Il 29 febbraio 1920 viene pubblicato in «Roma Futurista»¹ il Manifesto della moda femminile futurista di Volt (Vincenzo Fani),² estremamente significativo giacché rende definitivamente esplicito l'interesse dei futuristi per il sistema della moda femminile in quanto tale, ritenuta da Volt infatti «stata sempre più o meno futurista», cioè un «equivalente femminile del futurismo». Dice, appunto, Volt: «Basterà centuplicare le virtù dinamiche della moda, spezzando tutti i freni che le impediscono di correre, trasvolando sulle vertigini dentate dell'Assurdo». Le sue proposte sono sviluppate in tre paragrafi: «genialità», «ardire», «economia». Il primo paragrafo chiede una direzione artistica di «un grande poeta o un grande pittore» delle grandi case di moda femminile. Infatti: «La moda è un'arte come l'architettura e come la musica». Il secondo paragrafo chiede appunto «ardire» «nel portare le nuove fogge di abbigliamento». Infatti «La moda femminile non sarà mai abbastanza stravagante». Ed ecco le proposte specifiche. Anzitutto abolizione della simmetria, linee più aggressive e colori più squillanti, con uso di spirali e triangoli. Bello è quel "proclama": «Idealizzeremo nella donna le conquiste più affascinanti della vita moderna». Quanto al terzo paragrafo Volt (relativamente ad una situazione di crisi postbellica) combatte l'impiego di materiali ricchi, cioè «scarpe di cuoio e seta». «Il regno della seta deve finire nella storia dell'abbigliamento femminile». Si "proclama" perciò l'uso di «100 nuove materie rivoluzionarie» . «Noi spalancheremo le porte degli ateliers di moda alla carta al cartone al vetro, alla stagnola, all'allumino, alle maioliche, al caucciù, alla pelle di pesce, alla tela d'imbalaggio, alla stoppa, alla canapa, ai gas, alle piante fresche e agli animali viventi». Il Futurismo nella moda è stato un fulmine che velocemente (la velocità è una delle cose che più associamo al Movimento Futurista) ha illuminato il mondo dell'abbigliamento, incentivandone, in termini radicalmente nuovi, la incessante creatività.
Volt, ripropose, seppur a distanza di alcuni anni, le idee sulla moda espresse da Giacomo Balla nei suoi manifesti, applicandole in modo femminile. Secondo Volt la donna, in quanto «complesso plastico vivente», solo attraverso il vestito poteva diventare la «sintesi ambulante dell'Universo» e così essere elegante e moderna. A detta del maîitre à penser futurista gli abiti dovevano rispondere a una eccezionale «stravaganza» che fosse espressione diretta di una forma sintetizzabile con il termine «arte-esagerazione». L'originalità assoluta doveva essere raggiunta dai modisti grazie all'abolizione della simmetria, al taglio di «decolletés a zig zag» e di «maniche diverse l'una dall'altra», e infine godere del contributo offerto da «scarpe di forma colore e altezza differenti». Volt suggeriva ai creatori di moda di usare materiali sino ad allora mai presi in considerazione dai sarti ovvero la carta, il cartone, il vetro, la stagnola, l'alluminio, le maioliche, il caucciù, la pelle di pesce, la tela d'imballaggio, la stoppa e la canapa, sino a concepire futuristicamente abiti fatti con gas, con piante fresche e con animali viventi. Una ricerca polimaterica condotta all'epoca in maniera sperimentale ma ancora oggi portata avanti dagli stilisti dell'odierna haute couture [...]. Il manifesto di Volt sembra essere l'unico testo programmatico futurista dedicato alla moda delle donne e alle tecniche sartoriali per la realizzazione dei loro abiti. Tuttavia si ritiene che Giorgio Carmelich abbia scritto assieme al futurista Mario Dolfi una relazione dedicata alla «moda meccanica femminile» che sarebbe stata letta al Convegno Regionale Futurista tenutosi a Trieste domenica 30 marzo 1924, ma mai pubblicata e quindi rimasta sconosciuta.³ In una lettera datata 17 aprile dello stesso anno, sempre Carmelich conferma a Dolfi di aver fatto il primo figurino della MODA MECCANICA prevedendo di realizzare dei veri capolavori.⁴
Tullio Crali: "Abito scomponibile", 1932
Mart, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
Manifesto della moda femminile futurista
La moda femminile è stata sempre più o meno futurista. Moda, equivalente femminile del futurismo. Velocità, novità, coraggio della creazione. Bile giallo-verdastra dei professori contro il futurismo delle beghine contro la moda. Per il momento, queste ultime possono rallegrarsi! La moda attraversa un periodo di stasi e di stanchezza. La Mediocrità e la Meschinità tessono ragnatele di grigio sulle aiole colorate della moda e dell'arte.
Le foggie attuali (blouse e robe chemise) cercano invano di nascondere sotto le false insegne della distinzione e della sobrietà la loro originaria povertà di concepimento. Ecclisse totale dell'originalità. Clorosi della fantasia. L'immaginazione dell'artista relegata ai dettagli e nelle sfumature. Litanie stucchevoli della santa semplicità della divina simmetria e del cosidetto buon gusto. Velleità di riesumazioni storiche. «Torniamo all'antico!» Esaurimento. Rammollimento. Rimbambimento.
Tullio Crali - Progetto per un abito (1932)
Contro questo stato di cose, noi futuristi intendiamo reagire colla massima brutalità. Non avremo bisogno di fare una rivoluzione. Basterà centuplicare le virtù dinamiche della moda, spezzando tutti i freni che le impediscono di correre, trasvolando sulle verigini dell'Assurdo.
Occorre assolutamente proclamare la dittatura del Genio artistico sulla moda femminile contro le ingerenze parlamentaristiche della speculazione inintelligente e della routine. Un grande poeta o un grande pittore dovranno assumere l'alta direzione di tutte le grandi case di mode femminili. La moda è un'arte come l'architettura e come la musica. Una veste femminile genialmente ideata e ben portata ha lo stesso valore di un affresco di Michelangiolo o di una Madonna del Tiziano.
Tullio Crali - Progetto per un abito (1932-1933)
B) ARDIRE
La donna futurista dovrà avere nel portare le nuove foggie di abbigliamento, lo stesso coraggio, che noi avemmo nel declamare le nostre parole in libertà, contro la ribelle asineria delle platee italiane e straniere. La moda femminile non sarà mai abbastanza stravagante. Anche qui noi cominceremo con abolire la simmetria. Faremo dei decolletés a zig zag, maniche diverse l'una dall'altra, scarpe di forma colore e altezza differenti. Creeremo toilettes illusionistiche sarcastiche sonore rumorose micidiali esplosive: toilettes a scatto a sorpresa a trasformazione, armate di molle, di pungiglioni, di obiettivi fotografici, di correnti elettriche, di riflettori, di fontane profumate, di fuochi d'artifizio, di preparati chimici e di mille congegni atti a giocare ai corteggiatori maldestri e agli innamorati sentimentali i tiri più birboni e le burle più sconcertanti. Idealizzeremo nella donna le conquiste più affascinanti della vita moderna. Avremo così la donna mitragliatrice, la donna thanks-de-Somme, la donna antenna-radio-telegrafica, la donna velivolo, la donna sommergibile, la donna moto-scafo. La signora elegante sarà da noi trasformata in un vero complesso plastico vivente. Nè si tema che a questa maniera la silhouette femminile venga a perdere la sua grazia capricciosa e provocante. Le nuove forme non dovranno nascondere, ma accentuare sviluppare esagerare i golfi e i promontori della penisola femminile. Arte-esagerazione. Noi innesteremo sulle silhouette femminili le linee più aggressive e i colori più squillanti dei nostri quadri futuristi. Glorificheremo la carne della donna in una frenesia di spirali e di triangoli. Arriveremo a scolpire il corpo astrale della donna collo scalpello di una geometria esasperata!
Tullio Crali - Progetto per un abito (1932-1933)
C) ECONOMIA
Le nuove mode saranno a portata di tutte le borse delle belle donne, che in Italia sono legione. Ciò che rende costoso un abito è la stoffa più o meno preziosa, non la forma e il colore che noi offriamo in dono gratuito a tutte le italiane. È ridicolo che dopo tre anni di guerra e di penuria di materie prime ci si ostini ancora a confezionare scarpe di cuoio e abiti di seta. Il regno della seta deve finire nella storia dell'abbigliamento femminile, come il regno del marmo sta per ora tramontare nelle costruzioni architettoniche. 100 nuove materie rivoluzionarie tumultuono in piazza, reclamando di essere ammesse nella confessione della veste mulievre. Noi spalancheremo le porte degli ateliers di moda alla carta al cartone al vetro, alla stagnola, all'alluminio, alle maioliche, al caucciù, alla pelle di pesce, alla tela d'imballaggio, alla stoppa, alla canapa, ai gas, alle piante fresche e agli animali viventi.
Ogni donna sarà la sintesi ambulante dell'Universo.
Voi avete l'alto onore di essere amate da noi, zappatori-soldati all'avanguardia di un esercito di fulmini.
Volt
₁ Manifesto della moda femminile futurista, in «Roma Futurista», Anno III, n. 72, Roma 29 febbraio 1920. È stato ripubblicato in «Il Piccolo», numero speciale, anno XXXIII, n. 14, Palermo, 15 giugno 1927.
₂ Il conte Vincenzo Fani Ciotti, chiamatosi futuristicamente Volt (Viterbo, 27 luglio 1888 - Bressanone, 1927), è stato un giornalista, poeta futurista e fascista italiano. Nel 1916 conobbe Tommaso Marinetti e si avvicinò al Futurismo, le cui idee ispirarono le opere «Manifesto della moda femminile futurista» e «La casa futurista».
₃ Moda Futurista. (a cura di Guido Andrea Pautasso), ed. Abscondita, 2016, pp. 67-68
₄ Vedi la voce «Giorgio Carmelich» scritta da Diana Barillari in AA.VV., Il dizionario del Futurismo, a cura di Ezio Godoli, vol. I, ed. Vallecchi - Mart, 2001, p. 217, e Giorgio Carmelich. «Oh nulla, un futurista...», a cura di Maria Masau Dan, ed. Electa, 2010, p. 178 e p. 190; ora in Moda Futurista. (a cura di Guido Andrea Pautasso), ed. Abscondita, 2016, p. 68.
₄ Vedi la voce «Giorgio Carmelich» scritta da Diana Barillari in AA.VV., Il dizionario del Futurismo, a cura di Ezio Godoli, vol. I, ed. Vallecchi - Mart, 2001, p. 217, e Giorgio Carmelich. «Oh nulla, un futurista...», a cura di Maria Masau Dan, ed. Electa, 2010, p. 178 e p. 190; ora in Moda Futurista. (a cura di Guido Andrea Pautasso), ed. Abscondita, 2016, p. 68.
a cura di Rames Gaiba
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