16 aprile 2019

CRAVATTA

Cravatta - dal francese cravate, i quali storpiarono la parola slava hrvat, che significava appunto “croato”.  

Accessorio prevalentemente maschile formato da una striscia di tessuto ortogonale o a maglia generalmente in seta o in lana o in altre fibre, con lembi più o meno larghi da annodare sotto il colletto della camicia in modo che il nodo si trovi in mezzo alle due punte divaricate del colletto e i due lembi cadano giù paralleli fino alla vita coprendo l'abbottonatura della camicia. Le misure classiche  sono di cm 135-145 x 8,5-11 e nel punto più stretto cm 3-4.

La cravatta moderna nasce nei tessuti pesanti tinti in filo: i jacquard, i reps e i rasi. Poiché queste lavorazioni permettevano una limitata variazione sui colori, venne introdotta la stampa su crêpe de chine. Può essere portata in vari modi: a nodo, a farfalla, a fiocco, a plastron, Four in hand, Windsor, Half-Windsor, Pratt, ecc.


Negli ultimi anni è diventato un accessorio anche femminile, creando però, più che una moda duratura, una breve tendenza. 


La costruzione della cravatta classica a tre pieghe 

La cravatta è composta da tre elementi fondamentali:


  • L'involucro, ovvero il tessuto e la fodera interna (questa può essere formata da un tessuto diverso da quello usato per la cravatta).

  • La teletta (triplure) che costituisce “l'anima” della cravatta. La teletta riveste un ruolo importante nella qualità della mano, oltre a contribuire alla buona tenuta del nodo e al modo in cui ricadano i lembi che non devono sgualcirsi, piegarsi o incurvarsi; deve anche consentire alla cravatta di ritrovare la forma iniziale una volta sciolto il nodo. La teletta dovrà sempre aderire bene all'involucro e non spostarsi mai in qualunque senso venga tirata. Le migliore telette sono in pura lana o a base di lana. Per cravatte più economiche si utilizzano il poliestere, viscosa, cotone e tessuti misti.


  • La confezione.




Il tessuto è tagliato di sbieco (a 45° rispetto alla cimosa) per essere flessibile e mantenere la forma, ed è tagliato in due o tre pezzi: il lembo più largo, quello più stretto (coda) e, tra i due, il collare. Ogni singola parte dell'involucro viene tagliata nel tessuto lungo una sagoma di cartone. Viene poi cucita sulle estremità dei lembi la fodera, che è costituita invece da due pezzi; essa è generalmente in acetato o seta (in quelle economiche anche in poliestere), che riportano talvolta il logo della marca. In seguito si assemblano le tre parti (tessuto, teletta e fodera) cucendole a macchina e si pressano le cuciture con il ferro da stiro. Si procede quindi all'inserimento della teletta nella “tasca”, formata da fodera e involucro, alla spillatura ed alla chiusura.

A questi elementi principali si aggiunge l'etichetta con il marchio e composizione tessuto ed eventualmente il passantino, che è presente s
olo nelle cravatte di qualità, dello stesso tessuto della cravatta, che serve a contenere il codino cucito sul tessuto, tenendo ferma la coda della cravatta, dopo averla fatta passare al suo interno. Questi elementi sono cuciti sul rovescio all'estremità del lembo più stretto. Non va dimenticata infine il travetto che è una cucitura rinforzata che mantiene fermi i due lati della cravatta e impedisce alla stoffa di aprirsi. 


Cravatta
Sette pieghe

È per definizione la "regina delle cravatte" sartoriali. Si tratta di un pezzo unico di seta che viene ripiegato 7 volte senza aggiungere imbottitura (tela interna) e quindi risulta più sottile. Fatta a mano, con un taglio rigorosamente a 45°, q
uesta particolare lavorazione della cravatta crea piccole pieghe, ben replicate, che gli danno una caduta ideale e un po' di spessore. Una cravatta sette pieghe risulta più costosa perché richiede più tessuto ed una lavorazione più accurata, ma, se la si tocca, si ha subito la sensazione di un prodotto di qualità superiore.


foto: © Tessiture Cordani


Tipi di cravatte

  • Tinta unita - Sono caratterizzate da un unico colore, e proprio perché non ha disegno enfatizza la trama del tessuto e la sua consistenza.
  • Regimental - È caratterizzata da un colore predominante e strisce con inclinazione di 45°ed ampiezza delle righe e colori diversi (in Gran Bretagna ed in Europa da sinistra a destra). 
  • A puntini - In questo tipo, su un colore di base, sono applicati vari puntini.
  • Fantasia - Possono riportare disegni vari, anche se in realtà i più diffusi sono gli stampati piccoli e fitti, addirittura minuti: pois, righe, scozzesi, quadretti, forme geometriche, fiorellini stilizzati, cachemire, con motivi di caccia o animalisti. 



La cravatta, un po' come il gilet e i gemelli, è, in fondo, un accessorio di splendida futilità e mantiene sempre quell'aura di oggetto che si indossa per premiarsi, per dimostrare di avere un ruolo nella società, per sentirsi parte di un gruppo o circolo importante, o, in ultimo, per sentirsi degli eccentrici.

Francese: Cravate - Inglese: Tie - Tedesco: Krawatte - Spagnolo: Lazo - Portoghese: Laço

STORIA - Le sue origini sono antichissime, se ne trovano tracce nella cultura egiziana e in quella cinese, già nel III secolo a.C. 


Sciarpe dei guerrieri in terracotta dell'imperatore Qin Shihuang Di (259-221 a.C.)


I legionari romani portavano il focale, per proteggere la gola dai rigori della stagione durante le campagne invernali o nei paesi nordici; legato intorno al collo il focale, era una fascia di stoffa in lana che però, nello stesso tempo, era elemento indicativo del rango di chi li indossava. Soldati a parte, nella società romana il focale ebbe diffusione limitata, legato com'era a una immagine di effeminatezza che mal si addiceva a un civis romanus

Focale indossato dai legionari romani 
scolpiti nella Colonna Traiana a Roma (113 d.C.)


Secoli dopo i francesi adottarono questo "fazzoletto", mutando a loro volta l'dea, da quello indossato dai mercenari croati durante la guerra dei Trent'anni. Nel 1650, quando comparvero nella divisa dei mercenari al soldo di Luigi XIV, erano di tela ruvida per la truppa e di mussola per gli ufficiali. Quei militari erano croati (crovatti), e il nome odierno dell'indumento (ma esistono altre teorie). Nel 1661 Luigi XIV istituisce la carica di "cravattaio" del re, gentiluomo a cui era assegnato il compito di aiutare il sovrano ad abbellire e annodare la cravatta. Nove anni dopo nel 1670 la duchessa di Lavallière¹, favorita del re, è la prima donna ad indossare una cravatta. Intorno al 1735 fa la sua apparizione in Inghilterra il neck-stock. Si trattava di una fascia di lino o di cambrì, una specie di batista molto fine, spesso irrigidita con cartone e legata o fissata dietro con un fermaglio, in modo da lasciare libera la camicia arricchita da pizzi sbuffanti. In Inghilterra, accanto al rigido neck-stock, adottato nella versione in nero anche dai rudi militari, fa la sua apparizione la cravatta tutta pizzi, svolazzi, morbidezze indossata dai Macaronis.².

Nel 1919 nasce la moda della cravatta a righe Regimental: così si racconta, il futuro Duca di Windsor pare indossasse la cravatta  del reggimento di cui aveva fatto parte i "Granadiers Guards" a righe rosse e blu. Oggi la cravatta Regimental non riguarda solo il mondo militare ma il suo uso si è esteso anche nell'ambiente dei college, università, club, rigorosamente Britannici; anche se oggi è possibile indossare una cravatta Regimental  senza particolari restrizioni è considerato di pessimo gusto indossare una cravatta di questo tipo in Inghilterra se non si è fatto parte di questi ambienti.

Nel 1924, il sarto di New York, Jesse Langsdorf brevettò una cravatta lunga, meno sgualcita e più stabile, modello composto da tre pezzi di tessuto tagliati di sbieco a 45° e poi cuciti insieme: era nata la cravatta attuale.

Negli anni '50, con la nascita del rock, compaiono le cravatte strette (5-7 cm) e con l'estremità squadrata (cravatta a nastro); un decennio dopo (1968), con la nascita del movimento hippy, la cravatta diventa larga con grosso nodo, a fiori. Negli anni '70 gli uomini giovani tenderanno ad escludere la cravatta dal loro abbigliamento, considerandola l'emblema di tutte le costrizioni borghesi. A metà degli anni '70 farà la sua comparsa la cravatta in maglia, di lana o seta. Altre saranno plissé o in pelle.


₁ Nel XIX secolo sarà dato il suo nome alla più aggraziata delle cravatte maschili. 
₂ I Macaronis erano membri di un club formato da giovani signori che, avendo viaggiato in Italia, erano tornati in Inghilterra (loro patria) con nuove idee sull'abbigliamento e le buone maniere.  

CURIOSITÀ - Era il 1880.  La prima cravatta da club risale a quando gli studenti dell’Exeter College di Oxford decisero di annodare attorno al collo i nastri che portavano legati ai cappelli di paglia. Ancora oggi nel Regno Unito ogni college ha i suoi colori, cosi quando due persone si incontrano sanno subito se frequentano la stessa università.

Nel 1902 circa la maison statunitense Brooks Brothers, con innegabile disinvoltura, prende le cravatte a righe colorate che connotavano l'appartenenza ai reggimenti inglesi (ancora una volta l'arte militare incide sul costume) e le rifà eguali, semplicemente invertendo il verso delle righe: da destra a sinistra invece che da sinistra a destra: nasce la riga regimental americana, spesso identificata come Repp Stripe Tie. Ecco da dove nasce la tradizione del perché n
egli Stati Uniti le righe hanno il verso invertito.


Cravatte in reps a righe
foto: © Brooks Brothers


Cravatta Day

Il 18 ottobre si celebra il Cravatta Day.  Questa festività è stata stabilita dall’Accademia Cravatica della Croazia, che, a partire dal 2003,  avvolse intorno all’arena romana di Pola una gigantesca cravatta rossa, per rendere omaggio al simbolo dell’identità nazionale del Paese. Il parlamento Croato, dopo quell'occasione, istituì nel 2008 questa celebrazione  che  ha come obiettivo quello di ricordare i simboli che essa rappresenta in tutto il mondo: autorevolezza, eleganza e potere. Da allora, si svolgono, proprio in quella data, diverse cerimonie organizzate dall’Accademia Cravatica, che coinvolgono tutte le città, grandi e piccole, del paese.

Dopo due anni di preparazione, nel pomeriggio di sabato 18 ottobre 2003 si è annodato intorno all'Arena di Pola il nodo della cravatta più grande del mondo. Questa "mega-cravatta" su scala mondiale è di dimensioni incredibili: è lunga 808 m e nella sua massima larghezza 25 m. Il nodo della cravatta è lungo 15 m, nel punto più largo 16,5 m e nel punto più stretto è largo 5,4 m. L'altezza della cravatta dalla parte più stretta a quella più larga è di 3,5 m.







  • Elogio della cravatta. Presentato da Giovanni Nuvoletti; Ed. ideaLibri, 1982
  • Le cravatte impossibili del professore. La collezione Marzili alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze. A cura di Riccardo Monni; Ed. Giunti, 2012     


Rames GAIBA
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