9 maggio 2017

LODEN

Lòden - [lóodën] - Trova le sue origini nelle lingue nordiche. Lodo significa in tedesco antico "lana arruffata" o "balla di lana" o ancora può essere tradotto in "tessuto grezzo". Il nome divenne internazionale alla fine del XIX secolo.

1. Tessuto di lana (ma può essere mischiata al cashmere, mohair, alpaca per rendere il tessuto più morbido e raffinato), generalmente cardata, ad armatura batavia (saia o derivati) ma può essere anche in armatura tela¹: dopo la filatura e tessitura la stoffa così ottenuta, ancora molto grezza, viene sottoposta a follatura²,  da macchinari fino ad ottenere un panno compatto e resistente. È questa serie di operazioni di apparecchiatura (le fibre di lana dopo essere state garzate, vengono coricate nello stesso senso) che rendono il loden straordinariamente impermeabile e protettivo. Successivamente viene tinto (specialmente di colore verde scuro), garzato, vaporizzato, spazzolato in direzione (per il loden pettinato) o rasato (per il loden feltro). Infine per donare al tessuto un aspetto lucente, viene sottoposto a degli speciali essiccatoi. Il suo peso si aggira tra i 450 e 570 g/mq. Il pelo deve essere corto e molto fitto, e deve andare in un'unica direzione verso il basso. È un tessuto molto ruvido, poco adatto per capi da interno. Utilizzato, originariamente per capi maschili è entrato anche nel guardaroba femminile, per la sua sobria eleganza e praticità, per cappotti (che prendono il nome dalla stoffa), mantelli e giubbotti sportivi (nei tipi leggeri), e anche per costumi tradizionali, cappelli, come - ad esempio - nel Tirolo.


₁ Le armature per la costruzione del Loden sono varie, ma hanno molto importanza per determinare maggiore o minore pelo sul tessuto: infatti se sono armature a effetto d'ordito, danno meno pelo, ma più aderente e meno sollevabile, mentre se sono a effetto di trama danno, all'atto della garzatura, più pelo, maggiormente deformabile. (Fernando Scanzio - Classificazione e fabbricazione dei tessuti di tipo laniero - ed. Paravia, 1988, p. 338)
₂ La follatura è un processo attraverso cui la lana viene compressa e battuta fino all'infeltrimento. In origine questa operazione per fare questo tessuto non veniva fatta con macchinari ma la
stoffa ricavata dalla lana di pecora, veniva tagliata senza lavarla, filata e pressata nell’acqua. L'ammollo della lana in acqua aveva fatto sì che la stoffa si ritirava e si infeltriva acquisendo la sua impermeabilità. Poi si procedeva con l'asciugatura.  




2. Cappotto (preferibilmente) o giacca realizzato nell'omonimo tessuto nei colori classici dal verde scuro al verde bottiglia, blu, grigio, marrone. Il classico loden è caratterizzato da una mantellina che scende a coprire l'avambraccio e dal grande sfondo piega sul dietro (schiena), dalla linea ampia, l'attaccatura delle maniche con aletta che nasconde la cucitura del giromanica e dai tagli sotto le ascelle, collo senza revers, e con tasche leggermente oblique con patella (aletta), allacciatura monopetto con bottoni bombati in cuoio (in pelle intrecciata) o in corno di cervo. Il più classico modello di cappotto è chiamato Hubertus³, e ha una lunghezza fino al ginocchio.



Il loden è una stoffa che non necessità di particolari cure: è sufficiente spazzolarlo delicatamente nel senso del pelo di tanto in tanto e nel caso sia bagnato è meglio lasciarlo asciugare lentamente senza alcun diretto contatto con fonti di calore. La pulitura a secco effettuata con troppa frequenza implica una perdita della naturale impermeabilità del loden dovuta ai solventi chimici che vengono utilizzati durante il lavaggio.  


₃ Hubertus (Ubertus, Uberto di Liegi) è il santo protettore dei cacciatori.
«C’era una volta un feroce cacciatore di nome Hubertus che un giorno ebbe un’assurda visione: un maestoso cervo con una croce splendente tra le corna. La visione cambiò drasticamente la sua vita. Da quel giorno Hubertus si impegnò strenuamente a rispettare e proteggere la natura fino a diventare il santo patrono dei cacciatori.»

STORIA - Fabbricato un tempo nel Tirolo, nelle Dolomiti, nella Svizzera, nell'Alsazia. Si può ricondurre l'origine del Loden all'XI secolo, quando si hanno già tracce del suo utilizzo. Una volta, fino al XVII secolo, era il tessuto dei pastori. La storia narra delle donne che un tempo nelle lunghe sere d'inverno filavano e tessevano la lana delle pecore, aiutati, nei periodi estivi, dai tessitori ambulanti, che andavano di maso in maso chiedendo come ricompensa solo vitto ed alloggio. La sua consistenza era grigiastra ed infeltrita. Era
il panno per il mantello dei pastori e dei contadini ed adottato nel colore verde, perché si mimetizzava con l'ambiente, anche dai cacciatori.

Ad elevare questo tessuto al rango di moda furono l'imperatore Franz Josef e Ludwig II di Baviera. La Moessmer, nota fabbrica di loden di Brunico (Bruneck) in Alto Adige (Südtirol), fondata nel 1882, confezionò a quell'epoca, la mantella di loden bianco indossato dall'imperatore Franz Josep. Così in questo periodo s'inizio ad elaborare la stoffa aggiungendo alla lana di pecora tirolese, quella di merino ed anche il cashmere.

 
Franz Josef I [Francesco Giuseppe I d'Austria] 
in abbigliamento da caccia con bastone e fucile.
© Fotocalcografia di Charles Scolik (1888) – Österreichische Nationalbibliothek


Capotto, modello classico, tipico di studenti, intellettuali e borghesia degli anni Sessanta-Settanta. Ora il Loden è entrato nelle collezioni della Haute couture e sfila sulle passerelle dei più grandi stilisti internazionali. 

«In era moderna, pseudo contomporanea, è soprattutto negli anni 1970 che il cappotto in Loden ha gloriosamente imperato, fra mantelle e soprabiti di tendenza. In quel decennio la moda ne ha fatto incetta, declinandolo in molteplici versioni, senza trascurare gonne e pantaloni. In seguito il Loden è assurto a simbolo intellettuale, vissuto come un capo di sinistra, da professore universitario, avvocato di successo appositamente sobrio nel vestire, insomma il verde ha preso una deriva molto radical chich. Parallelamente, la sua versione più jet set, posizionata tra le montagne o nelle capitali hot. Cappotti variopinti, che portavano i colori dell'era hippie sessantottina, e la sperimentazione dei tessuti dei primi anni 1970, vestono creature della notte, night clubbers che si spostano tra Parigi e Berlino, icone di riferimento Rudolf Nureyev e Helmut berger, protagonisti anche di straordinarie serate al Palace - lo stile tra Ludwing e Gunther Sachs - tra le nevi di Saint Moritz. In ogni caso, il cappotto di Loden resta un evergreen, uno dei veri capi senza tempo, capace di conservare, fra le trame del proprio tessuto, i colori dei prati di Woodstock insieme all'avanguardismo modaiolo, senza togliersi mai di dosso un deciso sapore settecentesco, che sottintende la caccia come stile di vita.
Accanto a un abbigliamento di tipo funzionale, vengono prodotti anche tessuti Loden leggeri come la seta e versatili, richiesti da case di moda come Yves Saint Laurent, Gucci e Dolce & Gabbana, come pure dai brand sportivi Nike e Adidas [...]» Franca Sozzani - Vogue Italia, 9 gennaio 2012 

Oggi il colore più diffuso del loden è il verde, ma fino alla fine dell'800 aveva il colore di un grigio indefinito, tipico della lana grezza delle pecore tirolesi, poi divenne rosso, bianco, nero, antracite e, solo in ultimo, nei toni del verde foresta⁴ (una sfumatura scura e poco brillante), per mimetismo nelle battute di caccia.


₄ Il verde foresta ha un colore Pantone specifico: Loden green (Pantone 18-0422X)



manifesto pubblicitario per la “Loden Dal Brun”, 1900.
Achille Beltrame (illustratore e pittore italiano, 1871-1945)


manifesto pubblicitario per “Loden Mele”, 1909
Leopoldo Metlicovitz (illustratore e pittore italiano, 1868-1944)


manifesto pubblicitario per “Loden Mele”, 1905
 autore anonimo


CURIOSITÀ - 1,5 Kg pesa la lana lavata di una pecora tirolese di montagna, da cui si ricavano 5 m di stoffa. Si dice che esistono ben 405 tipi diversi di cappotti.⁵


₅ Mariella Azzali - Dizionario di Costume e Moda; Ed. M.E. Architectural Book and Review, 2015, voce Loden, p. 524

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Oggi i grandi nomi della moda, come Armani, Prada, Gucci, Ferragamo, Luis Vuitton … si contendono l’approvvigionamento di questa star tra i tessuti.

Luis Vuiton “fece venire il mal di testa” all’Amministratore Delegato di Moessmer richiedendo pezze di loden color ghiaccio. Ohibò!! “Di quale ghiaccio stiamo parlando? Di quello dei ghiacciai, di una montagna gelata o di un lago ghiacciato?” Ovviamente Luis Vuiton venne accontentato e ghiaccio fu.

Clienti di questo calibro sono alquanto complicati da gestire, sempre Luis Vuiton si fece preparare lo stesso loden in tantissimi colori e modelli e alla fine scelse la prima versione; tutto questo per depistare i concorrenti in caso di fuga di notizie prima della sfilata.

Prada fece ancor peggio, fece l’ordine il 25 dicembre (tenete conto che per fare un loden ci vogliono dalle otto alle dieci settimane e che durante le feste natalizie i dipendenti stavano in ferie) e quando l’Amministratore Delegato fece notare che realizzare un loden in così poco tempo e in quelle condizione sarebbe costato un patrimonio, Miuccia Prada rispose: “Io ho chiesto di prepararmi un loden, non ho chiesto quanto costa”… e anche questa volta tutto fu pronto per tempo.

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E non dimentichiamoci del proverbio "Con la pioggia e con il vento se ho il Loden non mi spavento" [Loden hält dicht] «Il Loden ti tiene», cioè ti ripara.



Rames Gaiba
© Riproduzione riservata


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