Processo che ha come obiettivo la rimozione dello sporco da indumenti e manufatti tessili in generale, utilizzando solventi organici. Nel “lavaggio a secco” non si utilizza l'acqua ma un solvente specifico che scorre sulla superficie senza essere assorbito.
I solventi usati nel lavaggio a secco sono il percloroetilene (tetracloroetilene¹), o il Sensene² o i silossani³ e, sempre più, solventi a basso impatto ambientale (che sono, però, più costosi rispetto al percloroetilene), questi ultimi per ridurre i rischi per la salute e l'ambiente.⁴ La scelta del solvente dipende dalle sue proprietà di rimozione dello sporco, dalla delicatezza del capo e dall'impatto ambientale. I solventi solubilizzano i grassi (olii, cere, ecc.) e, grazie all'azione meccanica rimuovono le particelle insolubili (polveri, filacce, ecc.). È inoltre possibile nel processo utilizzare rafforzatori di lavaggio per rimuovere le sostanze magre (sali, zuccheri, ecc.) altrimenti non solubili.
A parte le indicazioni contenute nell'etichetta (tipo di solvente e modalità), è opportuno rammentare che il lavaggio a secco non interessa solo i tessuti componenti il capo ma anche tutti gli accessori o le applicazioni. È necessario fare particolare attenzione alle parti non tessili tipo guarnizioni in pelle, cinture di cuoio, fibbie, bottoni, perle, strass. Le moderne lavasecco possiedono tecnologie sofisticate che permettono di personalizzare qualsiasi programma di lavaggio, riuscendo a pulire quasi tutte le tipologie di indumento, ma non dimenticando che alcuni capi possono essere seriamente danneggiati dai solventi utilizzati e dal calore di asciugamento.
La raccomandazione per il “lavaggio a secco” è di cercare di usarlo laddove è necessario, e di non abusarne. Scegliamo sempre la strada più "gentile", per la nostra pelle, per l'ambiente e per la lunga vita dei nostri capi.
Ricordiamoci che se una lavanderia professionale accetta di lavare il capo ne diventa responsabile ed è tenuta a risarcire il danno al capo causato da negligenza o imperizia. Il danno, però, va contestato subito al ritiro o quasi nell'immediatezza (controllo al ritorno a casa). La lavanderia non è responsabile per danni causati da etichette con istruzioni di lavaggio sbagliate o ingannevoli.
Scegliere un capo in maniera consapevole vuol dire leggere l'etichetta di manutenzione, riconoscendo i simboli posti, quindi decidere se acquistare o meno un capo che necessità di lavaggio a secco o uno più semplice da pulire e che richiede trattamenti meno inquinanti e più delicati.
Ma perché i brand di moda consigliano il lavaggio a secco?
L'etichetta posta sui capi che acquistiamo sempre più spesso suggerisce di evitare la lavatrice portandoci a pensare che l'acqua sia pericolosa per i delicati (e non solo). Ma sarà davvero così?
Il vero motivo ha più che altro a che fare con il fatto che i brand di moda desiderano salvaguardarsi. Essendo noi consumatori meno abituati di un tempo a prenderci cura in modo corretto dei diversi tessuti, le aziende preferiscono che ci affidiamo a professionisti per evitare danni e conseguenti lamentele. Molto più semplice consigliare il lavaggio a secco, quindi, che dare istruzioni complesse su come pulire un capo non essendo nemmeno sicuri che verranno seguite alla lettera. In caso di errori, gli eventuali danni verrebbero comunque probabilmente imputati al marchio produttore, portando a lamentele e probabili richieste di rimborso.⁵
Oggi la maggior parte di aziende di abbigliamento suggerisce il lavaggio a secco, anche su materiali a fibra naturale. Il principale motivo non è la fibra in sé ma piuttosto le nobilitazioni tessili quali tinture, finissaggi, spalmature (anche sul filo - maglieria) e gli accessori presenti nel capo realizzato.
₁ Il percloroetilene (tetracloroetilene), è un composto organico con un odore dolce e la forma di un liquido. È un derivato dell’etene in cui l’idrogeno è stato sostituito con atomi di cloro. Oltre alla rimozione delle macchie, è ottimo anche come solvente e detergente. Le persone coinvolte nel lavaggio a secco dovrebbero ricordare che il contatto diretto con quella sostanza chimica è pericoloso per la salute. L'esposizione professionale al tetracloroetilene si verifica attraverso l'inalazione, l'assorbimento della pelle, anche se la maggior parte si verifica per inalazione ogni volta che i vapori di tetracloroetilene fuoriescono dalla macchina per la pulizia a secco. Altri casi, ad esempio, sono in prossimità di stabilimenti e lavanderie di lavaggio a secco e in abiti lavati a secco trasportati a casa.
• PCE: È la sigla più comune utilizzata per identificare il percloroetilene (dall'inglese "Perchloroethylene").
• Perc: È un'abbreviazione utilizzata spesso nel settore delle lavanderie a secco.
• Tetracloroetilene: È il nome IUPAC (International Union of Pure and Applied Chemistry) e si trova spesso nelle schede di sicurezza e nei documenti tecnici.
₂ Il Sensene è un solvente a base di alcol modificato destinato alle lavanderie professionali e richiede l'uso di macchine a circuito chiuso che supportano solventi multisolvente, progettato per essere efficace contro le macchie ma delicato sui tessuti, preservandone morbidezza e colori. È un'alternativa più ecologica ai solventi tradizionali perché è biodegradabile, a bassa tossicità e riduce la formazione di pieghe e odori.
₃ I silossani liquidi sono stati proposti come alternativa al percloroetilene, offrendo alcuni vantaggi come un odore neutro, una minore tossicità e la capacità di rendere i colori più brillanti. Tuttavia, il loro uso è limitato e sarà vietato dall'UE dopo il 6 giugno 2026 per concentrazioni superiori allo \(0,1\%\) in peso e specificamente per il lavaggio a secco di tessuti, pellame e pellicce a causa di recenti restrizioni normative (REACH).
₄ Solventi a basso impatto ambientale (alternative al percloroetilene):
• 1-bromopropano (n propilbromuro) che permette cicli di lavaggio più corti rispetto al percloroetilene ma classificato come SVHC secondo la normativa REACh
• Propilen glicloetere, quali, ad esempio il tertbutil diglicoletere più costoso del percloroetilene e con effetti minori sulla salute umana.
I solventi usati nel lavaggio a secco sono il percloroetilene (tetracloroetilene¹), o il Sensene² o i silossani³ e, sempre più, solventi a basso impatto ambientale (che sono, però, più costosi rispetto al percloroetilene), questi ultimi per ridurre i rischi per la salute e l'ambiente.⁴ La scelta del solvente dipende dalle sue proprietà di rimozione dello sporco, dalla delicatezza del capo e dall'impatto ambientale. I solventi solubilizzano i grassi (olii, cere, ecc.) e, grazie all'azione meccanica rimuovono le particelle insolubili (polveri, filacce, ecc.). È inoltre possibile nel processo utilizzare rafforzatori di lavaggio per rimuovere le sostanze magre (sali, zuccheri, ecc.) altrimenti non solubili.
A parte le indicazioni contenute nell'etichetta (tipo di solvente e modalità), è opportuno rammentare che il lavaggio a secco non interessa solo i tessuti componenti il capo ma anche tutti gli accessori o le applicazioni. È necessario fare particolare attenzione alle parti non tessili tipo guarnizioni in pelle, cinture di cuoio, fibbie, bottoni, perle, strass. Le moderne lavasecco possiedono tecnologie sofisticate che permettono di personalizzare qualsiasi programma di lavaggio, riuscendo a pulire quasi tutte le tipologie di indumento, ma non dimenticando che alcuni capi possono essere seriamente danneggiati dai solventi utilizzati e dal calore di asciugamento.
La raccomandazione per il “lavaggio a secco” è di cercare di usarlo laddove è necessario, e di non abusarne. Scegliamo sempre la strada più "gentile", per la nostra pelle, per l'ambiente e per la lunga vita dei nostri capi.
Ricordiamoci che se una lavanderia professionale accetta di lavare il capo ne diventa responsabile ed è tenuta a risarcire il danno al capo causato da negligenza o imperizia. Il danno, però, va contestato subito al ritiro o quasi nell'immediatezza (controllo al ritorno a casa). La lavanderia non è responsabile per danni causati da etichette con istruzioni di lavaggio sbagliate o ingannevoli.
Scegliere un capo in maniera consapevole vuol dire leggere l'etichetta di manutenzione, riconoscendo i simboli posti, quindi decidere se acquistare o meno un capo che necessità di lavaggio a secco o uno più semplice da pulire e che richiede trattamenti meno inquinanti e più delicati.
Ma perché i brand di moda consigliano il lavaggio a secco?
L'etichetta posta sui capi che acquistiamo sempre più spesso suggerisce di evitare la lavatrice portandoci a pensare che l'acqua sia pericolosa per i delicati (e non solo). Ma sarà davvero così?
Il vero motivo ha più che altro a che fare con il fatto che i brand di moda desiderano salvaguardarsi. Essendo noi consumatori meno abituati di un tempo a prenderci cura in modo corretto dei diversi tessuti, le aziende preferiscono che ci affidiamo a professionisti per evitare danni e conseguenti lamentele. Molto più semplice consigliare il lavaggio a secco, quindi, che dare istruzioni complesse su come pulire un capo non essendo nemmeno sicuri che verranno seguite alla lettera. In caso di errori, gli eventuali danni verrebbero comunque probabilmente imputati al marchio produttore, portando a lamentele e probabili richieste di rimborso.⁵
Oggi la maggior parte di aziende di abbigliamento suggerisce il lavaggio a secco, anche su materiali a fibra naturale. Il principale motivo non è la fibra in sé ma piuttosto le nobilitazioni tessili quali tinture, finissaggi, spalmature (anche sul filo - maglieria) e gli accessori presenti nel capo realizzato.
₁ Il percloroetilene (tetracloroetilene), è un composto organico con un odore dolce e la forma di un liquido. È un derivato dell’etene in cui l’idrogeno è stato sostituito con atomi di cloro. Oltre alla rimozione delle macchie, è ottimo anche come solvente e detergente. Le persone coinvolte nel lavaggio a secco dovrebbero ricordare che il contatto diretto con quella sostanza chimica è pericoloso per la salute. L'esposizione professionale al tetracloroetilene si verifica attraverso l'inalazione, l'assorbimento della pelle, anche se la maggior parte si verifica per inalazione ogni volta che i vapori di tetracloroetilene fuoriescono dalla macchina per la pulizia a secco. Altri casi, ad esempio, sono in prossimità di stabilimenti e lavanderie di lavaggio a secco e in abiti lavati a secco trasportati a casa.
• PCE: È la sigla più comune utilizzata per identificare il percloroetilene (dall'inglese "Perchloroethylene").
• Perc: È un'abbreviazione utilizzata spesso nel settore delle lavanderie a secco.
• Tetracloroetilene: È il nome IUPAC (International Union of Pure and Applied Chemistry) e si trova spesso nelle schede di sicurezza e nei documenti tecnici.
₂ Il Sensene è un solvente a base di alcol modificato destinato alle lavanderie professionali e richiede l'uso di macchine a circuito chiuso che supportano solventi multisolvente, progettato per essere efficace contro le macchie ma delicato sui tessuti, preservandone morbidezza e colori. È un'alternativa più ecologica ai solventi tradizionali perché è biodegradabile, a bassa tossicità e riduce la formazione di pieghe e odori.
₃ I silossani liquidi sono stati proposti come alternativa al percloroetilene, offrendo alcuni vantaggi come un odore neutro, una minore tossicità e la capacità di rendere i colori più brillanti. Tuttavia, il loro uso è limitato e sarà vietato dall'UE dopo il 6 giugno 2026 per concentrazioni superiori allo \(0,1\%\) in peso e specificamente per il lavaggio a secco di tessuti, pellame e pellicce a causa di recenti restrizioni normative (REACH).
₄ Solventi a basso impatto ambientale (alternative al percloroetilene):
• 1-bromopropano (n propilbromuro) che permette cicli di lavaggio più corti rispetto al percloroetilene ma classificato come SVHC secondo la normativa REACh
• Propilen glicloetere, quali, ad esempio il tertbutil diglicoletere più costoso del percloroetilene e con effetti minori sulla salute umana.
• Anidride Carbonica, non tossica, riciclabile al 98%. Richiede alti costi impiantistici.
da: Stefano Cavestro - AICTC (Associazione Italiana di Chimica Tessile e Coloristica)
₅ Valentina Bottoni - Lavaggio a secco: ma perché tutti i brand ce lo consigliano? Davvero non ci sono alternative?; Vanity Fair, 21 marzo 2025
La macchina lavasecco è costruttivamente molto diversa da una lavatrice ad acqua. La gestione di un solvente organico a circuito chiuso prevede infatti una dotazione tecnica necessaria alla gestione del medesimo, alla sua distillazione, filtrazione, al completo recupero mediante asciugamento e naturalmente al contenimento delle emissioni. I capi vengono caricati in macchina con una modalità simile a quella di una lavatrice domestica ma le dimensioni sono maggiori e il funzionamento è a circuito chiuso. La macchina è formata da un cestino o botte, alcuni serbatoi per il solvente, filtri, un sistema di distillazione del solvente, pompe, circuito idraulico e altri dispositivi. Il solvente, prelevato da uno dei serbatoi e pompato in botte, viene fatto circolare e le macchie di grasso e di sostanze solubili vengono rimosse chimicamente dal solvente che viene scaricato dalla botte in un distillatore. Il distillatore riscalda il solvente e lo converte in vapore per poi condensarlo. Grazie alla distillazione, la frazione pura del solvente viene separata dallo sporco che resta nel distillatore, mentre il solvente rigenerato viene riversato in un serbatoio per essere utilizzato per il lavaggio successivo. Le macchine per il lavaggio a secco, indipendentemente dal tipo di solvente utilizzato, provvedono a effettuare un ciclo dry to dry, ovvero a far seguire al lavaggio del carico l'asciugamento del medesimo mediante un sistema di ventilazione, evaporazione, condensazione a ciclo chiuso. Il solvente così recuperato dal carico viene opportunamente separato dall'eventuale umidità e riutilizzato dopo un processo di filtrazione e/o distillazione.
Le fasi del lavaggio a secco
1. Lavaggio
Gli indumenti vengono immessi in un cilindro rotante “tamburo” [un tamburo di lavaggio (cestello) ha una capacità di carico dell'ordine 5- 20 Kg, n.d.A.], fittamente forato [nel prelavaggio si utilizzano saponi in grado di asportare lo sporco resistente al solvente, n.d.A.], che dopo l’introduzione del solvente ruota in senso alternato per 25/30 minuti (tempo sufficiente per ottenere una buona detersione degli indumenti). Durante la fase di lavaggio il solvente che attraversa gli indumenti si carica di sporco e viene fatto passare in appositi filtri che lo depurano.
2. Scarico del solvente e centrifugazione
Terminato il lavaggio, il solvente viene scaricato nel serbatoio di recupero e gli indumenti sono sottoposti a centrifugazione per estrarre la maggior quantità di solvente.
3. Asciugatura
A questo punto viene fatta circolare aria calda che, asciugandoli, libera gli indumenti dal solvente di cui sono ancora impregnati. L’aria calda immessa da un ventilatore contiene vapori del solvente e passa quindi attraverso un condensatore dove i vapori tornano allo stato liquido e vengono inviati al recupero.
4. Distillazione
Poiché il filtro trattiene solo le particelle in sospensione e non il grasso disciolto nel solvente è necessario “rigenerare” il solvente. L’operazione consiste nell’inviare il solvente ad un distillatore dove viene portato a temperatura di ebollizione; il vapore di solvente passa attraverso un condensatore ad acqua e ritorna allo stato liquido diventando puro come all’origine. Nel condensatore il solvente viene separato dall’acqua eventualmente presente.
Le fasi del lavaggio a secco
da: Pulitura a secco, i rischi del lavaggio e della smacchiatura; Detergo (Magazine - AIFL Associazione Italiana Fornitori Lavanderie
da: Stefano Cavestro - AICTC (Associazione Italiana di Chimica Tessile e Coloristica)
₅ Valentina Bottoni - Lavaggio a secco: ma perché tutti i brand ce lo consigliano? Davvero non ci sono alternative?; Vanity Fair, 21 marzo 2025
La macchina lavasecco è costruttivamente molto diversa da una lavatrice ad acqua. La gestione di un solvente organico a circuito chiuso prevede infatti una dotazione tecnica necessaria alla gestione del medesimo, alla sua distillazione, filtrazione, al completo recupero mediante asciugamento e naturalmente al contenimento delle emissioni. I capi vengono caricati in macchina con una modalità simile a quella di una lavatrice domestica ma le dimensioni sono maggiori e il funzionamento è a circuito chiuso. La macchina è formata da un cestino o botte, alcuni serbatoi per il solvente, filtri, un sistema di distillazione del solvente, pompe, circuito idraulico e altri dispositivi. Il solvente, prelevato da uno dei serbatoi e pompato in botte, viene fatto circolare e le macchie di grasso e di sostanze solubili vengono rimosse chimicamente dal solvente che viene scaricato dalla botte in un distillatore. Il distillatore riscalda il solvente e lo converte in vapore per poi condensarlo. Grazie alla distillazione, la frazione pura del solvente viene separata dallo sporco che resta nel distillatore, mentre il solvente rigenerato viene riversato in un serbatoio per essere utilizzato per il lavaggio successivo. Le macchine per il lavaggio a secco, indipendentemente dal tipo di solvente utilizzato, provvedono a effettuare un ciclo dry to dry, ovvero a far seguire al lavaggio del carico l'asciugamento del medesimo mediante un sistema di ventilazione, evaporazione, condensazione a ciclo chiuso. Il solvente così recuperato dal carico viene opportunamente separato dall'eventuale umidità e riutilizzato dopo un processo di filtrazione e/o distillazione.
Le fasi del lavaggio a secco
1. Lavaggio
Gli indumenti vengono immessi in un cilindro rotante “tamburo” [un tamburo di lavaggio (cestello) ha una capacità di carico dell'ordine 5- 20 Kg, n.d.A.], fittamente forato [nel prelavaggio si utilizzano saponi in grado di asportare lo sporco resistente al solvente, n.d.A.], che dopo l’introduzione del solvente ruota in senso alternato per 25/30 minuti (tempo sufficiente per ottenere una buona detersione degli indumenti). Durante la fase di lavaggio il solvente che attraversa gli indumenti si carica di sporco e viene fatto passare in appositi filtri che lo depurano.
2. Scarico del solvente e centrifugazione
Terminato il lavaggio, il solvente viene scaricato nel serbatoio di recupero e gli indumenti sono sottoposti a centrifugazione per estrarre la maggior quantità di solvente.
3. Asciugatura
A questo punto viene fatta circolare aria calda che, asciugandoli, libera gli indumenti dal solvente di cui sono ancora impregnati. L’aria calda immessa da un ventilatore contiene vapori del solvente e passa quindi attraverso un condensatore dove i vapori tornano allo stato liquido e vengono inviati al recupero.
4. Distillazione
Poiché il filtro trattiene solo le particelle in sospensione e non il grasso disciolto nel solvente è necessario “rigenerare” il solvente. L’operazione consiste nell’inviare il solvente ad un distillatore dove viene portato a temperatura di ebollizione; il vapore di solvente passa attraverso un condensatore ad acqua e ritorna allo stato liquido diventando puro come all’origine. Nel condensatore il solvente viene separato dall’acqua eventualmente presente.
Le fasi del lavaggio a secco
da: Pulitura a secco, i rischi del lavaggio e della smacchiatura; Detergo (Magazine - AIFL Associazione Italiana Fornitori Lavanderie
Etichette per il lavaggio a secco
Il cerchio è il simbolo grafico relativo al lavaggio a secco e i segni riportati all'interno indicano il tipo di solvente adatto al lavaggio del capo. La lettera identifica il tipo di solvente utilizzabile nel procedimento di lavaggio a secco.
🇫🇷 Francese: Nettoyage à sec 🇬🇧 Inglese: Dry wash 🇩🇪 Tedesco: Chemische reinigung 🇪🇸 Spagnolo: Limpieza en seco 🇵🇹 Portoghese: Limpeza a seco
STORIA - Processo inventato nel 1849 dal sarto francese Jean-Baptiste Jolly, che scoprì le qualità smacchianti della trementina; a partire dalla fine del diciannovesimo secolo fu così possibile pulire gli indumenti evitando di scucire e ricucire le parti macchiate, secondo il metodo impiegato nelle prime lavanderie a secco. Nel 1900 si usava come solvente la benzina (infiammabile) poi sostituita, con solventi non infiammabili, nel 1930 dalla trielina - poi vietata perché cancerogena - e in seguito dal percloroetilene "solvente clorurato".
CURIOSITÀ - Et voilà! Teinturerie Jolly Belin è il nome della prima tintoria parigina che, dal 1855, forniva il servizio di nettoyage à sec (lavaggio a secco).
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Per le foto riprodotte su questo post rimango a disposizione degli
eventuali aventi diritto che non sia stato possibile rintracciare.
Curatore: Rames Gaiba
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- Vicolo dei Lavandai - Milano
A Milano c'è una stradina molto speciale. Il Vicolo dei Lavandai, un tempo chiamato «Vicol de Bugandee» (dove “buganda” significava proprio bucato).
(da “CANTO alle RONDINI” blog a cura di Rames Gaiba)
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