de la fibra

2. In maglieria indica il numero di aghi che si contano su una frontura in una unità di misura prestabilita. 

Sono in uso:
  • Finezza inglese (E): indica il numero di aghi in 1 pollice inglese (mm 25,4)
  • Finezza gauge (gg): indica il numero di aghi in 1.1/2 pollici inglesi (mm 38,1)
  • Finezza francese (fin): indica il numero di aghi in 1 pollice francese (mm 27,8)
La finezza gauge è usata per i telai Cotton; la finezza francese per i telai circolari a immagliatrici; la finezza inglese per tutti gli altri tipi di macchina.

FINISSAGGIO  
Dal francese finisaggeInd. tess. - Operazione o insieme delle operazioni di rifinizione eseguite sul tessuto uscito dal telaio, intese a conferire determinate caratteristiche, ossia a renderlo morbido al tatto, resistente, idrorepellente, antipiega, ecc. A tale scopo si effettuano trattamenti meccanici, fisici e chimici. Fra le operazioni più importanti vi sono: apprettatura; calandratura; cimatura; decatissaggio; follatura; garzatura; impermeabilizzazione; marezzatura (moiré); mercerizzazione; sanforizzazione, tollatura; ecc. 

Francese: Achvement | Finisage - Inglese: Finishing - Tedesco: Ausrustung - Spagnolo: Acabado

FINTA  
Deriva da fingere, participio passato di finto. Striscia in tessuto sovrapposta a copertura di elementi di chiusura come una fila di bottoni o la cerniera lampo, ganci e occhielli e velcro per dissimularli (abbottonatura nascosta o all'inglese), a rifinizione di un capo (nei pantaloni ha l'apertura sul centro davanti, nella totalità dei casi in quelli maschili e nella maggioranza di casi in quella femminile). La chiusura della finta è caratterizzata da un sormonto: nei capi da donna è la parte destra che si sovrappone alla sinistra rispetto ad una linea di centro, nei capi da uomo o unisex (tipo jeans), è la parte sinistra che si sovrappone alla parte destra. È detta anche patta o falsatura.
In un pantalone con cerniera lampo inoltre vi è la controfinta, che va inserita sotto la cerniera nella parte che rimane sotto (sinistra da donna - destra da uomo), e che serve per evitare che la patta si apra e si veda la cerniera. Di solito si aggiungono 0,5 - 0,7 cm e ci si cuce sopra la fettuccia della cerniera, e poi si cuce la controfinta.

FINTA PELLE
È un tessuto non tessuto (TNT) realizzato con microfibre (poliestere impregnato di poliuretano), che presenta l'aspetto e la mano della pelle, ma è più leggero e lavorabile. È usata per borse, valigie, cartelle, e per rivestire poltrone, divani e sedie. È anche chiamata similpelle. Non è da confondersi con ecopelle che è un materiale di origine animale.

FIOCCHETTI
Difetti rappresentati da ingrossamenti del filo per raggruppamento disordinato di fibre singole. Possono formarsi in tutte le fasi del processo di produzione a causa della rottura e dello scivolamento contrapposto di bave singole. Si tratta di un difetto che il più delle volte ha per conseguenza una rottura del filo durante una lavorazione a valle e che deve essere evitato maneggiando con estrema cura le condizioni di filatura (aspetto esterno dei fili in coni, rocche incrociate cilindriche, subbi maglieria, subbi tessitura).     
  
FIOCCO  
Dal latino fioccum, "fiocco di lana". 
1. Nel gergo tessile significa fibra corta; quindi fiocco raion o raion fiocco che quindi indica il raion in fibra corta (tagliata) per distinguerlo da quello a filamento continuo; così dicasi di tutte le fibre artificiali e sintetiche. Indica lo stato in cui si presentano prima della filatura le fibre, alla rinfusa non orientate, non parallele. Sono fibre che dopo l'estrusione vengono tagliate o strappate in modo che abbiano una lunghezza corrispondente a quella delle fibre naturali: quindi se la lunghezza media è compresa fra 3 e 5 cm si ha il fiocco cotoniero mentre se la lunghezza è compresa fra 5 e 10 cm si ha il fiocco laniero. Le fibre chimiche in fiocco sono impiegate per produrre i filati discontinui, in contrapposizione ai fili continui ottenuti con le stesse fibre. La lavorazione delle fibre chimiche in forma di fiocco è necessaria quando si devono eseguire mischie con fibre naturali o con altre fibre chimiche e quando si vogliono avere filati che nella forma esteriore siano simili a quelli delle fibre naturali.

2.
Tipo di annodatura di un nastro o di una cravatta che può formare due corti lembi o due cocche pendenti.
Inglese: Flock

FIORATO  
Da fiore. Disegni stampati o tessuti operasti o dipinti a motivi floreali. Più corretto in italiano il sinonimo fiorami per definire la stoffa che è ornata. In Francia si dice ramage. 

FIORE (pelle)  
Dal latino fiorem, di antichissima origine indoeuropea. Parte esterna della pelle degli animali. Il fiore assume dopo la concia, aspetti vari e caratteristici, utilizzata per capi d'abbigliamento e accessori.

FIOSSO
Dal latino fŏssŭla, diminutivo di fossa «fossa»; propriamente «fossetta». È la parte convessa della suola della scarpa che si trova prima dell'attaccatura del tacco.

FISH TAIL  
Locuzione inglese. 1. Orlo assimetrico di gonne ed abiti. 2. Punte su cui attaccare le bretelle.

FISHTAIL DRESS
Abito a coda di pesce (a sirena).

FISSATI (filo)
Termine relativo ai fili (continui e discontinui) quando siano stati sottoposti a trattamento termico di termofissazione, tale da togliere loro qualsiasi potenziale di retrazione. C
on l'espressione "fissaggio del filo" si intende il processo per cui un filato ritorto viene sottoposto ad un trattamento di vapore acqueo ad alta temperatura (da 60 a 120 gradi C.) per un tempo prolungato di qualche ora in modo tale che la torsione che è stata data al filato si stabilizzi e il medesimo filo perda la naturale conseguente nervositá e non si attorcigli su se stesso.

FIT BAGGY
Locuzione inglese. Sta per vestibilità ampia.

FIT MODEL
Locuzione inglese. Manichino o modello in carne e ossa nella taglia standard utilizzata dall'azienda per il campionario. 

FITTED  
Termine inglese. 1. Aderente, attillato, asciutto, sfiancato. In generale si dice di capo molto aderente. 1a. Fitted at the waist - Stretto in vita, avviato. 1b. Fitted jacket - Giubbottino sfiancato. 1c. Fitted pants (Fitted trousers) - pantaloni attilati. 1d. Fitted sleeve - Manica attilata. 1e. Fitted skirt - Gonna a tubo.   

FITTING  
Termine inglese; da to fit, andare bene, essere giusto, essere adatto. Apportare le ultime modifiche al capo direttamente sul modello o sul cliente. Si intende, pertanto, la prova dei capi sulla/sul modella/modello al fine di correggerli eliminandone i difetti.

FLANELLA  
Dal francese flanelle, e questo dall'inglese flannel col significato di stoffa e indumento. Tessuto classico fondamentale: pettinato o semipettinato, in armatura saia, di peso medio o leggero, follato e garzato, è caratterizzato dalla superficie uniforme e pelosa e dalla mano morbida e calda. Esistono molte varietà di flanelle: in lana, con l'ordito di cotone e la trama in lana, oppure tutte in cotone. Quella di cotone presenta anch'essa una mano molto soffice ed una superficie garzata, con aspetto simile alla felpa, da cui differisce per avere tutte e due le superfici pelose. Ha caratteristiche coibenti, cioè sviluppa calore se viene strofinata, e lo mantiene a lungo. Possono essere in tinta unita, a righe colorate, ecc. In lana sono molto usate sia  in drapperia che laneria, mentre in cotone sono adatte per camicie, pigiami, vestaglie, ecc. 

Francese: Flanelle - Inglese: Flannel - Tedesco: Flannel - Spagnolo: Flanela

FLARE JEANS 
Locuzione inglese, dove flare sta per svasatura. Jeans che partono stretti sulla gamba e finiscono larghi.
 
FLEECE
Termine inglese; vello, manto o mantello di pecora e simili animali. Tessuto a maglia morbido e leggero, più conosciuto come pile, che mantiene molte delle sue proprietà isolanti anche da bagnato e che asciuga rapidamente. Con caratteristiche simili alla lana, è ipoallergenico e trattiene il calore, specialmente se combinato con alcuni indumenti protettivi contro la pioggia. Inoltre, può essere fabbricato con plastica riciclata anche se il prodotto finale è però caratterizzato da un impatto ambientale non nullo in quanto durante la fase di lavaggio rilascia microparticelle di plastica nell'acqua di scarico che si riversano nei fiumi e mari. Si tratta di un tessuto che continua a evolversi migliorando le proprie caratteristiche tecniche e i modi di produzione, che attualmente implicano processi più sostenibili. Usato per indumenti sportivi da esterni, in particolare giacconi o giacche sfoderate e pullover.

FLIP FLOP  
Locuzione inglese. Ciabatta a infradito colorate e divertenti con listini di gomma.

FLOCCATO
Adattamento dell’inglese (to) flock «eseguire il floccaggio». Tessuto sul quale tramite metodi adesivi o elettrostatici si applicano (l'operazione si chiama floccaggio) fibre artificiali o naturali corte pochi millimetri (flock); il materiale viene adagiato sul supporto, tenute in posizione perpendicolare rispetto al tessuto, nel momento dell'incollatura, da un campo elettrico. A questo punto si procede con l'asciugatura dell'adesivo così da fisssare in maniera definitiva il flock, e procedere dunque alla spazzolatura così da rimuovere il flock che si è depositato in eccesso sulla superficie. Si ottiene una superficie vellutata, che ricopre la superficie nella sua totalità o parzialmente, anche formando un motivo (disegno), se si varia l'area sul quale viene eseguita l'incollatura.

Francese: Floconné - Inglese: Cromby - Tedesco: Floconné - Spagnolo: Floconné

FLOCK
Termine inglese; dal francese antico floc «fiocco» (di lana), usato in italiano al maschile. Nell'industria tessile, sono indicate le fibre tessili di pochi millimetri che vengono fatte aderire alla superficie di un tessuto (indicato poi come floccato) per ottenere un effetto vellutato. 

FLOU  
Aggettivo francese che in linguaggio pittorico significa "morbido, pastoso". 1. Nel campo dell'abbigliamento può indicare un abito, tessuto "vaporoso" ed a tinte tenui o una linea "morbida, sfumata". 2. Nella tecnica fotografica si dice di una immagine priva dei dettagli più fini e con contorni sfumati. Tale effetto si può ottenere con l'impiego di obiettivi o di filtri speciali, o anche con una leggera sfocatura oppure anteponendo all'obbiettivo una garza o una lastra di vetro unta di vasellina.

FLUOROFIBRA 
Fibra sintetica polimerizzata formata da macromolecole lineari ottenute da monomeri alifatici fluorurati. Realizzata in filamenti, fiocco o film, è idrorepellente, molto resistente all'attacco chimico, termoresistente, ma difficile da tingere. In forma di pellicola con micropori, è impiegata per capi impermeabili: uno dei nomi commerciali più conosciuti è il Gore-Tex.

FOAM
Termine inglese, con il significato di schiuma. Schiuma poliuretanica che si impiega per la fabbricazione di agugliati, ma che nella sua forma non adesiva si usa ora solo per spalline (gomma piuma). Queste schiume di spessore sottile possono essere rese adesive ed essere impiegate come termoadesivi per grandi superfici. Lo spessore varia da 2 a 4 mm. Hanno il vantaggio di un modestissimo costo ma comportano una serie di svantaggi, e cioè danno una mano gommosa e senza scatto, si appiattiscono e degradano nel tempo, sono di difficile stenditura e difficile scorrimento sulle macchine da cucire, e non danno nessun controllo del tessuto esterno. Per questo come interfodera è stata praticamente abbandonata.

FODERA  
Dal femminile di fodero, che discende dal germanico fodr, "custodia della spada". Stoffa applicata all'interno di indumenti  (cappotti, giacche, gonne pantaloni, o altri indumenti) o accessori (borse, cappelli, cravatte, guanti, ecc.). Le fodere sono, generalmente, una parte funzionale del capo d'abbigliamento, essendo usate per mantenere la vestibilità e il comfort permettendo lo scorrimento all'interno del capo, per nascondere la struttura complessa di un capo o di un accessorio, per mantenere le sagome, per aggiungere isolamento termico. Anche le giacche estive sono in parte foderate, in particolare sulle spalle, per agevolarne la vestibilità. Il pantalone in genere è generalmente foderato fino al polpaccio, ma nel caso di tessuti di lana particolarmente ruvidi la fodera (e lo è sempre per quelli di qualità alta) dovrebbe arrivare fino al ginocchio. La cintura è foderata, ed all'interno la fodera è divisa in più parti, in modo da poter allargare o stringere la vita senza grossi problemi.

Le fibre tessili usate sono quasi esclusivamente di tipo artificiale (Acetato, Viscosa, Cupro) e sintetiche (Poliestere, Poliammide), dove è necessario del materiale scivoloso. Possono però essere anche in cotone, poliestere/cotone (questi materiali si usano, in particolare, per le fodere tasche e per la cintura) e lana o mischie di lana in versione liscia o pettinata per avere un effetto decorativo o una sensazione di calore. I materiali non scivolosi vengono solitamente scelti solo per il corpo e non per le maniche.

Il materiale per fodere può essere usato per piccole parti di vestiti, come le tasche, o per sezioni complete.

I gruppi più importanti appartenenti alla grande categoria dei foderami sono, per grandi linee, i seguenti: Piuma e taffetà, Saglie, Rasi, Operati e stampati, Jacquard. In taluni casi può essere anche di un tessuto che su usa anche da esterno, o di pelliccia (capi invernali).

Francese: Revêtement - Inglese: Cover fabric | Upholstery - Tedesco: Bezugstoff - Spagnolo: Tejido de revestimiento

FOLK  
Aggettivo inglese. Indica persona, oggetto, fenomeno che esprime l'anima più autenticamente popolare di una cultura e specialmente la sua componente di protesta contro le ingiustizie sociali o le convenzioni.

FOLKLORE  
Dall'inglese folk (popolo) e lore (dottrina). L'insieme delle tradizioni popolari e delle loro manifestazioni, in quanto oggetto di studio. In italiano: folclore.

FOLLA (macchina) 
Macchina per infeltrire e rendere compatto e morbido il tessuto, fondamentale nella produzione del cardato. Nel linguaggio antico (dal Medioevo al Settecento) vi corrispondeva gualchiera.

FOLLANTE  
Prodotto chimico che contribuisce a determinare l'infeltrimento del tessuto in follatura.
In passato veniva usata anche la terra follona che aveva proprietà follanti e detergenti. Le gualchiere della zona di Prato usavano la terra di Galceti.

FOLLATO  
Participio passato di follare. Tessuti di lana che abbiano subito un processo di follatura più o meno accentuato. Quasi tutti i tessuti di lana (esclusi i rasati e i freschi) subiscono una leggerissima follatura che, a parte la mano, conferisce maggiore compattezza e robustezza al tessuto.

FOLLATURA  
Dal latino volgare fullare, "cavalcare". 1. Ind. tess. - Operazione importante nel finissaggio dei tessuti di lana e misti che serve come trattamento di pre-ritiro. È un processo attraverso cui la lana viene compressa e battuta fino all'infeltrimento. I sistemi di follatura sono due e cioè la follatura a testa di martello o con battitori e la follatura con cilindri. Quest'ultimo sistema è il più economico e permette un miglior controllo dell'andamento del processo, tanto che ha sostituito quasi del tutto il primo sistema. La macchina per compiere questa operazione si chiama follone. Nei folloni a martello si lavorano di preferenza i feltri e le coperte. Il tessuto viene pressato sotto cilindri rotanti per renderlo più compatto, resistente e gonfio. 2. Maglieria - È una operazione di finitura eseguita sui capi di lana o misti e peli animali pregiati, allo scopo di conferire particolare morbidezza e stabilità; i capi vengono agitati in bagno acquoso o in solvente, con una certa quantità di acqua, in modo da sollevare una leggera peluria e da agganciare le fibre animali fra loro; la superficie del tessuto appare leggermente pelosa, tale da rendere indistinta la struttura della maglia. 

Francese: Foulage - Inglese: Fulling - Tedesco: Einwalken - Spagnolo: Enfurtido

FOLLÒNE  
Dal latino fullo -onis, lavandaio. 1. Macchina a martelli, impiegata per la follatura dei feltri o dei tessuti. 2. In antico indicava anche l'operaio addetto alla lavatura, smacchiatura o sodatura dei panni.

FONCÉ  
Voce francese, participio passato del verbo foncer, che significa "scurire". Termine riferito ai tessuti per indicare la tinta prevalentemente scura, o cupa.

FONDELLO  
Derivato di fondo. 1. Parte, pezzo che costituisce il fondo di qualcosa; pezzo di tessuto applicato, per chiusura o per rinforzo di alcune parti del vestiario (specialmente dei fondi all'interno del cavallo dei pantaloni). 2. Parte interna, anima dei bottoni (non comune). 

FOND DE ROBE  
Locuzione francese. Spalline piuttosto larghe, di solito in pizzo, destinate ai capi della biancheria intima femminile.

FONDIGLIOLO  
Termine in uso in Toscana, specialmente a Prato. Piccolo avanzo di filato o tessuto.

FONDO
Nell'industria tessile indica la base di un tessuto prima della stampa o sul quale si applicano i motivi decorativi. Detto anche sfondo.

FORBICI  
Il termine è usato comunemente al plurale. Strumento manuale da taglio. È formato da due lame, o coltelli, in acciaio, terminanti a punta, incrociate e collegate permanentemente da un perno centrale e provviste, ad una estremità, di anelli in cui infilare le dita per l'uso.

FORBICI PER ASOLE
Forbici sartoriali, numerate, con vite regolabile in modo da poter tagliare le asole secondo una lunghezza prestabilita.

FORBICI TAGLIACAMPIONI 
Strumento manuale con taglio a zig-zag, (a lame frastagliate) usate per tagliare campioni di tessuto in modo che si sfilaccino.

Composto da form (ico) + aldeide. Chim. - Nome dell'aldeide formica. Sostanza chimica gassosa derivata dal metano. Bolle a - 19° C e solidifica polimerizzando. Si misura la concentrazione (Conc.) per parti di milione (ppm). È un gas inodore pungente e irritante per gli occhi, mucosa nasale e pelle (provoca eruzioni cutanee, irritazioni ed eczemi). A causa della sua volatilità è contagiosa; se si mette un capo contenente formaldeide, questo secondo capo diverrà infetto. Il rilascio di formaldeide è più elevato quando i prodotti sono nuovi e diminuiscono nel tempo, anche se spesso ci vogliono mesi. La formaldeide è idrosolubile e quindi viene scaricata ad ogni lavaggio.

Nel 2004 è stata riconosciuta dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) tra quelle cancerogene per l'uomo, per alcune forme di tumori alle prime vie respiratorie. A seguito di norme ecologiche si tende sempre più a non utilizzarla. I limiti raccomandati da organismi internazionali, normative nazionali vanno da 0,05 a 0,08 (OMS).

Valori limiti su indumenti destinati a:
  • Bambini fino a 2 anni                      29 ppm
  • Abiti a contatto pelle                       30 ppm
  • Abiti senza contatto con la pelle   300 ppm
  • Altri indumenti                               300 ppm
Viene utilizzata nei finissaggi, in tintoria come mordente, nei leganti per stampa a pigmento, negli addensanti per paste da stampa, nei fissatori dei colori, nei leganti per resine e colle (floccati, resinati, ecc.), nei trattamenti di stabilità dimensionale, nei trattamenti antipiega, nelle finiture idrorepellenti, ecc., per la concia delle pelli.     

FORMALWEAR
 Termine inglese. Marchi di abbigliamento formale i cui prodotti, pur con una connotazione fashion, sono usati in occasioni eleganti.

FORMATURA
1. Pressatura in piano di capi in maglia. 2. Pressatura a vapore dei cappelli per conferire loro la forma desiderata.

FOTOGRAMMA A CALDO
Metodo di trattamento fotografico che si può applicare alle stoffe sintetiche per l'abbigliamento e gli accessori. Ha un basso impatto ambientale, in quanto l'inchiostro evapora quando viene esposto al calore.

FOTOINCISIONE
Tecnica meccanica di incisione  che può generare stampe di qualità fotografica.

FOULARD [fulàard]  
Termine francese dal verbo fouler, a sua volta dal provenzale foulat che significa "sottoposto a follatura".  1a. Sciarpa, «foulard di lana», in pettinato leggero ottenuto da filati molto fini e resistenti, particolarmente adatto per la stagione calda o la mezza stagione. 1b. Fazzoletto da collo o da testa in seta, molto leggero e di varie dimensioni. 2. Tessuto molto leggero, ad armatura saia, di aspetto brillante e di mano morbida, fabbricato in fibre naturali e artificiali; impiegato nelle fodere, cravatte, vestaglie e abiti femminili. Può essere anche stampato a disegni generalmente piccoli e regolarmente spaziati.

FOULARD (macchina)
Macchina  per la tintura o l'apprettatura (finissaggio) dei tessuti di cotone o di fibre artificiali e sintetiche. Il tessuto, svolto dal subbio e guidato da cilindri guida-pezza, entra nella apposita vasca contenente la soluzione di colorante o appretto e quindi, dopo essere passato tra due cilindri spremitori, viene riavvolto su un secondo subbio. Il tessuto, svolto dal subbio e guidato da cilindri guida-pezza, entra nella apposita vasca contenente la soluzione di colorante o appretto e quindi, dopo essere passato tra due cilindri spremitori, viene riavvolto su un secondo subbio.

FOULÉ  
Voce francese del verbo fouler, "follare". Tessuto diagonale simile alla flanella, follato, morbido, fabbricato con lane pettinate, rifinite con l'apparecchio follato. Termine di uso internazionale.

FOURREAU [fugò]  
Termine francese. 1. Significa fodera, guaina. 2. Nella moda è un abito femminile di linea diritta ed attillata, molto aderente, detto anche tubino.

FRAC
Storpiatura del termine inglese frock coat (redingote), a sua volta dal francese froc, "abito", di origine francone. 1a. Giacca maschile da cerimonia, con una parte anteriore lunga fino alla vita e la arte posteriore lunga a coda di rondine.  Si distingue dalla marsina per la falda tagliata sul davanti, in modo da lasciare visibile la fine del gilet e i calzoni.  Privo di tasche, galloni e paramani, si affermerà alla fine del 1700, specialmente nei circoli borghesi, in stoffa a tinta unita. Capo d'abbigliamento da indossarsi, anche durante il giorno, in colori che variano dall'azzurro, al verde, al bruno. 1b. Nella seconda metà dell'800, capo elegante in nero, con falde più o meno lunghe, risvolti in seta nera con pantaloni senza risvolti, gilet in piqué bianco, cilindro. Verso la fine del secolo anche bleu. La grafia è spesso quella di frac o frak.      

FRAMILON  
Marchio registrato della Framis Italia S.p.A. Elastico trasparente che si mette tra le cuciture per fermare i tessuti.

FRANGIA  
Dal francese frange, che deriva dal latino fimbriaBordura ornamentale formata da fili o cordoncini variamente intrecciati, ottenuti liberando i fili di ordito da quelli di trama. Questa sfrangiatura può essere arricchita con aggiunta di fili colorati o mappe (detti anch'essi frange) oppure annodando i fili in disegni. Oltre alla frangia di stoffa, è comune la frangia con base all'uncinetto e quella fatta al tombolo. Può essere applicata in fondo ad una sciarpa e talvolta in vestiti femminili. È anche usata come ornamento di una coperta, divano, tenda, ecc.

FRAPPA  
Dal francese antico frape, di etimo incerto. Stretta banda di stoffa, increspata e merlata, spesso con motivi floreali dipinti o ricamati, usata per guarnizione di abiti, tendaggi, coperte o altro.

FRAPPÉ
Procedimento di finissaggio e nobilitazione che consiste nella battitura del velluto per conferirgli un aspetto irregolare.

FRASTAGLIATURA
Piccoli tagli ripetuti regolarmente sul margine di alcune parti degli abiti, in modo che l'orlatura risulti più resistente.

FRASTAGLIUME
Nell'abbigliamento indica un eccesso sgradevole di particolari superflui.

FRATINO
Sandalo, di modello classico, formato da due larghe strisce per tomaia e un piccolo laccio per la parte posteriore.

FREE-FOR-ALL  
Dall'inglese "libero per tutti". Indica un modo di vestirsi "come si desidera", cioè gradito a chi l'indossa. Non tenendo conto dei dettami della moda, sono utilizzati anche abiti dalla linea superata o costumi folcloristici.

FRESCO LANA | FRESCO
Voce coniata negli anni Sessanta. Tessuto di lana pettinata in tinta unita, particolarmente leggero, realizzato in armatura tela, aperto e areato con filati ritorti a 2 o 3 capi, che lo rendono particolarmente ingualcibile, nervoso e resistente. È usato per capi estivi o di mezza stagione, quali tailleur e abiti sia maschili che femminili.

Francese: Tissu léger de laine - Inglese: Light wool fabric | Lightweight wool - Tedesco: Fresko | Leichte wolle - Spagnolo: Lana fria 

Termine di uso internazionale: cool-wool.

FRISÉ  
Aggettivo francese che significa arricciato, ricciuto, increspato. 1. Tessuto di lana formato da filati molto ritorti, dalla caratteristica superficie arricciata, flanellata, increspata. Simile al bouclé, ma più pesante e compatto. - Termine di uso internazionale: mountonné 2. Un laminato nel quale l'anima è un tortiglione ottenuto avvolgendo a spirale un filo di seta attorno ad un altro.

FROISSÉ  
Termine francese, da froisser, sgualcire, spiegazzare. Si dice di tessuti dalla superficie volutamente sgualcita.

FRONTURA
L'insieme di aghi di una macchina o di un telaio per maglieria, fissati o guidati in una piastra rettilinea o circolare in modo da formare un insieme di maglie in un solo piano. Le macchine rettilinee possono avere generalmente una o due fronture ma alcuni telai ne possono avere anche un numero maggiore . 

Francese: Fonture - Inglese: Needle bed - Tedesco: Nadelbett - Spagnolo: Fontura
  • DOPPIA FRONTURA - Macchine e telai per maglieria con due serie di aghi, in grado di formare tessuti con le maglie disposte su due piani distinti. Particolare rilievo ha questa distinzione nelle macchine circolari a grande diametro e nei telai Raschel. Sono doppia frontura le macchine rettilinee e alcuni tipi di macchine per calze. Nella maglia in trama sulle macchine a doppia frontura si producono i tessuti a costa e interlock,  con tutti i loro derivati. Sui telai Raschel a doppia frontura si producono i velluti per arredamento, sacchi per imballaggio, già in forma tubolare, e anche calze a rete.
FRULLINO
Orlo molto stretto, ottenuto piegando due o tre volte il tessuto, e poi cucendolo a mano; usato nei capi delicati, come biancheria intima e foulard.

FUCSIA (Colorante)
Chim. - Colorante organico, usato per tingere di rosso il cotone.

FUKI  
Termine giapponese. Profilo all'orlo e in fondo alle maniche del kimono giapponese, spesso in un colore contrastante, a volte imbottito.

FUROSHIKI  
Termine giapponese. Pezzo si stoffa quadrato (di cotone o di seta) usato per avvolgere e trasportare oggetti. I quattro capi sono annodati a cocche.  

FUSCIACCA
Lunga e ampia striscia di stoffa da indossarsi attorno alla vita oppure a fasciare i fianchi.

FUSEAU  
Termine francese, col significato di affusolato. Pantaloni sia femminili (soprattutto) che maschili a tubo, aderenti, slancianti. Nella versione estremamente aderente sono chiamati leggins

FUSO | FUSELLO 
Dal latino fusus, arnese per filare. 1. Piccolo arnese che serve a filare (conferendo torsione al filato) e sul quale viene avvolto il filo stesso. Generalmente di legno fatto al tornio o altro materiale leggero, lungo poco più di un palmo, diritto, rigonfio (panciuto) verso il mezzo ed appuntito verso le due estremità, al quale è formata una rotella o disco in legno, dalla quale sporge la cocca o muscolo, dove si incocca il filo sia nel filare che nel torcere. In alcuni casi il fuso presenta una seconda rotella infilata al perno al di sotto del filato. 2. Piccolo arnese di forma analoga, ma con una delle estremità munita di una leggera sporgenza destinata a trattenere il filo, che serve per fare la trina e i passamani di filo o di seta. 3. Piccolo arnese di legno appuntito usato per realizzare guarnizioni su confezioni a maglia. 4. Ind. tess. - Nella filatura meccanica organo fondamentale dei filatoi e dei ritorcitoi, cilindrico a forma di asta appuntito, con movimento rotatorio, che produce la torsione e l'avvolgimento del filo.

Riguardo all'etimo esistono due versioni. La prima vuole che il nome derivi dal villaggio arabo di al-Fustāt, sobborgo del Cairo in Egitto, donde in origine questo tessuto veniva importato; la seconda ritiene l'etimo molto più antico e che risalga al latino fustis = fusto, rifacendosi al medioevale lana de ligno = lana di legno da cui derivò fustaneum = dal fusto. Tessuto di cotone, con intrecci derivati dal raso in generale da 5 o da 8 o talvolta dalla saglia (diagonale), compatto, molto robusto, realizzato con filati molto resistenti, garzato e peloso sul diritto, e ruvido sul rovescio. Presenta un aspetto che richiama quello delle pelli scamosciate. A seconda del trattamento che subisce, il fustagno si distingue in fustagno liscio cioè senza pelo detto anche "fustagno satinato" e "fustagno classico" che è quello che subisce un trattamento di "smerigliatura" che solleva parte del pelo rendendolo simile allo scamosciato. Il tessuto, prodotto greggio a telaio, subisce poi una garzatura, una satinatura e una tintura ed eventualmente anche una stampa che forniscono ad esso le caratteristiche sue proprie e dell'uso a cui è destinato. Appena prodotto e finito si presenta rigido e acquista morbidezza e plasmabilità man mano che lo si usa. Viene usato per l'abbigliamento sportivo (pantaloni e giubbotti). Anticamente veniva prodotto con una trama (cioè il filo orizzontale) di cotone, mentre l'ordito (cioè il filo verticale) poteva essere di lino, di canapa, e talvolta di entrambi.

Chiamato anche
Frustagno, ma in passato anche Pignolato, Bambagina, Cotonina, Terlice, ecc. Le varianti sono chiamate con nomi inglesi come Beaverteen,
Moleskin, Doeskin.

Francese: Futaine | Flanelle de coton - Inglese: Fustian | Flannelette | Barchent - Tedesco: Barchent | Baumwollflanell - Spagnolo: Fustano | Flanela de algodon

FUSTELLATRICE
Macchina industriale con sagome di metallo utilizzata per tagliare un gran numero di capi.

FUTURISMO
Corrente artistica e letteraria d'avanguardia sviluppatasi in Italia tra gli anni 10 (primo futurismo) e il ventennio fra le due guerre mondiali (secondo futurismo). Contro la tradizione e la cultura accademica propugnò una nuova estetica e una nuova concezione di vita, fondate sul dinamismo, individuato come principio e fondamento della nuova civiltà tecnologica. Il movimento dei futuristi affrontava anche il tema dell'abbigliamento e degli accessori propugnando la necessità di un rinnovamento radicale. Nel guardaroba maschile, il più rivoluzionato, ma anche in quello femminile (già ristrutturata dall'Art Nouveau della fine dell'Ottocento) e nei costumi teatrali, il futurismo impose abiti coloratissimi e a disegni con piani in compenetrazione, stoffe fosforescenti, l'asimmetria del taglio e dei particolari, l'uso di applicazioni da disporre in qualsiasi punto dell'abito per cambiare la struttura; rifiutando drappeggi e cinture, proponeva il valore dell' "igiene" dell'abito, rappresentato dalla tuta come capo ideale che non costringeva il corpo in forme ed aderenze che non lasciassero traspirare la pelle. Negli accessori, i futuristi sfoderarono copricapi asimmetrici e scarpe spaiate per colore e forma.



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