28 agosto 2018

COSTUME DA BAGNO

Indumento per il bagno o per prendere il sole in luogo pubblico. Per l'uomo può essere a slip o a calzoncino, più o meno aderente e lungo. Per la donna può essere intero, due pezzi, topless, monokini o tanga. I tessuti base per la loro confezione sono generalmente il lycra, il lastex, e tutti i tessuti elasticizzati che aderiscono bene al corpo. Unitamente viene usato anche il cotone.

È in genere in tinta unita (ma non bianco in quanto, quale che sia il tessuto su cui si trova posto, presenta il grave inconveniente di essere pressoché trasparente all'uscita dall'acqua) o fantasia (rigato o a bande) o stampato a vari motivi in genere associando un colore chiaro ad uno scuro (proprio per il motivo di cui sopra).

Costume da bagno🇫🇷 Francese: Maillot de bain 🇬🇧 Inglese: Bathing-suit 🇩🇪 Tedesco: Badeanzug 🇪🇸 Spagnolo: Bañador

Costume intero - 🇫🇷 Francese: Maillot une pièce 🇬🇧 Inglese: One-piece bathing-suit 🇩🇪 Tedesco: Einteil Badeanzug 🇪🇸 Spanolo: traje de baño

Costume due pezzi - 🇫🇷 Francese: Maillot deux pièces 🇬🇧 Inglese: Two-piece bathing-suit 🇩🇪 Tedesco: Zweiteilen Badeanzug 🇪🇸 Spagnolo: Gorro de baño 


Les Baigneus (Bagnanti), 1918¹
Pablo Picasso (1881-1973)
olio su tela, cm 27 x 22
Musée Picasso - Parigi


Tra le onde (1920)
Isaac Israëls (1865-1934)


Sulla spiaggia (1927)
Zinaida Evgen'evna Serebrjakova (1884-1967)


STORIA - Costume femminile. I bagni di mare sono considerati salutari per tutto l'Ottocento, quando ci si immerge interamente abbigliati, con cappello e maniche lunghe, entrando e uscendo da cabine semoventi e a debita distanza gli uni dalle altre. In linea di principio, il nuoto come attività sportiva è invece un passatempo da uomini e resta a lungo una prerogativa maschile. A Milano apre i battenti la prima piscina pubblica, il Bagno di Diana,  nel 1842, ma soltanto nel 1886 viene riconosciuto il diritto di tuffarsi anche alle donne, quindi un paio d'ore al giorno la grande vasca è riservata esclusivamente a loro. Soltanto negli anni intorno alla grande guerra questo sport si diffonde e compaiono sulle spiagge e nelle piscine, ormai numerose in tutta Italia, le nuotatrici in costume da bagno.² Nel  1870 le donne per poter fare un bagno in pubblico indossavano diversi strati di gonne, lunghe fino ai piedi, completamente vestite e con i capelli raccolti in una cuffia. Durante la fine dell'Ottocento l'orlo delle gonne si alzò, ma le caviglie rimasero coperte ancora per molto tempo da speciali stivaletti di cuoio forato. Nei primi del Novecento i costumi sono molto castigati, ma non c'è paragone rispetto alle origini: infatti si cominciano a scoprire le braccia, è consentita una scollatura un po' più ampia e i polpacci iniziano a farsi vedere. Nel 1910 i costumi da bagno iniziano a diventare un oggetto molto curato e bello, ma comunque visto da pochi. infatti negli stabilimenti balneari si usava arrivare dalla cabina al bagnasciuga coperti da un accappatoio che copriva tutto. I costumi che presentò in quegli anni la casa Erté³ si ispirano ai costumi teatrali. Nel 1915 cominciarono a nascere le prime linee di moda, e le ispirazioni cominciarono a farsi sentire. Negli anni Venti c'è un'altra importante trasformazione, in quanto i costumi presentati e creati da Poiret⁴ diventarono tuniche in maglia, da indossare su pantaloni aderenti fino alla coscia. Dalla metà degli anni Venti in poi, le donne più audaci iniziarono ad accorciare la lunghezza del pantaloncino e a rendere sempre più ampie le scollature sulla schiena, cominciando a preoccuparsi dell'abbronzatura.


Costume da bagno (1928 circa) - Sonia Terk Delaunay⁵
maglia in lana
 Parigi - Palais Galliera, Musée de la mode

In mancanza di tessuti elasticizzati, i costumi da bagno venivano spesso realizzati in maglia!


Gli anni Trenta rappresentano una vera e propria rivoluzione. La messa in commercio del primo tessuto elasticizzato costituì uno stimolo per tutti. Dagli Stati Uniti arrivò anche in Italia il “Costume Sirenetta” che lasciava scoperte gambe e braccia, era uno dei primi costumi interi ed era molto scollato. Nel '32 compaiono i primi antenati del bikini, che erano costituiti da un pantaloncino con sopra un corpetto, tenuti insieme solo da triangoli di tessuto. La prima famosa italiana ad indossare questo capo fu Marta Abba⁶ e fu scandalo. Del 1939 è il primo vero due pezzi, ovviamente castissimo, lanciato dalla casa di moda Jantzen⁷, che lasciava coperto l'ombelico.




Negli anni Quaranta l'abbronzatura diventa sempre più un simbolo di identificazione sociale e allo stesso tempo il cinema comincia a dettare la moda al suo pubblico, così anche i costumi da bagno più gettonati sono quelli che indossano le dive. In “La donna dai due volti” Greta Garbo indossa un due pezzi in maglia nera che resta nella storia: aveva una mutandina alta ed un reggiseno molto simile a quelli intimi, che fu considerato molto audace, reso ancora più sexy dal colore, il nero. Nel '46, dopo gli esperimenti nucleari nell'atollo Bikini, lo stilista francese Rèard presenta la sua collezione di costumi da bagno tra cui il “Bikini”, un due pezzi molto succinto che lasciava scoperto l'ombelico, chiamato così per il sicuro clamore che avrebbe provocato. Nel concorso di “Miss Italia” del '47 le ragazze sfilarono proprio in due pezzi.

Miss Italia, 1947


Negli anni Cinquanta si comincia ad usare il nylon per i costumi da bagno e nello stesso periodo nascono anche i primi prodotti cosmetici resistenti all'acqua. Anche Gina Lollobrigida si lascia immortalare da un fotografo mentre indossa un bikini che le lascia scoperto l'ombelico. Ormai è una moda irrefrenabile. Del '52 sono i primi tessuti in lastex stampato, così i costumi, sempre di più, fasciano ed evidenziano il corpo, anche grazie a stecche inserite. Le più grandi case americane di moda come Cole, Jantzen e Catalina scelgono famose testimonial come Marilyn Monroe e Esther Williams, Bette Davis, Olivia de Havilland e Rita Hayworth. Nel '53 Rèard lancia sul mercato il “Reggiseno Disco Volante” che permetteva di eliminare le bretelline e la guaina Sexyform che sosteneva i glutei, in netto anticipo rispetto alle nostre tendenze. Comincia a farsi sentire la voglia di maggiore libertà, e così i modelli diventano sempre più sgambati, tanto che in Italia mise in allarme i custodi della pubblica morale: sulle spiagge italiane giravano forze dell'ordine che andavano a misurare i bikini delle bagnanti, assicurandosi che fossero entro i limiti stabiliti. Le “misure” se erano inferiori al lecito portavano a redigere un verbale ed a una multa per oltraggio al pudore.⁸


Un poliziotto fa un verbale ad una bagnante
per un bikini indossato su una spiaggia di Rimini, 1957


Nel cinema di quei anni però, il bikini più osé indossato da un'italiana fu quello di Marisa Alassio in “Poveri ma belli”, fil del 1957 diretto da Dino Risi.


Marisa Alassio sul set del film “Poveri ma belli” del 1957


Durante gli anni Sessanta il costume a due pezzi è ormai accettato, anzi nasce ogni anno una tendenza diversa, per forme, accessori e fantasie. Dalla metà degli anni Sessanta in poi le donne non contente vogliono ancor più pelle nuda. Il monokini diventa parola d'ordine e anche questa volta saranno le attrici le prime a sfoggiarlo: da Laura Antonelli a Ursula Andress in un vero e proprio topless. Lo sconvolgimento dei costumi sociali avvenuto con le rivolte del '68, ha reso questa evoluzione del costume molto veloce. 

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₁ Tre bagnanti, che indossano un costume alla moda, sono sulla riva di una spiaggia (si tratta della località di Biarritz, sulla costa basca a sud-ovest della Francia) che si apre sul mare, solcato da una barca a vela, antistante il porto, come suggerisce il faro che si staglia all'orizzonte. Una donna, seduta di spalle, si strizza i cappelli, quella di centro è sdraiata e si gode il sole che bagna il suo corpo, infine l'ultima è in piedi, le chiome scosse dal vento, forse pronta con uno scatto a tuffarsi in acqua.
₂ Marta Boneschi - Il comune senso del pudore - Ed. il Mulino, 2018, pp. 55-56

₃ Erté pseudonimo di Romain de Tirtoff (San Pietroburgo, 1892 - Parigi, 1990), scenografo e costumista russo-francese.
₄ Paul Poiret (Parigi, 1879-1944), primo creatore di moda in senso moderno.
₅ Sonia Terk (1885-1979) fu pittrice, come il marito Robert Delaunay, e designer con una preferenza per le forme geometriche e i colori puri.
₆ Marta Abba (Milano, 1900 - San Pellegrino Terme, 1988). Celebre attrice teatrale e cinematografica; musa ispiratrice del grande scrittore e commediografo Luigi Pirandello.
₇ Jantzen - azienda fondata nel 1910 a Portland (Oregon, Stati Uniti). Originariamente nata come maglificio, che avrebbe continuato a produrre se ne 1913 la squadra di canottaggio locale non avesse fatto richiesta di speciali costumi di lana che difendessero gli atleti dal freddo. Nel '28 l'azienda era conosciuta anche fuori dagli USA non solo per i suoi costumi da bagno ma anche per il complesso della produzione destinata allo sportswear: il colpo di genio risale al '23, quando Jantzen scelse il nuovo marchio per i suoi capi, la figurina di una tuffatrice (la prima vera pin up). 
₈ Ad uno di questi controlli incappò Anita Ekberg nel 1956 a Ostia Lido, che per un tanga fu portata in caserma dai Carabinieri dove gli fu sottoposta a verbale e multata per oltraggio al pudore.          



Rames Gaiba



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Bibliografia 
  • Doretta Davanzo Poli - Costumi da bagno - Zanfi Editori, 1995
  • R. Levi Pisetzky - Storia del costume in Italia, vol. 5° - Treccani I.E.I., 1969  

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