7 aprile 2025

OPTICAL - OP ART nella moda

Optical - Voce inglese; da optical art, letteralmente "arte ottica", usato in italiano al maschile. Il termine comparso per la prima volta nel 1964 su un articolo del Times più che altro in opposizione a Pop Art.

Speciale effetto tridimensionale provocato dalla suggestione ottica dovuta alla sovrapposizione o combinazione di linee o figure geometriche elementari, che danno un effetto di movimento. I vari aspetti delle forme geometriche, concavità o convessità, profondità e il suo moto vorticoso o ondulatorio sono ottenuti con geometrie e colori che nelle loro gradazioni sono modulati opportunamente sulla superficie del quadro con un effetto di illusione ottica. 

Tradotto nella realtà della moda, si tratta di un modo di vestire, di giocare sull'effetto ottico.



È impiegato nella moda soprattutto nella stampa, realizzate prevalentemente in bianco e nero, con effetti tridimensionali di spirali, cubi e quadretti sovrapposti che danno l'idea del movimento. 


Jill Kennington, King's Road, Queen Magazine (1968)
foto: © Brian Duffy


Nei tessuti si possono avere dei disegni Principe di Galles e spinapesce a trame rustiche con effetto optical. 


STORIA - La Op Art (Optical Art o "Arte ottica"), movimento artistico internazionale di origine americana, è una forma d'arte i cui principi sono stati teorizzati negli anni '20 ma che si è sviluppata in pittura e nel settore moda solo negli anni '60, quando i suoi motivi vennero stampati su stoffe per iniziativa del produttore di abiti americano Larry Aldrich¹. Questi infatti commissionò alla fine degli anni '60 allo stilista tessile Julian Tomchin delle stoffe (stampa e disegni dei tessuti) basate sui dipinti di Bridget Riley (artista inglese): spirali, cerchi e quadrati erano disposti in una maniera tale da dare l'illusione del movimento. [Geiorgina O'Hara - Il Dizionario della Moda; Ed. Zanichelli, 1990, voce "Op Art", p. 244]

In Francia ci pensarono Pierre Cardin e André Courrèges, mentre da noi [in Italia -
N.d.R.] la maggiore frequentatrice del genere fu Germana Marucelli. Era il 1965 quando insieme all'amico Getulio Alviani diede vita alla collezione Optical. [Sofia Gnoli - L'alfabeto della moda; Ed. Carocci, 2019, voce "Optical", p. 116]




Nel 1964 in occasione dell’ideazione della linea Optical Germana Marucelli si rivolge all’ideatore plastico Getulio Alviani
[ideatore plastico, progettista, grafico, teorico, collezionista e attivo promotore culturale, 1939-2018 - N.d.R.] per la progettazione dei motivi decorativi. I capi, ufficialmente presentati nel gennaio 1965 durante la XXIX Manifestazione della Moda Italiana a Firenze, traggono la propria forza innovativa dal riuscito incontro tra forma (abito) e segno (motivo decorativo). [Associazione Germana Marucelli]

Si basava sulle premesse di ricerca visuale, promosse da Moholy-Nagy e da Albers, e quelle cinetiche del Futurismo di Giacomo Balla e il Dadaismo di Duchamps. Si proponeva uno studio rigoroso della percezione, di cui analizzava i procedimenti non solo ottici ma anche psicologici, non disgiunti dalla sperimentazione sulle possibilità di movimento dell'oggetto artistico (arte cinetica). S'ispirò a questo movimento anche Cecil Gee che, nella sua collezione primaverile del 1966, propose agli uomini d'indossare giacche di pelle con motivi bianchi e neri. La rivista Vogue fornì un cartamodello per un abito in cui il forte motivo a zig-zag del tessuto sembrava ondeggiare e spostarsi ad ogni movimento della persona. L'industria tessile colse l'opportunità per ottenere effetti particolari sui tessuti e stilisti come Ossie Clark (1942-1996) a Londra e Yves Saint Laurent a Parigi, proposero modelli particolarmente originali. Fu utilizzato, tra gli altri, il tessuto marezzato che alla luce brillava e ondeggiava, con effetti illusori. [Mariella Azzali - Dizionario di Costume e Moda - ed. m.e. architectural book and review, 2015, voce "Optical Art", pp. 612-613]       
        
Effetti simili, antecedenti agli anni Sessanta, sono presenti in alcuni tessuti per abbigliamento, che hanno avuto grande influenza sulla moda dell'epoca. Ispirandosi soprattutto ai quadri di Victor Vasarely, couturier famosi come Cardin, Balenciaga, Castillo, Heim, Lanvin, si appropriano dei motivi decorativi geometrici (scacchi, onde, losanghe, righe, mosaici), e con il contrasto del bianco e nero creano giochi ottici di illusoria profondità e rilievo, di ambiguità tra disegni e sfondi. [Guido Vergani - Dizionario della Moda; Ed. Baldini Castoldi Dalai, 2009, voce "Optical Art", p. 887]     


Mod, mod, mod. 1960 anni 


Brigitte Bauer (1966)


Monica Vitti (1966)


La Op Art ha un revival all'inizio degli anni '90 ed è ciclicamente riproposta dagli stilisti della moda. 


Du Juan per Kenzo - collezione Primavera Estate 2007


1. Larry Aldrich (Stati Uniti, 1906-2001), collezionista d'arte e proprietario di un'azienda di abbigliamento, stampò abiti ispirati ai motivi grafici op art della pittrice Bridget Riley, senza che lei lo sapesse. La Riley finì per fargli causa, ma ormai era troppo tardi per evitare che le immagini dei suoi lavori si diffondessero ovungquw. [Harriet Worsley - 100 idee che hanno vestito la moda; Ed. Logos, 2011, voce "Op Art e Pop Art", p. 135]


Rames Gaiba
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