23 agosto 2018

Gli abiti al latte di Anke Domaske (La riscoperta del Lanital)



Anke Domaske 28enne microbiologa e fashion designer ha deciso di utlizzare il latte come sostituto della lana, per una collezione di abiti, proprio come accadeva con il Lanital¹.

La metodologia di creazione del tessuto, già pertanto conosciuta all'inizio è stata affinata e migliorata portando alla creazione di un materiale con un basso impatto ambientale. Difatti, i tessuti sono stati prodotti, in un laboratorio di Brema (Germania), eliminando la parte liquida del latte ed estraendo una proteina, la quale si solidifica. Questa  poi viene trasformata in filato, in modo tale da poter essere lavorato.
Il tessuto, ecocompatibile, è leggero e cade come la seta e può essere lavato e asciugato come fosse il cotone. È la prima fibra dell'uomo prodotta senza aggiunta di componenti chimici.

Abbiamo pertanto il Qmilk, il cui nome nasce dall'unione del nome tedesco di latte, "milk" e dalla parola "qualità". Ha vinto il premio annuale messo a disposizione dall'Associazione ricerca tessile tedesca, che ha riconosciuto questo tessuto come rivoluzionario nell'industria dell'abbigliamento. Prossimo passo, la produzione industriale.
Il latte usato è quello delle mucche scartato dal consumo perché non soddisfacente i rigidi standard alimentari tedeschi. Ogni chilo di tessuto costa 20 euro, il 40% in più rispetto al cotone, ma la sua speranza è che il Qmilch possa esplodere grazie al mancato trasporto della materia prima, così da ammortizzare le spese. Altro punto a favore del Qmilch il fatto che per fare un chilo di tessuto servono solo due litri d’acqua, mentre per avere un chilo di cotone di acqua ne servono 10.000 litri. Sono sufficienti 6 litri di latte - racconta la Domaske - per ottenere la stoffa di un intero abito.

Ecco alcune fotomontaggi di ragazze i cui vestiti si trasformano dal latte.







 








₁ Lanital, è un termine registrato la cui parola è composta da lan(a) ital(iana). Creata nel 1936 dal Chimico italiano Antonio Ferretti.




a cura di Rames Gaiba
© Riproduzione riservata


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