23 agosto 2018

IL MANIFESTO FUTURISTA DEL CAPPELLO ITALIANO


Nel marzo 1933 nasce il concorso per un cappello futurista, lanciato a nome del Movimento il 5 marzo su «Futurismo», il settimanale romano animato da Mino Somenzi, ove appare anche Il manifesto futurista del cappello italiano, firmato da Marinetti, Francesco Monarchi, Prampolini e lo stesso Somenzi. Il concorso si rivolge a tutti gli artisti italiani, esortando i produttori ad assumersi la fabbricazione dei nuovi modelli. Nella giuria, presieduta da Marinetti, figurano, con un tecnico, i poeti Paolo Buzzi e Corrado Govoni e Umberto Notari, Dottori, Benedetta [Marinetti], Monarchie lo stesso Somenzi. È prevista l'esposizione dei modelli nella mostra di Torino.


Tullio Crali, Bozzetto per vestito da donna (1932)
tempera su carta (particolare del cappello)


«Il cappello futurista precisa», dice in una nota Somenzi sempre in quel fascicolo di «Futurismo», «la Società futurista». Mentre il manifesto, richiamandosi alla «desiderata e indispensabile rivoluzione dell'abbigliamento maschile italiano» iniziata dal manifesto di Balla del 1914, postula la necessità di un cappello nuovo, antipassatista, e contrario ai neutri e al nero nordici, e invece colorato, funzionale nel senso che, l'uomo, «dovrà illuminarlo, segnalarlo, curarlo, difenderlo, velocizzarlo, rallegrarlo, , ecc.» . Cappelli policromi dunque, e nelle materie più diverse, anche sintetiche e industriali (metalli e tubi neon, compresi). E il manifesto propone esattamente molteplici «tipi di cappello»: «1. Cappello veloce. (Per l'uso quotidiano); 2. Cappello notturno (Per serata); 3. Cappello sfarzoso (Per parata); 4. Cappello aero-sportivo; 5. Cappello solare; 6. Cappello piovo; 7. Cappello alpestre; 8. Cappello marino; 9. Cappello difensivo; 10. Cappello poetico; 11. Cappello pubblicitario; 12. Cappello simultaneo; 13. Cappello plastico; 14. Cappello tattile; 15. Cappello luminoso-segnalatore; 16. Fonocappello; 17. Cappello radiotelefonico; 18. Cappello terapeutico (resina, canfora, mentolo, cerchio moderatore di onde cosmiche); 19. Cappello autosalutante (mediante sistema dei raggi infrarossi); 20. Cappello genializzante per i fessi che criticheranno questo manifesto» [1]
Il tutto dunque con allegra ironia, e gli allora non facilmente evitabili inni al regime. L'iniziativa per il nuovo cappello italiano , connessa al manifesto, è spinta con molto impegno dal settimanale; e sui numeri seguenti appaiono continuamente notizie relative a consensi. Fra l'altro si segnala l'approvazione di Balla, che promette il «cappello antigas» [2]. Un'adesione di rilievo è naturalmente quella della Ditta alessandrina Borsalino, specializzata, com'è noto, nella produzione di cappelli, alla quale fa seguito quella di un concorrente, il biellese Barbisio [3].
La partecipazione dei cappelli futuristi alla mostra torinese della moda salta per ragioni di tempo, e si progetta allora una mostra specifica, che, immaginata dapprima come circolante fra Roma, Milano e Torino, si realizza in effetti soltanto a Milano nel giugno 1933, alla Galleria Pesaro [4]. Renato  Di Bosso, e Ugo Pozzo sono fra i premiati, mentre si segnalano le presenze delle ditte Barbisio, Cervo, Magnani, e del produttore romano Fabrizi [5]. Fra gli espositori si segnala in particolare anche il pittore torinese Aldo De Sanctis, pure premiato e che poi tiene una mostra di suoi cappelli a Viareggio, durante l'estate dello stesso 1933 [6].

[1] Il manifesto è apparso inizialmente, firmato dal solo Marinetti, in «Gazzetta del Popolo», Torino, 26 febbraio 1933.
[2] Giacomo Balla approva il nostro manifesto e promette il modello futurista del cappello antigas, in «Futurismo», a. II, n. 27, Roma, 12 marzo 1933.
[3] L'adesione di Borsalino alla campagna futurista per il cappello italiano, in «Futurismo», a. II, n. 28, Roma, 19 marzo 1933; La grande industria biellese del cm. Basilio Barbisio aderisce alla nostra campagna per il cappello italiano e in gara con la ditta Borsalino preannuncia le prime realizzazioni futuriste, ivi, n. 33, 23 aprile 1933; e cfr. anche n. 34, 30 aprile 1933. Motivazioni e notizie relative all'iniziativa sono ivi, n. 29, 26 maggio; n. 30, 2 aprile; n. 32, 16 aprile; n. 38, 28 maggio; n. 39, 4 giugno 1933.
[4] Cfr. S.E. Marinetti inaugura la prima Mostra del cappello futurista, in «Futurismo», a. II, n. 41, Roma, 18 giugno 1933. Notizie e rassegne stampa, ivi, n. 42, 25 giugno; n. 43-44, 9 luglio 1933.
[5] Cfr. Un'altra iniziativa futurista. La mostra del cappello italiano, in «Gazzetta del Popolo», Torino, 17 giugno 1933.
[6] Cfr. Aldo De Sanctis, Cappelli futuristi in funzione, in «Futurismo», a. II, n. 55, Roma, 1 ottobre 1933 


Tullio Crali, Bozzetti di vestiti da donna (1932 e 1933)
tempera su carta, cm 30 x 20


Commento a cura di Rames GAIBA



IL MANIFESTO FUTURISTA
DEL CAPPELLO ITALIANO 


La desiderata e indispensabile rivoluzione dell'abbigliamento maschile italiano fu iniziata l' 11 settembre 1914 col celebre manifesto firmato dal grande pittore futurista Giacomo Balla: «Il vestito antineutrale».
Questo vestito sintetico, dinamico, agilizzante con parti bianche parti rosse e parti verdi fu indossato dal parolibero futurista Francesco Cangiullo nelle dimostrazioni patriottiche seguite da violente battaglie di piazza e relativi arresti, che i futuristi romani, guidati da Marinetti, scatenarono contro i professori neutralisti nell'università di Roma (11-12 dicembre 1914).

Riprendiamo la testa della rivoluzione dell'abbigliamento noi futuristi, sicuri di questa nostra vittoria garantita dall'ormai provata potenza creatrice della nostra razza. Mentre prepariamo il manifesto integrale che sarà firmato da futuristi specialmente incaricati, lanciamo oggi quello particolare del cappello italiano.
Il primato mondiale del cappello italiano è stato per molto tempo assoluto. Recentemente, per esterofilia e per mal intesa igiene, molti giovani italiani adottarono l'uso americano e teutonico della testa nuda. La decadenza del cappello, che ne impoverì il mercato e il vario perfezionamento, danneggiò l'estetica maschile amputando le sagome, sostituendo alla parte avulsa la cretinissima selvaggeria delle zazzere più o meno aggressive, più o meno virili e più o meno dotte.

I combattenti che superarono in eroismo i romani a Vittorio Veneto, nelle piazze squadriste d'Italia e nella Marcia su Roma, non debbono plagiarne la foggia culturale a distanza di secoli e in un clima certamente mutato. I giovani sportivi italiani vincitori a Los Angeles debbono ancora vincere anche questo vezzo barbaro che deriva da un sentimentalismo storico balordo.

Affermando quindi la necessità estetica del cappello:
1. Condanniamo l'uso nordico del nero e delle tinte neutre che dànno alle strade delle città di pioggia neve nebbia la fangosa melanconia ferma o precipitante di enormi tronchi pietroni e tartarughe travolti da un torrente marrone.
2. Condanniamo i vari copricapo passatisti che stonano con l'estetica la praticità e la velocità della nostra grande civiltà meccanica, come ad esempio il presuntuoso cilindro che vieta il passo di corsa e calamita i funerali.
D'agosto, nelle piazze italiane allagate di abbagliante luce e torrido silenzio, il cappello nero o grigio del passante galleggiano tristi come sterchi.
Colore! Occorre colore per gareggiare con il sole d'Italia.

3. Proponiamo la funzionalità futurista del cappello che fino ad oggi servì poco o niente all'uomo e che d'ora innanzi dovrà illuminarlo, segnarlo, curarlo, difenderlo, velocizzarlo, rallegrarlo, ecc.
Creeremo i seguenti tipi di cappello che mediante perfezionamenti estetici igienici e funzionali servano, completino o correggano la linea ideale maschile italiana con accentuazione di varietà, fierezza, slancio dinamico, liricità dovuti alla nuova atmosfera mussoliniana:

1. Cappello veloce. (Per l'uso quotidiano); 2. Cappello notturno (Per serata); 3. Cappello sfarzoso (Per parata); 4. Cappello aero-sportivo; 5. Cappello solare; 6. Cappello piovo; 7. Cappello alpestre; 8. Cappello marino; 9. Cappello difensivo; 10. Cappello poetico; 11. Cappello pubblicitario; 12. Cappello simultaneo; 13. Cappello plastico; 14. Cappello tattile; 15. Cappello luminoso-segnalatore; 16. Fonocappello; 17. Cappello radiotelefonico; 18. Cappello terapeutico (resina, canfora, mentolo, cerchio moderatore di onde cosmiche); 19. Cappello autosalutante (mediante sistema dei raggi infrarossi); 20. Cappello genializzante per i fessi che criticheranno questo manifesto.
Saranno confezionati in feltro, velluto, paglia, sughero, metalli leggeri, vetro, celluloide, agglomerati, pelle, spugna, fibra, tubi neon, ecc., separati o combinati.

La policromia di questi cappelli darà alle piazze solari il sapore di immense fruttiere e il lusso di immense gioiellerie. Le strade notturne saranno profumate e melodiose luminarie correnti tali da uccidere definitivamente la vetusta nostalgia del chiaro di luna.
Sboccerà così l'ideale cappello opera d'arte italiana, insieme rallegrante e polipratico, che intensificando e moltiplicando la bellezza della razza imporrà di nuovo nel mondo una delle più importanti industrie nazionali.

Dato che la nostra bella penisola è la mèta dei turisti d'ogni paese, ci vengono pure a visitare a capo scoperto se loro piace, noi li riceveremo con l'abituale gentilezza, ma calcandoci sulla testa il nuovo cappello italiano per dimostrare loro che nulla esiste più di comune fra la servilità dei ciceroni di cento anni fa e la fiera originalità inventiva dei fascisti futuristi d'oggi.



F.T. MARINETTI
FRANCESCO MONARCHI
ENRICO PRAMPOLINI
MINO SOMENZI



Pubblicazione: Futurismo, a. II, n. 26, Roma, 5  marzo 1933
manifesto, cm 65 x 45 

   
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