30 novembre 2017

NASTRO / FETTUCCIA / SPIGHETTA

Nastro - dal gotico nastilō che significa "cinghia" e indicava un tessuto liscio o operato di poca larghezza. Questo termine è utilizzato solo a partire dall'Ottocento, perchè in precedenza si usava il termine di "fettuccia".

Tessuto liscio o operato sottile, solitamente di piccola altezza (da pochi mm a qualche cm,  ma comunque non superiore ai 18 cm) e di lunghezza indeterminata, e i bordi, corrispondenti alle cimosse, sono rifiniti in modo da non sfilacciare. Oggi si fanno con tutte le fibre tessili (naturali o sintetiche, tra cui il poliestere, per le caratteristiche di resistenza e solidità del colore e costo, è il materiale più diffuso), fabbricato con particolari telai per nastri. 

Sono da considerare in questa tipologia:
  • Nastro: Sottile striscia a raso. Il testurizzato, o filanca, e taglio cotoniero, sono i filati più utilizzati nella produzione di questi prodotti per la loro resistenza e volume, ma trattamenti ed effetti cromatici speciali sono ampiamente richiesti per ottenere risultati specifici, quali idrorepellente, antibatterico, catarifrangente, fosforescente, luminescente, metallico, antistatico e molti altri. Per le bretelle sono in filati elastici. 
  • Fettuccia: Sottile striscia tessuta con armatura a tela. Questa armatura gli conferisce una certa rigidità sia sulla lunghezza che sullo sbieco. Il materiale più usato è il cotone anche se può essere fatta con fibre sintetiche.  La fettuccia non ha un impiego decorativo ma bensì strutturale, e serve come rinforzo per rinforzare cuciture su tessuti leggeri, per reggere arricciature e pences, per coprire orli o rifiniture in dritto filo. È anche legatura, come laccio per grembiuli o altri prodotti tessili.
  • Spighetta: Sottile striscia tessuta con armatura a saia (o lisca di pesce), in genere in cotone o seta, detto anche spinetta, usato come guarnizione. 
Possono essere cerati, marezzati, rasati.

IMPIEGHI: Vengono usati per guarnizioni, orlature e legature; per essere applicati in disegno. Da soli compongono una cintura o una fascia. Sono anche usati sul cappello a grande tesa, o per portare al collo un pendente, o un medaglione, o per legare i cappelli.


Italiano: nastro - Francese: ruban; sangle - Inglese: ribbon; tape; band - Tedesco: Band - Spagnolo: cinta

Italiano: nastro di tessuto - Francese: bande de tissu - Inglese: fabric facing - Tedesco: Stoffbesatz -
Spagnolo: guarnición de tejido

Italiano: nastro ornamentale - Francese: ruban de gamiture; bande decorative - Inglese: edging ribbon; fancy braid - Tedesco: Besatzband; zierband - Spagnolo: cinta de adorno; tira decorativa



STORIA - In origine i nastri erano in seta. Nel 1600 erano detti “alla spagnola”, “gallani”, “alla francese”, “favori”. A Milano e Genova, spesso chiamati bindelli”. Potevano essere disposti anche a rosetta rotonda, oppure fermare i bordi arricciati intorno ai polsi e sulle vesti o ricadere, simili ad una fitta frangia, dall'orlo dei calzoni maschili. I nastri caratterizzano il gusto baracco però, se usati in maniera esagerata, erano oggetto di sarcasmo.¹  


₁ Mariella Azzali, Dizionario di Costume e Moda, ed. m.e.architectural book and review, 2015, voce "nastro" p. 592




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