Alla base dell'ideologia futurista vi è un nuovo sistema di vita che avversa fortemente il passato in tutte le sue espressioni, e inneggia al dinamismo, alla velocità, all'accensione dei colori, all'irregolarità e all'asimmetrico. Tutte idee che ritroviamo nel Il vestito antineutrale di Giacomo Balla.
Esso è formato da due parti contrapposte: la parte critica e quella propositiva.
Nei quattro punti della prima parte si riassume tutto ciò che i futuristi vogliono abolire nel vestito da uomo: i colori neutri, le forme gravi e scomode, l'armonia e la simmetria. Fra gli elementi da eliminare vengono espressamente nominati «I bottoni inutili. I colletti e i polsini inamidati.» Non sappiamo, però, se l'espressione «bottoni inutili» debba intendersi come l'abolizione solo dei bottoni inutili, oppure l'abolizione di tutti i bottoni in quanto inutili.
Negli undici punti della seconda parte vi è l'elenco, con le relative spiegazioni, delle caratteristiche che dovranno avere gli abiti futuristi. Dovranno essere: aggressivi; agilizzanti; dinamici; semplici e comodi; igienici; gioiosi; illuminanti; volitivi; asimmetrici; di breve durata «per rinnovare incessantemente il godimento e l'animazione irruente del corpo»; variabili «per mezzo dei modificanti (applicazioni di stoffa, di ampiezza, spessori, disegni e colori diversi) da disporre quando si voglia, su qualsiasi punto del vestito, mediante bottoni pneumatici. [...] Il modificante sarà prepotente, urtante, stonante, decisivo, guerresco, ecc.»
Come si vede, vengono nominati i bottoni in maniera molto sintetica, mentre si dà largo spazio ai bottoni "a pressione", su cui poggia la modificazione e la creatività degli abiti futuristi. Nel Manifesto, dunque, la contrapposizione fra la discrezione del surrettizio "pneumatico" e il protagonismo dell'appariscente bottone, si risolve a favore dell'automatico in quanto, attraverso l'uso dei "modificanti", esso permette uno sfoggio di innovazione e di inventiva.¹
La
tuta anti-neutrale è stata progettata e creata da Giacomo Balla per far
parte della sua visione per il futuro utilitario. Ai suoi occhi
l'abbigliamento degli uomini era banale e obsoleto; la tuta
anti-neutrale avrebbe dovuto infiammare il Movimento Futurista insieme
al lavoro di altri futuristi. Il suo taglio asimmetrico, le combinazioni
di colori brillanti e l'aspetto dinamico nel complesso, cattura
l'essenza dell'estetica futurista.
Manifesto futurista (1914)
Del manifesto esistono tre versioni in volantino della Direzione del Movimento futurista; la prima edizione è in lingua francese: Le vêtement masculin futuriste, con data di redazione 20 maggio 1914;
Giacomo Balla, Le vêtement masculin futuriste, 1914
la seconda versione ufficiale modificata (non a caso dopo l'attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914) e ampliata, in lingua italiana, con data di redazione 11 settembre 1914 e titolo: Il vestito antineutrale. Manifesto futurista. Il rilancio in italiano è ora preparato in chiave interventista con una circospezione ben esemplificata dalle parole di Carlo Carrà a Giovanni Papini verso la fine di agosto: «Con Marinetti pensavamo da qualche giorno di lanciare un manifesto per spingere gli italiani alla guerra, ma essendovi una censura terribile non si sa come fare per dargli poi la diffusione che richiederebbe per riuscire efficace».² «Rispetto al testo in francese, la versione italiana, antineutrale, e quindi esplicitamente politica, inserisce alcuni frasi evidenziate in neretto di contenuto politico, quasi mimetizzate nel lungo testo [...] Il manifesto chiarisce molto bene la tensione presente nel campo futurista, diviso tra il problema della censura e la necessità di rendere ogni riferimento politico il più esplicito ed effettivo possibile».³ Nella pubblicazione del Vestito antineutrale si trovano diversi modelli, tra cui il Vestito rosso in un solo pezzo di Carlo Carrà, il Vestito bianco-rosso-verde di Umberto Boccioni, il Maglione verde e giacca rossa e bianca di Luigi Russolo.;
la terza è una ristampa della versione ufficiale, con identica data di redazione, ma pubblicata nel dicembre 1914, con l'immagine modificata in prima pagina, che riproduceva un vestito tricolore di fattura diversa rispetto a quello pubblicato nella prima edizione (l'abito di Cangiullo al posto di quello di Marinetti) cui seguiva la didascalia «portato dal parolibero futurista Cangiullo, nelle dimostrazioni dei Futuristi contro i professori tedescofili e neutralisti dell'Università di Roma (11-12 dicembre 1914)». Vi è, inoltre, la mancanza della dicitura: “Approvato entusiasticamente dalla Direzione del Movimento Futurista e da tutti i Gruppi Futuristi Italiani”.
Giacomo Balla, Il vestito antineutrale, 1914. Terza edizione
Il manifesto «Il vestito antineutrale», del settembre 1914
La stesura definitiva, nell'edizione italiana, di quello che era stato il manifesto del «vestito da uomo futurista» di Balla, non si intitola più al «vestito da uomo» e ogni aggettivazione vi risulta conseguentemente convertita in senso interventistico, bellicistico, antineutralistico.⁴
Il manifesto è firmato da Giacomo Balla, ma in realtà rivisto ideologicamente e corretto da Filippo Tommaso Marinetti.⁵
Glorifichiamo la guerra,
sola igiene del mondo.
MARINETTI
(1° Manifesto del Futurismo, 20 febbraio 1909)
Viva Asinari di Bernezzo!
MARINETTI
(1° Serata futurista, Teatro Lirico, Milano, febbraio 1910)
L'umanità si vestì sempre di quiete, di paura, di cautela o d'indecisione, portò sempre il lutto, o il pivale, o il mantello. Il corpo dell'uomo di sempre diminuito da sfumature e da tinte neutre, avvilito dal nero, soffocato da cinture, imprigionato da panneggiamenti.
Fino ad oggi gli uomini usarono abiti di colore e forme statiche, cioè drappeggiati, solenni gravi, incomodi e sacerdotali. Erano espresioni di timidezza, di malinconia e di schiavitù, negazione della vita muscolare, che soffocava in un passatismo anti-igienico di stoffe troppo pesanti e di mezze tinte tediose, effeminate o decadenti. Tonalità e ritmi di pace desolante, funeraria e deprimente.
OGGI vogliamo abolire:
1. - Tutte le tinte neutre, "carine", sbiadite, fantasia, semioscure e umilianti.
2. - Tutte le tinte e le foggie pedanti, professorali e teutoniche. I disegni a righe, a quadretti, a puntini diplomatici.
3. - I vestiti del lutto, nemmeno adatti per i becchini. Le morti eroiche non devono essere compiante, ma ricordate con vestiti rossi.
4. - L'equilibrio mediocrista, il cosidetto buon gusto e la cosidetta armonia di tinte e di forme, che frenano gli entusiasmi e rallentono il passo.
5. - La simmetria nel taglio, le linee statiche, che stancano, deprimono, contristano, legano i muscoli; l'uniformità di goffi risvolti e tutte le cincischiature. I bottoni inutili. I colletti e i polsini inamidati.
Noi futuristi vogliamo liberare la nostra razza da ogni neutralità, dall'indecisione, paurosa e quietista, dal pessimismo negatore e dall'inerzia nostalgica, romantica e rammollente. Noi vogliamo colorare l'Italia di audacia e di rischio futurista, dare finalmente agl'italiani degli abiti bellicosi e giocondi.
Gli abiti futuristi saranno dunque:
1. - Aggressivi, tali da moltiplicare il coraggio dei forti e da sconvolgere la sensibilità dei vili.
2. - Agilizzanti, cioè tali da aumentare la flessibilità del corpo e da favorirne lo slancio nella lotta, nel passo di corsa o di carica.
3. - Dinamici, pei disegni e i colori dinamici delle stoffe, (triangoli, coni, spirali, elissi, circoli) che ispirino l'amore del pericolo, della velocità e dell'assalto, l'odio della pace e dell'immobilità.
4. - Semplici e comodi, cioè facili a mettersi e a togliersi, che ben si prestino per puntare il fucile, guardare i fiumi e lanciarsi a nuoto.
5. - Igienici, cioè tagliati in modo che ogni punto della pelle possa respirare nelle lunghe marcie e nelle salite faticose.
6. - Gioiosi. Stoffe di colori e iridescenze entusiasmanti. Impiegare i colori muscolari, violentissimi, rossissimi, turchinissimi, verdissimi, gialloni, aranciooooni, vermiglioni.
7. - Illuminanti. Stoffe fosforescenti, che possono accendere la temerità in un'assemblea di paurosi, spandere luce intorno quando piove, e correggere il grigiore del crepuscolo nelle vie e nei nervi.
8. - Volitivi. Disegni e colori violenti, imperiosi e impetuosi come comandi sul campo di battaglia.
9. - Asimmetrici. Per esempio, l'estremità delle maniche e il davanti della giacca saranno a destra rotondi, a sinistra quadrati. Geniali controattacchi di linee.
10. - Di breve durata, per rinnovare incessantemente il godimento e l'animazione irruente del corpo.
11. Variabili, per mezzo dei modificanti (applicazioni di stoffa, di ampiezza, spessori, disegni e colori diversi) da disporre quando si voglia, su qualsiasi punto del vestito, mediante bottoni pneumatici. Ognuno può così inventare ad ogni momento un nuovo vestito. Il modificante sarà prepotente, urtante, stonante, decisivo, guerresco, ecc.
Il cappello futurista sarà asimmetrico e di colori aggressivi e festosi. Le scarpe futuriste saranno dinamiche, diverse l'una dall'altra, per forma e per colore, atte a prendere allegramente a calci tutti i neutralisti.
Sarà brutalmente esclusa la unione del giallo col nero.
Si pensa e si agisce come si veste. Poiché la neutralità è la sintesi di tutti i passatismi, noi futuristi sbanderiamo oggi questi vestiti antineutrali, cioè festosamente bellicosi.
Soltanto i podagrosi ci disapproveranno.
Tutta la gioventù italiana riconoscerà in noi, che li portiamo, le sue viventi bandiere futuriste per la nostra grande guerra, necessaria, URGENTE.
Se il Governo non deporrà il suo vestito passatista di paura e d'indecisione, noi raddoppieremo, CENTUPLICHEREMO IL ROSSO del tricolore che vestiamo.
GIACOMO BALLA
pittore futurista
Milano, 11 settembre 1914
Approvato entusiasticamente dalla Direzione del Movimento futurista e da tutti i gruppi futuristi italiani.
L'abito maschile futurista (1914)
Giacomo Balla, modelli per vestiti maschili (1914)
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₁ Margherita di Fazio - Bottoni, cappelli e... - Ed. Artemide, 2014, pp. 18-19
₂ Il carteggio Carrà-Papini, Rovereto-Milano, 2001, p. 54 n. 58
₃ M.E. Versari, “Guerrapittura”, in C. De Maria, L’Italia nella Grande Guerra, Roma 2017, p. 105
₄ Enrico Crispolti - Il futurismo e la moda. Balla e gli altri - Ed. Marsilio, 1986, p. 88
₅ Guido Andrea Pautasso (a cura di) - Moda futurista. Elegaza e seduzione - Ed. Abscondita, 2019, p. 46
Bibliografia
Per una più ampia storia del Futurismo e Moda si rimanda, qui su questo blog,:
II - MODA E STORIA DEL COSTUME - TESSUTI
a cura di Rames Gaiba
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Alcuni dei punti sono usati oggi come il punto 2 in cui penso all'abbigliamento tecnico, il punto 4 e 6, il punto 10 che mi ricorda il fast fashion ed infine il punto 11 la personalizzazione, punto cardine per alcuni brand come vans e per alcune persone modificare i propri abiti è un modo di renderli unici e più belli, il punto 11 oggi probabilmente è l'antipunto 10 con l'upcycling l'abilità di ridare vita grazie alle modifiche a vecchi abiti, tutto ciò è uno spunto interessante su cui riflettere, su come due mondi come l'arte e la moda siano stati uniti 110 anni fa dal movimento futurista italiano.
RispondiEliminaAndrea Santoni - Studente presso Accademia di Belle Arti Macerata
RispondiEliminaLa sua analisi è molto interessante e merita un approfondimento.