VERSACE - “Il sole nero” elogio funebre a lui fatto da Gianni Bertasso




Come non ricordare Gianni Versace se non riprendendo il memorabile elogio funebre¹ Il sole neroa lui fatto da Gianni Bertasso, giornalista e fondatore ed editore dei periodici specializzati nella moda Fashion e Mood, di cui sul far di questi giorni abbiamo dato l'ultimo saluto in questa terra.

Due ineguagliabili persone nel campo della creatività e della comunicazione.


Naomi Campbell, Christy Turlington, Claudia Mason
Versace Jeans Couture - 1992


Naomi Campbell per Atelier Versace - Vogue Italia - Marzo 1992


«Io sono sarto. Quando sono arrivato a Milano da Reggio Calabria tutto quello che avevo imparato da mia madre l'ho dovuto dimenticare perché c'erano altri termini, altre tecnologie. Poi man mano ho scoperto che il suo insegnamento era ancora valido. Ho scoperto che il vero artista è l'artigiano. Mi fanno ridere certi stilisti che dicono di non essere sarti. Certo, visti i loro abiti, salta subito all'occhio. Secondo me, invece, il vero artista è quello che realizza le cose con le sue mani. Uno stilista quindi deve essere un sarto».
Gianni Versace, 1990

IL SOLE NERO

Due spari, e di colpo il sole radioso diventa nero come la notte per Gianni Versace, principe di Miami, che sui gradini di Ocean Drive trova la morte nella sua violenza più assurda. Vincitore sulla crudeltà della malattia ma abbattuta dalla brutalità degli uomini, Gianni Versace, dio della moda e della creatività, lascia dietro di sé centinaia di temi aperti, a partire dalla sua stessa fine. Perché Gianni Versace non fu solamente Gianni Versace, uomo eclettico, sensibile, creatore, sarto, couturier, stilista… Gianni Versace fu qualcosa di più grande si se stesso perché Gianni Versace fu per un quarto di secolo e per definizione il "nuovo", il cambiamento, il dinamismo, nel vestire e nella vita con una continuità di rara intelligenza e di straordinario intuito anticipatore. Gianni Versace fu il Costume, al di là del prêt-à-porter e della moda. Gianni Versace fu tutto ciò che entusiasmò, scandalizzò, stupì, sino al fanatismo o alla repulsione, il modo di vivere che dopo gli anni '70 subì profondi e trasgressivi cambiamenti. L'urto liberatorio dell'anti-understatement fu una rivoluzione che coinvolgendo non solo l'abbigliamento, ma il modo di guardare, di portare, di esibire questo vestire, diventava stile di vita e sinonimo assoluto e incontrovertibile di edonistico piacere di sé e degli altri, per gli altri e per se stessi. Il Corpo, certo, fu per Gianni Versace la più meravigliosa e la più adorata, rispettata e amata delle materie, più dei tessuti stupendi che egli usava, più dei colori fantastici che egli cercava, più dei tagli magistrali che egli inventava, più delle linee impeccabili che egli creava. Stagione dopo stagione, il fertile e inesauribile calendario di Gianni Versace era avvenimento, curiosità, scalpore. Il corto, il lungo, il trasparente… i termini tecnici delle giornaliste specializzate rincorrevano ogni volta paragoni, metafore, mitologie, pittura, cinema, letteratura, perché, comunque, ogni volta era Versace e Versace era ogni volta imprevedibile. Autentico come creatore, maestro come sarto, geniale come stilista… ma sempre comunque traboccante di amore stupefatto di fronte alla infinita bellezza del Corpo, questa meraviglia che Dio ha dato a uomini e donne come il più grande e terreno dei doni. Gianni Versace, al di là di se stesso: oltre che epoca il cui vestire diventa vita, Gianni Versace fu immagine. La Moda con lui si sostanziò e si concretizzò infatti in fotografie e in visioni che cambiarono, con la stupefacente energia del nuovo, un mondo fatto di annunci commerciali, trasformandolo in arte dell'immagine, anch'essa come Versace, moda oltre la moda. La bellezza fisica, la bellezza umana, la bellezza delle cose, eterna e in movimento: Versace esteta sensuale, amante dell'arte, figlio del passato e protagonista del futuro, ma sempre uomo del suo tempo, espresso da uno sguardo in cui il velo di un'antica tristezza scopriva la vivacità dell'intelligenza. Se vita vuol dire avere, dare, soffrire, amare, gioire, Gianni Versace con i suoi solo cinquantuno anni, questa vita la ebbe, intensa, fortunata, travolgente, eccitante, imprevedibile, ricca, come Egli la sognava e la voleva. “Mi piace viaggiare, mi piace conoscere la gente di tutti i tipi e di tutte le culture, mi piace essere libero: mi piace fare un abito per la mia portinaia come mi piace farlo per una principessa. Mi piace essere felice con la felicità degli altri. Mi piace essere oggi come sono stato ieri e come sarò domani e sempre: un ragazzo che gioca con il suo entusiasmo e la sua curiosità...” Ma se vita vuol dire anche saggezza del lento tramonto e serenità nel quotidiano declino, questa Gianni Versace non l'ebbe. Lo sparo di Naomi nella notte magica di Boboli fece sfolgorare la luce abbagliante del suo ultimo trionfo fiorentino: due spari nel sole di Miami hanno lanciato per sempre la sua stella splendida e fiammeggiante di colori nei Cieli infiniti dell'eterna fantasia il cui solenne Mistero non appartiene a noi.

Gianni Bertasso
© Fashion - 15 luglio 1997






Gianni Bertasso (Torino, 1932 - Milano, 2018) - Giornalista. Nel '70 assunse la direzione del G.T. Giornale Tessile. Negli anni '80, ne acquisisce il controllo: nasce Fashion, il settimanale della moda italiana, unico settimanale italiano specializzato nel tessile-abbigliamento. Nel 2000 Bertasso fonda Mood quindicinale che si occupa, fra l'altro, delle tendenze emergenti nei settori della moda, del design, dell'arte, ecc.; caratterizzato da una attenta ricerca grafica Mood si propone come innovativo style magazine italiano dedicato alle grandi matrici del gusto e alla sua evoluzione che, nei diversi settori creativi, dà origine alla moda, al design, allo stile di vita. Bertasso ha fatto parte del corpo docente della Scuola dei Progettisti di Moda dell'università di Urbino e del progetto Marzotto per i giornalisti di moda. È stato segretario generale del Best Seller Club Moda (associazione che raggruppa i Direttori e Distributori del settore moda e design) di cui è stato uno dei fondatori.


Gianni Versace
(Reggio Calabria, Italia, 2 dicembre 1946 - Miami, Stati Uniti, 15 luglio 1997). Stilista. Tutto nasce nella sartoria di famiglia, della signora Francesca (Franca) Olandese, moglie di Antonino Versace e madre di Gianni. Nel 1955 nasce sua sorella Donatella, che avrà - come il fratello Santo Domenico nato nel 1944, manager della Gianni Versace -  una parte importante nella vita di Gianni. Arriva da 1300 km a Nord, quando un tale Paolo Greppi ha l'idea folle di affidarsi ad un giovane senza esperienza, dopo che il mostro sacro della moda Walter Albini ha lasciato la maison novarese Callaghan (oggi Zamasport). Chiede un parere a quella sarta calabrese di cui si fida e lei gli suggerisce il figlio. È il 1972 e Gianni vola al Nord. Ha 26 anni.² Dal 1973 (la disegnerà fino al 1977) Gianni Versace è chiamato³ a disegnare
Byblos, la linea giovane di Genny (brand anconetano) e nel 1975 la nuova collezione Complice, che non imponga a Gianni troppi limiti a livello creativo, che lo lasci libero di esprimersi. Incoraggiato dagli ottimi risultati crea il suo brand. La Gianni Versace s.r.l. inizia l'attività nel 1977. Nel marzo 1978 ha firmato col proprio nome la prima collezione donna e, qualche mese dopo, quella uomo. Nel 1980, due anni dopo la fondazione del brand, Gianni Versace presentò il primo logo scelto per la sua casa di moda. Sono seguite la seconda linea “Istante” nel 1985, “Couture”, alta moda pronta, nel 1987, “Update”, con proposte d'avanguardia, nel 1988 e l'anno seguente, la linea giovane “Versus”, soprattutto per la sera. Spregiudicato nella citazione, nella contaminazione dei generi e nell'uso della storia, anche personale, Gianni Versace è riuscito, con rara capacità di sintesi e di rigore nell'eccesso, a diventare unico e riconoscibile. Anche nell'invenzione del marchio, il logo fu lanciato nel 1993, una testa di Medusa, richiamo ad una Magna Grecia. “A Reggio Calabria, davanti a casa nostra, c'erano dei resti di mosaici greco-romani raffiguranti la Gorgona e noi bambini andavamo sempre a giocare lì. Quando ho dovuto scegliere un simbolo, ho pensato a quell'antico mito: chi s'innamora della Medusa non ha scampo. Allora perché non pensare che chi è conquistato da Versace non può tornare indietro? È la seduzione che non ha fine.”

Nella collezione Donna Autunno/Inverno 1982/1983 si distingue per le nuove tecnologie; fa la sua comparsa la maglia di metallo con il nome di Oroton che diventerà tipica della griffe Versace.


In questo video i motivi distintivi Versace,
da Medusa e Barocco, alla grafica Greca e al vivido
Les Trésor de la Mer.
Diretto da Partel Oliva e prodotto da Division.


Se c'è una cosa che fa sorridere noi italiani è la pronuncia che gli anglosassoni riservano ad uno dei mostri sacri della moda italiana. «It's Versace not Versachee!». Lo dice con un sorriso beffardo Donatella (Versace, ovviamente) non più solo nelle interviste ma anche nella campagna firmata Steven Meisel in cui la biondissima direttrice della Maison “Gianni Versace” scherza su questa storpiatura del nome.




«Io ricerco il contrasto, e il contrasto non deve creare il disordine, ma l'armonia. Il passato non deve ispirare il revival: lo uso per guardare sempre avanti. Quello che intendo per classicità è proprio la freschezza, l'attualità delle sensazioni che provo e che provoco. Classico per me vuol dire contemporaneo».
Gianni Versace
«Linea Uomo», marzo 1984



La collezione Autunno/Inverno 1997-1998 è l'ultima presentata da Gianni Versace prima della sua morte. E, vista a posteriori, colpisce per la tensione drammatica che vena tutta la sfilata.

Il tema ricorrente è rappresentato dalle croci bizantine, ricamate sugli abiti di pelle, sulle minigonne, sulle bluse aderenti. Sembra una collezione fatta per voltare pagina, per congedarsi da un linguaggio e abbracciarne un altro.

Ecco cosa resta del sogno, quando muore il sognatore.





1986-1987. Gianni Versace: dialogues de mode
locandina di Mimmo Rotella per la mostra tenuta presso il Palais Galliera,
Musée de la Mode et du Costume, di Parigi.


Questo è il mio omaggio a Gianni Bertasso, un grande giornalista morto recentemente.¹⁰ Debbo al Direttore, l'idea di questo mio blog. Mi trovai, dopo una conferenza da lui tenuta a Como a cenare allo stesso tavolo. Non ci conoscevamo, anche se sapevo da suo lettore chi era per fama. Si iniziò a parlare di comunicazione di moda, e che il linguaggio doveva essere semplice e leggero come una piuma, ma non frivolo, nel significato di poca o nessuna serietà, perché la moda è una cosa seria di cui abbiamo bisogno.

«La libertà nell'abbigliarsi mai è stata disinvolta come oggi e consente a tutti di essere immagine di se stessi secondo i propri gusti. Immagine e finzione, magari fuori diversa da dentro, magari ambigua, magari volutamente falsa e fuorviante, comunque scelta e voluta. Ecco la potenza del vestire, e la Moda che la rincorre: non illuderti guardandomi, può darsi che io non sia come ti sembro... Tempi difficili di verità quotidiana collettiva e di apparenza estetica personale, con il vestire e non solo. Vieni avanti fantasia... Tu, ma solo per me. Fammi vivere, non sognare».


Gianni Bertasso
Moda, realtà e finzione.


L'elogio funebre (in latino, "laudatio funebris") era una pratica antica romana che prevedeva l'orazione in memoria di un defunto illustre.
Alessandro Scaglione. Esperto di family business, governance di impresa e di famiglia. Autore di libri sulle imprese familiari.

Genny. Azienda di abbigliamento fondata ad Ancona nel 1961 da Arnaldo Girombelli.  La complicità con gli stilisti e l'apertura a talenti diversi per origine e vocazione è la carta vincente del gruppo, che, diventato nell'87 una holding finanziaria, ha accentuato la sua vocazione internazionale. [Guido Vergani (a cura di) - Dizionario della Moda; Ed. Baldini Castoldi Dalai (edizione 2010), voce
Genny a cura di Maria Vittoria Carloni, p. 485] 
La collezione Complice è composta soprattutto da capi in pelle, caratterizzata da linee all'avanguardia, diventa una delle linee più richieste dalle boutique di tutto il mondo e una delle preferite dalla stampa specializzata. [Tony di Corcia - Gianni Versace. Il giovane favoloso; Ed. Clichy, 2022, p. 11]
Il font usato è l’Avant Garde light, il testo viene compattato e le lettere si avvicinano l’una all’altra come a costituire gli anelli di una catena. Guardate, per esempio, come si compenetrano la “c” e  la “e”. L’effetto è sicuramente elegante. Nel 1990 il font venne sostituito con un “Radiant medium”, molto differente rispetto al precedente: il segno è più pulito ma soprattutto è più incisivo e marcato, vuole sottolineare un’identità forte e consolidata.
Da questo momento in poi, il logo Versace ha subito solo piccole modifiche, ha alleggerito lo spessore delle lettere e aumentato la spaziatura. L’immagine della testa di Medusa, invece, è rimasta pressoché la stessa, come a rimarcarne la classicità. E anche quando non accompagna il logo, la Medusa è sempre presente.
Guido Vergani - Dizionario della Moda;  Ed. Baldini Castoldi Dalai, 2009, voce “Versace Gianni” a cura di Maria Vittoria Carloni, p. 1219
Les Trésor de la Mer è una delle stampe Versace più famose: un simbolo iconico del marchio; rappresenta i ricchi tesori del dio del mare Nettuno statue dorate, molluschi, perle, stelle marine e coralli e il fascino di un magico passato che creano nuova vita nel mondo esclusivo dell'atelier Versace.
Giorgia Olivieri su Vanity Fair - 25 settembre 2018
₁₀ Questo post è stato scritto il 30 settembre 2018. Gianni Bertasso è morto il 19 settembre 2018 (la data del 19 settembre è la stessa della morte di mio padre Giorgio, deceduto molti anni prima, che mi ha "introdotto" nel mondo, la "mia vita", del tessile-moda.)



a cura di Rames Gaiba
© Riproduzione riservata

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1 commento:

  1. In un commento su Facebook (il 29 giugno 2021) la giornalista e direttrice Anna Mascolo mi scrisse:

    "Mi emoziona ricordare con te un grande collega e amico come Gianni Bertasso. Ho sempre letto i suoi articoli come una lezione di moda e sono stati per me uno stimolo per leggere meglio i cambiamenti della moda e del costume. Un Direttore che ha lasciato il segno del suo passaggio in questo strano mondo così spesso superficiale volubile e disattento."

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