30 settembre 2018

IL SOLE NERO: elogio funebre a Gianni Versace di Gianni Bertasso


Questo è il mio omaggio a Gianni Bertasso, un grande giornalista morto recentemente. Debbo al Direttore, l'idea di questo mio blog. Mi trovai, dopo una conferenza da lui tenuta a Como a cenare allo stesso tavolo. Non ci conoscevamo, anche se sapevo da suo lettore chi era per fama. Si iniziò a parlare di comunicazione di moda, e che il linguaggio doveva essere semplice e leggero come una piuma, ma non frivolo, nel significato di poca o nessuna serietà, perché la moda è una cosa seria di cui abbiamo bisogno.

La libertà nell'abbigliarsi mai è stata disinvolta come oggi e consente a tutti di essere immagine di se stessi secondo i propri gusti. Immagine e finzione, magari fuori diversa da dentro, magari ambigua, magari volutamente falsa e fuorviante, comunque scelta e voluta. Ecco la potenza del vestire, e la Moda che la rincorre: non illuderti guardandomi, può darsi che io non sia come ti sembro... Tempi difficili di verità quotidiana collettiva e di apparenza estetica personale, con il vestire e non solo. Vieni avanti fantasia... Tu, ma solo per me. Fammi vivere, non sognare.


Gianni Bertasso
Moda, realtà e finzione.




Come non ricordare Gianni Versace se non riprendendo il memorabile elogio funebre “Il sole nero” a lui fatto da Gianni Bertasso, giornalista e fondatore ed editore dei periodici specializzati nella moda Fashion e Mood, di cui sul far di questi giorni abbiamo dato l'ultimo saluto in questa terra.

Due ineguagliabili persone nel campo della creatività e della comunicazione.


Naomi Campbell, Christy Turlington, Claudia Mason
Versace Jeans Couture - 1992


Naomi Campbell per Atelier Versace - Vogue Italia - Marzo 1992


«Io sono sarto. Quando sono arrivato a Milano da Reggio Calabria tutto quello che avevo imparato da mia madre l'ho dovuto dimenticare perché c'erano altri termini, altre tecnologie. Poi man mano ho scoperto che il suo insegnamento era ancora valido. Ho scoperto che il vero artista è l'artigiano. Mi fanno ridere certi stilisti che dicono di non essere sarti. Certo, visti i loro abiti, salta subito all'occhio. Secondo me, invece, il vero artista è quello che realizza le cose con le sue mani. Uno stilista quindi deve essere un sarto».

Gianni Versace, 1990


Ciao Gianni! - Passerella per Vogue



IL SOLE NERO


Due spari, e di colpo il sole radioso diventa nero come la notte per Gianni Versace, principe di Miami, che sui gradini di Ocean Drive trova la morte nella sua violenza più assurda. Vincitore sulla crudeltà della malattia ma abbattuta dalla brutalità degli uomini, Gianni Versace, dio della moda e della creatività, lascia dietro di sé centinaia di temi aperti, a partire dalla sua stessa fine. Perché Gianni Versace non fu solamente Gianni Versace, uomo eclettico, sensibile, creatore, sarto, couturier, stilista… Gianni Versace fu qualcosa di più grande si se stesso perché Gianni Versace fu per un quarto di secolo e per definizione il "nuovo", il cambiamento, il dinamismo, nel vestire e nella vita con una continuità di rara intelligenza e di straordinario intuito anticipatore. Gianni Versace fu il Costume, al di là del prêt-à-porter e della moda. Gianni Versace fu tutto ciò che entusiasmò, scandalizzò, stupì, sino al fanatismo o alla repulsione, il modo di vivere che dopo gli anni '70 subì profondi e trasgressivi cambiamenti. L'urto liberatorio dell'anti-understatement fu una rivoluzione che coinvolgendo non solo l'abbigliamento, ma il modo di guardare, di portare, di esibire questo vestire, diventava stile di vita e sinonimo assoluto e incontrovertibile di edonistico piacere di sé e degli altri, per gli altri e per se stessi. Il Corpo, certo, fu per Gianni Versace la più meravigliosa e la più adorata, rispettata e amata delle materie, più dei tessuti stupendi che egli usava, più dei colori fantastici che egli cercava, più dei tagli magistrali che egli inventava, più delle linee impeccabili che egli creava. Stagione dopo stagione, il fertile e inesauribile calendario di Gianni Versace era avvenimento, curiosità, scalpore. Il corto, il lungo, il trasparente… i termini tecnici delle giornaliste specializzate rincorrevano ogni volta paragoni, metafore, mitologie, pittura, cinema, letteratura, perché, comunque, ogni volta era Versace e Versace era ogni volta imprevedibile. Autentico come creatore, maestro come sarto, geniale come stilista… ma sempre comunque traboccante di amore stupefatto di fronte alla infinita bellezza del Corpo, questa meraviglia che Dio ha dato a uomini e donne come il più grande e terreno dei doni. Gianni Versace, al di là di se stesso: oltre che epoca il cui vestire diventa vita, Gianni Versace fu immagine. La Moda con lui si sostanziò e si concretizzò infatti in fotografie e in visioni che cambiarono, con la stupefacente energia del nuovo, un mondo fatto di annunci commerciali, trasformandolo in arte dell'immagine, anch'essa come Versace, moda oltre la moda. La bellezza fisica, la bellezza umana, la bellezza delle cose, eterna e in movimento: Versace esteta sensuale, amante dell'arte, figlio del passato e protagonista del futuro, ma sempre uomo del suo tempo, espresso da uno sguardo in cui il velo di un'antica tristezza scopriva la vivacità dell'intelligenza. Se vita vuol dire avere, dare, soffrire, amare, gioire, Gianni Versace con i suoi solo cinquantuno anni, questa vita la ebbe, intensa, fortunata, travolgente, eccitante, imprevedibile, ricca, come Egli la sognava e la voleva. “Mi piace viaggiare, mi piace conoscere la gente di tutti i tipi e di tutte le culture, mi piace essere libero: mi piace fare un abito per la mia portinaia come mi piace farlo per una principessa. Mi piace essere felice con la felicità degli altri. Mi piace essere oggi come sono stato ieri e come sarò domani e sempre: un ragazzo che gioca con il suo entusiasmo e la sua curiosità...” Ma se vita vuol dire anche saggezza del lento tramonto e serenità nel quotidiano declino, questa Gianni Versace non l'ebbe. Lo sparo di Naomi nella notte magica di Boboli fece sfolgorare la luce abbagliante del suo ultimo trionfo fiorentino: due spari nel sole di Miami hanno lanciato per sempre la sua stella splendida e fiammeggiante di colori nei Cieli infiniti dell'eterna fantasia il cui solenne Mistero non appartiene a noi.


Gianni Bertasso
© Fashion - 15 luglio 1997






Gianni Bertasso (Torino, 1932 - Milano, 2018) - Giornalista. Nel '70 assunse la direzione del G.T. Giornale Tessile. Negli anni '80, ne acquisisce il controllo: nasce Fashion, il settimanale della moda italiana, unico settimanale italiano specializzato nel tessile-abbigliamento. Nel 2000 Bertasso fonda Mood quindicinale che si occupa, fra l'altro, delle tendenze emergenti nei settori della moda, del design, dell'arte, ecc.; caratterizzato da una attenta ricerca grafica  Mood si propone come innovativo style magazine italiano dedicato alle grandi matrici del gusto e alla sua evoluzione che, nei diversi settori creativi,  dà origine alla moda, al design, allo stile di vita. Bertasso ha fatto parte del corpo docente  della Scuola dei Progettisti  di Moda dell'università di Urbino e del progetto Marzotto per i giornalisti di moda. È stato segretario generale del Best Seller Club Moda (associazione che raggruppa i Direttori e Distributori  del settore moda e design) di cui è stato uno dei fondatori.


Gianni Versace (Reggio Calabria, Italia, 1946 - Miami, Stati Uniti, 1997). Stilista. Tutto nasce nella sartoria di famiglia, della signora Franca Olandese, moglie di Antonino Versace e madre di Gianni. La Gianni Versace srl inizia l'attività nel 1977. Nel marzo 1978 ha firmato  col proprio nome  la prima collezione donna e, qualche mese dopo, quella uomo. Sono seguite la seconda linea “Istante” nel 1985, “Couture”, alta moda pronta, nel 1987, “Update”, con proposte d'avanguardia, nel 1988 e l'anno seguente, la linea giovane “Versus”, soprattutto per la sera. Spregiudicato nella citazione, nella contaminazione dei generi e nell'uso della storia, anche personale, Gianni Versace è riuscito , con rara capacità di sintesi e di rigore nell'eccesso, a diventare unico e riconoscibile. Anche nell'invenzione del marchio, una testa di Medusa, richiamo ad una Magna Grecia. “A Reggio Calabria, davanti a casa nostra, c'erano dei resti di mosaici greco-romani raffiguranti la Gorgona e noi bambini andavamo sempre a giocare lì. Quando ho dovuto scegliere un simbolo, ho pensato a quell'antico mito: chi s'innamora della Medusa non ha scampo. Allora perché non pensare che chi è conquistato da Versace non può tornare indietro? È la seduzione che non ha fine.” (Guido Vergani, Dizionario della Moda, Baldini Castoldi Dalai editore, 2009, voce “Versace Gianni” a cura di Maria Vittoria Carloni, p. 1219)


Se c'è una cosa che fa sorridere noi italiani è la pronuncia che gli anglosassoni riservano ad uno dei mostri sacri della moda italiana. «It's Versace not Versachee». Lo dice con un sorriso beffardo Donatella (Versace, ovviamente) non più solo nelle interviste ma anche nella campagna firmata Steven Meisel in cui la biondissima direttrice della Maison “Gianni Versace” scherza su questa storpiatura del nome. (Giorgia Olivieri su Vanity Fair - 25 settembre 2018) 






a cura di Rames Gaiba
Riproduzione riservata

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