25 luglio 2017

MACRAMÈ

Macramè - dal turco makramà «fazzoletto» e dall'arabo màhrama «velo, fazzoletto» come nome e lavorazione, importato dai marinai liguri nel 1300 è diventato in genovese macramè. Oggi il termine è appartenente al linguaggio internazionale dell'abbigliamento.

Particolare pizzo (nodo) molto pesante di annodare fili e corde. Pressoché tutti i lavori macramè si basano su due nodi: il nodo festone e il nodo piano. Quasi sempre il filo con cui si lavora è annodato attorno ad un filo portante; quest'ultimo può essere anche un anello o un bastoncino: con il termine "filo portante" ci si riferisce all'oggetto intorno a cui si formano i nodi. Il lavoro veniva eseguito su un cuscino piatto. Oggi a livello industriale è prodotto su apposite macchine elettroniche.
Si può applicare a tende, copriletti, asciugamani; marginalmente usato anche nell'abbigliamento femminile come rifinitura per abiti e top.

Sbagliato è scrivere "macramè" con l'accento invertito, come talora si vede anche su alcuni dizionari e libri.



STORIA - Di origine araba, moresca, passato in Italia verso il secolo 16°-17°, dove ebbe nel secolo 19° successo e diffusione. Era  prodotto in Liguria, in particolare a Chiavari. Il macramè è detto anche "merletto del mare". Si dice che i marinai durante le lunghe traversate intrecciavano corde, non più perfette, per farne pizzi da portare in dono alle loro fidanzate al ritorno dai lunghi viaggi. Famoso e molto richiesto è quello fabbricato a San Gallo in Svizzera.


Rames Gaiba
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