8 giugno 2017

MICROFIBRA

Microfibra - da micro + fibra.

Il tessuto che comunemente chiamiamo "microfibra" è, in realtà, il nome sintetico per definire una tecnofibra¹ (High-Tech²) realizzata con filati a bava continua la cui finezza è pari o inferiore a 1 decitex³ (contro i 3 decitex di una fibra chimica classica), ottenuta con fibre sintetiche (principalmente, poliammide o poliestere) sia attraverso l'elaborazione di fibre artificiali (viscosa).  Le microfibre con titoli inferiori a 0,3 decitex sono dette "super-microfibre".

Generalmente più fine è la fibra e più si ottengono tessuti dal look unico, leggeri⁴ e robusti, ingualcibili, morbidi e lisci, dalla mano delicata e dall'eccellente drappeggio. Tuttavia, se il titolo è troppo fine, il tessuto risulterà floscio piuttosto che morbido. I tessuti di microfibra sono di facile manutenzione, lavabili a macchina, durevoli e mantengono la forma originaria. Si realizzano tessuti che sono filtranti (lasciano respirare la pelle, e consentono al sudore in forma di vapore acqueo di sfuggire all'esterno) e anti-vento (grazie ad una contestura molto serrata). La lavorazione smerigliata rende il tessuto, in 100% poliestere, caldo e morbido come la lana, è può essere utilizzata come
un'imitazione sintetica della pelle scamosciata, più economica e più facile da pulire e cucire rispetto alla pelle scamosciata naturale.




Il processo di lavorazione delle microfibre si chiama microfilatura. Le mischie di microfibra possono risolvere molti problemi, ma per le più alte prestazioni sono migliori i materiali in pura microfibra. Le fibre sintetiche sono diventate più attraenti grazie alle recenti ricerche sulle microfibre. I principali nomi generici di questo gruppo di fibre sono poliammide, poliestere, polipropilene, acetato, acrilico, viscosa ed elastam, dalle quali deriva una miriade di marchi commerciali, e a sua volta in innumerevoli versioni. L'unione di poliammide ed elastam, in percentuali diverse, è oggi alla base dei tessuti in microfibra impiegati per la corsetteria.

Per i tessuti per esterni le microfibre possono essere anche in mischia con filati naturali quali il cotone (per il suo aspetto e per le sue capacità assorbenti) o la seta.

IMPIEGHI -
Le microfibre trovano largo utilizzo nell'abbigliamento sportivo (piumini imbottiti e giacconi sportivi) e tecnico (dedicate agli sport estremi) ed oggi fanno parte anche dell'abbigliamento cittadino e della moda (tempo libero), per l'intimo, costumi da bagno, maglieria, calzetteria e per il tessile d'arredamento.


🇫🇷 Francese: Microfibre 🇬🇧 Inglese: Micro fibre 🇩🇪 Tedesco: Mikrofaser 🇪🇸 Spagnolo: Microfibra


Verso una scelta responsabile - Impatto ambientale

Nell'ottica della sostenibilità dell'intero ciclo di vita dei prodotti, oggi è posta grande attenzione
alla questione del “fine vita”: da un lato realizzando prodotti sempre più durevoli, dall’altro agevolandone il corretto smaltimento, nel segno della responsabilità ambientale.
Ogni lavaggio libera milioni di fibre microplastiche che inquinano irrimediabilmente il mare e le falde acquifere, provocando gravi danni alla vita marina. È consigliabile lavare i capi in microfibra mettendoli in un sacchetto di lavaggio a prova di fibre come il Guppyfriend®, in 100% poliestere che ha una capacità di filtraggio e ritenuta delle microplastiche rilasciate dai vestiti pari al 90% (le microfibre filtrate possono essere chiuse in un contenitore e buttate nell’indifferenziato).

Dal punto di vista ecologico la microfibra soffre gli stessi problemi ambientali associati con altri tessuti sintetici, ad esempio gli acrilici. Il materiale non appartiene alla famiglia dei prodotti virtuosi, i cosiddetti “Benign by Design”. La microfibra non è biodegradabile né facilmente riciclabile. Il materiale, quando esausto, è raccolto come rifiuto “secco non riciclabile”, destinazione discarica e/o inceneritore.


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La denominazione “microfibra” è definita dalla legge di etichettatura tessile n.194 del 1999 che stabilisce come e quando può essere utilizzato il termine. Per legge, non è possibile scrivere in etichetta che un tessuto è composto al 100% microfibra, ma è obbligatorio indicare anche il nome del polimero che la costituisce come, ad esempio, il poliestere. Una dicitura corretta è, quindi, 100% poliestere microfibra.
₂ La produzione delle tecnofibre si basa sull'estrusione di una massa fluida attraverso una filiera, un disco d'acciaio con centinaia di ugelli.
In pratica il "telaio moderno" tesse con l’acqua infatti le fibre di poliestere e poliammide vengono investite da "aghi", per così dire, formati dai minuscoli getti d’acqua ad alta pressione, si sfibrano e si dividono in microfilamenti per poi interlacciarsi e quindi ricomporsi attraverso numerosi passaggi. Il prodotto finito può subire ulteriori passaggi di natura meccanica, al termine del processo.
₃ Il Dtex indica quanti metri di una determinata fibra sono presenti in un grammo di peso, e 1 Dtex equivale a 10.000 metri.
₄ 10 chilometri pesano meno di 1 grammo.


STORIA - La produzione risale agli anni Settanta del XX secolo ed è il risultato di studi ingegneristici incentrati sulla manipolazione delle strutture molecolari della materia. In realtà quando e dove sia stato inventato questo straordinario tessuto non lo sappiamo. Alcuni sostengono che fu inventato in Giappone durante la metà degli anni ’70, mentre altri ritengono sia stato introdotto in Inghilterra intorno al 1986. È certo però che fu la Svezia ad iniziare a commercializzare la prima microfibra attorno agli anni ‘90. La definizione di "microfibra" compare però negli anni Novanta.


8 giugno 2017
aggiormamento 25 giugno 2022

 
 
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