11 aprile 2018

Rosso... mi avventuro tra Riforma e Cappuccetto



Balmain | Spring/Summer 2011



Il rosso è un colore orgoglioso, pieno d'ambizione e assetato di potere, un colore che vuol essere visto e che è ben deciso a imporsi su tutti gli altri. A dispetto di tanta insolenza, il suo passato non è stato sempre glorioso. Esiste una faccia nascosta del rosso, un cattivo rosso (così come si dice cattivo sangue) che nel corso del tempo ha provocato molti danni, con un brutto retaggio pieno di violenze e di furori, di delitti e di peccati. Diffidatene: questo colore nasconde la sua doppiezza. È affascinante, e bruciante come le fiamme di Satana.

Se c'è un colore che può essere definito tale è proprio il rosso!
Parlare di «colore rosso» è difatti quasi un pleonasmo! D'altronde, certi termini, come coloratus in latino o colorado in spagnolo, significano tanto «rosso» quanto «colorato». In russo, krasnoi, significa «rosso» ma anche «bello» (etimologicamente, la Piazza Rossa di Mosca è la «bella piazza»).

Il rosso ha un passato più che glorioso.
Fin dall'antichità lo si ammira e gli si attribuiscono i simboli del potere, ovvero quelli della religione e della guerra. Il dio Marte (il «pianeta rosso»), i centurioni romani, certi sacerdoti... sono tutti vestiti di rosso. Questo colore s'imporrà perché rimanda a due elementi, onnipresenti in tutta la sua storia: il fuoco e il sangue. Li si può considerare positivamente o negativamente, e ciò ci fornisce quattro poli attorno ai quali il cristianesimo delle origini ha costituito una simbologia così tenace che sussiste ancora oggi. Il rosso fuoco è la vita, lo Spirito santo delle Pentecoste, le lingue di fuoco rigeneratrici che scendono sugli apostoli; ma è anche la morte, l'inferno, le fiamme di Satana che consumano e annientano. Il rosso sangue è quello versato dal Cristo, la forza del salvatore che purifica e santifica: ma è anche la carne insozzata, i crimini ( di sangue), il peccato e le impurità dei tabù biblici.

Il colore rosso è un colore ambivalente.
Con la sua insolenza non piacerà ai bacchettoni della Riforma, tanto più che è il colore dei «papisti»! Per i riformatori protestanti, il rosso è immorale. Costoro tengono sempre presente un passo dell'Apocalisse in cui san Giovanni racconta come la grande prostituta di Babilonia, vestita di rosso, cavalcasse una bestia uscita dal mare. Per Lutero, Babilonia è Roma! Bisogna dunque cacciare il rosso dal tempio... e dagli indumenti di ogni buon cristiano. Questa «fuga» del rosso non è priva di conseguenze: a partire dal XVI secolo, gli uomini non si vestono più di rosso (a eccezione dei cardinali e degli appartenenti a certi ordini cavallereschi). Negli ambienti cattolici, le donne possono farlo. Se n'è serbata traccia: azzurro per i neonati maschi, rosa per le femminucce... Il rosso resterà anche il colore dell'abito da sposa fino al XIX secolo. In questo ambito, ritroviamo la solita ambivalenza: per molto tempo le prostitute sono state costrette a portare un capo rosso, affinché, per strada, le cose fossero chiare a tutti.



Elmetto delle Guardie Svizzere del Vaticano 


A Pasqua, a Natale e durante il giuramento le Guardie Svizzere del Vaticano indossano una corazza del XVII secolo sulla divisa di gala, i guanti bianchi e il casco argentato. Il casco, un morione (tipo di elmetto in uso in Europa tra il XVI ed il XVII secolo, caratterizzato da una tesa a barca) è ornato con una piuma di struzzo rosso per gli alabardieri e sottoufficiali, viola scuro per gli ufficiali, bianca per il Sergente Maggiore e il Comandante.    

Il colore rosso ha assunto una posizione centrale nelle nostre immagini della libido, l'energia vitale, sia nella forma della passione sessuale che in quella del vivere una «vita spericolata» che ha - ancora un ambivalenza - un labile confine con l'aggressività: vi è la meretrice di Babilonia vestita di rosso scarlatto, la Lettera Scarlatta (titolo del romanzo «The Scarlet Letter» scritto da Nathaniel Hawthorne, nel 1950, che ci racconta di un adulterio commesso), i cuori rossi sui biglietti di san Valentino, il «quartiere a luci rosse» (da Pigalle a St Pauli, St Kilda, Karakoy, passando per la più esplicita Pattaya Beach), in un giro del mondo tra sexy shop, spettacoli erotici e prostitute, umorismo e squallore nell'amore per la vita vissuta, le stranezze e la tolleranza, le diversità e il colore.

E Cappuccetto... Rosso si avventura nella foresta del Medioevo.
In tutte le versioni della favola (la più antica risale all'anno mille), la bambina ha una mantellina di colore rosso. Era perché i bambini vestiti così si tenevano meglio d'occhio da lontano, come hanno affermato alcuni storici? O perché, come dicono certi testi antichi, la storia si svolge nel giorno delle Pentecoste e della festa dello Spirito Santo, il cui colore liturgico è il rosso? Oppure ancora perché la bambina sarebbe finita nel letto del lupo e sarebbe scorso il sangue, tesi avanzata dagli psicanalisti? Anche qui vi è ambivalenza: la lotta tra l'aurora (Cappuccetto Rosso), le tenebre (il lupo) e il sole (il cacciatore).

Il rosso è anche il colore del mantello di Mephisto, interpretato da Klaus Maria Brandauer come Hendrick Hõfgen nel film diretto da István Szabó. Il film è ispirato al romanzo di Klaus Mann scritto tra il 1935-1936, dopo che la sua famiglia aveva lasciato la Germania all'avvento del nazismo. Attraverso il personaggio del protagonista Mann racconta i momenti più significativi della vita di un suo ex amico carissimo, il celebre attore Gustav Gründgens.



      
Il rosso era anche il colore del cappotto della Gradisca¹ di Amarcord, del regista Federico Fellini.






Nel film Schindler's List (1993) del regista Steven Spielberg vi è un interessante esempio della capacità spersonalizzante dei costumi e dell'abbigliamento, dove l'abbigliamento uniforme e contrassegnato dalla stella di David contribuisce a creare la massa anonima degli ebrei deportati e uccisi dai nazisti, e dove per riferirsi ad una bambina in particolare il regista usa l'espediente di colorarle, nel vero senso della parola, il cappottino di rosso, di intervenire cioè sull'immagine dal di fuori, per evidenziare ciò che, lasciando l'immagine così com'è, si perderebbe nell'anonimato del resto.²



Schindler's List (1993) ispirato al romanzo La Lista di Schindler di Thomas Keneally ³
film del regista Steven Spielberg


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₁ Il ruolo della sinuosa Gradisca, una delle muse del cineasta riminese, fu dato all'attrice francese Magali Noël.

₂ Patrizia Calefato (a cura di), Moda e cinema, Ed. costa&nalon, 1999
Il film vinse 7 Oscar fra cui per il miglior film e la migliore regia. Questa costruzione cromatica è chiamata «contrasto di quantità». Si tratta di una espressione facile e trasparente per dire che il layout è costruito mettendo in contrapposizione  una grande superficie di una certa tinta con una piccola quantità di un'altra. In questo caso molto grigio-nero e pochissimo rosso. È una relazione sempre evocativa in quanto il poco circondato dal tanto attira subito l'attenzione. Potremo anche chiamarlo «contrasto di cromaticità» dove il cappotto rosso della bambina si oppone al bianco e nero del film, crudo come quello di un cinegiornale: sineddoche del destino dei singoli all'interno della grande Storia.   



Rames Gaiba
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