Processo che ha come obiettivo la rimozione dello sporco da indumenti e manufatti tessili in generale, utilizzando solventi organici. Nel lavaggio a secco si usa come solvente un liquido (percloro etilene o idrocarburo) che scorre sulla superficie delle fibre senza essere assorbito. Si parla quindi di lavaggio a secco perché le fibre non assorbono il solvente. I solventi solubilizzano i grassi (olii, cere, ecc.) e, grazie all'azione meccanica rimuovono le particelle insolubili (polveri, filacce, ecc.). È inoltre possibile nel processo utilizzare rafforzatori di lavaggio per rimuovere le sostanze magre (sali, zuccheri, ecc.) altrimenti non solubili.
La macchina lavasecco è costruttivamente molto diversa da una lavatrice ad acqua. La gestione di un solvente organico a circuito chiuso prevede infatti una dotazione tecnica necessaria alla gestione del medesimo, alla sua distillazione, filtrazione, al completo recupero mediante asciugamento e naturalmente al contenimento delle emissioni. I capi vengono caricati in macchina con una modalità simile a quella di una lavatrice domestica ma le dimensioni sono maggiori e il funzionamento è a circuito chiuso. La macchina è formata da un cestino o botte, alcuni serbatoi per il solvente, filtri, un sistema di distillazione del solvente, pompe, circuito idraulico e altri dispositivi. Il solvente, prelevato da uno dei serbatoi e pompato in botte, viene fatto circolare e le macchie di grasso e di sostanze solubili vengono rimosse chimicamente dal solvente che viene scaricato dalla botte in un distillatore. Il distillatore riscalda il solvente e lo converte in vapore per poi condensarlo. Grazie alla distillazione, la frazione pura del solvente viene separata dallo sporco che resta nel distillatore, mentre il solvente rigenerato viene riversato in un serbatoio per essere utilizzato per il lavaggio successivo. Le macchine per il lavaggio a secco, indipendentemente dal tipo di solvente utilizzato, provvedono a effettuare un ciclo dry to dry, ovvero a far seguire al lavaggio del carico l'asciugamento del medesimo mediante un sistema di ventilazione, evaporazione, condensazione a ciclo chiuso. Il solvente così recuperato dal carico viene opportunamente separato dall'eventuale umidità e riutilizzato dopo un processo di filtrazione e/o distillazione.
Etichette per il lavaggio a secco
Oggi la maggior parte di aziende di abbigliamento suggerisce il lavaggio a secco, anche su materiali a fibra naturale. Il principale motivo non è la fibra in sé ma piuttosto le nobilitazioni tessili quali tinture, finissaggi, spalmature (anche sul filo - maglieria) e gli accessori presenti nel capo realizzato.
La macchina lavasecco è costruttivamente molto diversa da una lavatrice ad acqua. La gestione di un solvente organico a circuito chiuso prevede infatti una dotazione tecnica necessaria alla gestione del medesimo, alla sua distillazione, filtrazione, al completo recupero mediante asciugamento e naturalmente al contenimento delle emissioni. I capi vengono caricati in macchina con una modalità simile a quella di una lavatrice domestica ma le dimensioni sono maggiori e il funzionamento è a circuito chiuso. La macchina è formata da un cestino o botte, alcuni serbatoi per il solvente, filtri, un sistema di distillazione del solvente, pompe, circuito idraulico e altri dispositivi. Il solvente, prelevato da uno dei serbatoi e pompato in botte, viene fatto circolare e le macchie di grasso e di sostanze solubili vengono rimosse chimicamente dal solvente che viene scaricato dalla botte in un distillatore. Il distillatore riscalda il solvente e lo converte in vapore per poi condensarlo. Grazie alla distillazione, la frazione pura del solvente viene separata dallo sporco che resta nel distillatore, mentre il solvente rigenerato viene riversato in un serbatoio per essere utilizzato per il lavaggio successivo. Le macchine per il lavaggio a secco, indipendentemente dal tipo di solvente utilizzato, provvedono a effettuare un ciclo dry to dry, ovvero a far seguire al lavaggio del carico l'asciugamento del medesimo mediante un sistema di ventilazione, evaporazione, condensazione a ciclo chiuso. Il solvente così recuperato dal carico viene opportunamente separato dall'eventuale umidità e riutilizzato dopo un processo di filtrazione e/o distillazione.
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Oggi la maggior parte di aziende di abbigliamento suggerisce il lavaggio a secco, anche su materiali a fibra naturale. Il principale motivo non è la fibra in sé ma piuttosto le nobilitazioni tessili quali tinture, finissaggi, spalmature (anche sul filo - maglieria) e gli accessori presenti nel capo realizzato.
Il cerchio è il simbolo grafico relativo al lavaggio a secco e i segni riportati all'interno indicano il tipo di solvente adatto al lavaggio del capo. La lettera identifica il tipo di solvente utilizzabile nel procedimento di lavaggio a secco.
Francese: nettoyage à sec - Inglese: dry wash - Tedesco: Chemische reinigung - Spagnolo: limpieza en seco - Portoghese: limpeza a seco
STORIA - Processo inventato nel 1849 dal sarto francese Jolly-Bollin, che scoprì le qualità smacchianti della trementina; a partire dalla fine del diciannovesimo secolo fu così possibile pulire gli indumenti evitando di scucire e ricucire le parti macchiate, secondo il metodo impiegato nelle prime lavanderie a secco. Nel 1900 si usava come solvente la benzina (infiammabile) poi sostituita, con solventi non infiammabili, nel 1930 dalla trielina e in seguito dal percloroetilene "solvente clorurato".
Bibliografia
- Il lavaggio a secco dei capi d'abbigliamento, di Vittorio Cianci e Marco Boccola - Rivista Tecno Fashion, novembre 2011
Rames Gaiba
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