21 marzo 2017

MOIRÉ

Moiré [pronuncia: muarè] - termine francese.

1. Tessuto in seta o misto seta, in fibra sintetica o in acetato e viscosa, in armatura gros (in alcuni tipi di fodera in tela taffetà), monocolore. Ha un aspetto lucido e setoso con un riflesso ottico consistente in caratteristiche ondulazioni sinusoidali di chiaro scuro cangiante a seconda che riflettono la luce; si ottiene con l'impiego di filati e intrecci particolari, oppure con procedimenti di calandratura, imprimendo alla stoffa disegni sfalsati. Detta operazione è chiamata marezzatura




Attualmente i marezzati si ottengono facendo scorrere su una superficie solcata, di sottilissime assicelle, per far slittare leggermente le trame tra loro. I migliori risultati si ottengono con materiali che presentano già, di per sé, delle costine. Quindi il tessuto è sottoposto a calandratura a umido, passando tra due cilindri, uno in acciaio riscaldato ad una temperatura di 160-180° C, l'altro in gomma, contenente il rilievo il motivo ondulato da imprimere. La calandratura schiaccia due falde sovrapposte di stoffa (piegata in due nel senso della lunghezza) imprimendo con il movimento della pressatura, fini striature sfalsate. [1]

I moirè più belli sono quelli fatti su tessuti tinti in filo e in unito; ciò non toglie che si possono marezzare anche tessuti tinti in pezza o addirittura stampati.

L'effetto moiré può essere di quattro tipi: antico, caratterizzato da grandi onde aperte; francese, con figurazioni di forma lenticolare; intermedio, goffrato o per incisione.

[1] Stefanella Sposito, Archivio tessile, Ed Ikon, 2014, voce moiré, pp. 320-321


IMPIEGHI - Il tessuto è usato soprattutto come fodera interna per borse, borsette e degli articoli di piccola pelletteria, paramenti ecclesiastici, in arredamento e marginalmente come tessuto esterno per abbigliamento femminile da sera, abiti di scena. 

Fasce marezzate
nere per Sacerdoti, paonazze per Nunzi Apostolici e ponsò per i Cardinali

Abito in moiré con ricami - Roberto Capucci (1960-1970)
Sartoria Tirelli


In italiano si dice Marezzato (che simulano le onde del mare) o Moerro.

Termine ormai di uso internazionale.


STORIA - Fino all'anno 1754 l'industria della marezzatura dei tessuti di seta (gli unici ad essere marezzati in quei tempi) appartenne pressoché esclusivamente all'Inghilterra (moire antique). Un trattamento meccanizzato viene introdotto nel 1754 dall'inglese John Badger. In Francia nel 1843 Tignat, fabbricante lionese, ottenne questo effetto schiacciando con calandre il tessuto bagnato, il più delle volte a coste, ripiegato su se stesso. In seguito il francese Vaucanson riuscì a mettere a punto una macchina per marezzare molto più comoda di quella di Badger, simile nel suo insieme a un laminatoio. Essa infatti era composta da due pesanti cilindri metallici incavati che venivano riscaldati all'interno da una sbarra di ferro arroventata. Con tale apparecchio si procedeva alla marezzatura, quindi quando le sbarre si raffreddavano, si procedeva alla loro sostituzione. I due cilindri si premevano reciprocamente mediante l'uso di leve di diverso genere. Il moire che si otteneva con questo sistema prendeva il nome di “moire rotondo” o “moire francese”. La macchina, anche se chiamata “calandra cilindrica”, non aveva nulla a che fare con le calandre classiche con cui si otteneva l'effetto di dare al tessuto una superficie piana e uniforme. Nel 1864 i fratelli Vignet di Lione, due apprettatori-marezzatori, coadivati da un meccanico della stessa città, il sig. Barbier, costruirono una nuova macchina nella quale i massi di pietra di Badger e i cilindri di Vaucanson furono sostituiti da due lastre mobili tra le quali veniva collocato il tessuto a falda. Per meglio chiarire di cosa si trattava ecco il procedimento: 1) lastra di base e prima falda di tessuto collocato da destra a sinistra, 2) seconda falda di tessuto collocata da sinistra a destra, 3) secondo cartone divisorio e terza falda di tessuto collocato di nuovo da destra a sinistra e così via sino alla fine della pezza. Una volta caricata tutta la pezza, mediante una pressa a vite, le lastre venivano compresse tra di loro ottenendo così la marezzatura senza dover ricorrere a pressioni dovute semplicemente al peso della macchina (sistema di Badger); la pressione che si otteneva era di circa 100-150 tonnellate. [2]

[2] Ettore Bianchi, Dizionario internazionale dei tessuti, Ed. Tessile di Como, 1997, voce Moire, pp. 264-265   

RIF. LETTERARIO -
“I marezzi della seta cangiante”. Gabriele D'Annunzio. 

2. L'effetto moiré, che quando non è voluto è un difetto, è un riflesso ottico consistente in caratteristiche ondulazioni sinusoidali di chiaro scuro. Si può formare anche sovrapponendo un altro tessuto, o applicando un termoadesivo (interfodera di rinforzo) in un capo d'abbigliamento.




Rames Gaiba
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