4 novembre 2017

Le camicie "Anarchy" della Vivienne Westwood


«i punk sapevano
che gli abiti possono essere armi di sovversione,
quanto i libri e i manifesti».

Giannino Malossi
"Liberi Tutti"
Ed. Mondadori




Uno dei vessilli del movimento punk [1], aveva un'etichetta applicata che raffigurava Karl Marx, era stampata con motivi di mani nere e riportava frasi anarchiche (1977).





[1] Attorno al 1975, nella devastata scena post-hippie della Costa Est degli Stati Uniti, inizia a circolare con insistenza la oarola "punk", usata ai tempi di Shakespeare per indicare la "prostituta" e il suo strumento di lavoro (l'organo genitale femminile che nella cultura inglese è evocato per insultare). Nello slang carcerario, designa il poveraccio sodomizzzato dai compagni di cella, ma nella quotidianità è utilizzato nella sua nuova accezione di marcio, sfaccendato, sfigato, idiota, scemo, cazzone. E' un termine che, sdoganato, passa persino in televisione: è così che l'ispettore Kojak apostrofa i malavitosi. Nel gennaio del 1976 a New York, l'artista John Holmstrom e l'amico Legs McNeil danno alle stampe il giornale underground "Punk", con un disegno di Lou Reed in copertina e un articolo che dichiara Marlon Brando il primo punk della storia (per la cronaca, il periodico darà spazio ai Sex Pistols solo nel marzo del 1977, accusandoli di essere un fenomeno prefabbricato e di aver ucciso il movimento). "La parola 'Punk' mi sembrava perfetta per riassumere tutte le cose che ci piacevano: ubriachezza, sconvolgimento, furbizia senza presunzione, assurdità, divertimento, ironia e tutto il resto che appartiene al lato oscuro". (Legs McNeil, co-fondatore della rivista "Punk", New York, 1976) - da: Ribelli con stile, di Matteo Guarnaccia, shake edizioni.




Rames Gaiba
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Biografia di Vivienne Westwood
da: Guido Vergani, Dizionario della Moda, ed. Baldini Castoldi Dalai
Questa voce è stata curata da Gianluca Lo Vetro 





  
Stilista inglese. Ha segnato la storia del costume come «musa del punk». Nata a Glassop nel Derbyshire e figlia degli operai tessili Dora e Gordon Swire che la chiamarono Vivienne Isabel in omaggio all'attrice Vivienne Leigh, si forma alla Glossop Grammar School. Profetico, per la sua futura carriera, il motto dell'istituto: «Virtus, veritas, libertas». Dopo un breve matrimonio con Derek Westwood si lega al musicista Malcom McLaren, dando alla luce nel '68 Joseph Ferdinand, oggi titolare di un negozio fetish a Soho. Nel '70, i due aprono il negozio Let it Rock al 430 di King's Road. Antesignana delle contaminazioni, vende dischi anni '50 e abiti ispirati a quell'epoca. Nel '72, nello stesso negozio con la nuova insegna Too Fast to Live, Too Fast to Die, presenta la sua prima collezione dedicata ai Rockers. Tra i primi clienti celebri, Ringo Starr per la quale la stilista inventa i costumi di scena del film That'll Be the Day. Determinante per il suo lavoro e la sua affermazione resta tuttavia il legame con McLaren. Con lui , nel '74 lancia abiti di cuoio, magliette di gomma, catene e T-shirt con immagini pornografiche. Palcoscenico  della provocazione. la solita boutique di King's Road, coerentemente ribatezzata Sex. Interviene la polizia  per chiudere quel covo di scandali. Ma dietro le saracinesche abbassate maturano fermenti ancor più rivoluzionari. Vivienne e Malcom si preparano a lanciare il gruppo Sex Pistols: icona estetico-musicale del movimento punk che aborrisce l'ipocrisia dell'epoca e la combatte, importunando  i codici di comportamento dell' establishment. Per l'occasione, il negozio cambia ancora nome in Seditionaries: gioco di parole tra seduzione e sedizione. Come annota Giannino Malossi nel volume Liberi Tutti (Mondadori) «i punk sapevano che gli abiti possono essere arnmi di sovversione, quanto i libri e i manifesti». E Seditionaries forniva, in termini di mode e pose, il manuale dei nuovi anarchici che suonavano al Roxy di Londra, trafiggendosi le guance con le spille da balia e pettinandosi con creste minacciose. La coppia "maledetta" tocca la vetta della masima provocazione e popolarità nel '77, quando i Sex Pistols in omaggio  al Silver Jubilee per i 25 anni di trono della regina Elisabetta II, incidono con l'etichetta Virgin, God Save the Queen. Non proprio gradevole e gradito, il brano definisce Sua Maesta "moron" (deficiente): conquista subito le vette delle hit parade e diviene l'inno del movimento punk, ormai mondiale. Dalla ribellione dei '70 all'edonismo dei nascenti '80, Westwood disegna un'altra collezione epocale: quella dei Pirati che lancia il look New Romantic, segnando anche l'ingresso degli abiti di Vivienne al Victoria and Albert Museum. Forse proprio il tramonto della ribellione punk, ispira il nuovo nome World's End per il suo negozio londinese e il trasferimento sulle passerelle francesi. Nell' 82, dopo Mary Quant, è la prima inglese a essere accolta nel calendario dei défilé parigini. Anche le collaborazioni di «Lady Vi» cambiano, spostandosi salla musica all'arte. Nell' 83, sfila Witches: frutto dei rapporti sempre più stretti con il graffittaro Keith Haring, a fronte della fine di ogni relazione con McLaren. Per taluni, è «la fine» anche del genio di Vivienne. Nell' 85, l'addio della stilista alle passerelle francesi sembra confermarlo. Ma è ancora successo per la Crini Collection di quell' anno con mini crinoline e zeppe altissime, calzature, chiosa la stessa creatrice, «ideate per issare la bellezza femminile su un piedistallo». Proprio di tale scarpe , ribatezzate platform, resta vittima in sfilata la top model Naomi Campbell che, inciampando nei tacchi vertiginosi, cade rovinosamente a gambe aperte. Le fortune sempre più alterne della stilista non ne sminuiscono comunque il prestigio e l'altissima considerazione nel mondo della moda. Per lei e per i suoi fashion show, sempre caratterizzati da un titolo come una pièce teatrale, tutte le top model più famose sfilano gratuitamente. Mentre John Fairchild di Wwd, nel volume Chic Savages, dell' 89, inserisce la Westwood come unica donna tra i sei stilisti migliori al mondo. Tornata a sfilare a Londra nell' 87 con la collezione Harris Tweed, dall' 89 al '91 la stilista sale in cattedra alla Accademia delle Arti appplicate di Vienna, in qualità di docente della moda. Durante questa esperienza matura il progetto di una collezione maschile che mostra in anteprima nel '90 a Firenze, nell'ambito di Pitti Uomo. La sua fama è ormai tale che la stessa regina Elisabetta, dimenticando l'affronto di God Save the Queen, [2] nel '92 riconosce alla stilista l'onorificenza Order of British Empire. Ma proprio al termine di quella cerimonia in odore di armistizio, Vivienne fa volteggiare la gonna davanti agli obiettivi dei fotografi, svelando al mondo che non porta biancheria intima. «Mai» come precisa pubblicamente, rincarando la provocazione. Eppure, dalla collezione Harris Tweed sembra aver imboccato una nuova strada stilistica passatista che esclude ogni sberleffo avanguardista, rifugiandosi nell' abito d'epoca settecentesco. «Nel momento in cui mi sono accorta che l'establishment ha bisogno di opposizione», chiarirà in seguito, «ho iniziato ad ignorarlo, occupandomi di cose più importanti, quali la storia». Infatti, sulle note leziose di Vivaldi, l'ex musa del punk riporta sotto i riflettori crinoline e parrucche bianche. Questo non le impedisce, comunque, di sperimentare nuove contaminazioni.


Swatch - orologio "pop Putti"
di Vivienne Westwood


Nel '93, è la prima firma della moda a siglare un orologio Swatch: il "pop Putti" con angeli barocchi al quale si affiancherà, l'anno successivo, l' "Orb". Su quest'ultimo è riprodotto il logo della stilista che riassume la sua filosofia: un'orbita, simbolo della tradizione, contornata da un anello satellitare, emblema del tempo che scorre e delle novità che nascono sempre dal passato.    



Swatch - orologio "Orb"
di Vivienne Westwood

     
Non a caso, nel '96 quando su invito di Nicola Trussardi, la westwood lancia la sua prima collezione maschile all'ex fabbrica Motta di Milano, il logo della linea, Man, è scritto a caratteri a forma di dolmen. Pur restando fedele «alla qualità della ricerca stilistica in opposizione alla quantità della confezione», al termine degli anni '90, riorganizza e articola la sua produzione. Alla Gold Label, prodotta in Inghilterra con tecniche sartoriali  e presentata a Parigi si affianca nel '97 la Red Label, seconda linea che sfila a Londra ma viene realizzata in Italia, insieme alla Man Label, dalla Italiana Staff International. Lo stesso anno  debutta Anglomania: stretwear maschile e femminile confezionato e distribuito dall'azienda tricolore G.t.r. Simmetrica al moltiplicarsi delle proposte l'apertura di boutique monomarca nel mondo: da Tokyo a Londra in Conduit Street. Immancabile, in questa strategia commerciale, l'uscita del profumo femminile, lanciato a Londra nel '98 al quale entro il 2002 si aggiungerà l'essenza maschile. Fra tante strategie marketing, la vena artistica e provocatoria di Westwood non si esaurisce. Se nel '96 la stilista partecipa alla mostra New Persona della Stazione Leopolda nell'ambito della Biennale della Moda di Firenze, nel '98 torna sulle prime pagine dei giornali perché  un suo modello sniffa in pedana. «Tabacco»  si giustifica lei.  «Qualcosa di meno legale»,  ipotizzano i media. Sempre e comunque un gesto fra «tradizione e trasgressione», rappresentativo di questa interprete dell'anarchia disciplinata. O della disciplina anarchica che dir si voglia.


Gianluca Lo Vetro



Jamie Reid, copertina dell'album dei Sex Pistols "God  Save the Queen"
In Gran Bretagna l'LP uscì il 28 ottobre 1977 


[2]  GOD SAVE THE QUEEN - Sex Pistols "God save the Queen / the fascist regime,/ they made you a moron / a potential H-bomb. / God save the Queen / she ain't no human being. / There is no future / in England's dreaming / Dont'be told what you want / Dont'be told what you need. / There's no future / there's no future / there's no future for you / God save the Queen / we mean it man / we love our queen / God saves / God save the Queen / 'cos tourists are money / and our figurehead / is not what she seems / Oh God save history / God save your made parade / Oh Lord God have mercy / all crimes are paid. / When there's no future / how can there be sin / we're the flowers / in the dustbin / we're the poison / in your human machine / we're the future / your future / God save the Queen /we mean it man / there is no future / in England's dreaming / No future / no future for you / no future  for me" (Traduzione: DIO SALVI LA REGINA - Sex Pistols "Dio salvi la regina / Il regime fascista / Hanno fatto di te un deficiente / Una potenziale bomba H / Dio salvi la regina / Non è un essere umano / Non c'è futuro / Nel sogno dell'Inghilterra / Non farti dire cos'è che vuoi / Non farti dire ciò di cui hai bisogno / Non c'è futuro, nessun futuro / Nessun futuro per te / Dio salvi la regina / Hai capito bene / Amiamo la nostra regina / Dio la salvi / Dio salvi la regina / Perché i turisti sono soldi, i nostri 'prestanome'  / Non è come sembra / Oh dio salvi la storia / Dio salvi la nostra folle parata / Oh signore dio abbi misericordia / Tutti i crimini sono pagati / Quando non c'è futuro / Come può esserci peccato? Siamo i fiori nella pattumiera / Siamo il veleno nella vostra macchina umana / Siamo il futuro, il vostro futuro / Dio salvi la regina /Hai capito bene / Amiamo la nostra regina / Dio la salvi  / Dio salvi la regina / Hai capito bene / E non c'è futuro / Nel sogno dell'Inghilterra / Nessun futuro, nessun futuro / Nessun futuro per te / Nessun futuro, nessun futuro / Nessun futuro per me / Nessun futuro, nessun futuro / Nessun futuro per te / Nessun futuro, nessun futuro / Nessun futuro per te."

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