15 marzo 2015

DIESEL - La comunicazione dirompente e trasgressiva di una azienda


DIESEL è una azienda veneta che ha sempre fatto della comunicazione un suo punto di forza, tanto che si parla di "caso Diesel". Il suo patron Renzo Rosso è un italiano che si è arrischiato a vendere un prodotto tipicamente a stelle & strisce proprio negli USA.
  

Scrive Maurizio Marchiori, Direttore Internazionale della Pubblicità e Comunicazione Diesel: “Quando Renzo Rosso nel 1984 ha preso in mano le redini di Diesel, nata cinque anni prima all'interno del Genius Group (un'azienda che annoverava circa dodici marchi tra cui Replay, Goldie, Bobo Kamisky, Via Vai, Kathrine Hamnett, King Jeans), ha messo a punto una semplice, ma efficace strategia di marketing: ha concentrato le sue energie su un solo marchio perché considerava dispersivo coordinare 12 realtà eterogenee. Una strategia di marketing, quindi, in senso ironico: ha semplicemente ascoltato la voce interiore che gli consigliava di abbandonare un gruppo che fatturava centinaia di miliardi di Lire italiane per curare un'azienda che ne fatturava sei. Ben poco business al confronto e una follia imprenditoriale all'apparenza. Ma la scelta di cuore è stata vincente: aveva intuito che qualcosa a metà degli anni Ottanta stava evolvendo e infatti, un anno dopo, il gruppo Genius è sparito ed è rimasta solo Diesel. Sono scelte basate su una connessione tra razionalità e emozione.¹ 

DIESEL usa una comunicazione che è sempre dirompente, che muta di continuo, radicale, che deve colpire il consumatore; è una comunicazione che si basa soprattutto sull'immagine ed è sempre in inglese, e quasi sempre riferita a un background americano. Racconta di un'ambizione di internazionalità e di diffusione globale. In questo modo Diesel decise di comunicare con tutti i mercati internazionali e nazionali. A tal proposito è necessario sottolineare, rispetto anche a marchi coevi che ricercavano un fascino internazionale attraverso il nome del brand o alcune parole chiave in inglese, Diesel decise di affermare e di utilizzare in ogni paese, Italia compresa, la lingua inglese per quanto riguardava la sua comunicazione con il pubblico tout court. Questa scelta fu estremizzata negli anni successivi anche nelle stesse campagne pubblicitarie dove erano presenti descrizioni esclusivamente in inglese. Pertanto, il mondo Diesel divenne fin dalle sue origini un mondo anglofono e che in tale lingua scoprì la sua vena internazionale e globale, affermandosi all'interno di quel processo di globalizzazione industriale e culturale che cominciò a mettere le sue basi alla fine degli anni '80.²

PARODIA ED IRONIA
L'accoppiata vincente del mondo Diesel

Le campagne Diesel partono nel 1991 e ricevono premi e riconoscimenti da tutto il mondo. I Gran Prix del Festival SAWA di Cannes nel 1995, 1996, 1997 oltre agli Epica (1997), Eurobest (1994, 1995, 1996 e 1997) e Clio awards, e il premio "Advertiser of the Year" tributato a Rosso al Festival di Cannes nel 1998. Diesel ha sempre messo al centro delle sue campagne pubblicitarie l'idea creativa, ed è per questo che non vi è il nome dell'agenzia né quello del fotografo. Fare comunicazione significa camminare sul "confine", rischiare anche di non venir capiti.
Anche quando una campagna pubblicitaria viene bloccata DIESEL cerca un dialogo con il pubblico.
 

collezione basic D-Diesel Autunno/Inverno '98

Ancora Maurizio Marchiori ci dice: Un esempio per tutti è l'ultima campagna stampa per la collezione basic D-Diesel Autunno/Inverno '98 voleva evidenziare le qualità del nostro denim, un prodotto che ancora oggi costituisce il nostro core-business. Diesel utilizza il migliore (e anche più costoso) denim proveniente dal Giappone o dall'Australia perché sono di qualità decisamente superiore. Da qui Superior Denim e per associazione di idee: madre superiora, suore e quindi Madonna in jeans. Abbiamo ricevuto 3.600 lettere di protesta da parte di associazioni di preti, suore e frati inglesi per aver pubblicato l'immagine con le suore e la Vergine Maria in jeans. Abbiamo risposto dicendo che se la Madonna fosse nata oggi probabilmente avrebbe indossato un paio di jeans indipendentemente dal marchio degli stessi. Non ritenevamo quell'immagine offensiva per la religione cattolica, ma indovinata per il semplice gioco di parole collegato all'immagine. Il nostro obiettivo è stimolare il pubblico usando l'ironia, non scioccare con immagini gratuitamente violente. Ogni campagna si presta ad essere interpretata in infiniti modi, è questa la nostra forza e il nostro orgoglio.”³
Qui la pubblicità del 2011 che ha creato polemiche in America sul mondo universitario “Law and Dis-Order” come titola il New York Post in uno dei suoi classici giochi di parole: tra il telefilm di avvocati più famoso di New York e la Diesel, il brand italiano anche negli USA vero cult.
  



La Brooklyn Law of School, la gloriosa scuola di giurisprudenza, ha affittato le sue aule e i suoi uffici alla maison di Renzo Rosso, nota per la verità per i suoi spot pregiudicati. Ma le performance dei modelli e delle modelle, tutti e tutte molto ma molto svestiti, stanno gettando ora nello scandalo il glorioso istituto. “Ci aspettavamo uno spot per i jeans, non pensavamo alla pubblicità dell’intimo”.








Per la campagna 2009 Diesel usa tutta la sua creatività, l'humor, l'audacia del brand.



  



Qui la campagna dell'Autunno-Inverno 1999 (relativa alla stagione Primavera-Estate 2000) "Luxury of Dirt", con uno stile pubblicitario americano anni '50, che richiama un po' il mondo della musica country e del cinema.




Sullo sfondo le fiamme sono rosse e bianche nelle parti più luminose, come una parete di fuoco. I volti sono regolari. Il volto a sinistra ha gli occhi socchiusi, appare anche una mano  e qualcosa che potrebbe essere un fiore accostato alle labbra. Il corpo a destra mostra le spalle e un braccio, nudi, con la mano che sostiene il viso.  L'immagine della figura è occupata da un vecchio divano in legno e cuoio scuri, borchie ornamentali, con cuscini rosso-violaceo (un colore che accomuna molti elementi figurali: lo sfondo, i cuscini, i disegni sulla coperta, la bevanda nel bicchiere, i loghi) di tessuti diversi, una coperta piegata sullo schienale, sul divano una ragazza distesa sul fianco sinistro, scalza, vestita coi jeans scuri e una canottiera scura. La mano sinistra della ragazza tocca un bicchiere da vino rosso, appoggiato sul pavimento. Dietro al divano a destra di chi guarda due grandi candelieri da chiesa con due candele parzialmente consumate. A sinistra un altro simile e parte di un mobile. Il pavimento in mattoni un po' sconnessi.


La campagna per la collezione Primavera-Estate 2010 si chiama "Be Stupid", ed è stata curata dall'agenzia, anglo-americana, Anomaly. Una filosofia che mira, ovviamente in maniera ironica, a dimostrare quanto la tanto bistrattata stupidità sia invece un plus necessario per dare “pepe” alla vita di tutti i giorni.

  

Il brand più irriverente torna a comunicare la collezione primavera estate 2010 in un modo davvero insolito decisamente fuori dai canoni, proponendo una vera e propria filosofia di vita con tanto di manifesto e “comandamenti” per vivere una vita totalmente “STUPIDA” e trovare la strada per il SUCCESS FUL LIVING. Una esortazione, a rivalutare la stupidità nei suoi aspetti positivi, tra cui l'inclinazione al coraggio che accomuna coloro che si dimostrano meno riflessivi ma più inclini a buttarsi nella mischia. Più creativi, dunque, per azioni anticonvenzionali.




Il classico logo rosso Diesel fa il suo ritorno per siglare e celebrare come “Be Stupid” sia la via giusta per avere successo nella vita.



  
“Stufo di sentirti dire che tutte le tue buone idee sono “stupide”? Bene, ci sono grandi notizie per te: non c’è niente di stupido nell'essere stupido. Dopo tutto, Diesel è stato stupido abbastanza da pensare di vendere jeans nuovi che sembravano già usati – e guarda che risultato! Quando qualcuno dice “non fare lo stupido”, quello che vuole dire davvero è: “Non divertirti. Non osare. Non provocare. Seppellisci il tuo senso dell’umorismo. Fai il serio.” Stupido è l'alternativa liberatoria all'essere noioso da morire (i cosiddetti "intelligenti"). Stupido è avere il coraggio di rischiare e credere nel nuovo e nell'innovativo, anche se può essere "pericoloso".  




Qui Marlon Teixeira, giovane modello brasiliano (allora, 19 anni), testimonial dell'ultima fragranza maschile lanciata  da Diesel "Fuel for Life" (giugno 2011).

  


  
Si racconta di un episodio, che ha visto protagonista l'imprenditore Renzo Rosso che è l'anima di DIESEL, che forse meglio di altre parole descrive il personaggio .
Renzo Rosso stava facendo un colloquio a un giovane che aveva ottimi titoli: laureato a pieni voti presso una prestigiosa università straniera, master, buon curriculum lavorativo, bella presenza, eccetera. Sembrava che stesse andando tutto alla grande quando, di botto, ecco che Rosso gli spara questa domanda: Se io ti assumo e ti dico che ti devi mettere l'orecchino, tu lo metti?
Il ragazzo cambia all'istante espressione, è stato preso di sorpresa, ma pare riprendere subito il controllo, abbozza un sorrisetto di circostanza e risponde non troppo convinto: “Beh sì perché no.”
È stata la sua condanna a morte: SCARTATO! L’intervistatore chiese a Renzo Rosso: “Ma perché lo hai scartato? Sembrava un elemento in gamba, aveva tutte le carte in regola.”
La risposta che Rosso gli diede fu questa (non sono le parole esattissime, ma il senso era proprio questo): “Perché una persona del genere è uno con poco carattere, un lecca-culo, e nella Diesel non ho bisogno di questa gente.”

Dalla campagna della collezione Denim 2010-2011




Dal calendario  2014 Playboy per Diesel by Terry Richardson


₁ Maurizio Marchiori - La comunicazione Diesel come dichiarazione di onestà nei confronti del consumatore,  in  La moda nel consumo giovanile; Ed. FrancoAngeli, 2002, p. 194
₂ Mattia Bertocco - Diesel. Jeans, comunicazione, cultura; Ed. FrancoAngeli, 2022, p. 98
₃ Maurizio Marchiori - La comunicazione Diesel come dichiarazione di onestà nei confronti del consumatore, in  La moda nel consumo giovanile; op. cit., pp. 202-203



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