Espadrillas - dal francese antico espadrille (o espadrille), da espadrillo, che a sua volta deriva dal vocabolo catalano (lo stesso in provenzale antico): espardenya, che significava un tipo di scarpe fatte di espart, il nome catalano di sparto, una pianta mediterranea nerboruta usata per fare le corde, della cui fibra erano fatte in origine le suole.
Scarpa originariamente povera, senza tacco, di origine spagnola (Paesi Baschi e Catalogna) e portoghese, fatta con fibre vegetali, costituita da una suola in corda intrecciata in canapa o juta (ne occorrono 75 m) cucita ad una tomaia di tela abbastanza resistente in cotone o lino. Le suole sono la parte di lavorazione più complessa. Le fibre vengono prima intrecciate insieme meccanicamente. Poi, la treccia viene inserita in uno stampo a forma di suola, con un trattamento termico per ottenere la forma corretta, dopo di che viene fissata con punti di cucitura verticali. Quindi può essere, volendo, inserito lo strato inferiore di suola vulcanizzata. Infine, il tessuto è cucito sulla suola. Disponibili in innumerevoli colorazioni, sia in tinta unita sia in fantasia, le espadrillas sono utilizzate durante l'estate.
La versione femminile può aggiungere zeppa e lunghi lacci da annodare alla caviglia, e possono essere aperte come un sandalo.
Valentino si concede qualche infedeltà e lancia con la collezione primavera 2012
il modello in versione haute couture con tomaia in pizzo trasparente.
Anche se può essere ancora strano per molti vedere le calzature da operaio vendute ad un prezzo di alta moda, in Europa è ancora abbastanza comune vedere persone in giro con un paio di espadrillas casual ad un prezzo basso, una scelta di stile che vale la pena di approvare. Le espadrillas sono una calzatura disinvolta, pratica e più rispettosa dell'ambiente rispetto alle infradito, ai sandali di pelle o alle scarpe da ginnastica.
In Spagna sono chiamate alpargatas.
STORIA - È una calzatura con una lunghissima tradizione. Nel Museo Arquelògico Nacional (Museo Archeologico Nazionale) di Barcellona (Spagna) è esposta una espadrilla trovata nella cueva de los murciélagos che si trova a Granada indossata da uomini approssimativamente 4000 anni fa. Già indossate dai pescatori spagnoli sono state importate dai napoletani nel 1200. Le espradillas sono entrate nella storia scritta per la prima volta nel 1322 tramite un testo catalano che fa riferimento a "espardenyas". Per secoli gli abitanti della moderna Spagna e del sud della Francia questa calzatura, di origini umili, indossate da contadini e fanti, la cui storia non è stata particolarmente documentata.¹ Le espadrillas sono andate in lungo e in largo, apparendo ai piedi di molte personaggi di cultura al di fuori della loro terra di origine, persino John Fitzgerald Kennedy era un fan. Nella rivista giovanile franco-belga Spirou, erano indossati da un eroe dei fumetti di nome Gastone Lagaffe, prefigurando lo spirito emancipatore della rivolta giovanile del maggio 1968. Gli artisti catalani Pablo Picasso e Salvador Dalí sono stati spesso fotografati con le espadrilllas, che hanno contribuito a rendrre popolare lo stile fra una folla alla moda e bohémien. Ora è un capo d'abbigliamento di tutto il mondo. Diventano di moda negli anni '70, quando uno stilista di nome Yves Saint Laurent ha collaborato con i produttori di espadrillas di lunga data Isabel Sauras e Lorenzo Castañer per creare un'espadrilla di raso con tacco a zeppa, che fa sfilare la scarpa nella storia della moda.
CURIOSITÀ - I frati benedettini usavano pedule con suole di corda (pedules); tale tipo di scarpa è ancora largamente usato ai giorni nostri con un nome straniero (espradrillas), mentre si tratta di una calzatura antichissima e tipicamente italiana.²
₁ Come per la maggior parte dei capi d'abbigliamento (esclusi quelli dei reali o dei potenti), così come per l'artigianato e l'arte popolare, questi sono stati trascurati dagli storici.
₂ Lorena Imperio, Vestire nel Medioevo, ed. Penne e Papiri, 2013, p. 73
₁ Come per la maggior parte dei capi d'abbigliamento (esclusi quelli dei reali o dei potenti), così come per l'artigianato e l'arte popolare, questi sono stati trascurati dagli storici.
₂ Lorena Imperio, Vestire nel Medioevo, ed. Penne e Papiri, 2013, p. 73
Rames Gaiba
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