25 novembre 2018

OPTICAL

Optical - voce inglese; da optical-art, letteralmente "arte ottica", usato in italiano al maschile. 

Speciale effetto tridimensionale provocato dalla suggestione ottica dovuta alla sovrapposizione o combinazione di linee o figure geometriche.

È impiegato nella moda soprattutto nella stampa, realizzate prevalentemente in bianco e nero, con effetti tridimensionali di spirali, cubi e quadretti sovrapposti che danno l'idea del movimento. 



Jill Kennington, King's Road, Queen Magazine (1968)
foto: © Brian Duffy



Nei tessuti si possono avere dei disegni Principe di Galles  e spinapesce a trame rustiche con effetto optical. 


STORIA - La Op Art  (Optical Art o "Arte ottica"),  movimento artistico internazionale di origine americana, è una forma d'arte i cui principi sono stati teorizzati negli anni '20 ma che si è sviluppata in pittura e nel settore moda solo negli anni '60, quando i suoi motivi vennero stampati su stoffe per iniziativa del produttore di abiti americano Larry Aldrich. Questi infatti commissionò  alla fine degli anni '60 allo stilista tessile Julian Tomchin delle stoffe (stampa e disegni dei tessuti) basate sui dipinti di Bridget Riley (artista inglese): spirali, cerchi e quadrati erano disposti in una maniera tale da dare l'illusione del movimento. [Geiorgina O'Hara - Il Dizionario della Moda - ed. Zanichelli, 1990, voce "Op Art", p. 244]  

Si basava sulle premesse di ricerca visuale, promosse da Moholy-Nagy e da Albers, e quelle cinetiche del Futurismo di Giacomo Balla  e il Dadaismo di Duchamps. Si proponeva uno studio rigoroso della percezione, di cui analizzava i procedimenti non solo ottici ma anche psicologici, non disgiunti dalla sperimentazione sulle possibilità di movimento dell'oggetto artistico (arte cinetica). S'ispirò a questo movimento anche Cecil Geee che, nella sua collezione primaverile del 1966, propose agli uomini d'indossare giacche di pelle con motivi bianchi e neri. La rivista Vogue  fornì un cartamodello  per un abito in cui il forte motivo a zig-zag del tessuto sembrava ondeggiare e spostarsi ad ogni movimento della persona. L'industria tessile colse l'opportunità  per ottenere effetti particolari  sui tessuti e stilisti come Ossie Clark (1942-1996) a Londra e Yves Saint Laurent a Parigi, proposero  modelli particolarmente originali. Fu utilizzato, tra gli altri, il tessuto marezzato che alla luce brillava e ondeggiava, con effetti illusori. [Mariella Azzali - Dizionario di Costume e Moda - ed. m.e. architectural book and review, 2015, voce "Optical Art", pp. 612-613]       
        
Effetti simili, antecedenti agli anni Sessanta, sono presenti in alcuni tessuti per abbigliamento, che hanno  avuto grande influenza sulla moda dell'epoca. Ispirandosi soprattutto ai quadri di Victor  Vasarely, couturier famosi come Cardin, Balenciaga, Castillo, Heim, Lanvin, si appropriano dei motivi decorativi geometrici (scacchi, onde, losanghe, righe, mosaici), e con il contrasto del bianco e nero creano giochi ottici di illusoria profondità e rilievo, di ambiguità tra disegni e sfondi. [Guido Vergani - Dizionario della Moda - ed. Baldini Castoldi Dalai, 2009, voce "Optical Art", p. 887]     


Mod, mod, mod. 1960 anni 


Brigitte Bauer (1966)


Monica Vitti (1966)

La Op Art ha un revival all'inizio degli anni '90 ed è ciclicamente riproposta dagli stilisti della moda. 

Du Juan per Kenzo - collezione Primavera Estate 2007


Rames Gaiba
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