Versace Jeans Couture - 1992
«Io sono sarto. Quando sono arrivato a Milano da Reggio Calabria tutto quello che avevo imparato da mia madre l'ho dovuto dimenticare perché c'erano altri termini, altre tecnologie. Poi man mano ho scoperto che il suo insegnamento era ancora valido. Ho scoperto che il vero artista è l'artigiano. Mi fanno ridere certi stilisti che dicono di non essere sarti. Certo, visti i loro abiti, salta subito all'occhio. Secondo me, invece, il vero artista è quello che realizza le cose con le sue mani. Uno stilista quindi deve essere un sarto».
IL SOLE NERODue spari, e di colpo il sole radioso diventa nero come la notte per Gianni Versace, principe di Miami, che sui gradini di Ocean Drive trova la morte nella sua violenza più assurda. Vincitore sulla crudeltà della malattia ma abbattuta dalla brutalità degli uomini, Gianni Versace, dio della moda e della creatività, lascia dietro di sé centinaia di temi aperti, a partire dalla sua stessa fine. Perché Gianni Versace non fu solamente Gianni Versace, uomo eclettico, sensibile, creatore, sarto, couturier, stilista… Gianni Versace fu qualcosa di più grande si se stesso perché Gianni Versace fu per un quarto di secolo e per definizione il "nuovo", il cambiamento, il dinamismo, nel vestire e nella vita con una continuità di rara intelligenza e di straordinario intuito anticipatore. Gianni Versace fu il Costume, al di là del prêt-à-porter e della moda. Gianni Versace fu tutto ciò che entusiasmò, scandalizzò, stupì, sino al fanatismo o alla repulsione, il modo di vivere che dopo gli anni '70 subì profondi e trasgressivi cambiamenti. L'urto liberatorio dell'anti-understatement fu una rivoluzione che coinvolgendo non solo l'abbigliamento, ma il modo di guardare, di portare, di esibire questo vestire, diventava stile di vita e sinonimo assoluto e incontrovertibile di edonistico piacere di sé e degli altri, per gli altri e per se stessi. Il Corpo, certo, fu per Gianni Versace la più meravigliosa e la più adorata, rispettata e amata delle materie, più dei tessuti stupendi che egli usava, più dei colori fantastici che egli cercava, più dei tagli magistrali che egli inventava, più delle linee impeccabili che egli creava. Stagione dopo stagione, il fertile e inesauribile calendario di Gianni Versace era avvenimento, curiosità, scalpore. Il corto, il lungo, il trasparente… i termini tecnici delle giornaliste specializzate rincorrevano ogni volta paragoni, metafore, mitologie, pittura, cinema, letteratura, perché, comunque, ogni volta era Versace e Versace era ogni volta imprevedibile. Autentico come creatore, maestro come sarto, geniale come stilista… ma sempre comunque traboccante di amore stupefatto di fronte alla infinita bellezza del Corpo, questa meraviglia che Dio ha dato a uomini e donne come il più grande e terreno dei doni. Gianni Versace, al di là di se stesso: oltre che epoca il cui vestire diventa vita, Gianni Versace fu immagine. La Moda con lui si sostanziò e si concretizzò infatti in fotografie e in visioni che cambiarono, con la stupefacente energia del nuovo, un mondo fatto di annunci commerciali, trasformandolo in arte dell'immagine, anch'essa come Versace, moda oltre la moda. La bellezza fisica, la bellezza umana, la bellezza delle cose, eterna e in movimento: Versace esteta sensuale, amante dell'arte, figlio del passato e protagonista del futuro, ma sempre uomo del suo tempo, espresso da uno sguardo in cui il velo di un'antica tristezza scopriva la vivacità dell'intelligenza. Se vita vuol dire avere, dare, soffrire, amare, gioire, Gianni Versace con i suoi solo cinquantuno anni, questa vita la ebbe, intensa, fortunata, travolgente, eccitante, imprevedibile, ricca, come Egli la sognava e la voleva. “Mi piace viaggiare, mi piace conoscere la gente di tutti i tipi e di tutte le culture, mi piace essere libero: mi piace fare un abito per la mia portinaia come mi piace farlo per una principessa. Mi piace essere felice con la felicità degli altri. Mi piace essere oggi come sono stato ieri e come sarò domani e sempre: un ragazzo che gioca con il suo entusiasmo e la sua curiosità...” Ma se vita vuol dire anche saggezza del lento tramonto e serenità nel quotidiano declino, questa Gianni Versace non l'ebbe. Lo sparo di Naomi nella notte magica di Boboli fece sfolgorare la luce abbagliante del suo ultimo trionfo fiorentino: due spari nel sole di Miami hanno lanciato per sempre la sua stella splendida e fiammeggiante di colori nei Cieli infiniti dell'eterna fantasia il cui solenne Mistero non appartiene a noi.
© Fashion - 15 luglio 1997
Gianni Versace (Reggio Calabria, Italia, 2 dicembre 1946 - Miami, Stati Uniti, 15 luglio 1997). Stilista. Tutto nasce nella sartoria di famiglia, della signora Francesca (Franca) Olandese, moglie di Antonino Versace e madre di Gianni. Nel 1955 nasce sua sorella Donatella, che avrà - come il fratello Santo Domenico nato nel 1944, manager della Gianni Versace - una parte importante nella vita di Gianni. Arriva da 1300 km a Nord, quando un tale Paolo Greppi ha l'idea folle di affidarsi ad un giovane senza esperienza, dopo che il mostro sacro della moda Walter Albini ha lasciato la maison novarese Callaghan (oggi Zamasport). Chiede un parere a quella sarta calabrese di cui si fida e lei gli suggerisce il figlio. È il 1972 e Gianni vola al Nord. Ha 26 anni.² Dal 1973 (la disegnerà fino al 1977) Gianni Versace è chiamato³ a disegnare “Byblos”, la linea giovane di Genny (brand anconetano) e nel 1975 la nuova collezione “Complice”⁴, che non imponga a Gianni troppi limiti a livello creativo, che lo lasci libero di esprimersi. Incoraggiato dagli ottimi risultati crea il suo brand. La Gianni Versace s.r.l. inizia l'attività nel 1977. Nel marzo 1978 ha firmato col proprio nome la prima collezione donna e, qualche mese dopo, quella uomo. Nel 1980, due anni dopo la fondazione del brand, Gianni Versace presentò il primo logo scelto per la sua casa di moda.⁵ Sono seguite la seconda linea “Istante” nel 1985, “Couture”, alta moda pronta, nel 1987, “Update”, con proposte d'avanguardia, nel 1988 e l'anno seguente, la linea giovane “Versus”, soprattutto per la sera. Spregiudicato nella citazione, nella contaminazione dei generi e nell'uso della storia, anche personale, Gianni Versace è riuscito, con rara capacità di sintesi e di rigore nell'eccesso, a diventare unico e riconoscibile. Anche nell'invenzione del marchio, il logo fu lanciato nel 1993, una testa di Medusa⁶, richiamo ad una Magna Grecia. “A Reggio Calabria, davanti a casa nostra, c'erano dei resti di mosaici greco-romani raffiguranti la Gorgona e noi bambini andavamo sempre a giocare lì. Quando ho dovuto scegliere un simbolo, ho pensato a quell'antico mito: chi s'innamora della Medusa non ha scampo. Allora perché non pensare che chi è conquistato da Versace non può tornare indietro? È la seduzione che non ha fine.”⁷
da Medusa e Barocco, alla grafica Greca e al vivido “Les Trésor de la Mer”.⁸
Diretto da Partel Oliva e prodotto da Division.
«Io ricerco il contrasto, e il contrasto non deve creare il disordine, ma l'armonia. Il passato non deve ispirare il revival: lo uso per guardare sempre avanti. Quello che intendo per classicità è proprio la freschezza, l'attualità delle sensazioni che provo e che provoco. Classico per me vuol dire contemporaneo».
Ecco cosa resta del sogno, quando muore il sognatore.
locandina di Mimmo Rotella per la mostra tenuta presso il Palais Galliera,
Musée de la Mode et du Costume, di Parigi.
«La libertà nell'abbigliarsi mai è stata disinvolta come oggi e consente a tutti di essere immagine di se stessi secondo i propri gusti. Immagine e finzione, magari fuori diversa da dentro, magari ambigua, magari volutamente falsa e fuorviante, comunque scelta e voluta. Ecco la potenza del vestire, e la Moda che la rincorre: non illuderti guardandomi, può darsi che io non sia come ti sembro... Tempi difficili di verità quotidiana collettiva e di apparenza estetica personale, con il vestire e non solo. Vieni avanti fantasia... Tu, ma solo per me. Fammi vivere, non sognare».
Moda, realtà e finzione.
₂ Alessandro Scaglione. Esperto di family business, governance di impresa e di famiglia. Autore di libri sulle imprese familiari.
₃ Genny. Azienda di abbigliamento fondata ad Ancona nel 1961 da Arnaldo Girombelli. La complicità con gli stilisti e l'apertura a talenti diversi per origine e vocazione è la carta vincente del gruppo, che, diventato nell'87 una holding finanziaria, ha accentuato la sua vocazione internazionale. [Guido Vergani (a cura di) - Dizionario della Moda; Ed. Baldini Castoldi Dalai (edizione 2010), voce “Genny” a cura di Maria Vittoria Carloni, p. 485]
₄ La collezione Complice è composta soprattutto da capi in pelle, caratterizzata da linee all'avanguardia, diventa una delle linee più richieste dalle boutique di tutto il mondo e una delle preferite dalla stampa specializzata. [Tony di Corcia - Gianni Versace. Il giovane favoloso; Ed. Clichy, 2022, p. 11]
₅ Il font usato è l’Avant Garde light, il testo viene compattato e le lettere si avvicinano l’una all’altra come a costituire gli anelli di una catena. Guardate, per esempio, come si compenetrano la “c” e la “e”. L’effetto è sicuramente elegante. Nel 1990 il font venne sostituito con un “Radiant medium”, molto differente rispetto al precedente: il segno è più pulito ma soprattutto è più incisivo e marcato, vuole sottolineare un’identità forte e consolidata.
₆ Da questo momento in poi, il logo Versace ha subito solo piccole modifiche, ha alleggerito lo spessore delle lettere e aumentato la spaziatura. L’immagine della testa di Medusa, invece, è rimasta pressoché la stessa, come a rimarcarne la classicità. E anche quando non accompagna il logo, la Medusa è sempre presente.
₇ Guido Vergani - Dizionario della Moda; Ed. Baldini Castoldi Dalai, 2009, voce “Versace Gianni” a cura di Maria Vittoria Carloni, p. 1219
₈ “Les Trésor de la Mer” è una delle stampe Versace più famose: un simbolo iconico del marchio; rappresenta i ricchi tesori del dio del mare Nettuno statue dorate, molluschi, perle, stelle marine e coralli e il fascino di un magico passato che creano nuova vita nel mondo esclusivo dell'atelier Versace.
₉ Giorgia Olivieri su Vanity Fair - 25 settembre 2018
₁₀ Questo post è stato scritto il 30 settembre 2018. Gianni Bertasso è morto il 19 settembre 2018 (la data del 19 settembre è la stessa della morte di mio padre Giorgio, deceduto molti anni prima, che mi ha "introdotto" nel mondo, la "mia vita", del tessile-moda.)
© Riproduzione riservata
In un commento su Facebook (il 29 giugno 2021) la giornalista e direttrice Anna Mascolo mi scrisse:
RispondiElimina"Mi emoziona ricordare con te un grande collega e amico come Gianni Bertasso. Ho sempre letto i suoi articoli come una lezione di moda e sono stati per me uno stimolo per leggere meglio i cambiamenti della moda e del costume. Un Direttore che ha lasciato il segno del suo passaggio in questo strano mondo così spesso superficiale volubile e disattento."